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Autore: VeraNora    12/03/2013    18 recensioni
Mi cimento nel mio primo "What If": Damon lascia Mystic Falls due giorni dopo la scelta di Elena. Lei non è morta, non è diventata vampiro. Lui va via senza dire niente, senza salutare nessuno e nel lasciare quella vita, si ritrova a dover prendere una decisione, come già accaduto nella 2x12 con Jessica. Questa decisione si ripercuoterà sul suo futuro, e 20 anni dopo quella notte, capirà che al destino non si sfugge, mai.
*****************
«Ho avuto 20 anni per pensare ai “forse”, ed ho capito che il destino non si evita. Niente e nessuno avrebbe potuto cambiare il corso degli eventi, niente e nessuno avrebbe potuto evitare di farci trovare qui e ora, così. Nemmeno tu»
Genere: Fluff, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena, Damon/Katherine, Elena/Katherine
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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“[…]Per questo sei la sete e ciò che deve saziarla.
Come poter non amarti se per questo devo amarti.
Se questo è il legame come poterlo tagliare, come.
Come, se persino le mie ossa hanno sete delle tue ossa.
Sete di te, sete di te, ghirlanda atroce e dolce.
Sete di te, che nelle notti mi morde come un cane.
Gli occhi hanno sete, perché esistono i tuoi occhi.
La bocca ha sete, perché esistono i tuoi baci.
L'anima è accesa di queste braccia che ti amano.
Il corpo, incendio vivo che brucerà il tuo corpo.
Di sete. Sete infinita. Sete che cerca la tua sete.
E in essa si distrugge come l'acqua nel fuoco”

-da Venti poesie d'amore e una canzone disperata- Sete di te m'incalza-
Pablo Neruda.

 
 
Elena si fermò per cercare l’ultimo sprazzo di coraggio per raccontare quel che aveva rimandato anche troppo. Il silenzio del suo pubblico si era propagato a tutto il resto: si sentiva dentro una bolla d’aria.
Espirò e si addentrò nel cuore del suo passato:
«Tra la mia vecchia divisa da Cheer-leader e delle fotografie di un passato che non ricordo neanche più, avevo conservato una rosa… me l’avevi data distrattamente, altrettanto distrattamente l’avevo tenuta con me…»
Nella testa di Damon si materializzò il ricordo: lui discuteva con lei per via delle domande poco opportune che Jeremy faceva allo sceriffo sulla morte di Vicky.
 
Erano alla veglia organizzata per la morte di Vicky Donovan, a casa dei Loockwood. Stefan era all’inizio della sua ricaduta nel tunnel del sangue e dava i primi segni di squilibrio.
 «Hai visto che sta combinando tuo fratello
chiese lei, avvicinandosi al bar dove lui stava ordinando qualcosa di forte.
«No… ero troppo impegnato a tenere d’occhio il tuo»
rispose, prendendo il drink preparato dal barista.
«Jeremy fa domande sulla morte di Vicky Donovan»
le spiegò.
«Sa che è morta per overdose»
disse serena.
«Davvero? “Oh, ma sceriffo… qualcuno l’ha seppellita! Chi sarà mai stato?”»
scimmiottò lui.
«Lo so! Lo so! IO! »
Lei lo guardò confusa. Lui proseguì:
«Potrei soggiogarlo, ma ha della verbena addosso…»
«No! Niente soggiogamento»
lo interruppe lei.
«Se continua a fare domande…»
minacciò lui.
«No, Damon! Sul serio, non voglio fargli di nuovo una cosa simile… ci penserò io…»
lo redarguì lei. Il vampiro sospirò:
«Ok…»
Si girò verso la composizione di fiori poggiata sul bancone , fu colpito dal rosso velluto di una rosa;  la prese sovrappensiero e la annusò:  qualcosa dentro lui sussurrò il nome di Elena. Distrattamente gliela consegnò dicendo:
«Non dire che non ti ho avvertita…»
E la lasciò sola.
 
