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Autore: lafilledeEris    12/03/2013    6 recensioni
ATTENZIONE: E' UNA KURTBASTIAN
“Mh…” No, non voleva alzarsi. In quel momento, con quei postumi da incubo, il letto gli sembrava l’unico posto al mondo in cui sarebbe voluto stare.
Finché Rachel non trovo opportuno sollevargli le coperte di scatto e scoprirlo.
“Rise and shine!”**
“Rachel, sappi che ti odio!”
La ragazza si lanciò a peso morto sull’amico, abbracciandolo forte.
In quell’ultimo periodo Hummel si era rivelato poco incline alle dimostrazioni d’affetto e in tutto quel casino di emozioni represse e rimosse, in qualche modo, vi era andato di mezzo anche il rapporto con la sua migliore amica. Lei ormai stava con Brody – Finn sembrava un ricordo abbastanza sbiadito a sentire i rumori che provenivano dalla camera da letto quando il ragazzo restava a dormire e Kurt era quasi sicuro che non si mettessero a spostare i mobili nel cuore della notte –, andava alla NYADA , aveva trovato il suo equilibrio newyorkese, insomma.
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Brody Weston, Burt Hummel, Kurt Hummel, Rachel Berry, Sebastian Smythe
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 4
 
 
 
Track#5 Silver Lining
Artist:Jessie J
 

 
 
