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Autore: Scarlet Jaeger    11/03/2013    1 recensioni
Lost Canvas. I Gold Saint sono tutti morti (tranne Shion e Dohko) in seguito all'ultima Guerra Sacra contro Hades. Ma se invece della morte, per loro fosse stato pensato un qualcosa di diverso? Se la morte fosse solo l'inizio di qualcosa? Se la loro vita, fosse stata spostata in un universo alternativo? Sapranno riconoscerlo, oppure andrà bene così per loro?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Cancer Manigoldo, Cancer Sage, Gemini Aspros, Gemini Deuteros
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Universi Paralleli 6 Universi Paralleli 6: Vita o Morte? (Parte 4)





Era una mattina come tutte le altre per El Cid, alzato dal letto forse un po' troppo presto. Come al solito non riusciva a dormire, colpa degli strani pensieri che vagavano nella sua mente.
Si alzò quasi barcollante, riuscendo a vestirsi nel migliore dei modi e sistemarsi per andare in palestra. Riusciva a liberare la mente solo in quel momento, non pensando a nulla mentre fendeva l'aria con il suo fioretto. In quei giorni però i pensieri erano molti, ed erano squarci di ricordi, secondo lui, che non gli appartenevano; o forse si?
Raggiunse la palestra scacciando quei pensieri e mentre si cambiava nello spogliatoio, la sua attenzione fu rapita dal suo braccio. Lo guardava come se avesse qualcosa che non andasse. Il ricordo dell'ultima volta, quando tentò di colpire il suo "nemico" con il braccio, facendo appello alla sacra spada Excalibur, lo aveva turbato non poco. Continuava a ripensarci e cercare una spiegazione logica a ciò; ma per il momento non esisteva e la cosa lo lasciava ancora più turbato.
Si accorse in un secondo momento di essere arrivato un po' troppo in anticipo, vedendo la palestra vuota; non c'era ancora nessuno, neanche il suo allenatore.
Decise di iniziare i suoi allenamenti con il fioretto, fendendo l'aria con precisione come se ci fosse un avversario invisibile di fronte a lui. Continuò così per un po' di tempo, fino a che non sentì il bisogno di bere ed asciugarsi il sudore.
Fece una breve pausa prima di riprendere, ma non prese la sua leggera spada dal posto in cui l'aveva poggiata. Fu talmente sovrappensiero, lasciando che i pensieri tornassero a vagare nella sua mente, che si dimenticò di prenderla. Raggiunse il centro della palestra ed iniziò a lanciare fendenti con il braccio destro, in silenzio.
Non si accorse però dell'arrivo di qualcuno, troppo preso com'era da ciò che stava succedendo.
-El Cid...-Lo chiamò meravigliato un uomo.
Lui si girò, quasi spaventato dalla repentina presenza di quella figura che riconobbe essere il suo allenatore.
-Cosa stai facendo?-Gli chiese scettico, fissandogli il braccio ancora in aria.
Il ragazzo non capì inizialmente, ma quando vide che l'attenzione dell'uomo era spostata verso il suo arto e non il suo viso, capì; lo aveva fatto di nuovo.
-Ho bisogno di una pausa.-Riuscì solo a dire, inespressivo.
Lasciò l'allenatore, basito, nel centro della palestra mentre lui corse fino allo spogliatoio, chiudendo la porta dietro di sé lasciandosi scivolare sulla superficie fino a toccare terra, dove si lasciò andare in ricordi.
Perché quegli strani pensieri proprio in quel periodo? Perché fendere l'aria con il braccio e non con la spada? Perché tutto quello?
Chiuse gli occhi per un momento, reggendosi la testa con una mano, dando libero sfogo a tutte le possibili risposte ma quello che si susseguì nella sua mente, non furono ricordi bensì scene, sequenze già vissute; ma quando?
Lui, perché riconobbe sé stesso, rivestito di una corazza dorata, mentre combatteva contro uno strano uomo rivestito di una corazza nera. Una lotta incredibile, poi il suo braccio venne spezzato ma lui continuava a combattere anche senza, come se fosse stato solo il fodero della spada posta nel suo braccio. Una lotta contro il tempo per liberare un compagno.
