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Autore: bonnie misa    12/03/2013    2 recensioni
L'ex professore di difesa contro le arti oscure guardò il cielo notturno.
-Tutto bene Remus, caro?-
-Si Dora. Stavo solo pensando che in fondo...gli angeli custodi esistono davvero...- mormorò Lupin.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nimphadora Tonks, Nuovo personaggio, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Ringrazio Sara per avermi spinto a pubblicare questa storia che, altrimenti, sarebbe finita nel dimenticatoio. <3

 

Capitolo 1:

 

Il cielo era nero, la luna splendeva fulgida mentre il suo riflesso illuminava la superficie dell'acqua.

Alte onde s'infrangevano rumorosamente contro la scogliera, trasformandosi in schiuma bianca che brillava sotto la luce lunare.

Remus J. Lupin osservò cupo l'acqua.

Il fragore dell'impatto delle onde su quell'ammasso di rocce non era per nulla tranquillizzante...Senza contare poi che l'acqua doveva essere ghiacciata.

Per un attimo gli vennero in mente le parole di un vecchio babbano, conosciuto anni prima.

Prima che Harry Potter nascesse.

Prima che Voldemort uccidesse Lily e James.

"Figliolo" gli disse "Dai retta a un povero vecchio: la vita non dura in eterno. Ma intanto...Cerca il tuo Sempre."

All'epoca l'ex professore non capì cosa volesse dire il babbano. E, a dirla tutta, non lo comprendeva a pieno neppure adesso, sulla soglia dei 40 anni.

Si sporse verso l'acqua e sospirò. In fondo quello era un buon modo per morire no?

Il corpo non sarebbe mai stato ritrovato e nessuno lo avrebbe pianto. Perché lui era da solo. Lo era sempre stato.

"Questa è una bugia, e lo sai" lo rimproverò una vocina dentro la sua testa.

Ma la voce si sbagliava, quella era solo la verità. Da quando Fenrir Greyback lo aveva morso e condannato almeno. E anche dopo.

Certo, aveva avuto vicino Lily, James e Sirius.

Ma ora erano tutti morti. E lui nuovamente solo. La sua massima aspirazione in quel momento era sprofondare nell'oscurità dell'oceano e riabbracciare i suoi amici defunti.

Un altro sospiro e Lupin si preparò a saltare.

-Fermo!- urlò qualcuno alle sue spalle

L'ex professore si voltò, sinceramente turbato. Possibile che anche in punto di morte qualcuno dovesse ostacolarlo?

-Che succede?- chiese tranquillamente.

La ragazza lo guardò perplessa. Era sul bordo di un alta scogliera, tentando il suicidio..E aveva il coraggio di fare quella stupida domanda?

-Sei pazzo?- domandò lei titubante, facendosi sempre più seria in volto.

-Probabilmente si- ammise lui sorridendo.

Tutta quella situazione era a dir poco assurda.

Guardò quella piccola, fragile babbana e non poté fare a meno di invidiarla.

Probabilmente presto sarebbe tornata a casa, dove c'erano i suoi genitori ad aspettarla, magari c'erano anche il suo ragazzo e qualche amica che, in pensiero per lei, si erano precipitati a casa sua.

Scosse la testa e si concentrò meglio sull'acqua. Doveva solo saltare.

Eppure i piedi sembravano stranamente pesanti, quasi incapaci di alzarsi da terra. Come se all'improvviso la gravità avesse triplicato la sua forza.

-Bene. Se ti vuoi buttare fa pure- disse lei pacata.

Lupin la guardò e annuì tristemente.

Era proprio vero: Nessuno si preoccupava per lui.

Con la coda dell'occhio vide la ragazza spogliarsi e rabbrividire dal freddo.

-Cosa diavolo credi di fare?- le chiese stralunato, voltandosi verso di lei.

La ragazza, mezza nuda, lo guardò seria.

-Mi sembra ovvio. Mi preparo a buttarmi in acqua-

-Ci sono modi più veloci di morire- constatò lui

-Io non voglio morire. Ma non posso certo lasciarti annegare.-

-La corrente è troppo forte, ti trascinerà in profondità. Sempre che tu riesca a sopravvivere all'impatto con le rocce- borbottò lui, sempre più scuro in volto.

-Allora moriremo insieme- asserì lei tranquillamente.

Per essere una ragazza che aveva appena deciso di affogare sembrava fin troppo rilassata.

Lupin cercò nelle tasche la sua bacchetta. Con un semplice incantesimo di memoria avrebbe risolto il problema.

-Maledizione!- dov'era finito quello stramaledetto pezzo di legno?!?!?

-Cerchi qualcosa?-

-No- disse duro l'ex professore fissandola.

-Allora vuoi rimanere lì impalato ancora per molto? Inizio ad avere freddo sai?-

-L'acqua sarà ancora più fredda. Gelida. E sentirai nella tua pelle centinaia di aghi di ghiaccio pungerti. Per non parlare del sale che ti brucerà la gola e ti infiammerà i polmoni. Vuoi davvero seguirmi?-

Forse se fosse riuscito a spaventarla...

-In questo caso non mi rimane che sperare che tu decida di non buttarti. In caso contrario, sono pronta a salvarti. O morire nel tentativo.-

L'ex professore scosse la testa incredulo.

-Perché fai questo? Neanche mi conosci. Sarebbe più facile lasciarmi qui.-

-Oh si, sarebbe decisamente più facile. Ma non lo farò. Nessuno dovrebbe sentirsi solo-

-Chi ti dice che io lo sia?-

-Se tu non lo fossi...Non ti staresti per buttare da una scogliera di 6 metri-

Lupin la guardò di sbieco poi sospirò. Era inutile cercare di farle cambiare idea.