Era passata una settimana da quando Sebastian aveva messo pianta stabile in casa Hummel–Berry–Weston. Se si potesse aggiungere Smythe al campanello era ancora un mistero.
Quella mattina qualcosa turbava la quiete dell’appartamento.
“Sebastian!”
Ah, Rachel Barbra Berry. Dono del cielo. O disgrazia, dipende dai punti di vista.
“Rachel, quando capirai che io sono gay!”
Smythe si apprestava a schivare con abile gesto un’arma impropria –alias ciabatta– lanciatagli da Rachel.
“Ma aprendo la porta del bagno, mi hai comunque vista nuda!” protestò la ragazza.
“Ti prego, adesso devo disinfettarmi gli occhi con l’acqua santa! Mi vanno a fuoco, secondo te chi sta peggio fra noi due?”
“Sebastian ero nuda! Nuda!” tentò lei.
“Berry cosa non ti è chiaro della parola gay! Gay! Gay!”
“I miei papà sono…”
“Gay, lo sappiamo, nana! E per la cronaca quello che dovrebbe preoccuparsi è il tuo ragazzo.”
Rachel grugnì, quello che sembrò un “vai a farti benedire”.
“Berry, sia chiaro non sei per niente il mio tipo!” le rise dietro l’ex Usignolo.
“Già, se non hai qualcosa che penzola fra le gambe puoi dormire con tutti e due gli occhi chiusi!” si sentì dire da dietro la porta della camera di Kurt, poco dopo questo si affacciò in accappatoio.
“Hummel anche tu puoi stare tranquillo!”
“Sai cosa penso, Sebastian?” iniziò Kurt.
“Spara!”
“Arriverà il momento in cui quel tuo animo da mangusta recalcitrante ti si rivolterà contro!”
“Mai vista una mangusta fare il filo ad un pinguino!”
“Perché i pinguini sono più carini! Ci sarà un motivo per cui fanno più peluche a forma di pinguino che a forma di mangusta!”
“I pinguini perdono tempo a spanciarsi sui ghiacciai, ecco perché la gente riesce ad immortalarli; le manguste passano più tempo a…”
“Cosa fanno le manguste?” s’intromise Brody, che usciva dalla camera che divideva con Rachel. Ancora in mutande. Ma per quel ragazzo era perennemente l’otto marzo?
“Se vuoi te lo mostro” ghignò Sebastian, allungando la mano verso Brody. “Ahia!”
Rachel aveva assestato una manata sul collo scoperto del ragazzo quando aveva sentito quelle parole.
“Rach, che cosa voleva dire?” Ecco come un omone di un metro e novanta può ridursi a cucciolo indifeso. Ah, beata innocenza. Ignoranza. Dettagli, insomma.
“La mia offerta è sempre valida”. Sebastian fece l’occhiolino, mentre una Rachel sempre più imbufalita lo minacciava con la spazzola per lavare la schiena.
“Rachel, cosa stai facendo?” domandò perplesso Kurt.
“Non la vedi? Cerca di tenere intatto la dote del suo principe. Come se dopo tutto questo tempo fosse possibile rubare qualcosa di usurato”.
“Sebastian, tu non hai di meglio da fare che provarci con Brody?” domandò perplesso Kurt.
Questo scosse la testa.
“Mica sono come te! Mi spieghi perché dopo tutto questo tempo sotto lo stesso tetto, non ci hai ancora provato?”
Kurt alzò gli occhi al cielo.
“Per prima cosa è etero, per dire, eh” contò con le dita “Secondo è il ragazzo, fidanzato, va beh chiamalo come vuoi, di una delle mie migliori amiche.”
“Mai sentito parlare di pressing psicologico?”
