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Autore: GhostFace    12/03/2013    2 recensioni
Riflessioni interiori, ma anche azione, istinto ed avventure, senza mai farci mancare qualche risata... Questa è una storia che coinvolgerà tutti i personaggi principali di Dragon Ball, da Goku a Jiaozi! Cercando di mantenermi fedele alle vicende narrate nel manga, vi propongo una serie di avventure da me ideate, con protagonisti Goku ma soprattutto i suoi amici. I fatti narrati si svolgono in alcuni momenti di vuoto di cui Toriyama ci ha detto poco e nulla, a cominciare da quell'anno di attesa trascorso successivamente alla sconfitta di Freezer su Namecc (ignorando o rielaborando alcuni passaggi only anime). Come dice qualcuno in questi casi, Hope You Like It! Buona Lettura!
PS: la storia è stata scritta prima dell'inizio della nuova serie DB Super, quindi alcuni dettagli non combaciano con le novità introdotte negli ultimi anni. Abbiate pazienza e godetevi la storia così com'è, potrebbe piacervi ugualmente. :)
Genere: Avventura, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Erano mesi che Kodinya si sentiva sottoutilizzata e, di conseguenza, sottovalutata. Era diventata ancora più forte dell'ultima volta che aveva incontrato Vegeta; nell'esercito di Cooler godeva di una fama sopra le righe, come si conveniva ad uno fra gli ufficiali più notevoli. Ciononostante, nessuno le concedeva la soddisfazione di farla avanzare di grado; veniva adibita sempre a compiti noiosi o stupidi, dove c'era ben poco da divertirsi. Non è che fosse una tipa sanguinaria e feroce come, ad esempio, la generalità dei Saiyan; tuttavia le piaceva il proprio lavoro, adorava svolgerlo bene e non sopportava che le venissero assegnati incarichi adatti al di sotto delle sue indubbie capacità. Forse lei valeva meno di pezzi da novanta del calibro di Zarbon e Dodoria? Le serviva un'occasione, solo un'occasione per mettersi in vista... Per questo motivo si risolse a chiedere udienza direttamente al Re che, in quanto tale, era anche capo di tutte le forze militari. In genere non era una ragazza titubante, anzi talvolta in passato era stata spaccona al limite dell'incoscienza; tuttavia, davanti ad una creatura come Cooler, tutti sapevano che c'era il rischio di non uscire vivi da un'udienza, malgrado il nuovo sovrano fosse più indulgente del suo illustre genitore e del crudele fratello minore, entrambi defunti. Quando fu invitata ad entrare nella sala, si fece coraggio esclamando fra sé: “Sono un soldato, cazzo! Rischiare la morte fa parte del mio lavoro!”. Quindi entrò, avanzò verso il trono e, trovatasi al cospetto del monarca che la osservava con sguardo serio e braccia conserte, si inchinò profondamente. «Buongiorno, maestà.»
«Buongiorno, Kodinya. Alzati pure.» Quando la giovane donna fu in posizione eretta, Cooler prese a parlare con voce ferma. «Stando a quanto mi è stato riferito dai miei attendenti, sei scontenta dei compiti che svolgi e vorresti prendere parte alla missione che sto organizzando alla volta del pianeta Terra; una missione alla quale, come sai, ho intenzione di presenziare in prima persona, anziché delegare il comando a qualcuno dei miei subordinati.»
Cooler era a conoscenza di quanto accaduto sulla Terra, tramite i contatti telematici con l'astronave di Re Cold: in special modo era al corrente di come la battaglia condotta da suo padre Cold e suo fratello Freezer si fosse trasformata in un fallimento totale; tutto per colpa di quel pidocchioso e sfrontato Saiyan che già aveva regalato belle gatte da pelare a Freezer su Namecc, il tutto in combutta con qualche insignificante terrestre e namecciano. Purtroppo non aveva potuto seguire pedissequamente lo scontro, né i soldati di Freezer erano stati in grado di seguire la battaglia: non avevano saputo riferire del ruolo avuto da Crilin e Tenshinhan e della tecnica del teletrasporto. Un’unica sfortunata certezza incombeva sul regno di Cooler: quel dannato era il millenario Super Saiyan, ancestrale nemico della sua famiglia.