-Seguimi- le disse semplicemente l'uomo. E lei obbedì, docile e tranquilla come un agnello.

Era tutto così tremendamente incredibile.

Quella maledetta ragazzina così testarda ora lo seguiva placidamente, senza muovere obbiezioni.

Forse non era l'unico ad essere pazzo.

Si guardò attorno, cercando un qualche punto di riferimento.

Senza bacchetta era completamente inerme e privo di orientamento.

Non poteva neanche materializzarsi, non davanti alla babbana almeno.

-Ci siamo persi...- mormorò

-Ti sei perso, vorrai dire- lo corresse lei ridendo.

Lupin la guardò per un secondo. Gli occhi di ghiaccio della ragazza erano accesi di ironia.

-Sono le 4 di notte. Inizio ad essere stanca. Forza, andiamo a casa mia. Sarai mio ospite. Da questa parte-

La ragazza s'incamminò e l'uomo borbottando si affrettò a seguirla.

Effettivamente anche lui si sentiva parecchio stanco...E aveva fame. Molta fame.

-Siamo arrivati-

L'ex professore brontolò un -Era ora!- molto sgarbato ma la ragazza non ci badò.

Entrò nella piccola casupola di legno, ai margini di un boschetto sulla scogliera.

Era impressionante vedere come i paesaggi della montagna e del mare si fondessero in un tutt'uno.

Se dietro la piccola casetta c'era un piccolo boschetto, composto per lo più da mimose marine, pini d'Aleppo, cipressi toscani e qualche acacia di Costantinopoli, a neanche un chilometro di distanza c'era l'enorme scogliera nera dal quale, poco prima, Lupin aveva provato a saltare.

Il vento leggero portava l'odore fragrante degli alberi misto a quello dolciastro e pungente di salsedine.

La ragazza lo invitò ad entrare.

La casa era molto semplice, composta solo da un salottino, una piccola cucina e un bagno.

Un divano rosso accostato al muro, una brandina accanto al fuoco e una semplice cassapanca sotto la finestra erano tutto l'arredamento di quella stanza.

-Tu vivi qui?- chiese l'uomo stupito.

-Si. Certo, non è il palazzo reale d'Inghilterra...Però è confortevole- mormorò lei, rossa d'imbarazzo.

-Abiti qui da sola?-

La ragazza scosse la testa e sorrise. -C'è anche Sigmund con me-

Si sentì un leggero scampanellio e, poco dopo, uno splendido esemplare di Ragdoll iniziò a strusciarsi ai piedi della ragazza, miagolando.

Lei lo prese in braccio e si diresse nel cucinino.

-Ti preparo qualcosa. Sembri affamato. Ti dispiacerebbe intanto accendere il camino? C'è della legna fuori-

L'uomo usci e solo in quel momento notò una piccola montagna di legna accanto alla casa.

Il cielo si era improvvisamente coperto di nuvole., sintomo di un temporale imminente.

Con calma l'uomo accese il fuoco e per un po di tempo si sentì solo lo sfrigolare delle fiamme.

-So che non è molto. Ma è tutto quello che ho- si scusò la ragazza arrossendo nuovamente e porgendo a Lupin il piatto.

All'interno c'erano alcuni pezzi di formaggio, un piccolo hamburger di pollo e una fetta di pane nero.

-Grazie. E' abbastanza-

La ragazza sorrise e si accoccolò sulla brandina, osservandolo mangiare.

Lupin era un uomo alto, dal fisico asciutto ma non eccessivamente muscoloso. La pelle era segnata da alcune cicatrici,i capelli castani erano lunghi,in disordine, e coprivano leggermente gli occhi color cioccolato dell'uomo.

Aveva una leggera barba e un accenno di baffi, le labbra erano sottili, il naso leggermente grosso.

Non era bello. Eppure...C'era qualcosa di più.

Oltre quell'aspetto duro e silenzioso, oltre la facciata tranquilla e pacata c'era di più. Lei lo sentiva. Dopotutto non erano poi tanto diversi.

Quando ebbe finito di mangiare, la ragazza gli portò una coperta di pile blu e marrone, in netto contrasto con il divano rosso.

-Tu dove dormirai?- chiese l'uomo sospettoso

Lei indicò tranquillamente la brandina accanto al fuoco -Questo è il mio letto-

Non era così che Lupin se l'era immaginata.

Non in quella catapecchia a malapena riscaldata, non così, non da sola.

Di sottecchi la guardò sdraiarsi sul quello che lei definiva "letto".

Era minuta, fragile come un castello di cristallo.

La pelle era lattea e faceva risaltare i lunghi capelli castani che le ricadevano dolcemente sulle spalle, fino ad arrivare al bacino.

Una corta frangetta le copriva la fronte,e le sottolineava il viso rotondo, dai lineamenti delicati e un po infantili.

La ragazza dagli occhi color ghiaccio stava fissando il soffitto, mordendosi il labbro inferiore.

-Posso farti una domanda?- chiese l'ex professore che, sdraiato sul divano, dovette alzarsi sui gomiti per guardarla meglio.

Lei annuì distrattamente.

-Perché vivi qui da sola?-

-Mi piace il mare. E mi piace la montagna. E questo posto li racchiude entrambi-

Era una risposta evasiva e Lupin se ne rese conto, così si distese e chiuse gli occhi, tentanto di dormire.

Il singhiozzo soffocato della giovane fu l'ultima cosa che l'uomo riuscì ad udire prima di crollare esausto tra le braccia di Morfeo.

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