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Autore: bieberhopex    12/03/2013    0 recensioni
"Non sono qui per farti del male, Cass. Sono qui per proteggerti e sono più vicino a te di quanto tu creda. Non temere.."
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Bondage
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Appariva ai miei occhi di una bellezza innata, e per qualche minuto, fui davvero convinta di trovarmi in paradiso. Ero così abbagliata dalla sua meraviglia e dalla forza che riusciva ad emanare, che Justin per farmi tornare sul pianeta terra, fu costretto a scuotermi dal braccio. Cominciò a chiamare il mio nome più volte, anche se a me pareva quasi di non sentirlo, come se nelle mie orecchie fosse esplosa una bomba.

"Cass,Cass?" un suono troppo lontano. "Cass, ti prego, non restartene li imbambolata." ed il suono cominciò a farsi più vicino fino a quando non fui costretta a sbattere le palpebre e a ritornare sul pianeta terra.

"C-cosa diavolo sta succedendo? Sono morta? Si, sono morta. In un incidente, vero? Prima che entravo nella tua macchina, ammettilo." mugugnai con la voce spezzata.

"No Cass, è tutto apposto. Sei semplicemente entrata nella macchina e sei rimasta così" imitò la mia espressione alla perfezione. "Per più di cinque minuti." 

"Per favore, smettila di mentirmi. Tirami uno schiaffo, ora."

"No, non lo farò. Sei viva Cass, non sto scherzando. Sei sana e salva, forse solo un pò intontita."

Ancora non mi era possibile realizzare cosa ci fosse davanti ai miei occhi. Gli esseri umani non emanavano luce in quella maniera, era scioccante. Era perfetto.  Era irreale. 
Poi mi resi conto di essere in macchina con uno sconosciuto che mi sembrava conoscere da una vita, e che nonostante tutto, non mi dava ancora spiegazioni e cominciai a sudare freddo. Subito feci per aprire la portella, ma poi mi resi conto che era chiusa a chiave. Mi aveva promesso di non farmi del male ed ora stavo morendo di paura. Cosa diavolo voleva da me? 

"Cass, smettila di avere paura o.." prese il mio braccio mostrandomi il profondo graffio che si era venuto a formare sulla superfice del polso. 

"Sei stato tu? Oddio, fammi scendere immediatamente da questa macchina, per favore."  pronunciai queste parole con un nodo in gola e due secondi dopo mi ritrovai a piangere e a supplicarlo come una stupida.

Automaticamente, prese ancora una volta il mio braccio ferito, cercando di bloccare il mio tremolio, ma quello che fece dopo mi devastò del tutto.

Passò due dita sulla ferita più volte e non so per quale strano motivo, la ferita scomparve. Ora si che ero scioccata.

"Lo vedi, Cass? Non sono qui per farti del male, sei tu che ti fai del male da sola."

Ero così rarefatta che se avessi cercato di parlare, dalla mia bocca sarebbero usciti solo stupidi versi. Ma bagnandomi le labbra, cercai di cacciare fuori le parole con tutta la forza che avevo.

"Come hai fatto? Per favore, dimmi chi sei e cosa vuoi da me, per favore.." niente male come inizio.

"Cass, io sono qui per proteggerti. E' una storia abbastanza lunga che ti racconterò in un secondo momento," prendendomi le mani con delicatezza, si sporse verso di me fino ad avere il suo viso ad un centimetro da mio. "Ma ora, non temere. Non avere paura di me, abbi fiducia in me."

"Come potrei fidarmi di te dopo quello che ho visto? Tu hai sicuramente qualche strana dote di illusionismo."

"Sta a guardare." 

Avvicinandosi di nuovo al mio viso, mi fece segno di osservare i suoi occhi. Feci come chiesto notando che erano di un color miele intenso, ma poi cambiarono tonalità diventando color ghiaccio con la pupilla a forma di rombo. E ancora una volta, provai paura. Quella reazione aprì un altro graffio sul mio braccio sinistro. Allontanandosi da me, posò le dita sulla ferita, accarezzandola dolcemente e la ferita sparì ancora una volta. Rimasi a bocca aperta, così lui, tracciò il contorno del mio viso con le dita morbide fino ad arrivare al mento, dove con gentilezza e senza forzare i movimenti, chiuse la mia bocca. Salendo lentamente con le dita, tracciò tutto il contorno delle labbra facendomi rabbrividire.