«Come sai, sulla Terra dovrebbe vivere ancora il Super Saiyan che ha umiliato mio fratello e mio padre, spedendoli all'altro mondo. Dunque, questa non sarà una pura e semplice missione di conquista, poiché il mio principale movente è la vendetta. Naturalmente non è mio fratello che voglio vendicare: non è un mistero che fossimo in cattivi rapporti, e sono convinto del fatto che ora ci sia un governante scriteriato in meno nell'universo; ma mi dispiace molto per mio padre.»
«Sempre ai suoi ordini, supremo Re Cooler.» dichiarò Kodinya con un inchino, come a voler sottolineare che condivideva ogni singola virgola.
«Mi è stato riferito anche che sei in possesso di informazioni utili.»
«Ho delle informazioni molto generiche, a dir la verità.»
«Non importa: cosa sai della Terra? Parla, sii esaustiva.»
«In uno dei miei viaggi, mi è stato raccontato che gli abitanti della Terra hanno sembianze simili a quelle dei Saiyan, ma in linea generale la loro forza combattiva è praticamente insignificante. Mi è stato anche detto che ce ne sono alcuni con una potenza interessante dal punto di vista militare, ma nulla che possa impensierire me, né tanto meno Voi.»
«Non penso che sapere tutto ciò fosse determinante. Mio padre e mio fratello sono partiti senza avere queste nozioni, confidando nel fatto che non potevano esserci creature più forti di loro due e pensando che, lottando in due contro uno, avrebbero vinto il Super Saiyan. Non credo proprio che la presenza dei terrestri sia stata un fattore decisivo. Altro?»
Kodinya temeva di apparire inutile, superflua. Senza dar mostra dell'imbarazzo che provava in cuor suo, la guerriera continuò: «È un pianeta che secondo i parametri dell'impero potrebbe risultare turisticamente rilevante.»
«Interessante.» fu l'ironica ed annoiata replica di Cooler. «Almeno le tue fonti sono attendibili?»
«Sissignore, chi mi ha riferito tali informazioni non aveva ragione per mentirmi.» La fonte era Vegeta e, dato il tono amichevole della loro ultima conversazione, non avrebbe avuto motivo di raccontarle fesserie.
«Almeno ti sei resa conto di come finora tu non mi abbia rivelato nulla di veramente rilevante?» rimbrottò il re con un tono di rimprovero.
Kodinya abbassò il capo fissando il pavimento, un po' umiliata. Per la testa le passò un pensiero fulmineo: era consapevole dell'astio che Cooler e la sua famiglia nutrivano verso il popolo Saiyan in generale; un sentimento che, come un imponente falò, si alimentava delle colpe di cui si era macchiato il Super Saiyan. Un dato scottante che le avrebbe fatto acquisire punti agli occhi del sovrano c'era: fino ad allora, nessuno oltre Kodinya sapeva ancora che sulla Terra c'erano non uno, ma ben due Saiyan purosangue. Due elementi scampati allo sterminio, fra alterne vicende. Ovviamente il pensiero della guerriera ritornava al suo amico Vegeta, che aveva una forza notevolmente sopra la media, superiore a quella di chiunque nell'universo, a parte Cooler stesso. Malgrado non fosse un Super Saiyan, era sulla buona strada per raggiungere anche lui un giorno quel mitico stadio: ed ecco che l'esistenza in vita di Vegeta diventava una notizia preziosissima. Doveva rivelare o no quel segreto? Lei era più propensa per il no, naturalmente: rivelare quel segreto sarebbe significato tradire e compromettere la vita di colui che anni prima era stato il suo amico più leale.... e probabilmente non aveva mai smesso di esserlo. Vegeta sapeva essere testardo e fortunato, e ciò lo avrebbe potuto salvare dagli strali di Cooler: ma per quanto? La forza è forza e, considerata in termini assoluti, è difficile contrastare una potenza del calibro di quella di Cooler. Però... per gli scopi di Kodinya poteva essere decisiva la stima che il sovrano aveva nei suoi confronti; in sostanza, ne andava della sua esistenza futura, della possibilità di occupare un posto di rilievo nell'esercito imperiale. Solo il Cielo sapeva se il Destino le avrebbe concesso in futuro un'altra occasione decente. Essere o non essere machiavellica? Essere o non essere egoista? Questo era il dilemma. Fortunatamente Cooler le offrì involontariamente l'opportunità di non dover scegliere, o almeno di non toccare direttamente quel tasto, perché le chiese: «Mi hai dato notizie ben misere, Kodinya. Cerca di essere sincera con me, e dimmi cosa speri davvero di ottenere da questo nostro colloquio. Rivelami le tue intenzioni.»
