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Autore: Marghe    20/08/2004    5 recensioni
Un colpo alla testa. ...che c'è?
Genere: Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Biancaneve

Biancaneve.

 

 

Le dita toccavano i tasti del pianoforte e una melodia innaturale permeava l’aria. Sembrava tutto così bello e fresco. Il salotto luminoso dalla larga porta-finestra spalancata. Le tende bianche svolazzanti nella brezza, aperte su un mare azzurro. Ma era tutto così inespressivo. Sorridere come sorridono le maschere di Venezia. Amare come amano le statue di marmo delle divinità greche.

Ma quella melodia…

Era così estranea a tutto ciò. Era così sublime.

 

Un colpo alla testa.

Che c’è?

 

 

Prima che tutto questo cominciasse… pesto di calore e vapore acqueo, simile ad una palude, una giungla esotica, ma tutto era bianco e malaticcio come in una camera d’ospedale.

C’era una donna che partoriva nella camera d’ospedale. Un po’ ovattate, ma sentivo grida e pianti. Poi voci concitate. Il bambino era nato, un fagotto un po’ sanguinolento di carne e cartilagine, fragile come la sua nuova vita fuggevole. Una corsa per i corridoi e una puntura sul braccio. La lingua che si arrotolava all’indietro e la sensazione di soffocare, di poterla inghiottire. Ah, il sapore del sangue sul palato. Rivoltante.

Il sangue sul palato, il sangue sul palato… no, è gelatina? Che cos’è? Congela. Scorre nelle vene e si congela. E’ come acqua ghiacciata, o come un tentacolo dal pavimento che mi stringe la carne. La pelle diventa rigida e bianca. Tutto bianco, bianchissimo.

Le mattonelle sono bianche. Il marmo è bianco. La luce è bianca. Il ghiaccio trasparente, i miei occhi trasparenti, le lacrime trasparenti, il dolore divino e luminoso. Tutto questo dopotutto è bello, sorprendentemente bello.

 

La fiaba di Biancaneve.

Una goccia di sangue sulla neve candida e vergine di una mattina d’inverno, e un desiderio disperso nel vento freddo. Un desiderio esaudito. Una grazia concessa.

 

La splendida, sublime, fiaba di Biancaneve.

Lascia che si avveri.

 

Carne rigida e pulsante. Il pianoforte non suona più, o forse suona ancora… in ogni caso, non posso sentirlo. C’è qualcosa di strano nell’aria, adesso. E’ sinistro. Eppure anche questo è bello, forma la bellezza di un quadro perfetto, di una fiaba perfetta.

 

La Matrigna è gelosa di Biancaneve.

La Matrigna manda il cacciatore ad ucciderla.

 

Dio è geloso degli uomini. Dio manda il dolore a perseguitarli. Ma Dio non sa che sta dipingendo un quadro così bello, così bello! O forse ne è consapevole.

Forse non c’è un disegno divino o un grande schema.

Eppure adesso pare tutto così puro e perfetto.

L’acqua non è più trasparente. L’acqua calda mi entra nelle vene al posto del sangue che colma la vasca, i polsi cessano gradualmente di battere, e la luce della lampada si scompone nella luce di tante lampade.

Che succede? Freddo, sempre più freddo.

 

La foresta fredda di Biancaneve.

 

La foresta mostruosa di Biancaneve. Corre scalza sui rovi. La pelle sanguina, le vene sono recise, le ferite aperte e gonfie, e la pelle pallida. E’ questa la foresta di Biancaneve? Non è mai stata nera. No, è bianca, bianca come la luce del sole, ma il bagliore intenso è artificiale.

Il sangue è luminoso. Le labbra di Biancaneve sorridono luminose sul volto pallido.

Il Cacciatore lascia andare Biancaneve, che scappa nella foresta. Biancaneve trova la casa dei sette nani, una bella casetta nel bosco.

E nella casa c’è solo un tavolo. All’interno non è così carina: è polverosa e buia –una brutta penombra- e gli altri mobili sono coperti da vecchi lenzuoli tarlati e grigiastri. Sul tavolo c’è un libro, un grosso libro dalla copertina smunta e le pagine molto rigide. È avvolto da un velo di polvere. Biancaneve lo legge e subito si accascia a terra.

Dove sono i sette nani?

 

La testa le sprofondò fra le braccia fredde. Era pallida e fredda, come tutti i cadaveri. Avrebbe iniziato a gonfiarsi –come tutti i cadaveri- entro qualche mezz’ora. La luce del bagno era spenta, la stanza era completamente buia. Nella vasca da bagno l’acqua calda usata per favorire l’uscita del sangue dai polsi recisi, era nauseabonda: puzzava di sangue, era colma di sangue, a litri e litri. Qua e là giacevano pagine strappate da un libro. Le pagine erano plastificate e lucide, ma in qualche punto l’inchiostro si stava rovinando. La copertina era abbandonata in un angolo. Il libro si intitolava

 

Biancaneve.

 

 

 

 

 

 

  
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