In quel momento fu tutto più chiaro: lui era un Gold Saint di Athena!
Ma riconoscerlo non servì a nulla. Sentì un dolore lancinante al petto ed alla testa, poi il nulla.
Quando riaprì gli occhi era nell'esatto centro del "nulla", un luogo buio e tetro, senza leggi di gravità. Fluttuava inerme in mezzo a quello spazio senza limiti e di fronte a lui, due donne erano erette e serie.
Le guardò per un momento, facendo balenare il suo sguardo sia verso di loro, sia verso quello strano luogo, prima di chiedere spiegazioni.
-Che posto è questo, e chi siete voi?-Chiese atono, senza mostrare alcuna emozione.
Una delle due donne, precisamente Mnemosine, quella vestita di bianco, fece un passo verso di lui quasi volendolo intimorire ma  non si mosse dalla sua posizione, rimase fermo e fiero come un vero guerriero.
-Sei nell'oblio. Ti chiederai cosa sia, tipico.-Sospirò fiera.-E' il luogo che divide, in maniera sottile ed impercettibile, la vita dalla morte.-Riprese.
-E cosa ci faccio qua?-Chiese, continuando a tenere inespressivo il suo volto.-E voi chi siete?-
-Sei stato condotto in questo posto dal momento che i tuoi ricordi sono riaffiorati nella tua mente. Hai vissuto la tua vita fino ad oggi, in questo universo parallelo, ma c'era un limite.-Iniziò la divinità.-Qualora i tuoi ricordi di Saint fossero riaffiorati, avresti dovuto affrontare una scelta. Quello che hai vissuto fino ad ora, non è stato scelto direttamente da te; la tua scelta viene adesso ed io, Mnemosine, Dea della Memoria e lei, Ecate, colei che scorta le anime all'aldilà, ti metteremo di fronte alla tua prossima scelta. Vita, o morte? Scegli tu stesso la tua sorte.-Concluse la Dea, lasciando interdetto il Saint.
-Quindi, dovrò decidere da solo il mio destino?-Alzò gli angoli della bocca in un sorriso quasi divertito.-Non male.-
-La tua scelta..-Fece intransigente Ecate cui la pazienza iniziò a vacillare.
-La mia sorte l'avevo già decisa, e nonostante questa deviazione, non cambio idea. Non ho null'altro da fare in questo mondo, la mia vita non è quella che avevo scelto per me. Il mio l'ho fatto, non mi resta che prendere il posto che mi spetta nell'Ade.-Concluse, avvicinandosi alle due donne.
-Quindi, scegli di morire?-Chiese Ecate, per esserne finalmente sicura ed El Cid annuì.
-Bene, la decisione è stata presa.-Si congedò Mnemosine, lasciando che la scia di fuochi fatui illuminassero il cammino verso il regno degli Inferi che il Saint, preceduto dalla Dea, percorse fiero.




-Sapevo che ti avrei trovato qua.-
La voce divertita di una bambina, giunse alle orecchie di Albafica come un torrente in piena nel silenzio di quella mattina.
Era, come di sua abitudine, fuori in giardino; si beava del silenzio e del profumo delle sue rose. Lui voltò la testa verso la sua interlocutrice, sorridendo teneramente.
Tania correva verso di lui, sorridente, fino a raggiungerlo.
-Come mai tanto entusiasmo?-Chiese lui, scompigliandole i capelli.
-Non posso mostrarmi così a mio fratello?-Chiese scettica e lui si incupì. Il sorriso tenero e sincero della bambina lo turbò per un momento, come se fosse la prima volta che qualcuno sorridesse solamente a lui.
Si dette dello stupido poco dopo, era logico per sua sorella sorridere a quel modo verso di lui, visto che era per lei l'unico fratello; però, c'era qualcosa di strano in tutto ciò. Tutta la famiglia lo turbava non poco. Nonostante il suo rifiuto a stare in società, continuavano a trattarlo come un figlio prediletto senza fargli mancare nulla. Forse, era proprio quello che non gli tornava.