Per Kodinya fu un invito a nozze: l'alta combattente, per sua natura, non desiderava altro che poter parlare in maniera schietta. In altre circostanze, avrebbe sfoderato quel gergo da camerata che di solito usava quando era alle prese con altri soldati; ma davanti a un re non era proprio il caso... Dritta sull’attenti, venne al dunque senza preamboli: «Maestà, finora mi sono trovata un sacco di volte a lottare nelle retrovie, e a volte mi hanno incaricato di svolgere mansioni che di militare avevano ben poco. Tuttavia, io mi reputo superiore; anzi no, lo sono! La mia potenza ormai è molto cresciuta rispetto a quello che si creda, e voglio che anche Voi mettiate alla prova la mia abilità in battaglia. Sono sicura che potrei servirvi adeguatamente persino nelle forze d'élite. Per questo, anche se non sono stata assoldata, chiedo molto umilmente di poter prendere parte alla missione sulla Terra.»
Cooler la ascoltò. Era una bella sfacciata, quella Kodinya... lo testimoniava già il fatto che avesse chiesto un colloquio individuale. Cooler si alzò dal trono e cominciò a passeggiare lentamente per la sala con le mani intrecciate dietro la schiena, poi si avvicinò ad un tavolinetto decorato su cui erano poggiate una coppa a sezione quadrangolare, frutto dell’abilità artigianale di un fine cesellatore, e una bottiglia azzurrina trasparente contenente un liquore scarlatto. Sotto lo sguardo d'attesa impaziente di Kodinya, si servì una discreta quantità di liquore. Il Re rifletteva: la sua squadra di guerrieri d'élite lo serviva da diversi anni, sin da quando gestiva per conto di suo padre una consistente porzione dell'impero, così come Freezer aveva la sua squadra Ginew; quei tre combattenti si erano sempre dimostrati numericamente sufficienti, e non aveva mai avvertito l’esigenza di aumentarne la composizione. Tuttavia, ora che Cooler era l'unico sovrano, gli sarebbe tornato utile ampliare un po' la cerchia degli appartenenti alla forza speciale: il problema, però, era trovare qualcuno che avesse un livello combattivo degno di questi compiti, e nell'universo se ne trovavano davvero pochi.
«Lo chiedi “molto umilmente”, eh?» la canzonò, leccandosi il liquore rosso dalle labbra, in un atteggiamento che complessivamente rievocava non poco il fratello minore. «Sei ardita e sfrontata se arrivi a formulare pretese riguardanti le forze d'élite, altro che umile... cara la mia soldatessa.» calcando questo ultimo termine con un tono di sarcastico compiacimento. Cooler pensava che la minore attitudine delle donne all'attività militare fosse una specie di legge universale valida su tutti i pianeti: in tutte le razze le donne erano sempre più deboli dei maschi. Il pianeta di origine di Kodinya – dove i ruoli dei sessi erano radicalmente invertiti – doveva essere l'eccezione che confermava quella regola. Erano i fatti stessi a convalidare quella legge di natura: la percentuale di femmine era nettamente inferiore a quella dei maschi, nell'esercito di Cooler come in quello di Freezer. Finalmente, Cooler espresse la sua decisione: «Ho deciso di regalarti la chance che cercavi. Una più, una meno... cosa vuoi che mi cambi? Sarai dei nostri.» comunicò il sovrano con sufficienza. «Considera questa mia decisione come una ricompensa per la tua temerarietà nel rivolgerti al tuo sommo sovrano con tono audace. Hai dimostrato fegato, e nel tuo campo il fegato è la metà di ciò che occorre.»
«…»
«Nel caso te lo stessi chiedendo, l'altra metà è la potenza. Ne hai a sufficienza o no? Questo devi ancora dimostrarmelo.» Kodinya rimase senza parole. Era troppo incredula per sentirsi felice: era bastato così poco per persuadere Cooler.
Il Re riprese: «Ma bada...». Ops... c'è sempre un ma, in questo tipo di discorsi.
