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Autore: Maya98    11/03/2013    3 recensioni
" -E così il grande guerriero dedito ad Ares che vidi partire è stato schiaveggiato dal servetto prediletto della Pallade Atena.-il suo sguardo trafiggeva la sua pelle come minuscole schegge condotte dal vento:-Quasi divertente. Da simposio.
E lui, nonostante il pericolo, nonostante l'onore, l'orgoglio e la voglia di vita, riusciva solo a pensare ciò che l'altro avrebbe detto se fosse stato lì, cioè che non era stato lui — devoto alla Sapiente — a catturare un guerriero di Ares, ma piuttosto le tremende frecce del figlio di Afrodite che avevano colpito e affondato entrambi, facendoli crollare avvinghiati dinnanzi alla Moira."
OldGreece!AU - Sherlock!Ateniese/John!Spartano
Genere: Azione, Drammatico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Note di inizio pagina:
Avevo già accennato ai miei ritardi nell’aggiornare? Bé, se non lo sapevate, lo sapete ora. Perché ragazzi, per quanto non sembri, ho una vita sociale là fuori e soprattutto un sacco di cose da studiare, materie da imparare, compiti da fare, verifiche da improvvisare e interrogazioni da preparare. Vado ad un classico, non a fare una passeggiata! E comunque, non la mollerò: questa storia ha un finale di cui non mi priverei. E non state certi che sia un happilyeverafter. Oh, Well. Ho fatto molti sacrifici di personaggi ad Atena, perché mi graziasse della pianta, e ora l’ho trovata. Grazie, oh Pallade! Ve la ficcherò nel prossimo cap!

Ps: onorate la Pizia. 

 

Uno studio in nero - Tὸ μέλαν μάθημα

Capitolo quarto
Parte 1

 

Il primo corpo trovato era stato quello di Ghenìzias. Ghenìzias era il generale che coordinava le tre file di rematori sulla triremi, imponente e giusto, con una lunga barba e la tunica grigia legata in vita con una corda marinara, spessa e rigida. Era un uomo gioviale amante del buon vino e del sano lavoro fisico, onesto e fedele agli dei. Nessuno riusciva a trovare una spiegazione al perché avrebbe dovuto essere ucciso. Era stato trovato nella stiva, chiuso a chiave, seduto con la schiena appoggiata alle pareti della sua tanto amata nave. Aveva la bocca completamente sporca di inchiostro.  

A pochi giorni dalla morte di Ghenìzias, liquidata in fretta dall’Ecìsta poiché non si era assolutamente riusciti a venire a capo del mistero, fu la volta di Efischè. Efischè era stata la moglie di Hippomètes, un agricoltore fuggito da Atene per il grave peso dei debiti che gli promettevano la schiavitù. Il corpo era stato trovato in mare, le cime di una corda legate rispettivamente alla sua caviglia e alla nave. Il suo corpo non recava segni perché corroso dall’acqua, ma la bocca della donna era piena di una strana poltiglia nera, oltre alle alghe.

Il corpo della terza anima che aveva raggiunto gli Inferi, fu trovato disteso nel corridoio, a pancia in giù. Era quello di Idomès, il mozzo di bordo, di età pressappoco attorno ai dodici anni. Aveva le mani strette in pugno e il viso bagnato, con gli occhi sigillati. Nessun segno sul corpo, tranne uno: in bocca i suoi denti erano sporchi di liquido nero.

Sulla nave la calma era ormai spezzata. Essendo in mare aperto, pieni di provviste e ben lontani dalla necessità di uno scalo, l’unica contemplabile possibilità — che Atena non gli voglia — era quella che l’assassino fosse sulla nave con tutti quanti. L’Ecìsta tenne un lungo discorso su quanto fosse importante andare sempre in giro accompagnati da almeno due persone, facendo sì che quel mostro dell’Ade non colpisse alle spalle con il volto di un caro o di un amico.

Ghiòn, responsabile della sicurezza, era sempre costantemente all’erta. Faceva lunghe ronde notturne — con Skerlòck che lo scortava, avvalendosi febbrilmente della scusa del pericolo nel girare da soli, seppur armati — girovagando con la lancia aguzza e l’orecchio sempre pronto al minimo rumore. Da quando aveva iniziato questa guardia intensiva, non si erano ancora verificati altri omicidi, e per questo sembravano tutti più tranquilli. Dopo i primi giorni, anche Gregories figlio di Lestradès si unì a quelle veglie. Era molto deciso a garantire la sicurezza sulla nave che avrebbe dovuto portarli in salvo sulle coste di una nuova patria da costruire, ed era discretamente bravo con una lancia in mano. Ghiòn aveva testato il suo livello di combattente e l’aveva trovato più che sufficiente, a suo parere.