“Per Dio, Sebastian perché devi ridurti ad essere un morto di…” Si bloccò all’istante. Capì e scoppiò a ridere.
“Cosa? Hummel perché stai ridendo di me?” lo guardò interrogativo.
L’altro incrociò le braccia al petto e lo squadrò dall’alto verso il basso.
“Da quanto non stai con nessuno?”
“Non sono fatti tuoi!”
Hummel scoppiò a ridere, tenendosi la pancia.
“Da tutto questo tempo?”
“Kurt, non hai nulla da fare?” protestò Sebastian.
“No, trovo più divertente farmi i fatti tuoi”.
Kurt poggiò i gomiti sull'isola della cucina, mettendo le mani a coppa e sistemandovi sopra il mento.
“Sei una vecchia zitella pettegola!”
Sebastian incrociò le braccia al petto, mettendo un piccolo broncio.
“Io ci tengo ad essere aggiornato” spiegò semplicemente Kurt.
“Da quando ti interessa la mia vita sessuale?”
“Da quando posso sbeffeggiarti sull'argomento”.
“Perfido!”
Sebastian si sedette sul tavolo e prese a giocare con una mela. Si era assorto per un attimo nei suoi pensieri, finché un cuscino non lo colpì in pieno viso.
Alzò lo sguardo e vide Kurt e Rachel ghignare. I suoi coinquilini – stentava ancora a crederci – erano davvero delle pessime persone. Sospettava che ci sarebbe stato parecchio da divertirsi.
“Volete la guerra?” tuonò in tono fintamente irritato. “E guerra sia!”
Brody corse a cercare riparo da Rachel.
Sebastian si armò di cuscino e si accucciò dietro il puff color caramello che si trovava in una parte del grande salone.
“Sebastian lascia stare quel puff!” si lamentò Kurt.
“E perché mai?”
“Perché ci tengo!”
“A maggior ragione! Prenderò il puff in ostaggio”.
“Ti odio” grugnì Hummel, mentre Rachel lanciava un cuscino – che sarebbe dovuto finire addosso a Bas – proprio sulla caffettiera che si trovava sul piano cottura.
“Berry, hai toppato! Eppure dovrebbe essere il tuo ragazzo quello con problemi di vista per colpa...” Non si seppe mai quale fosse la causa dei problemi di vista di Brody dato che venne interrotto. Kurt gli era letteralmente piombato addosso di peso.
“Ti avevo detto di allontanarti dal mio puff!”
“Hummel, occhio a come ti muovi!” tentò Sebastian, deglutendo a vuoto. Kurt era sopra di lui e lo guardava beffardo.
“Smythe” lo apostrofò “devi stare attento a ciò che fai. Quello è il mio puff preferito!”
In tutto questo Kurt era rimasto ancora sopra di lui. Non si era mosso. Gli stava parlando e stava a cavalcioni su di lui. Che fine aveva fatto il Kurt impacciato di Lima, Ohio?
Ma i suoi pensieri vennero interrotti dal ragazzo che si sollevava prestando attenzione (sia ringraziato il cielo!) e gli porgeva la mano per fare altrettanto.
Quando si sollevò guardandosi attorno vide Rachel e Brody che scherzavano fra di loro, lei aveva incrociato lo sguardo e gli aveva sorriso.
Sebastian provò una sensazione strana all'altezza dello stomaco. Non seppe bene come qualificarla, sapeva di averla già provata altre volte. Eppure era come nuova.
Erano solo quattro mura. Ma poteva ritenerla casa? Questo e altri dubbi si svegliavano in lui. Ed era strano, lui non aveva mai dubbi. Solo infinite certezze. Che però sparirono, davanti al sorriso di persone che mai avrebbe pensato potessero sorridergli.
 
