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Autore: FeBookworm    11/03/2013    5 recensioni
Farò rigirare Victor Hugo nella tomba parte 3!
Immaginatevi una Eponine stanca di essere invisibile per Marius e che vuole combattere. Aggiungetevi una Cosette che prende posizione e si unisce a Les Amis. Vedetevi davanti agli occhi un Marius disposto a tutto pur di proteggere la sua donna.
E infine, l'ingrediente necessario ed indispensabile a mio avviso, Enjolras. Un leader che però ha dei sensi di colpa, ma che continua a sognare perché sa che un giorno verrà e allora...
S'incamminò verso casa sua, ma si fermò quando Eponine parlò:”Sei un buon capo, Enjolras. Severo e protettivo quanto basta.
Enjolras le fece un mezzo sorriso:”Ma è un buon capo quello che porta i suoi uomini alla morte?”
[...]
Marius, davanti a lui gli rispose serio:”Io non combatto”.
Gli occhi blu di Enjolras lanciarono fulmini:”E potrei sapere come mai, di grazia?” gli domandò sempre più innervosito-
“A causa mia, Monsiuer” gli rispose una voce angelica di donna.
E davanti a lui apparve l'Alouette.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Enjolras, Eponine, Marius Pontmercy, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1





Se Eponine, con i vestiti giusti e il cappello, poteva assomigliare a un adolescente, quell'altra ragazza no. Aveva una faccia angelica, i lunghi capelli biondo dorati erano mal nascosti dal cappello. La carnagione bianca e i profondi occhi chiari non lasciavano alcun dubbio sul fatto che lei fosse una ragazza.

Ad Enjolras parve una di quelle bamboline giocattolo molto di moda tra le bambine aristocratiche. Adesso capiva perché Marius se n'era così invaghito.

“Voi dovete essere la fiancée di Marius, giusto?” disse con un tono duro e insolente.

Cosette annuì:”Sono qui per combattere insieme a voi”. Il suo tono era fermo e deciso, ma la sua voce angelica metteva in dubbio tutti i suoi propositi.

Il viso di Enjolras rimase impassibile per una questione di rispetto, ma i suoi occhi...Sembravano un cielo notturno in tempesta tanto emettevano fulmini. Mai i suoi occhi blu erano stati così sbarrati e mai prima d'ora avevano espresso in modo così chiaro il suo dissenso.

“Tornatevene a casa. Questo non è posto per voi” le rispose in tono fermo.

“Ma...Io voglio rendermi utile, Monsieur!” ribadì Cosette, gli occhi sbarrati per via del rifiuto.

Marius le si parò davanti, quasi per proteggerla dalla rabbia del suo leader:”Enjolras, cerca di ragionare. Hai accolto con noi il piccolo Gavroche e sua sorella, perché non puoi fare lo stesso con Cosette? Se lei rimane, io resterò.”

Gli occhi di Enjolras si spalancarono ancora di più.

Quello era un ricatto. Come osava quel piccolo bonapartista?

Improvvisamente i suoi occhi incrociarono quelli scuri e cupi di Eponine. Si fissarono a lungo e, come quella notte, fecero una di quelle loro conversazioni silenziose.

 

...Non farlo, Enjolras. Non cedere...

...Devo mandarli via entrambi, Eponine? Così anche lui sarà salvo? E tu che farai? Te ne andrai con lui e lo seguirai come un cagnolino?...

...No. Io resto. Te l'ho detto, sono come quel popolo arrabbiato che incitavi al funerale di Lamarque...

 

 

Do you hear the people sing?

Singing the song of angry men

It is the music of a people who will not be slaves again!

 

 

Il ragazzo sospirò:”Fate come volete. Siete liberi di andarvene entrambi oppure di restare. Non mi interessa. Questa è una barricata della libertà, non di un romanzetto rosa per signorine” disse con un tono che non ammetteva repliche. Diede loro le spalle e continuò:”Combeferre, vieni sulla barricata con me. Courfeyrac, controlla le armi. E voi altri” guardò a uno a uno i suoi uomini, compresi Gavroche ed Eponine:”Preparatevi per la battaglia. So che nessuno di voi mi deluderà.”

 

 

Le guardie reali non avevano ancora attaccato. Forse li stavano osservando di nascosto, aspettando il momento più propizio. Forse, in questo modo, si aspettavano di coglierli impreparati.

Ma questo non sarebbe mai successo.

Enjolras se ne stava sempre in cima alla barricata, lo sguardo volto verso l'orizzonte e le braccia incrociate. La classica posizione di chi aspetta ed è pronto a tutto.

La leggera brezza di giugno gli scompigliava i ricci capelli biondi e con essa si portava via i suoi pensieri.

Non stava andando come aveva immaginato lui.

Per niente.

Aveva immaginato un Marius più convinto e al suo fianco al momento giusto. Invece lui era giù al Café con la sua Cosette.

Già, Cosette...

Una piccola pazza, sfuggita al controllo di suo padre per stare insieme al suo innamorato. Per morire con lui, se necessario.

Ma cos'era preso a tutt'e due? A Cosette e ad Eponine? Cos'era questa voglia di morire per il proprio amato? Non era forse più nobile lottare per la propria libertà? Per la propria patria?