«Se si scoprirà che mi hai mentito su qualche punto, la tua ricompensa diventerà il tuo funerale. Comprendi?» Ops... ecco il ma. Kodinya aveva omesso di informare il sire dell'esistenza di Vegeta. Beh, tecnicamente omettere non è mentire... mentire vuol dire dichiarare il falso, omettere vuol dire non dichiarare qualche punto. Comunque era troppo tardi per rimediare in tal senso: se avesse parlato ora, avrebbe confermato che c'era dell'altro, e per di più sarebbe passata per una vigliacca che parla solo sotto minaccia davanti al suo signore, e non di propria spontanea volontà. Di getto la guerriera decise che non avrebbe rivelato nulla sul Principe dei Saiyan, confidando nel futuro e sperando di non essersi messa nei guai da sola. Infine rispose nella maniera più asettica possibile «Sissignore.», profondendosi in un inchino.
«Un'ultima cosa. Uscendo dovresti incontrare la Squadra Sauzer: ho convocato anche loro per parlare della missione sulla Terra. Se li incontri in giro, avvertili di entrare.» Con questa ultima frase, Kodinya capì che l'udienza era conclusa. Sì inchinò per l'ultima volta in segno di saluto, e uscì dalla sala.
Si parlava del diavolo, ed ecco spuntare le corna, il forcone e gli zoccoli da capra: i tre componenti della Squadra dei combattenti d'élite del capitano Sauzer, più comunemente nota nelle galassie come Squadra Sauzer. La risposta di Cooler alla Squadra Ginew di Freezer; come a suo tempo Kodinya aveva odiato Ginew e i suoi sgherri, adesso detestava Sauzer e i suoi. Li avrebbe sistemati volentieri a dovere, e probabilmente ora ne era realmente capace, ma la legge vietava agli alti ufficiali di uccidersi reciprocamente: una precauzione per evitare che gli esponenti più validi delle forze militari finissero decimati. Passò loro davanti, intenzionata a mostrar loro che non li degnava nemmeno di un mugugno; peccato che fosse uno di loro a prendere la parola, commentando col suo vocione: «Ciao, bel culo!»; se interessasse a qualcuno di voi lettori, Kodinya non aveva uno di quei piccoli culetti da francesina, bensì aveva un sedere formoso e in carne, da atleta ma anche da donna che aveva superato la trentina; la battle suit dava enfasi a questo suo lato. Al primo guerriero fece eco uno degli altri due, con un timbro vocale più elegante ma dal tono più ironico: «Ciao, bel nasino.» Anche il naso di Kodinya era abbastanza pronunciato, come si ricorderà. I tre scoppiarono a ridere come dei deficienti: erano il tipo di maschi che Kodinya mal tollerava maggiormente, quelli che si divertono a fare i fenomeni sia da soli che, con peggiore insistenza, quando sono in branco.
Senza nemmeno guardarli, rispose alle battute obbedendo seccamente all'ordine del Re di poco prima: «È il vostro turno di udienza, bastardi. Il Re vi sta aspettando.» Quando si furono distanziati di qualche passo, Kodinya sibilò tra i denti: «Figli di puttana.»
Cooler, in attesa che i suoi guerrieri d'élite entrassero, tornò a sedersi sul trono e ne approfittò per ragionare in solitaria. «Devo pianificare tutto al meglio. Terrò la squadra Sauzer pronta ad essere utilizzata, anche se, date le premesse, non dovrebbe essere necessaria... ma nulla dovrà restare imprevisto. Io non sono mio fratello... lui ha sempre preso tutto con leggerezza.»
 
Chiudiamo qui questa parentesi sul pianeta Frost e torniamo alla Terra: d'altronde, i preparativi per la missione sulla Terra sono ancora in corso e la traversata interplanetaria, quando avrà inizio, sarà molto lunga, anche usando la potente astronave madre di Cooler.