"Ora Cass? Ora ti fidi di me?" mi guardò speranzoso attendendo una risposta.

"Oh be, in parte si. Ma mi è ancora difficile capire questo strano collegamento fra te, il mio sogno e il tuo aspetto angelico. Forse è solo una mia reazione visiva."

"No, te l'ho già spiegato. Tieni a mente questo: io sono qua per proteggerti, per difenderti da qualsiasi cosa possa provocarti del male. Vedimi come un angelo custode, ecco."

"Queste cose succedono solo nei film, tu vuoi impressionarmi con uno spettacolo che mi faccia credere sia tutto vero. Sicuramente ci sono delle camere e qualche faro per la pelle.." cominciai ad agitare le mani cercando di capire dove fossero nascoste le telecamere ma lui prese il mio viso fra le mani.

"Come spieghi la tua ferita sul braccio, Cass? E' una reazione provocata dal tuo stato emotivo. Quando hai paura di me, il tuo corpo reagisce in quel modo. Ma basta il semplice tocco delle mie dite per far sparire il tutto." schioccò le dita come a pavoneggiarsi di quello che riusciva a fare.

Poi cominciai a riflettere. "Oh, oh! Adesso capisco il perchè dei graffi e dei lividi la mattina quando mi svegliavo."

"Esatto!"

"Ehm, e come mai appari nei miei sogni o incubi,insomma?"

"Cass, tu mi stai aspettando da una vita."

"Certo che no! Non so nemmeno chi diavolo sei."

"Ma io so chi sei tu, puoi chiedermi qualsiasi cosa sulla tua vita e io sarò pronto a risponderti. Su, mettimi alla prova." ormai fremeva dalla voglia di mostrarmi ciò che era capace di fare.

"Anno e mese in cui ho conosciuto la mia migliore amica e luogo." chiesi la prima cosa che mi passò per la testa.

"15 luglio 2003, durante il vostro primo giorno di elementari. Eravate sedute allo stesso banco e litigaste per una penna, per la precisione blu. Ma poi la maestra vi costrinse a fare la pace e da quel momento nacque tutto."

Se prima mi aveva scioccata, adesso ero davvero convinta di essere morta o di trovarmi in qualche sogno. Stavo sognando, si. E la sveglia fra poco sarebbe suonata, perciò chiusi gli occhi in attesa di uscire da quello strano incubo.

"Sono così scioccante, Cass?"  non riuscivo a vederlo in volto ma potrei giurare che stesse sorridendo. "Ti ho già detto che è una storia molto lunga, capirai con il tempo. Ora, come hai promesso, fidati di me. Sto cercando di farti capire."

"Cosa?" aprì gli occhi e lo notai in una posizione diversa dal solito. Era accigliato e con la testa abbassata in avanti. E capì al volo di aver sbagliato. Stava cercando in tutti i modi di convincermi e io come una stupida, continuavo a dubitare. Era come se lo conoscessi da una vita intera, riusciva a trasmettermi sicurezza e pure se eravamo chiusi in quella macchina da eh, un'ora forse, io stavo bene. Ancora non riuscivo a capacitarmene, ma finalmente riuscii a calmarmi e a capire cosa stesse accadendo.

Quel ragazzo sarebbe stata la mia salvezza.

Intercettando i miei pensieri, o almeno, osservando il mio viso calmo e sicuro, si sporse in avanti buttando le sue braccia intorno al mio collo. Rimasi impietrita prima di circondare la sua vita con le mie braccia. Così lui si fece più vicino al mio corpo e mi strinse più forte. Restammo in quella posizione per più di cinque minuti, ne ero certa, e sentire il suo respiro caldo sul mio collo mi fece scordare di ogni preoccupazione. 
 