Ed ora scopriva che quel gesto spontaneo, inconscio, era diventato per lei un ricordo, un legame con lui: lo aveva conservato. Tornò ad ascoltare la storia di Elena:
«… la portai a Nandi, la strega, che aspettava in salotto e gliela consegnai…
 
…Stefan guardò prima lei e poi la rosa senza capire. La strega la prese tra le mani chiudendo gli occhi.
«Sì… sento delle energie potenti. C’è una forte traccia su questa rosa! C’è un’essenza…»
sentenziò. Elena prese posto sul divano, accanto al vampiro. Nandi  recuperò dalla sua borsa una ciotola e due ampolle piene di liquido scuro. Mise la rosa dentro la ciotola, ci versò sopra qualche goccia da ognuna delle ampolle, chiuse gli occhi e vi  pose sopra le mani. Iniziò a recitare delle formule nella lingua in cui avevano spesso sentito parlare Bonnie. Un vento improvviso si levò intorno a loro, i due controllarono se avevano lasciato qualche finestra aperta, ma la casa era sigillata. La strega continuò a recitare le sue formule, fino a quando la ciotola iniziò a tremare e, improvvisamente,  il suo contenuto prese fuoco.
Il vento cessò e la fiamma  si spense. Al posto della rosa secca, ora,  c’era un cumulo di polvere grigia. Elena spalancò gli occhi terrorizzata: il suo ricordo era diventato cenere.
Nandi crollò sullo schienale della poltrona su cui era seduta, ansimando. Aprì gli occhi e disse:
«Mi dispiace… chiunque fosse impresso su quella rosa… è morto… di recente…»
 
«Ma… non capisco…»
intervenne Jessica.
«Nemmeno noi… non al tempo…»
rispose.
«Sulla rosa c’era la tua essenza, non la mia… io l’avevo regalata a te, avevo pensato a te… c’eri tu sulla rosa… e tu eri morta… da poco…»
disse Damon, da un’altra dimensione. Nella sua testa iniziò a capire cosa fosse successo dopo, voleva fermare Elena, non era più sicuro di voler sentire. Ripensò al suo dolore la notte prima… quegli occhi disperati tornarono a tormentarlo. Strinse i pugni e continuò ad ascoltarla:
«Sì… ma non lo potevo sapere… e prima di poter capire…
 
…Elena recepì le parole di Nandi sentendo squarciarsi l’anima. Guardava i resti inceneriti dell’unico ed ultimo ricordo di Damon.
Nient’altro che cenere. Ecco cosa le era rimasto di lui: non un saluto, non un bacio, non un abbraccio… cenere.
Sentì un rumore secco rimbombarle per tutto il corpo, mentre la strega la guardava con aria contrita. Provò una rabbia improvvisa: quella donna, quella portatrice di morte, aveva ucciso anche il suo ultimo ricordo. Prima di potersene rendere conto le saltò addosso, le strinse il collo con una forza che non fu in grado di controllare. Stefan si mosse troppo tardi: Nandi morì con la trachea schiacciata. La vampira restò in piedi a fissare quel corpo senza vita, aspettando che la rabbia e il dolore andassero via.
Aveva ucciso la fonte di quei sentimenti d’odio, aveva eliminato il problema: perché allora non si sentiva meglio? Perché non arrivava la serenità?
«E-Elena… cosa…»
balbettò lui.
«Ha bruciato la rosa, Stefan! Ha bruciato la mia rosa!»
gli urlò. Grosse e calde lacrime iniziarono a sgorgarle dagli  occhi,  in cui tornava a comparire l’iride. Il velo che le aveva ottenebrato la mente si abbassò e la visione nitida di un corpo senza vita la investì con violenza. La consapevolezza di quello che aveva fatto iniziò a bruciarle in testa. Indietreggiò tremante, scuotendo la testa.
«N-n-no… io… no… oh mio dio! Stefan! C-cosa… oh… cosa ho fatto!»
Lui le andò vicino e provò ad abbracciarla ma lei si scostò. Non voleva essere toccata, non voleva sentire niente. Jeremy rientrò in casa insieme a Matt, rimasero  immobili ad osservare la scena. I due ragazzi non capirono subito cosa fosse accaduto, ma la donna che giaceva sulla poltrona con la testa penzolante non lasciò spazio a dubbi.
«Cosa è successo? Chi è quella?»
domandò Matt.
«Io… I-io… io non volevo… io… lei ha bruciato la rosa… io…»
singhiozzò Elena.
Riuscirono a calmarla dopo ore e, quando finalmente  la convinsero a dormire un po’,  Stefan spiegò ai due l’accaduto: comunicò loro ciò che la strega aveva detto, prima che la vampira la aggredisse. Jeremy scosse la testa.
«No… non è possibile… Elena non lo farebbe mai! Lei non è un’assassina»
si oppose.
«Ma è anche un vampiro ora… ogni sua emozione è amplificata… tutto quello che prova…»
cercò di spiegare Stefan.
«No! Ti sbagli… non aveva motivo di reagire così… perché avrebbe dovuto? Non è stata lei! No!»
obiettò il ragazzo.
«Cosa vorresti dire con questo?»
domandò il vampiro.
«È di tuo fratello che stiamo parlano! Tu hai perso tuo fratello!  Che c’entra lei?»
lo accusò. Le recriminazioni di Jeremy lo marchiarono a fuoco. Stefan abbassò la testa e cercò di trattenere le lacrime. Non poteva lasciarsi andare, non poteva cedere in quel momento. Non poteva accettare  l’idea che Nandi  avesse ragione.
«Jeremy…»
disse piano, Matt.
«Lascialo stare… non è il momento…»
Poi, rivolgendosi al vampiro, aggiunse:
«Vai! Resto io con loro»
Stefan annuì e scappò via da quella casa. Andò da Caroline e trovò rifugio nella sua amicizia.
Con l’aiuto dello sceriffo cercarono di insabbiare la vicenda, ma nulla tornò più come prima.
 