Ricordate che Crilin e Yamcha avevano iniziato a lavorare come addetti ai trasporti per la compagnia di spedizioni Drako Tra.co.? Da allora i mesi sono passati in fretta fra le centinaia di consegne che i due amici hanno portato a termine senza problema alcuno. Mr. Drako si era comportato con loro proprio come aveva previsto Bulma: un po' stronzo sì, ma in fondo allegro, ciarliero e soprattutto onesto; era talmente soddisfatto di loro che non lesinò di pagar loro qualche extra. In questo modo, quando riuscirono a mettere insieme un gruzzolo ragionevole, i due amici ormai soci d'affari si misero in cerca di un fabbricato ad un prezzo decente da trasformare nella loro nuova palestra. Quando lo trovarono, incaricarono un'impresa edile di ristrutturarlo, e ad una tipografia affidarono la commissione di stampare i volantini pubblicitari della nuova palestra. Infine, rassegnarono le dimissioni: quando il loro capo lo venne a sapere, si trasformò in una disperata fontana di lacrime; infine dovette cedere e accettare i progetti che coltivavano per il loro futuro.
Alla fine arrivò il giorno tanto agognato: quello dell'apertura della palestra. Si trattava un edificio di un bianco tendente all'azzurrino chiaro, dalla forma semisferica secondo l'architettura in voga nella Città dell'Ovest; sul lato frontale, proprio sopra l'ingresso, campeggiava l'insegna a caratteri cubitali “Shin Kame School”. All’interno Bulma – che da qualche mese aveva abbandonato la sua permanente per tornare al taglio liscio di capelli -, Pual e Olong, intervenuti per fare compagnia, chiacchieravano con Chichi e Gohan, anche loro invitati: al di là del rapporto di amicizia che legava in particolare Crilin e Gohan, quella palestra era stata in qualche modo ispirata da Goku. L'ospite d'onore era il maestro Muten, senza il quale quella scuola di lotta forse non sarebbe mai esistita.
Yamcha e Crilin erano su di giri per l'apertura della nuova palestra. Facevano un figurone nelle loro divise nuove di zecca: per l'occasione, infatti, sfoggiavano le nuove uniformi, che poi non erano che la versione aggiornata della classica tuta della tartaruga. Entrambi indossavano una casacca di un rosso-arancio acceso che riportava l'ideogramma Kame sul petto in piccolo, e sulla schiena in grande, e dei pantaloni dello stesso colore. Sotto la casacca indossavano una maglietta blu notte, che si abbinava ai polsini dello stesso colore; completavano l'abbigliamento degli stivaletti neri. Quel corredo era nell'insieme molto pesante: se l'erano fatto fornire da Dio, al duplice scopo di agevolarli nel trattenere la loro vera forza e di mantenere il fisico in costante allenamento; sicché, alla fine, portavano addosso un peso molto superiore al loro stesso corpo. Per di più Yamcha, che tra i due era quello più vanitoso, aveva deciso per l'occasione di esibire un nuovo taglio di capelli a spazzola.
Crilin, oltre ad essere eccitato, avvertiva una punta di preoccupazione. E se non fosse arrivato nessun interessato? Magari in quegli anni i gusti erano cambiati ed i giovani non provavano più interesse per le arti marziali... no, non era quello lo spirito giusto. Fiducia in sé stessi! Questo doveva essere il motto: anche Goku sarebbe stato d'accordo su questo. Crilin annuì convinto, portò i pugni ai fianchi e assunse un portamento baldanzoso.
D'un tratto, la porta scorrevole automatica si aprì, e come un tornado si videro entrare due ragazze che definire particolarmente allegre era riduttivo. Improvvisando un vivace balletto, tenendosi per le mani intrecciate in una sorta di comico valzer, le due si portarono davanti al gruppetto gridando: «Ta-daaaan!» Ora che si erano fermate, i presenti potevano guardarle da vicino e con maggiore chiarezza. Dovevano avere tra i sedici e i diciotto anni, avevano entrambe un fisico snello ma formoso e vestivano canottiere e pantaloni di tuta; i loro visi erano identici, e l'unico elemento che aiutava a distinguerle era il taglio di capelli: la prima aveva i capelli corti che non arrivavano alla base del collo, la seconda li teneva raccolti in due lunghe code; la caratteristica comune era l'uguale colore di occhi e capelli, verde scuro.
«Facciamo crollare questo posto! Gyeah!» disse l'una all'altra, con un sorrisone a trentadue denti e gli occhi serrati, il pugno verso il cielo.
«Gyeah! Let's rock the gym, sorella!», approvando l'idea.
Muten e Olong, che su un certo tipo di argomenti viaggiavano sulla stessa lunghezza d'onda, si misero a bisbigliare di sottecchi fra loro: «Hai visto che belle fighette?» domandò Muten.