Come unica compagnia, aveva la sua vasta distesa di rose nel giardino; si sentiva protetto ed al sicuro con esse, così fiere e colorate.
Poi, c'era sua sorella. L'amava come farebbe un fratello per una sorella più piccola, però il suo manifestare gioia così evidente lo mandava in confusione e continuava a chiedersi il perché.
-Tutto bene?-Chiese ancora la piccola vedendo l'espressione turbata del fratello, che aveva mancato di risponderle.
-No no.-Sorrise.-Va tutto bene, scusami.-Sorrise ancora, scompigliando di nuovo i capelli della bambina che sorrise a sua volta.
-Volevo proporti una cosa, mamma e papà mi hanno dato già il permesso!-Saltellò lei, eccitata.
-Per cosa?-Lui non fu molto convinto, ma l'espressione della sorellina lo fece ridacchiare.
-Ti voglio portare da una parte!-Concluse, tirandolo per la manica della maglia.
Lui, stranito, si fece trascinare fino fuori il cancello senza dire una parola; era fiducioso ma non mancò di chiedere spiegazioni dopo qualche minuto che stavano camminando.
-Dove mi stai portando?-Chiese.
-Tu non preoccuparti e seguimi!-Gli disse Tania sicura di sé.
Fece come gli era stato ordinato, seguendola fino a che lei non gli lasciò la manica.
Finalmente libero dalla stretta della bambina, che ora correva poco più avanti, camminarono per un bel po' di minuti, fino ad arrivare ad una distesa colorata da fiori multicolor. Era uno spazio verdeggiante con piante di ogni tipo e ogni colore.
-Ti piace?-Chiese la bambina vedendo la sua espressione meravigliata.-Noto che osservi sempre le tue rose ed ho pensato che ti piacessero i fiori. L'ho scoperto con i miei amichetti della scuola.-Sorrise al fratello che la guardò dolcemente.
-E' bellissimo.-Disse lui, nonostante il suo cuore fosse attanagliato da strani ricordi.
Quella distesa colorata gli ricordava qualcosa, ma per quanto si sforzasse non riusciva a ricordarlo chiaramente. C'erano molte cose che non  apparivano molto chiare ai suoi occhi e quindi gli lasciavano un senso di inquietudine che non riusciva a mettere a tacere.
Nonostante quello stato d'animo, seguì la sorella; lei si muoveva tranquillamente in mezzo alla distesa, come una piccola principessina che lui osservava quasi tristemente.
-Allora, vieni?-Lo chiamò lei, poco distante, mentre si sdraiava per terra.
Lui annuì e si avvicinò a lei, sdraiandosi anch'esso; l'aria gli scompigliava i capelli e smuoveva le corolle dei fiori che accarezzavano il suo corpo. Rimase così, con gli occhi chiusi, beandosi di quegli attimi; ma qualcosa gli riaffiorò nei ricordi. Delle immagini iniziarono a scorrergli nella mente come un film: un uomo, con indosso una strana corazza dorata e dei lunghi capelli rossi che svolazzavano nella brezza serale, camminava in una distesa di rose rosse, dello stesso colore dei suoi capelli, fino a che non si trovò davanti uno strano fagotto. Si abbassò per vedere cos'era e trovò un bambino in fasce. Il bambino dormiva tranquillamente e si svegliò solo quando fu fra le braccia dell'uomo. Quel bambino era lui.
Appena riuscì a collegare quella scena, spaventato aprì gli occhi, ma quello che vide non fu la distesa dei fiori dove sapeva di trovarsi, bensì un luogo oscuro e privo di gravità dove lui fluttuava leggero.
Di fronte a sé, Mnemosine ed Ecate gli dettero il benvenuto.
-Albafica, mancavi solo tu.-Disse la prima donna, quella vestita di bianco.
-Conosci il mio nome?-Chiese lui, interdetto.
-Non è difficile per delle divinità come noi.-Rispose solamente.-Immagino non saprai perché ti trovi qua.-
Il ragazzo scosse la testa, facendo balenare lo sguardo fra le due strane figure femminili.