Qualcosa nella mia tasca cominciò a vibrare e liberandomi dall'abbraccio allungai la mano per prendere il cellulare. Il numero che lampeggiava in bella vista sul mio schermo, ritraeva il nome 'Mamma'. I miei palmi cominciarono a sudare e involontariamente, alzai lo sguardo verso Justin che meditava sul da farsi. 

"Dille che ti sei fermata al McDonald e che avevi troppa fame per tornare a casa!"

Premettii il tasto verde e ispirando profondamente, cercai di sembrare il più normale possibile.

"Pronto? Mamma?"

"Insomma Cassandra, vuoi dirmi dove sei? Ti stiamo aspettando da più di un'ora."

"Uhm mamma, c'è stato un ritardo a scuola e stavo morendo di fame, così mi sono fermata a mangiare al McDonald. E' tutto apposto, sto per tornare a casa."

"Hai bisogno di un passaggio? Faccio venire papà se è necessario. Dove ti trovi adesso?"

"No, tranquilla mamma. Sto arrivando, non preoccuparti."

"Va bene, ti aspettiamo. Ciao tesoro."

Per poco non scordai di dover prendere aria. Justin prese il telefono dalle mie mani e lo posò sul sedile.

"Cass, stammi a sentire. Adesso io ti accompagno a casa e ti faccio scendere qualche isolato più avanti. Intanto tu mangia questo" aprì il cruscotto e mi passò un panino con l'hamburger. "Ora appoggiati allo schienale e rilassati, è tutto okay."

Nel frattempo che lui mise in moto, io aveva già cominciato ad addentare il panino.

"Che fame"  mormorai tra un morso e l'altro.

"Già" disse trattenendo una risata.

Mi girai verso di lui e notai che era preso dalla guida, era così bello.. "Tu non mangi?"

"Ho già mangiato, tranquilla." mantenendo con una mano il volante, si sporse ancora una volta verso il cruscotto da dove poi mi passò una bottiglietta d'acqua.

"Comunque abito vicino alla spiaggia, sai dove.."

"Cass, io so dove abiti." disse facendomi l'occhiolino.

"Oh,ma come? Ah giusto, è una storia lunga." ritornai a sorseggiare l'acqua.

Si voltò verso di me e mi sorrise, poi ritornò a guardare la strada. "Vedo che impari subito, diciamo."

Sorrisi anche io e restammo in silenzio per tutto il resto del tragitto. Quando purtroppo arrivammo nelle vicinanze di casa mia, accostò sul lato destro della strada ed entrambi ci guardammo nello stesso momento.

"Ehm, cioè, insomma grazie.." feci una pausa. "No, davvero. Mi ha fatto piacere conoscerti.."

"Cass, non essere drammatica. Ci vediamo domani a scuola, ora va che ti stanno aspettando."

Aprii lo sportello e scesi giù, voltandomi per l'ultima volta verso di lui, lo guardai sorridermi e poi chiusi lo sportello. Justin mise in moto e io agitai la mano come per salutarlo. Dio, che giornata.

Accellerando il passo, mi incamminai verso casa e quando fui davanti al portico, suonai il campanello. Il cancello si aprì e chiudendolo alle mie spalle percorsi il giardino. Mia mamma era sulla porta ad aspettarmi con le braccia incrociate. Il ticchettio del suo piede era snervante.

"Insomma, signorina.." 

"Mamma, è tutto apposto. Sono sana e salva e sono qui!" finendo di togliermi le scarpe, feci un giro su me stessa. "Ora devo andare a fare i compiti, perciò salgo su in camera" mentii. "Non chiamarmi quando è ora di cena, non ho fame e a dire il vero sono molto stanca ed ho bisogno di riposare, perciò ci rivediamo domani." allungandomi verso di lei, le diedi un bacio sulla guancia e dirigendomi verso le scale salutai mio padre e mio fratello troppo presi dalla partita per accorgersi del mio arrivo. Correndo arrivai in camera, chiudendo a chiave la porta e precipitandomi sul letto. Mi avvolsi nelle lenzuola, non badando a ciò che mi circondava. Al diavolo i compiti e tutto il resto. Non vedevo l'ora di addormentarmi e sognarlo ancora una volta. 
  
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