 
 
 
 
Kurt era sovrappensiero. Era intento a cucinare e canticchiava. Aveva lo stesso motivetto in testa da più di quindici minuti ma quello che lo tormentava era che non riusciva a ricordare quale fosse la canzone. Detestava quando gli succedeva così: più si imponeva di cambiare canzone (insomma ne conosceva a bizzeffe), più quel ritornello irritante gli tornava alla mente. Diede un colpo secco col coltello e tagliò di netto la carota che, da povera malcapitata qual era, si era trovata sul tagliere.
La carota sbagliata al momento sbagliato.
“...Everybody Want to be a cat.”[1] Kurt si fermò di colpo, col coltello a mezz'aria e la bocca semi spalancata.
“Kurt, due domande: la prima, perché canticchi gli Aristogatti, è un ripiego per Cats, vivi ancora il tuo lutto per la cancellazione dello show a Broadway?; seconda: perché hai un coltello in mano e hai appena decapitato una carota?”
“Ehm...” Kurt poggiò il coltello sul piano della cucina e si voltò dall'altro. “Come fai a conoscere la canzone che stavo canticchiando?” E di cui non ricordavo il testo. Ok, questo non era il caso di dirlo.
“Kurt, sai ho avuto un'infanzia anche io. Guardavo i cartoni con la mia tata, Rosario[2]” spiegò Sebastian “Una tipa strana, ma apposto”.
“Hai avuto un'infanzia?” lo prese in giro Kurt. “Credevo che fossi nato di sedici anni, viziato a strafottente”.
“Io mi domando come tua madre abbia potuto partorire un pinguino” ribatté l'altro.
Kurt gonfiò le guance indispettito.
“Sebastian Smythe! Io non sono un pinguino! Ritira ciò che hai detto!”
“Mai!”
E Kurt scatenò l'inferno, lanciando una manciata di farina che gli sarebbe servita per fare la sfoglia del tortino di verdure.
Scoppiò a ridere vedendo la faccia sconvolta di Sebastian che boccheggiava, cercando di levarsi la farina dagli occhi.
“Kurt!”
“Sebastian!” lo prese in giro.
“Oh, vuoi la guerra?”
Un ghigno comparve sulle labbra di Smythe.
Oh, oh.
Kurt capì di essersi messo nei guai.
L'altro si bagnò la mani, chiudendole a coppa, sotto il flusso d'acqua del lavandino, si voltò verso Kurt e gli lanciò il liquido nonostante questo tentò di fuggire per evitarlo. Ma il peggio arrivò quando Smythe prese il pacco della farina.
“No!” sussurrò Kurt. “No!”
Gli venne fuori una vocina stridula, come ogni volta in cui era in ansia, o capiva di aver fatto un errore.
Sebastian lo stava sfidando con lo sguardo.
“Non lo faresti” tentò Hummel.
“Questo lo dici tu!”
E fu un attimo. Kurt mise le braccia davanti al viso e si ritrovò il cardigan in lana pieno di farina.
“Sei ancora troppo pulito per i miei gusti!”
“Cosa?” urlò Kurt “Stai scherzando, vero?” abbassò lo sguardo intento a capire l'entità del danno.
Grave errore. Gravissimo. Mai abbassare lo sguardo con Sebastian Smythe.
Il malcapitato Kurt non si rese conto che l'altro ragazzo si era spostato alle sue spalle. O meglio, se ne accorse quando sentì un braccio imprigionargli il busto.
“Sebastian!” gridò mozzando una risata, sentendosi stringere e poi la sua vista venne oscurata dalla mano che andò a ricoprirgli il viso di farina.
Kurt era sconvolto. Come aveva osato? Gli aveva rovinato il maglione e adesso stava mandando a farsi benedire i suoi trattamenti di bellezza.
No, davvero. Doveva dirgliene quattro.
“Sebastian...” E realizzò: di essere pieno di farina, di essere avvolto nell'abbraccio di Sebastian. Di stare bene in quella situazione. Stava ridendo di gusto, di quelle risate che ti lasciano col mal di pancia e le lacrime agli occhi. Era una sensazione che gli era mancata. Perché ormai gli capitavano di rado situazioni simili. Non gli era successo nemmeno con Adam, nonostante quest'ultimo provasse in tutti i modi a fare del suo meglio.
Sebastian si ritrovò a ridere, mentre teneva Kurt fra le sue braccia. Eppure era consapevole di una cosa: in quel gesto non c'era malizia. Stringeva un ragazzo senza secondi fini. Perché tutto questo non gli suonava fuori luogo? Perché si sentiva bene e non gli importava che in tutta quella situazione potesse sembrare ridicolo?
“Ragazzi, cos'è...Oh!” Rachel li fissava con un sopracciglio alzato, cercando di districarsi in quel groviglio di braccia, farina e lana nel quale erano legati i due ragazzi.
Brody continuava a tenere la bocca aperta, formando una “o”.
“Mi sa che abbiamo interrotto qualcosa” sussurrò.
Sebastian lasciò andare Kurt, che aveva assunto un colorito rosso accesso, visibile sotto la farina, che variava al fucsia e poi tornava al rosso pomodoro.
“Preparavo la cena” cercò di spiegare Kurt, scuotendo le braccia vigorosamente, evitando di guardare l'amica negli occhi.
“E io lo aiutavo” Sebastian gli arrivò in soccorso.
“Mh...” Rachel incrociò le braccia al petto, spostando lo sguardo fra i due ragazzi davanti a lei. “Meglio se ordiniamo la cena col take away”.
 