-Immaginavo.-Sospirò la Dea.-Ti trovi in questo posto, l'oblio, in seguito al riacquisto della tua memoria; qualora i tuoi ricordi ed il tuo passato ti fossero stati più chiari, avresti dovuto scegliere tu stesso la tua sorte. La vita, o la morte. E' questo che dovrai scegliere. In questo luogo tu sei sospeso impercettibilmente, ancora, fra il vivere oppure il morire.-Spiegò Mnemosine.
-Ancora non mi è chiaro il motivo. In seguito alla mia memoria? Cosa significa? Ricordo di essere morto combattendo uno Spectre, allora perché ho vissuto fino ad ora un'altra vita?-
-Perché è stato il volere della vostra Dea e la vostra devozione per essa. Ma c'era un limite: il riacquistare la memoria. Se sceglierai di vivere, io Dea della Memoria, sarò costretta a portarti via il tuo passato di Saint. Se morirai..-Lasciò la parola all'altra.
-Io stessa ti accompagnerò nell'Ade.-Concluse Ecate.
-Sono stato abbandonato dai miei genitori in una distesa di rose, e fui trovato dal mio maestro Lugonis; grazie a lui sono diventato un Saint ma per colpa del mio sangue venefico, ho ucciso involontariamente colui a cui devo la mia investitura, e per questo ho vissuto isolato da tutto e tutti, nell'ultima Casa del Tempio. In questa nuova vita, ho due genitori che mi amano, una sorellina che adoro, non ho intenzione di morire.-Disse intransigente lasciando che le due donne acconsentissero.
-Bene, dovrai rinunciare alla tua vita di Saint.-Lo mise in guardia la prima Dea, avvicinandosi a lui.
-Sono pronto!-
Prima che la fredda mano della Dea raggiunse la sua fronte, e con un fascio di luce privarlo di una parte di lui, il suo ultimo pensiero andò proprio a Lugonis.
Per un breve istante il viso rilassato del suo maestro, ed i suoi lunghi capelli rossi svolazzanti, gli apparve di fronte agli occhi e lui sorrise benevolo. Poi, tutto ciò scomparve e di fonte a lui ci fu solo la distesa di fiori.
-Tutto a posto fratello?-
La voce di Tania lo riportò alla realtà e lui la guardò un po' scettico, ancora scosso da quello che aveva appena vissuto. Ma cosa avesse appena vissuto non lo ricordava.
-Non ti piace qua? Vuoi tornare a casa?-Chiese lei tristemente.
-Non ci penso neanche!-
Con un gesto repentino la prese di peso e se la portò sulle gambe, iniziando a farle il solletico. Si beò delle del suono delle sue risate, seguendola con ilarità.
Rimasero così, insieme, a ridere come due bambini. Finalmente era un ragazzo normale, con una vita normale ed era amato dalle persone a lui care.



Grande Tempio, 19xx.
Il Grande Sacerdote Shion, era seduto sul trono nella sala adibita alle riunioni. Come gli aveva detto il suo maestro Hakurei, durante l'ultima Guerra Santa, quando lui era il fiero ed abile Saint dell'Ariete: "un giorno un altro Sacerdote osserverà quella porta, seduto su questo trono; chissà, magari potresti essere tu."
Quelle parole continuavano a scorrergli nelle orecchie, con lo stesso tono di quando le udì. Aveva ragione Hakurei, adesso ad osservare la porta chiusa della stanza c'era proprio lui con indosso le sacre vesti Sacerdotali.
Nonostante il suo sguardo fosse catturato dalla porta, la sua mano destra accarezzava un Pandora Box argenteo posto accanto a lui.
Vari pensieri vagavano nella sua mente, mentre i suoi polpastrelli seguivano i ricami dello scrigno, ma furono interrotti dall'arrivo di un Saint che entrò nella stanza, richiudendo la porta dietro le sue spalle.
-Mi avete mandato a chiamare nobile Shion!-Chiese il nuovo arrivato, inginocchiandosi reggendo un lembo del mantello.
L'uomo vestiva la sacra Cloth che un tempo apparteneva al suo maestro: quella dell'Altare e questo lo rendeva così fiero che gli si illuminarono gli occhi.