Ma il contributo di Gregories non si limitò alle veglie notturne. Era un uomo di saldi principi morali, e dopo l’intervento assolutamente poco consolante e totalmente inutile dell’Ecìsta alla popolazione della triremi, decise di tenere un discorso sulla poppa della nave, dove lo spazio era parecchio e si riusciva a contenere un numero consistente di persone. A mezzogiorno del decimo giorno di viaggio, una miriade di persone di ogni ceto e valenza si radunarono sulle assi di legno e sotto il sole cocente, attendendo di ascoltare ciò che aveva da dire. Madri volevano risposte su come tenere al sicuro i figli piccoli, o quelli in fasce, altri chiedevano se dovessero fare sacrifici a Estia piuttosto che a Persefone.
Nonostante Gregories fosse un uomo stimabile, Skerlòck sembrava considerarlo abbastanza stupido. Si divertiva immensamente a prenderlo in giro con irritanti trucchetti, furtarelli e insinuazioni varie. Per questo aveva convinto Ghiòn ad appostarsi con lui sulle torrette degli alti alberi legnosi delle triremi, per osservare la scena. Skerlòck aveva fabbricato un considerevole numero di coni di legno forati da entrambe le parti, e li aveva posizionati in molti di nascondigli nei pressi della poppa. Lui teneva in mano il cono più grande, e sembrava attendere qualcosa.
-Crede che con queste veglie notturne e con la protezione di Ermes, non vi saranno più brutali morti?-chiese una donna avvolta in una preziosa tunica blu marino, stringendo al seno odoroso il figlioletto in fasce.
-Stiamo facendo il possibile per garantire questa sicurezza.-dichiarò Gregories, passandosi una mano sulla nuca e annuendo convincente.
Skerlòck, dall’alto, poggiò il collo più stretto del collo sulle sue labbra pallide, esclamando:-Sbagliato!
La sua voce rimbombò amplificata come un’onda, per effetto di quegli ingegnosi coni disposti tutti attorno alla folla che si era radunata, rieccheggiando distorta e profonda come se provenisse dal ventre stesso della terra. Gli spettatori si guardarono intorno, atterriti, chiedendosi se quella voce non fosse quella di Padre Zeus in persona.
-Ignorate la voce.-dichiarò l’Ecìsta, alzando la voce per coprire il brusio spaventato diffusosi tra la folla, occhieggiando malamente le alte torrette della nave, come se sapesse.
Skerlòck gli sorrise, ironico, lasciando che il vento mandato da Eolo scompigliasse i suoi divini riccioli neri come la criniera dei leoni che una volta avevano popolato la Grecia.
-Ma quanto all’identità dell’assassino, avete indizi precisi o premonizioni? Non sarebbe il caso di consultare un indovino?-chiese un’altra voce femminile, levandosi dal pubblico.
Gregories, di nuovo, fece vibrare la sua calda voce profonda per rassicurare la donna:-Siamo certi di avere buone speranze di saperlo a breve...

-Sbagliato!-esclamò di nuovo Skerlòck, mentre la voce scuoteva nuovamente fino le membra della nave, aleggiando attorno ai presenti come un’oscura presenza. Di nuovo qualcuno urlò, e molti si guardarono intorno, crollando in ginocchio e pregando Zeus di risparmiarli. Ghiòn sapeva bene che non avrebbe dovuto, ma rise di cuore quando scorse il sorriso di Skerlòck dietro a quel megafono. (1)

Ghiòn aveva notato spesso un’altra insolita faccenda riguardante il suo nuovo e — per quanto si ostinasse a negarlo, lui così ancora lo credeva — amico. Certo, era ben consapevole che anche Atene avesse un esercito ben fornito, formato da valorosi guerrieri. Ma ciò che lo colpiva era che Skerlòck, sacerdote votato ad Atena, con ideologie tuttavia parecchio contrastanti su quanto sarebbe dovuto essere consono sia ad un Ateniese, sia ad un sacerdote in generale, si allenava al combattimento (2). Lo aveva visto, un giorno, battersi contro un piedistallo di legno nella loro stanza. Era veloce e preciso, anche se forse non particolarmente dotato di forza fisica, in quanto costituzione magrolina, e soprattutto astuto. Ghiòn lo osservò per diversi minuti mentre volteggiava attorno al bastone di legno, non in grado di sfruttare tutte le sua abilità in quanto avversario immobile e incapace di rispondere e di pensare. Poi si era messo di fianco a lui, mentre osservava le gocce di sudore percorrere la pelle stranamente arrossata e accaldata, fino a scivolare e a scomparire nella sua tunica. La sua bocca si era involontariamente aperta, e la sua voce aveva composto parole che non si sarebbe aspettato:-Potresti allenarti con me.-aveva detto.
Skerlòck si era fermato, si era voltato e l’aveva guardato. Ghiòn aveva già pronta una lista di motivazioni per dimostrare il vantaggio di combattere contro un essere vivente e pensante, ma non ce ne era stato bisogno. Skerlòck aveva annuito in silenzio e l’aveva seguito.