Fu una caduta libera verso il fondo. I sensi di colpa di Elena non si limitavano al solo omicidio di Nandi, lei non riusciva a darsi pace per la morte di Damon. Provarono a dirle che, forse, c’era un’altra spiegazione, che magari la strega si sbagliava o che la rosa non era l’oggetto giusto, ma lei non ascoltava alcuna ragione.
Tutti provarono a starle vicino a turno, nessuno di loro, però, riusciva a trovare l’accesso al suo cuore, alla sua mente … alla sua umanità.
Ognuno giocò le proprie carte: Matt l’amico di sempre, Stefan l’amore che avrebbe dovuto conoscerla, Caroline l’amica che ne condivideva l’esistenza da vampiro, Jeremy la famiglia da proteggere.
Fu solo per quest’ultimo  che riuscì a mantenersi ‘normale’, ma qualcosa in lei si era rotto: a scuoterla,  si sarebbero sentiti i cocci suonare una marcia funebre.
Passarono le stagioni ed Elena si sentì sempre più in balìa del suo male. Nei suoi sogni c’era solo il volto della strega che, stretta tra le sue mani, si trasformava in quello di Damon: «Ci hai uccisi» diceva svegliandosi urlando. Iniziò a covare rabbia verso tutti quelli che la circondavano:  con il loro voler  andare avanti, la irritavano. Ogni sorriso sulle labbra degli amici, era per lei un’iniezione di veleno, ogni giorno che passavano a non piangere per Damon, era una coltellata nel petto, ogni tentativo di non pensare che aveva ucciso una persona, era una goccia in quel vaso colmo d’ira.
Non ci volle molto prima che perdesse completamente il lume della ragione, il colpo finale arrivò all’anniversario della scomparsa del vampiro.
 