«Ihih, sì, proprio carine...» sghignazzò il maiale, con un viso più porcello che mai. «Mi ricorda i bei tempi in cui rapivo tutte quelle lolite e me le portavo a casa... che ricordi!» aggiunse, con la bava alla bocca.
«Cosa avete voi due da confabulare, eh??» chiese Chichi minacciosamente, portandosi dietro di loro. «State tramando qualcuna delle vostre porcellate da depravati...? Non oserete corrompere mio figlio, voglio sperare...» I due si zittirono, grondando sudore freddo e inghiottendo a vuoto.
Le due si avvicinarono a Yamcha con atteggiamento spaccone e domandarono all'unisono: «Ciao, stallone! Sei tu il capo di questa stamberga?»
«S-stamberga...?» balbettò il giovane.
A questo punto Bulma, vedendo le due ragazze che si prendevano troppe confidenze con il suo fidanzato, decise di prendere in mano le redini della situazione, e sbraitò mostrando due file di denti aguzzi: «Cominciate a portare un po' di rispetto, brutte maleducate che non siete altro!»
La ragazza coi capelli più corti rispose con insolenza: «Ohè, zia! Datti una calmata e parla bene con noialtre!»
L'atmosfera si stava riscaldando, quando l'attenzione dei presenti fu attratta da una melodiosa voce femminile che risuonò sulla soglia dell'ingresso: «Kaya! Ganja! Siete due cretine!»
Tutti lanciarono un'occhiata alla nuova arrivata, ma fu Crilin quello che si soffermò a guardarla con maggiore partecipazione, mentre faceva un ingresso degno della protagonista femminile di un film. Era di altezza media, aveva un fisico snello e non eccessivamente formoso; aveva lunghi capelli ondulati color crema che, scendendo, mostravano delle screziature color cioccolato; ma la cosa più sublime di quella celestiale visione, ciò che più colpì Crilin di primo acchito, furono gli occhi: di un azzurro chiaro come il ghiaccio, avevano un taglio molto delicato e particolare, e le conferivano un'aria dura e matura. Era bellissima. Anzi no: era la ragazza più affascinante che Crilin avesse mai avuto la fortuna di vedere. La ragazza interruppe l'idillio della sua entrata in scena rimproverando coloro che l'avevano preceduta: «In che lingua vi devo ripetere che non dovete fare le deficienti!?» Poi, rivolgendosi a Yamcha e Crilin, sui quali si era soffermata per via della tuta, disse: «Immagino siate voi i gestori di questa palestra, giusto? Lo intuisco dalle tute...»
Crilin era rimasto là, mezzo bloccato come un mammalucco, quindi fu Yamcha a reagire: «Sì, signorina! Io mi chiamo Yamcha... e questo» aggiunse indicando l'amico pelato «è il mio compagno di allenamenti nonché ora mio socio in affari, Crilin!»
«S-sì... sono io!» riuscì a balbettare Crilin, come risvegliato da una sorta di ipnosi. La ragazza si mise in mezzo alle altre due, che erano chiaramente più giovani di lei, poggiando le mani su una spalla per ciascuna. «Scusate se queste due zucche vuote hanno fatto irruzione in questo modo. Mi sono scappate, ero rimasta indietro, ma posso immaginare bene la scena...»
«Sì figuri, signorina... siamo esperti di arti marziali, non possiamo lasciarci intimidire facilmente.»
«Ti intimidisco io, testa pelata!» rimbrottò una delle due giovani.
«Stai zitta, tu! Non intimidisci proprio nessuno!» la tacitò la più grande, premendo i palmi delle mani sulle teste delle due per costringerle ad abbassare lo sguardo. Poi le incitò: «Forza, presentatevi, da brave ragazze educate quali dovreste essere, o almeno far finta di essere.»
«Io mi chiamo Kaya...» disse quella dai capelli più lunghi.
«Io sono Ganja...» continuò l'altra.
«Brave. Io invece mi chiamo Soya. Loro due sono gemelle, e io sono la grande di famiglia.» concluse la sorella grande, con tono sereno.
«...io sono la grande di famiglia!» la scimmiottò Kaya, simulando una vocina stridula e fastidiosa, a cui Soya rispose dandole un pugno sulla testa.
