Le
ho sempre detto che il giardinaggio
non era il suo forte, eppure mia madre ogni giorno continuava ad
occuparsene.
Se ne restava immobile in quei pochi cubi di verde, tra
un’orchidea ed una
rosa, ferma ad osservare quanto siano magnifici i colori di questi
esseri. Io
ne capivo poco o niente.
Mio
padre ..un uomo davvero eccezionale.
L’unico della famiglia che riusciva a guardarmi da l'interno,
l’unico che
comprendeva ogni mio errore.
Amavo
la mia vita, tutto era così
perfetto.
Mia
madre rientrò dopo una lunga
giornata a far compere.. Non potrei mai dimenticare quel giorno.
Posò le borse
e salì in camera mia.
“Posso
entrare?” – domandò con
aria
gioiosa.
“Certo che
puoi .. è successo qualcosa?”
risposi.
“Hanno
chiamato i nonni. Ti vogliono lì
entro domani” – esclamò.
“Coosa? In che
senso mi vogliono lì? Non
dirmi che è capitato qualcosa al nonno.”
– domandai con aria turbata.
“No, stai
tranquillo, il nonno sta bene.
Hanno pensato che ti farebbe piacere trascorrere da loro due mesi. Sai
..
cambiare aria fa sempre bene.” - rispose
tranquilla.
“Ma come? A
l'improvviso? Come faccio
con la scuola? E con l’aereo? Non posso prenotare il
biglietto a l'ultimo
minuto”.
La
mia mente era confusa. Cercavo sempre
una scusa per rifiutare in modo esemplare e tranquillo.
“Mi dispiace mamma, ma
la scuola è la
mia priorità” – dissi con
calma.
“Ho
già parlato con la preside del tuo
istituto. Mi ha informato di alcuni corsi scolastici a Londra in modo
da non
rimanere indietro col programma”.
“Ma .. ma
è fantastico” – risposi con
tono di gioiosa tristezza.
“Ho già il
biglietto, fai le valigie che
partirai domani all’alba” –
disse in modo prepotente prima di scendere.
Non
potevo rifiutare. I miei nonni sono
stati sempre presenti nella mia vita e mi dispiace deluderli.
Così accettai il
trasferimento provvisorio. In fin dei conti mi andava di vederli per
quanto
possano essere noiosi. In un certo modo, mia madre era felice che io
lasciassi
il paese per un po’, in cerca di avventure. Il volo era per
le 8:00 del giorno
successivo. Dovevo sbrigarmi, altrimenti sarei rimasto indietro coi
tempi. Il
mio armadio, principalmente, era formato da camicie e t-shirt ed era un
bene
per me. Salii in soffitta e presi le valigie. Non sapevo cosa dovevo
metterci
dentro. Ero in una tale confusione, che neanche uno studente
dell’università di
Oxford potrebbe mai avere. Dopo pochi minuti dal mio
“fissare” continuamente
l’armadio, decisi cosa portarmi dietro: le mie due camicie di
seta, le mie
amate felpe della Marvel, sciarpe, cappelli e soprattutto le mie Vans.
“Dove sono le mie
Vans?” – domandai con
aria misteriosa.
Non
potrebbe che essere opera di mia
madre. Ci gode a nascondere la mia roba; così scesi in
salotto.
“Mamma, DOVE SONO LE
MIE VANS?!?” –
urlai con aria decisiva di chi potrebbe sfidare un combattente
dall’armatura
dura come la roccia.
“Sono nel
comodino” – rispose con
tranquillità.
Ero così entusiasta e ansioso di
trascorrere un po’ di tempo a Londra che il mio stomaco si
chiuse in se stesso,
accelerando il mio processo di stanchezza. Avevo bisogno di dormire.
Sincronizzai la sveglia del mio iPhone alle 6:00 ed entrai nel letto,
coperto
dal mio piumone profumato di lavanda.