Nella testa di  Elena il tempo si era eliso: nella sua nuova dimensione era passato un solo giorno dalla scelta, e  si era convinta di aver detto a Damon la verità al telefono.  Le cose erano andate esattamente come se le era immaginate milioni di volte nel corso di quell’anno: alla domanda del vampiro su chi lei volesse scegliere, aveva risposto: «Damon… ho una paura folle… ma io ti amo! Ti amo! Se avrai pazienza imparerò a starti accanto…».
Lui  era rimasto senza parole ed era corso da lei, spinto dalla sola urgenza di baciarla e farla sua.
Aprì gli occhi e guardò il posto vuoto nel letto. Sorrise e scosse la testa, prese il telefono,  compose il numero di Damon; quando partì la segreteria lasciò un messaggio: «Complimenti, signor Salvatore! Non ti hanno insegnato che non si lascia una donna sola nel letto? Ti perdono solo se torni presto da me… ti amo!».
Si fece una doccia e canticchiò felice, scese in cucina dove c’era il fratello.
«Buon giorno Jer!»
cinguettò lei. Il ragazzo la guardò stranito.
«Cosa? Che è quella faccia!»
chiese sorridendo.
«I-io… solo… è successo qualcosa?»
disse titubante.
«Dove sei stato fino ad ora? Abbiamo vinto! Abbiamo sconfitto i cattivi! Non vedi che bella giornata ci attende?»
rispose lei, gioiosa. Jeremy non capì.
«Hai parlato con Stefan?»
si informò lui. Il vampiro aveva organizzato una veglia per Damon. Lei lo guardò e cambiò espressione.
«Lo hai sentito? Non deve stare bene, vero? Ma non potevo fargli questo, non potevo mentirgli… al cuor non si comanda»
esclamò.
«D-di cosa parli?»
«Di me e Damon! Lo amo, mi ama… »
Il ragazzo si trattenne dallo spalancare la bocca.
«Lo so, lo so… non avete una grande considerazione di lui… ma mi ha promesso che proverà a comportarsi meglio… o quantomeno a far vedere anche a voi le ragioni  per cui me ne sono innamorata! Anzi, è meglio che lo chiami… quello sbadato chissà dov’è finito!»
Andò via, lasciando il fratello basito e terrorizzato.
Provò a chiamare Damon altre volte, all’ennesimo messaggio in segreteria decise di andare a casa Salvatore. Salì in camera del vampiro e non trovandolo tentò nuovamente con il telefono:
«Hey… sono io, ancora! Mi sto preoccupando, per favore, chiamami appena puoi!»
Guardò il letto e si immaginò dormire abbracciata a lui, un sorriso le sbocciò sulle labbra illuminandole gli occhi. Andando via, incrociò Stefan sull’uscio. Si bloccò imbarazzata.
«Elena… ciao…»
la salutò.
Jeremy lo aveva chiamato poco prima,  informandolo della stranezza di Elena. Lei ricambiò il saluto abbassando lo sguardo.
«Come mai qui?»
le chiese. Continuando a non guardarlo ripose:
«Io… cercavo… sono venuta a cercare Damon… lo hai visto?»
Il vampiro spalancò gli occhi intuendo la gravità della situazione. Lei interpretò quell’espressione come dolore.
«Perdonami… io… non avrei dovuto…»
si scusò.
«Elena… Damon non è qui… non c’è più…»
provò a dirle.
«Sì, lo so… sono stata in camera sua… proverò al Grill… ciao!»
Scappò via.
Trascorse il resto della giornata a cercarlo ovunque mentre gli altri si riunirono per capire cosa fare con lei.
L’ultimo luogo in cui Elena andò a cercare Damon, fu a casa di Alaric, ma non lo trovò nemmeno lì. Si sedette sul divano, scoraggiata, e riprovò a chiamarlo:
«Damon… sul serio… dove sei? Mi sto preoccupando… sono a casa di Ric, vieni qui! Mi manchi!»
Si abbondonò  sullo schienale e cercò di mandare via i brutti pensieri che incominciavano a formarsi nella sua mente. Il telefono squillò e saltò in piedi per rispondere:
«Pronto! Damon! Sei tu?»
«Ehm… Elena… sono Stefan… dove sei?»
«Oh, Stefan… sono a casa di Alaric…»
«Posso venire? Devo parlarti… si tratta di Damon…»
«Hai sue notizie? Lo hai sentito???»
«Sì… ci vediamo tra poco»
La ragazza terminò la chiamata stranita.
Perché Damon aveva chiamato Stefan e non lei? Che si fosse pentito? Che non avesse il coraggio di dirle che non la amava più?
Non ebbe il tempo di crollare in quel terrore che qualcuno bussò alla porta. Nonostante la chiamata ricevuta da poco, corse sperando di trovare Damon. Aprì e sulla soglia non c’era solo il suo ex, ma  tutto il gruppo. Elena li guardò incuriosita.
«Che succede?»
domandò. Entrarono tutti in casa e quando vide anche lo sceriffo e la dottoressa Fell , si sentì mancare il fiato.
«Perché sono qui? Dov’è Damon?»
urlò spaventata. Nessuno degli amici trovò il coraggio di parlare. Lei continuò a guardarli terrorizzata, chiedendo spiegazioni con gli occhi colmi di lacrime. Matt trovò il coraggio di dire qualcosa:
«E-Elena… Damon non c’è più… è un anno che è… sparito…»
La ragazza scoppiò in una risata isterica.
«Sei impazzito? Ma se ieri sera siamo stati insieme!»
Tutti si guardarono sconvolti. La situazione era peggio del previsto. La dottoressa Fell si avvicinò ad Elena e, mettendole una mano sulla spalla, la invitò a sedersi.
«Elena… è passato un anno da quando Damon è scomparso»
«Ok, questo scherzo non è divertente!»
proruppe lei. Stefan si avvicinò.
«Elena, cerca di ricordare… è sparito l’anno scorso… noi lo abbiamo cercato ma…»
«Ma? Cosa diavolo stai dicendo? Ok, sei ferito perché ho scelto lui, perché amo lui… ma non è divertente questo scherzo!»
gli ringhiò contro.
«Elena…»
la richiamò Meredith.
«Guardami… cerca di ricordare… Non ricordi Rebekah? Quello che ti ha fatto sul ponte?»
Flash di immagini confuse iniziarono a bombardarle la mente. Scosse la testa rifiutando di accettare quella verità che stava riemergendo. Si alzò di scatto, liberando le mani dalla presa della dottoressa, ed urlò:
«No! Che mi avete fatto! Cosa mi avete fatto!»
Stefan si avvicinò e provò a calmarla. Non appena le sue mani si posarono sulle sue spalle il ricordo dell’uccisione di Nandi l’aggredì violenta. Spinse il vampiro contro il muro a super velocità, infilzandolo con un paletto che stava sulla cassettiera che aveva di fianco.
«Tu! Cosa gli hai fatto! Dov’è!!!»
gridò con quanta forza aveva in corpo. Si allontanò tremando. Stefan si sfilò il paletto dallo stomaco e la guardò piangendo, lei si voltò e vide tutte quelle persone accorse lì, per lei, fissarla impaurite. Meredith si avvicinò cauta.
«Elena… ricorda…»
la invitò. Lei chiuse gli occhi e le immagini di quel che era accaduto, dalla sera sul Wickery fino a quel momento, iniziarono a scorrere veloci: macabro film di un dolore senza voce.
Iniziò a scuotere la testa, cercò di liberarsi di quella consapevolezza senza riuscirci.
Fissò Meredith: lei, come Nandi, aveva fatto morire Damon, di nuovo…
 