-Nikol, si.-Sorrise all'uomo appena entrato.-Ho da proporti una cosa.-Gli disse, diventando serio.
Il Saint appena giunto cambiò espressione, diventando curioso verso quelle parole.
-Che tipo di proposta?-Chiese.
-Il Cosmo di Urania si è manifestato; non può continuare ad essere solamente un'ancella. Ha bisogno di un addestramento e solo tu puoi farlo.-Spiegò intransigente, accarezzando ancora lo scrigno accanto a lui.
-Se posso chiedere, mio Signore, come mai proprio io?-Chiese fiero di essere stato scelto. Questo volava dire che il Grande Sacerdote nutriva forte fiducia in lui.
-Sei l'unico che possa allenare la piccola Urania, predestinata a diventare il Saint della Gru.-
Disse quelle parole spostando la sua attenzione sul Pandora Box: lo scrigno che fino a quel momento accarezzava fiero.
-Come ben sai, sono più di 200 anni che non ha un custode. Nessuna delle donne fin ora arrivate al Tempio, ne sono state degne; ma la piccola è diversa. E sai perchè?-Gli sorrise ma l'uomo scosse la testa, scettico.
-Perchè è nata sotto la stella protettrice di Yuzuriha.-Disse, voltando lo sguardo fuori dalla finestra, verso il cielo limpido di quel giorno.
-Non è un Caso se la bambina ha sviluppato un Cosmo, non è un caso che si trovi al Tempio. Nulla è lasciato al caso, mio caro Nikol. Tu hai ereditato la Cloth del mio maestro Hakurei, maestro anche di Yuzuriha. Sei il più adatto a questa impresa. Urania ha bisogno di un addestramento uguale alla mia compagna, purtroppo scomparsa. Dovrai trasmetterle tutto il suo sapere, temprarla alla guerra e temprare il suo carattere perché non si arrenda mai. Da lassù, Hakurei e la stessa Yuzuriha vi stanno osservando.-Sorrise verso la volta celeste.
-Farò del mio meglio, nobile Shion. Non la deluderò, statene certo!-Si alzò in piedi, inchinandosi repentinamente verso il Sacerdote.
-Ne sono sicuro!-Sorrise ancora, ricambiato da Nikol.-Adesso puoi andare, Urania ti starà aspettando nella nona Casa; il nobile Aiolos ha provveduto ad alleviare le sue paure. Il nuovo Saint del Sagittario è un ragazzo in gamba.-Sorrise.
-Certo mio Signore.-
Il Saint dell'Altare si inchinò di nuovo di fronte al pontefice e, dopo averlo salutato, si congedò dalla stanza.
Shion rimase solo, seduto sul grande trono dorato, accanto al Pandora Box ancora chiudo della Cloth della Gru che continuava a strofinare con il polpastrello guardando fuori dalla finestra.
Sospirò lievemente dopo pochi minuti di silenzio, alzandosi di peso per riuscire a guardare tranquillamente il cielo, ed alcuni pensieri invasero la sua mente.
"Yuzuriha, mia valorosa ed abile compagna d'addestramento, il tuo Cloth è ancora custodito nel Tempio; nessuno dei Saint giunti in questo luogo è riuscito a conquistarlo o indossarlo, ma vedo che hai scelto la tua erede." Sorrise benevolo."Sono sicuro che la tua stella la proteggerà sempre da lassù."
Nonostante la lacrima che prepotentemente scese dal suo occhio destro, continuò a sorridere verso il cielo; ma questa, è un'altra storia.
Fine



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Eccomi qua alla conclusione di questa storia! Siamo arrivati all'ultimo capitolo ed abbiamo scoperto la scelta che hanno affrontato El Cid e Albafica! Ve l'aspettavate? ;)
Per quanto riguarda l'ultima parte, quella al Grande Tempio, forse vi devo delle spiegazioni XD
E' il mio ipotetico prequel, una specie di Missing Moment, della splendida fic di Sagitter No Tania: Love Will Keep Us Alive.
Ringrazio i recensori e chi ha seguito questi sei capitoli!
Un bacione a tutti
alla prossima!






  
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