«Come avrete capito, alle due signorinelle qui presenti occorre un po' di disciplina... ma anche io voglio iscrivermi per migliorare le mie capacità.»
Dalla conversazione che ne seguì, venne fuori che le tre appartenevano ad una famiglia di patiti delle arti marziali; e che Soya, che aveva già preso lezioni da piccola ma in seguito aveva abbandonato quella strada, serbava come ricordi d'infanzia i tornei Tenkaichi a cui aveva assistito da piccola col papà, senza immaginare che un giorno i due mitici concorrenti Yamcha e Crilin avrebbero aperto una palestra proprio nella loro città. Venne anche fuori che la stessa Soya, da qualche anno, si occupava praticamente da sola di allevare quelle due teste calde delle sue sorelle, cercando di crescerle come due ragazzine beneducate. Era sottinteso che le tre sorelle erano rimaste orfane, anche se nessuno dei presenti fu tanto indelicato da voler indagare sulla scomparsa dei loro genitori. «Purtroppo, come a volte capita ai ragazzi che non hanno più l'autorità dei genitori da rispettare, queste due sconsiderate sono molto indisciplinate, e molto poco rispettose. Vi avverto che, se le accettate come allieve, vi daranno dei bei grattacapi...» soggiunse la ragazza, raccomandandosi così sulla difficoltà derivanti da due ragazze così problematiche.
«Stupida!» sbottò Kaya. «Ci fai passare per due delinquenti da riformatorio!»
«E comunque non serve che fai tante raccomandazioni a questi due bellimbusti, perché tanto io e Kaya siamo d'accordo di non iscriverci! Tu fai quello che vuoi!» proruppe impertinente Ganja.
«Appunto, farò quello che voglio: vi iscrivo.» ribatté Soya con occhi maliziosi, forzandosi a mantenere un tono di voce pacato.
«E noi non ci presenteremo nemmeno mezza volta!» risposero straordinariamente all'unisono le due gemelle, accompagnando l'esclamazione con una sonora linguaccia – corale anch'essa - e concludendo con un altrettanto corale «Vaffanculo!», che lasciò di sasso tutti – tranne Olong, che continuava ad essere eccitato davanti al carattere piccante delle due ragazze. Beh, ma si sa che quello è un caso senza speranza. Muten, invece, sembrava attratto dalla situazione complessiva: il suo animo di saggio maestro riaffiorava dal suo sguardo imperturbabile dietro le lenti scure, fiducioso nelle potenzialità delle arti marziali; in fondo credeva che l'allenamento potesse giovare al carattere delle due.
Il battibecco doveva essere qualcosa di frequente fra le tre giovani, perché Soya non batté ciglio davanti al gentile invito ad andare a quel paese. Semplicemente, si girò verso i due capipalestra con uno sguardo apparentemente impassibile; Crilin scorse in quegli occhi una sorta di lampo, impercettibile per chiunque altro. Si chiese cosa significasse quello sguardo, poco meno di un'occhiata fugace.
Yamcha si sentì in dovere di intervenire e di smorzare i toni del diverbio. Col suo noto savoir faire, disse: «Calma! Sentite, signorine: se frequenterete la nostra palestra, nel giro di pochi mesi vi insegneremo a fare questo...» E così dicendo, si mise tranquillamente a levitare di un paio di metri. «Le arti marziali sono anche questo... ma è necessaria una certa dose d'allenamento e di controllo delle proprie forze per riuscirci!» Soya restò sbalordita; le due gemelle, senza parole. Anche Crilin volle dare man forte al compagno d'avventura, e ne imitò l'esempio levandosi a mezz'aria.
«Dina-mitico!» esclamò Kaya.
«Gyeah! Dina-mitico al cubo!» le fece eco la gemella.
«Ma davvero potremmo imparare a fare questo??» domandò di rimando Kaya, eccitata al solo pensiero.
Allora il piccolo Gohan intervenne per sostenere i due amici: «Certo, guardate... so farlo anche io!» Così dicendo, si mise a svolazzare per l'ampio stanzone principale della palestra.