…non ci ho più visto e…»
«Basta così!» la interruppe brusco Damon «Ho capito…»
«No…» obiettò lei «Non è tutto… devi sentire tutto…
 
… dopo aver ucciso la dottoressa, Elena impazzì di dolore. Il senso di colpa per aver tolto la vita, di nuovo, ad un altro innocente divenne per lei insopportabile. Chiunque provasse ad avvicinarsi veniva attaccato: aggredì due persone quando provò a scappare ed uccise Jeremy due volte in preda alle allucinazioni.
Consapevoli che stava diventando un pericolo per tutti, decisero di rinchiuderla nella cantina di casa Salvatore, dove vi rimase per 4 anni: alternò momenti di calma ad altri di disperazione. Dovettero ricorrere alla verbena in più di un’occasione per placare le sue urla e per nutrirla, onde evitarne la mummificazione. Non fu più in grado di riconoscere nessuno, ogni persona che provava a parlarle,  si trasformava in Damon ma non appena l’illusione iniziava a sfumare,  la furia e la rabbia riprendevano il sopravvento.  Arrivarono a legarla quando iniziò a farsi del male da sola.
Poi, miracolosamente, Bonnie si svegliò dal coma. I suoi amici aspettarono un po’ prima di dirle la verità su quanto accaduto durante il suo ‘sonno’. La strega ci mise poco a spiegare l’inghippo della rosa e facendosi aiutare da sua madre, trovò un altro modo per rintracciare Damon. Corsero da Elena appena scoprirono che era vivo.
«Elena…»
la chiamò dolcemente.
«Bonnie?»
sospirò stremata.
«Sono io… come stai?»
«Come ti sembra?»
rispose sarcastica.
«Sto immaginando anche te? Ultimamente tendo a parlare solo con i morti…»
aggiunse amaramente. Bonnie le toccò la mano e si asciugò le lacrime.
«No… sono viva, sono reale. Mi sono svegliata dal coma il mese scorso… gli altri hanno aspettato che mi riprendessi prima di dirmi tutto… sai, per evitare un altro crollo…»
spiegò. Elena annuì fissando il  vuoto.
«Sono felice tu stia bene…»
disse distante. La strega le mise le mani sul viso e la costrinse a guardarla. Non appena guadagnata la sua attenzione, disse:
«Elena, devi ascoltarmi molto attentamente… Damon non è morto. So dov’è… la strega aveva letto la tua essenza sulla rosa! Non era lui quello morto… eri tu! Hai capito? Damon è vivo!»
La vampira spalancò gli occhi e provò a mettersi seduta, ma le cinghie che la legavano alla brandina glielo impedirono.
«C-cosa? Tu non stai mentendo, vero? Non me lo sto immaginando!»
farfugliò. Bonnie sorrise e scosse la testa in senso di diniego.
 
… ci misi un po’ per riprendermi, ma la certezza che eri vivo mi fece tornare in me… non bastò a farmi stare meglio per quello che avevo fatto,  non mi sollevò dalla colpa di aver abbandonato  Jeremy… ma almeno quel dolore era andato via… il resto lo sapete…»
concluse.
«Ferma la macchina»
sbottò Damon.
«Cosa?»
chiese la giovane.
«Ferma la macchina, Jess… ti prego»
supplicò lui. La ragazza accostò: il vampiro scese e si allontanò sparendo nella boscaglia. Elena si portò le mani sul viso cercando di non piangere.
«Hai intenzione di dirgli la verità quando torna, o pensi che non la meriti?»
proruppe Jessica. Lei alzò la testa trovando due occhioni verdi, che la fissavano con durezza. 

   
 
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