Non era forse vero quello che diceva Orazio? Dulce et decorum est pro patria mori?

E adesso arrivavano quelle due pazze, intente a morire per amore! Ah, par Dieu! Gli stavano trasformando la sua barricata in un romanzetto medievale in stile Lancillotto e Ginevra o Tristano e Istotta!

La sua barricata...

Enjolras sentì dei passi dietro di lui e subito si girò, sfoderando di scatto la pistola.

Il volto di Eponine rimase impassibile, così come i suoi occhi. Sembrava così sicura che lui non le avrebbe mai sparato e, allo stesso tempo, così fiera davanti ad un'eventuale morte.

“Mi dispiace interrompere le tue meditazioni, ma ti ho portato il pranzo” gli disse con sarcasmo.

Enjolras non la degnò nemmeno di uno sguardo. Rinfoderò la pistola e ritornò a guardare davanti a sé.

“Enjolras...”

“Non ho fame. Dallo a qualcuno dei miei uomini” ribatté duro.

Ma Eponine non aveva intenzione di dargli retta. Poteva essere testarda quanto lui, se necessario.

“I “tuoi uomini”, Enjolras, non hanno toccato cibo. Dicono che, se il loro capo non mangia, non mangiano neanche loro. Li hai addestrati come dei bravi soldatini.”

L'unica risposta che ottenne fu il silenzio del ragazzo. Forse se lo immaginò, ma poté giurare di aver visto le sue spalle irrigidirsi.

Eponine sospirò:”Senti, Enjolras...E' meglio se vieni giù. Hanno bisogno di te, non lo capisci? Hanno il morale a terra, soprattutto da quando Marius pensa solo a Cosette. Hanno bisogno del loro leader per poter ritornare a combattere.”

Il giovane si girò, prese la ciotola dalle sue mani e si diresse verso il Café. A metà strada però si voltò e le domandò:”Combattere per cosa, Eponine? Mi hanno distrutto la mia barricata della libertà. Adesso sembra solo lo scenario di un amore alla Romeo e Giulietta.”

“Fa' cambiar loro idea, allora. Ridona loro quel furore da Rivoluzione che tanto decantavi nei tuoi discorsi in mezzo alla strada” gli disse con tono di sfida.

Lo farò, Eponine. Puoi starne certa...

 

 

Stavano combattendo da più di un'ora ormai. E se loro stavano cadendo minuto dopo minuto, i soldati del re sembravano moltiplicarsi. Fuoriuscivano con i loro fucili da tutte le viuzze di Parigi, gettando nello sconforto i giovani rivoluzionari.

Ma essi non si davano per vinti. Continuavano a combattere per la loro libertà, per la loro patria, seguendo il lampante esempio del loro leader.

Eponine lo stava osservando attentamente da un po'. Era dappertutto e da nessuna parte. Cercava di aiutare tutti e di ammazzare quanti più solati riusciva.

Adesso capiva Eponine, perché tutti lo adoravano. Lui ci credeva davvero in tutto questo e li aveva contagiati uno a uno con i suoi grandi ideali. Lui era il fulcro di quella Rivoluzione e stava facendo di tutto per portarla avanti.

E lei invece?

Anche lei era stata conquistata dai suoi discorsi, anche lei voleva combattere per la propria libertà. Ma nonostante questo, rimaneva nascosta dietro un armadio che faceva parte della barricata. Si sentì in colpa, vedendo suo fratello intento ad aiutarli.

Dov'era lei in tutto questo?

In un misto di orgoglio e coraggio Eponine uscì dal suo nascondiglio, prese un fucile e sparò contro un soldato che stava per uccidere Enjolras.

Il ragazzo si voltò verso di lei con gli occhi sbattati.

Di certo l'aveva stupito. Non c'era alcun dubbio.

Si guardarono per un attimo eterno, incominciando una delle loro mute conversazioni.

 

...Ti ringrazio, Eponine...

...Di nulla. Non potevo lasciar morire la fiamma della Rivoluzione...

...Sta' attenta. Ti prego, non fare sciocchezze...

...Il grande Enjolras che si preoccupa per qualcuno e soprattutto per una donna! E' un miracolo...

...Ho un cuore anch'io, Eponine...

 

Lo vide sfoderare la pistola e sparare a un soldato reale che aveva caricato il fucile contro Marius e correre poi dall'altra parte della barricata per aiutare Grandaire. Saltava da una parte all'altra per difendere quello a cui continuava a credere.

Poteva una devozione essere più totale di questa?

All'improvviso Eponine sentì un urlo di donna. Un soldato era riuscito a scavalcare la barricata e aveva puntato il fucile contro Cosette. Gli occhi della ragazza erano sbarrati e colmi di paura.

Eponine agì. Andò incontro a quel soldato e lo colpì alla testa con il cane del fucile. Il soldato di girò verso di lei e, un po' intontito, le punto contro il fucile.

Oh, questo non l'avevo previsto...

“La baionetta, Eponine! Usa la baionetta!” le urlò Enjolras, superando il rumore della folla.