Il primo combattimento era durato a lungo. Avevano deciso di cominciare con i bastoni, senza punta, per sgranchirsi gli arti e la schiena. Si erano sistemati sullo spiazzo, dove c’era spazio per muoversi liberamente, e si erano arrotolati le maniche della tunica per non soffrire il caldo. La pelle diafana di Skerlòck scintillava ai raggi del sole quasi come la superficie della mossa acqua stessa che scorreva sotto il ventre della nave.
Ghiòn aveva aspettato che fosse Skerlòck ad iniziare, accogliendo il suo assalto con calma e rigirandoglielo verso. Non era forte, vero, ma era molto rapido e un buon combattente. Aveva assestato i suoi colpi con calma, piano, giusto per assecondarlo e lasciarlo scaldare. Dopo diversi minuti di questa situazioni di stallo, Skerlòck si era fermato, e lo aveva guardato male.
-Devi aiutarmi ad allenarmi, sciocco, non lasciarmi vincere e non sfruttare la tua abilità. Sei un combattente Spartano, per Diana, non una persona indulgente.
Ghiòn aveva annuito, contrariato, e aveva imbracciato nuovamente il bastone. La verità era che aveva paura che, nell’infliggere colpi su colpi, quella pelle pallida si sarebbe presto coperta di bozze rosse e violacee. E non voleva che accadesse.
La volta dopo non aveva atteso che Skerlòck attaccasse, ma si era subito buttato su di lui, aggredendolo con una serie di colpi rapidi e precisi. Skerlòck era finito a terra nel giro di pochi secondi, con il suo bastone sul torace a premere per tenerlo inchiodato al pavimento, il respiro accelerato e le pupille dilatate.
-Se fosse una lancia, saresti morto.-aveva commentato Ghiòn, prima di tendergli la mano per aiutarlo a rialzarsi, e questa volta Skerlòck aveva sorriso.

Si erano allenati quasi ogni giorno, da allora, e i combattimenti si allungavano in progressione. Skerlòck non era mai riuscito a battere Ghiòn neppure una volta, nonostante i netti miglioramenti.

Anche quel giorno stavano combattendo, al solito posto, sotto lo stesso caldo sole di quell’estate ellenica affatto clemente con i comuni mortali. Dai bastoni, erano passati anche alle mani nude, dove Skerlòck era più svantaggiato, in qualità della sua stazza. Occorreva potenziarlo là dove le sue capacità fisiche necessitavano, dove la preparazione aveva carenza. Ghiòn non picchiava mai troppo forte, ma dopo le prime volte aveva imparato a non farsi muovere dalla pietà verso il suo amico.
Skerlòck si era appena rialzato, dopo essere stato battuto per l’ennesima volta (gli bruciava, e si vedeva, ma era troppo orgoglioso per chiedere una tregua), quando Gregories li raggiunse, con aria agitata.
-Tutto bene, Gregories?-chiese Ghiòn, preoccupato, posando una mano sulla spalla dell’uomo:-Dei del cielo, sei mortalmente pallido!
-È stato trovato un altro cadavere,-disse soltanto:-E Skerlòck...penso che vorresti vederlo.


(continua)



Note:

  1. Questa è la mia versione della scena 1x01 dove a tutti arrivano i messaggi con scritto “wrong!”. No seriamente, mi ha fatto rotolare dalle risate, dovevo trovare un modo di ricrearla. Fatemi sapere se c’è qualcosa che non va.
  2. Questa è la parte mancante della lista precedente. Si sa che Holmes padroneggia delle arti marziali. In questo modo devo pur renderlo.


Angolino della Skizzata:

Allora, vi spiego subito perché questo capitolo è così corto:
in primis, se avessi scritto tutto uno studio in rosa in un capitolo, sarebbe stato troooooppo lungo
in secundis, questo è ciò che ho scritto fino ad ora (togliendo il finale) e se non volete che aggiorni a natale allora accontentatevi :D
in tertius (?), continua nel prossimo capitolo. Non garantisco aggiornamenti regolari. Però vi interesserà sapere che comunque la Johnlock dovrebbe iniziare tra 3/4 capitoli al massimo :D
OOOOOOK. C'è un'altra cosa che mi sta facendo piangere sangue. Ma ve la dirò la prossia volta.

Se recensite, non mordo eh :D anche se critiche
  
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