«Gyeah! Se può farlo questo frugolo, possiamo riuscirci anche noi!» «Ci iscriviamo più presto di subito!» furono le dichiarazioni eccitate delle due allieve. Le due ragazze sembravano avere un atteggiamento molto immaturo e volubile, dopotutto: fu così che Kaya e Ganja accettarono di iscriversi, ed anche con un certo entusiasmo. Mentre discutevano sulle formalità d'iscrizione, con passo felpato, Olong aveva cercato di portarsi alle spalle delle tre ragazze che stavano interloquendo con i suoi due amici, per poter saziare la fame di curve femminili che avevano i suoi occhi.
Fu allora che Kaya si girò di scatto con aria famelica: «Ehi tu, bracioletta! Non toccarmi le chiappette, anche se sono la mia parte migliore... e la tua parte migliore qual è? La pancetta o le costolette? Mi sta venendo fame...!» Al che Olong scappò via terrorizzato, lagnandosi fra sé: “Uffa! È mai possibile che le becco tutte io quelle che non voglio lasciarmi fare pat pat? Che disdetta!”
Muten ridacchiò divertito: “Meno male che ho lasciato andare avanti lui... sono tipe aggressive, queste... ai miei tempi la gioventù era diversa...”
Yamcha scomparve per un attimo nella sala adiacente, per poi ricomparire sorridente: «Perfetto! La quota di iscrizione vi dà diritto ad una divisa della palestra, che vi forniremo alla prima lezione. Passiamo alla regola numero uno: quando venite ad allenarvi qua da noi, la prima cosa da fare è indossare questi!» esordì mostrando dei gusci di tartaruga marina lucidi e nuovi nuovi, di colore viola. «Pesano venti chili ciascuno... come insegna il maestro Muten, per il periodo iniziale farete i vostri esercizi con indosso questi, e vedrete che farà molto bene alla vostra muscolatura: sarete in forma e anche la vostra velocità di movimento migliorerà.»
Soya sorrideva compiaciuta, covando la speranza di trovare in quei due atleti dei potenziali amici, e non solo delle persone di sicura fiducia su cui fare affidamento nel gestire “quelle due sconsiderate”.
 
Quella stessa sera, da solo nel suo letto alla Kame House, Crilin rifletteva fra sé sulla giornata, e inevitabilmente ripensava a Soya, ai suoi occhi color ghiaccio e al suo sguardo. Finalmente riuscì ad interpretare l’occhiata che la sorella grande aveva rivolto a lui e a Yamcha: quella fanciulla stava chiedendo aiuto, quasi implorando, ma al contempo camuffando dietro l'apparente freddezza esteriore una richiesta del tipo “Aiutatemi voi, perché io non so più che pesci prendere. Vi scongiuro.” Crilin rifletteva fra sé, finché bisbigliò con serietà: «Non preoccuparti, dolce Soya... ti aiuterò io. E la prossima volta vedrai che coglierò al primo colpo la tua richiesta d'aiuto, Soya.» Finalmente, Crilin si sentì libero di prendere sonno.
 
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L’ANGOLO DELL’AUTORE
Solite precisazioni di fine capitolo:
  • Ho scelto di inserire Cooler nella storia (già menzionato nei capitoli precedenti), malgrado non sia un personaggio del manga. La sua esistenza non mi sembrava in contraddizione con il manga, però il suo film mi sembrava un po' una scopiazzatura di Freezer e della squadra Ginew. Quindi, mi sforzerò di inserire elementi originali per distinguere al meglio i due potentissimi fratelli. Del resto sapete già che fra i buoni non ci sarà Goku a salvare il mondo, e fra gli invasori ci sarà Kodinya. :-)
  • Il titolo del capitolo è una citazione di una bella canzone dei The Clash, che incitava scherzosamente ad opporsi al regime iraniano musulmano che aveva vietato la musica rock (e quindi "rock the casbah", scuotete la casbah). Il riferimento del titolo è all'atteggiamento ribelle di quelle due pazze scatenate di Kaya e Ganja. :-)
  • Origine dei nomi dei nuovi personaggi: kaya e ganja sono due modi tipici della parlata giamaicana per indicare la marijuana; Soya deriva dalla soia, il noto legume.
  • Voglio che sia chiaro dalla descrizione che il viso di Soya (viso, non capelli e fisico) e in particolare gli occhi sono uguali a quelli di 18 - insomma, dalla mia storia sembrerebbe che Crilin sia attratto da quel "tipo" di tratti somatici.

 In allegato con questo capitolo, il ritratto di Soya e delle due gemelle Kaya e Ganja.
  
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