Prima che il soldato potesse capire il suggerimento del ragazzo, Eponine lo aveva colpito al cuore con la baionetta. Svelta e rapida come solo una ragazza cresciuta tra le vie di Parigi può essere. Degnò Cosette solo di uno sguardo, controllando che fosse tutta intera.

“Questo non è posto per delle signorine, Cosette. Se non vuoi farti ammazzare, rimani dentro al Café” detto questo, prese il fucile e la pistola del soldato e li consegnò a Combeferre.

“Grazie...Eponine, attenta!” le urlò il ragazzo.

Lei sentì solo qualcosa tagliarle la pelle del braccio prima di perdere del tutto i sensi.

 

 

Era tra le braccia di qualcuno. Doveva essere così, altrimenti non sapeva spiegarsi l'improvviso calore che la circondava.

“Courfeyrac, you take the watch. They may attack before it's light. Everybody keep the faith. Joly, occupati dei feriti” disse una voce severa, ma a lei conosciuta.

Quel qualcuno la portò dentro al Café e l'adagiò su qualcosa di morbido e soffice.

“Eponine, svegliati!” le disse quella voce, senza cambiare tono. Rimase la stessa voce severa di prima.

Ah, Enjolras...

Eponine aprì piano gli occhi. L'aveva adagiata su di una poltrona e le stava dando le spalle.

“Cosa...Cos'è successo?” sussurrò.

Il ragazzo prese una bacinella colma d'acqua, delle bende e si girò verso di lei:”Marius ha quasi fatto saltare la barricata con la polvere da sparo. Le guardie ci hanno concesso una tregua.”

Lo osservò mentre si sedeva su di uno sgabello vicino a lei. Le strappò una manica della camicia e le analizzò la ferita.

Eponine notò che aveva la fronte corrugata e i lineamenti tesi. E non per la concentrazione. O almeno, non solo per quello.

“Non sei soddisfatto di com'è andata, vero?” gli chiese.

Enjolras non la degnò nemmeno di uno sguardo. Prese uno straccio bagnato e le pulì la ferita.

“Il taglio è meno profondo di quanto pensassi. La baionetta ti ha solo sfiorata.”

“Enjolras...”

“Dobbiamo disinfettarla prima che faccia infezione, ma per il resto non dovrebbero esserci problemi”.

“Enjolras!” ribatté più decisa Eponine.

Entrambi si guardarono negli occhi, ma questa volta non fecero nessuna concentrazione. I profondi occhi blu del ragazzo erano impenetrabili, come protetti da un muro. Solo molto tempo dopo Eponine seppe che cosa passò per la testa di Enjolras in quel momento.

Fu lui il primo a distogliere lo sguardo. Prese una boccetta e versò del liquido sulla benda.

“Brucerà un po'” disse solamente, il tono di voce freddo e distante.

Eponine non urlò, ma sul suo viso comparve lo stesso una smorfia di dolore.

“Sei stata brava prima” continuò il ragazzo dopo un silenzio infinito:”Anche con Cosette. Sei stata molto coraggiosa.”

La ragazza fece un sorriso triste:”La linea che separa il coraggio dalla pazzia è molto sottile. Lo dicevi tu stesso.”

“Ah, ma allora mi ascoltavi. Pensavo fossi troppo intenta ad osservare Marius per farlo” replicò con un mezzo sorriso sulle labbra:”Adesso sta' ferma, Eponine. Ti devo bendare il braccio.”

Glielo disse con lo stesso tono che usa un padre con il proprio figlio. Era il tono di un ufficiale che apprezza l'operato di un suo soldato semplice. Finalmente Enjolras riusciva a non vederla più solo come una donna, ma come una rivoluzionaria.

“Sai, molte ragazze mi invidierebbero, se fossero qui...”

“Lui però è troppo concentrato sulla Rivoluzione per accorgersene, non è vero?” disse una voce alle loro spalle.

Entrambi i giovani si voltarono. Se non fosse stato per il colore degli occhi, di un azzurro chiaro ed intenso, Eponine l'avrebbe scambiato per Enjolras.

“Enjolras, mi dispiace!” disse Grandaire col fiatone:”Ho provato a fermarlo, ma ha fatto di testa sua.”

“Come sempre, vero Charles?” insinuò il giovane.

L'altro ragazzo ghignò:”Ciao, Ange.”



Note dell'Autrice:

Taaaaataaaannnn!!!!!!!!!!! Chi sarà mai questo Charles? E che rapporto ha con il nostro Enjolras?? E perché lo chiama Ange???
Eh...sorpresa. Vi lascio con questo finale colmo di domande in sospeso!
Mi scuso se ci sono degli errori di battitura, ma l'ho scritto senza occhiali perché non li trovo ed è probile che abbia cacciato dentro qualche castroneria.
Volevo avvisarvi che non so se ruscirò ad aggiornare ancora questa settimana e che forse per un aggiornamento dovrete aspettare il 23 di Marzo (infatti vado via una settimana con la scuola a Malta).
Se riesco posterò il secondo capitolo entro venerdì, altrimenti dovrete aspettare un pochino.
Mi spiace!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto ^^

-Fé-

   
 
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