 
 
 
 
 
 
Quello era uno di quei momenti il cui racconto sarebbe dovuto iniziare con una frase tipo “era una notte buia e tempestosa”[3]. Fuori sentiva il vento soffiare forte, con il gelo di Gennaio che non concedeva sconti a nessuno. Kurt si strinse maggiormente la coperta addosso, rannicchiandosi portando le ginocchia al petto e facendo combaciare i piedi l'uno all'altro per farli riscaldare.
In realtà c'era dell'altro dietro al suo sonno turbato. Da qualche giorno o giù di lì, gli sembrava di sentire un pianto sommesso, quasi contenuto.
La prima notte non vi aveva dato peso – troppo pigro per abbandonare il suo letto caldo- ; la seconda notte pensava si trattasse di qualcuno per strada – ad esempio qualcuno che aveva ricevuto una delusione, non riusciva a non immaginarsi una scena non in stile Hollywood-; la terza notte capì che proveniva da casa sua e pensò a Rachel – e qui le cose erano due: o aveva litigato con Brody, oppure questo l'aveva resa felice; a quel pensiero era rabbrividito ed era quasi sicuro di aver avuto un incubo in cui trovava la coppia in atteggiamenti intimi. Voleva venire a capo della situazione, anche a rischio della sua sanità mentale. Insomma, era troppo curioso. Doveva levarsi il dubbio.
Prese il coraggio a due mani e si alzò dal letto. Come copertura avrebbe usato il volersi fare una tazza di latte.
Quando entrò in soggiorno sentì distintamente dei singhiozzi. E quando capì da dove provenivano si stupì.
Era Sebastian. Lo vedeva nelle penombra, con il viso rivolto verso l'interno del divano, le spalle scosse dai singhiozzi contenuti.
“Sebastian?” chiamò piano, dopo essersi avvicinato al divano.
L'altro, al sentirsi chiamare, si portò le mani al viso cercando – immaginò Kurt, intuendolo dai movimenti - che si stesse asciugando le lacrime.
“Dimmi” disse senza però voltarsi.
“Tutto bene?” tentò Kurt, pentendosene all'istante. Aveva appena beccato Sebastian Smythe a piangere sul suo divano e gli chiedeva se andava tutto bene. Geniale. Come se si aspettasse che potesse dirgli la verità.
“Sì”. Appunto.
Bisogna trovare una strategia. Kurt doveva aguzzare l'ingegno.
“Sebastian” ritentò, dopo essersi avvicinato al divano e accucciatosi sui talloni. “Mi sto facendo una tazza di latte, mi fai compagnia?”
Sebastian tirò su col naso, prima di sollevarsi e fare forza sui gomiti per sedersi.
Quando guardò Kurt aveva gli occhi gonfi e rossi. Il verde dell'iride pareva distrutto da un dolore che si spargeva per tutto il viso. La tristezza era l'ombra che oscurava il verde cristallino che solitamente caratterizzava lo sguardo sbarazzino del ragazzo.
Distrutto ma non rotto.[4]
Kurt vi vide tanta delicatezza in tutta quella scena. Si sentì quello forte e quindi capì di dover infondere all'altro quella sicurezza.
Gli tese la mano, aspettando paziente che l'altro la prendesse. Cosa che avvenne.
Si sistemarono in cucina, attorno all'isola, Sebastian si sedette sull'alto sgabello, mentre Kurt si apprestava a mettere nel forno a microonde le due tazze di latte, preso dal frigo, affianco al piano cottura.
Kurt capì che se voleva che Sebastian parlasse con lui, doveva fare il primo passo e rivelarsi per primo. Una sorta di “do ut des”[5] , fatto di piccoli passi.
Kurt gli porse la tazza, e poi dopo aver posato la sua vi mise i soliti tre cucchiai di Nesquik.
“Sai” iniziò “ mia madre mi preparava latte e cioccolato quando ero triste. Diceva che poteva risolvere tutti i problemi”.
Se li ricordava bene quei giorni – quelli della malattia, gli ultimi i più atroci perché i più vissuti da lui che aveva solo otto anni, e i meno vissuti da sua madre - aveva bevuto tanto latte al cioccolato. Ma i problemi non erano passati, anzi aumentavano e gravavano sulle piccole spalle gracili. Kurt non aveva mai smesso di bere latte al cioccolato.
“Quando lo bevo è come se lei fosse ancora qui” spiegò con un sorriso dolce sulle labbra.
E Sebastian capì: salti tu, salto io.
“Io invece bevevo thè e biscotti” iniziò incerto “me li preparava Rosario, poi facevamo grandi maratone di cartoni animati e telenovelas”.
“Mi pare di avertela già sentita nominare, o sbaglio?”
Sebastian scosse la testa.
“Non sbagli, ne ho parlato prima che scoppiasse il finimondo” ridacchiò “Era la mia tata, lo è stata per anni. Tipa strana, era un donnone di ottanta chili con grosse spalle e la carnagione olivastra, con un forte accento messicano. Incuteva un certo timore se non la si conosceva, quando invece era un delle persone più buone al mondo. Praticamente mi ha cresciuto lei, perché i miei erano sempre in giro per lavoro”.
A Kurt venne facile immaginarsi un Sebastian in miniatura che si districava fra telenovelas e cartoni animati. Un principio di fanboy. Gli scappò una risata.
“Perché ridi?” domandò Sebastian corrucciando le sopracciglia. Kurt scosse la testa. 
“È che mi immagino te da piccolo in pigiama. Non ti ci vedo a fare il bravo bambino”. Kurt storse il naso fintamente dubbioso.
“Ehi!” protestò Sebastian “io sono bravo!”
“Quando dormi, forse nemmeno!” lo prese in giro.
Si ritrovarono a ridere, parlando un po' a turno, un po' accavallandosi. Se c'erano momenti di silenzio non erano sintomo d'imbarazzo, ma servivano a raccogliere le idee.
Si erano spostati dagli sgabelli al divano, per stare più comodi. Il primo a crollare era stato Sebastian. Kurt non aveva la forza per muoversi quindi prese il plaid dallo schienale del divano, stendendosi accanto all'altro. Gli venne spontaneo mettergli un braccio intorno – un po' per comodità, un po' perché capì che con quel gesto poteva far capire tante cose a Sebastian.
In quel momento ebbe una conferma: tutti hanno bisogno di qualcuno.[6]
 
 
 
 
[1] citazione originale da “Gli Aristogatti” in italiano sarebbe “Tutti voglion fare jazz”.
[2] Era la cameriera in “Will e Grace”.
[3]Nel racconto  “Paul Clifford” di Edward Bulwer-Lytton
[4] dal libro secondo della saga “La confraternita del pugnale nero”
[5]io do affinché tu dia
[6] da “November Rain” dei Guns ‘n Roses.
 
 
 
 
 
I’m here.
Ok,  questo capitol è stato abbastanza difficile da scrivere, ma alla fine ci sono riuscita. Per quanto riguarda le citazioni, bej credo di aver dato il peggio e il meglio di me ( forse più il peggio #LOL). Confesso che mi sono divertita un sacco!
Detto questo, alla prossima!

 
 
   
 
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