Capitolo 10: Chi non muore si rivede
I |
l
capitano James Patrick Stone, comandante ad interim della Prima Squadriglia del
444° Gruppo Caccia in forza all’Ottava Forza Aerea, stava versandosi
nervosamente il quarto bicchiere di whisky della giornata.
Erano
appunto quattro le volte che rientrava nel suo ufficio - che teneva in comune
con quello del suo comandante di Gruppo - dopo essersi consumato le scarpe
sulla pista di Rickenbacker Field, la
base del loro reparto, ubicata nelle vicinanze di Norwich, importante centro
dell’East Anglia.[1]
Non
che ogni volta ci rimanesse molto in quell’ufficio: giusto il tempo di versarsi
da bere per calmare l’agitazione che lo tormentava, per poi rifiondarsi fuori dal
comando, così da impedire al suo sguardo di posarsi sulla scrivania del capo e,
in special modo, sul portaritratti che vi era posato sopra.
Santo
Cielo… cosa diavolo le avrebbe detto,
stavolta, se lui non fosse tornato?
Si
era anche recato due volte alla torre per chiedere notizie, ma i radaristi non
avevano ancora localizzato il suo apparecchio, né i marconisti[2]
avevano ricevuto messaggi dal comandante o dalle basi vicine.
Stava
per scendere di nuovo, quando il repentino squillo del telefono lo fece
sussultare, costringendolo a versare mezzo bicchiere sul pavimento.
“Pronto?
Parla Stone…!!” rispose immediatamente, con voce alterata.
“Qui
è il sergente Johnson, signore: la informo che il maggiore Greason sta
rientrando.”
James
riprese a respirare nornalmente. Si umettò le labbra, poi riuscì a rispondere:
“Dici… dici davvero, Curly?!”
“Sì,
capitano: sta atterrando in questo momento!”
L’ufficiale
si lisciò la fronte, sospirando di sollievo: “Dio sia ringraziato… scendo
subito!”
Sollevato,
ripose il ricevitore. Passando accanto all’altra scrivania, non si trattenne dal
lanciare una rapida strizzatina d’occhio alla piacente ragazza bruna presente
nella foto.
“È
andata anche stavolta, signora…!” le sussurrò.
***
Il
capitano arrivò trafelato sulla pista, proprio mentre un massiccio P-47 color verde oliva, fatta eccezione
per la NACA decorata a scacchi bianchi e neri, terminava di rullare sul
piazzale antistante la torre di controllo.
Una
volta arrestato il motore, un aviere spalancò la capiente carlinga, rivelando
il pilota mentre scollegava il cordone della radio, quello per il riscaldamento
della tuta[3] e il
tubo per l’ossigeno. Afferrò poi la mano dello specialista montato sull’ala e
scavalcò il bordo dell’abitacolo, già “costellato” di numerose “croci
balcaniche” che rappresentavano altrettanti aerei tedeschi strappati dal cielo.[4]
“Andy…!!
Tutto bene…?” s’informò prontamente il buon James.
L’interpellato
balzò a terra e rivolse innanzitutto la parola a un sottufficiale prontamente
accorso, un giovane di 25 anni dall’aria sveglia e decisa.
“Nat,
dovresti controllarmi il trim degli alettoni: mi pare che si sia incrementata la
coppia torcente!”[5]
Il
sergente-maggiore Jonathan Carling, capo del personale di terra e meccanico di
fiducia del comandante, guardò prima quest’ultimo e poi di sfuggita il capitano
Stone, col quale scambiò un’occhiata significativa. Quel Thunderbolt era pieno di fori da 20 millimetri un po’ dappertutto,
l’elevatore sinistro era quasi fracassato, ma l’unico problema che accusava il
suo pilota era un aumento della coppia torcente!
“D’accordo,
signore!” rispose comunque, asciutto.
Congedato
lo specialista, il maggiore Andrew Steve Greason degnò finalmente d’attenzione il
suo secondo: “Salve, Jim!” gli disse, a bassa voce, sfilandosi i guantoni.
“Bentornato,
comandante…!” ribatté il capitano, non potendo trattenere una punta di polemico
sarcasmo.
“Grazie…!”
sussurrò il maggiore, accusando il colpo. Girò poi nuovamente la testa verso il
suo caccia, sul cui muso, immediatamente dietro la capottatura del motore,
spiccava un aquilotto marrone dalla testa bianca, affiancato da una scritta
dorata e svolazzante: The Yankee Eagle.[6]
Un
nome un po’ insolito per un aeroplano che, a rigor di logica, avrebbe dovuto
chiamarsi Flanny Seconda… ma così non
era stato perché, da quel che si sapeva, la signora Greason non aveva più apprezzato
che una macchina da guerra venisse battezzata come lei.[7] Dal
canto suo il marito aveva tranquillamente concordato, felicitandosi col tempo di
una tale decisione, al pensiero di quanti colleghi nel campo avverso avrebbero
altrimenti maledetto quel nome per lui così caro!
Aquila Americana andava più che bene... in fondo era lo stesso
soprannome con cui il suo pilota era stato battezzato dalla stampa, dopo i
primi successi sul cielo europeo.
Afferrata
la busta con le carte di navigazione che l’aviere di prima gli aveva recuperato
dal cockpit, Andy s’incamminò a passo spedito verso la palazzina del comando,
affiancato dal fedele vice.
“Mi
dispiace del ritardo…!” gli disse, con sincerità.
“L’importante
è che tu stia bene” sospirò James “mi dici che t’è successo?”
“Quella
maledetta picchiata sul bersaglio mi ha gettato come un fesso nelle fauci della
Flak[8]… che
naturalmente mi ha beccato in pieno!”
“Cristo…!!
E poi…?”
“Ho
dovuto compiere un atterraggio di fortuna.”
Il
cuore del capitano Stone mancò di un battito: “Ma che dici…? In territorio
nemico?!”
“Già…!”
“E
come hai fatto a scamparla dai crucchi? E a tornare con l’aereo e tutto?”
“Beh…”
il maggiore si stropicciò gli occhi “…è una storia un po’ lunga. Adesso però non
mi sento in vena di raccontartela… scusami ancora!”
James
fece una smorfia di disappunto, ma rispose: “Non fa niente… certo che hai corso
un bel rischio…”
“Non
lo nego!”
“…e
tutto per togliere quel benedetto pivello dai guai!”
Il
maggiore si fermò di botto, fissandolo duramente in viso: “E cosa dovevo fare,
secondo te? Lasciarlo in pasto ai crauti, dopo avergli lasciato il fratello in
pasto ai giapponesi?”
“Non
dico questo… però, allontanandoti in quel modo dalla nostra Squadriglia, ti sei
ritrovato addosso quattro crucchi tutti insieme. È un vero miracolo che tu ne
sia uscito indenne, lo sai?!”
“È
un dovere di noi veterani prenderci cura dei colleghi inesperti, che ci piaccia
o no… e io non fallirò una seconda volta!”
Il
capitano chiuse gli occhi sospirando, chiedendosi per quanto tempo ancora quel
maledetto incidente in Cina avrebbe perseguitato il suo compagno.
“Comunque
certe cose non accadrebbero, se facessero a meno di mandarci dei complementi
con solo una misera manciata d’ore di volo…!”
“Temo
che sia inevitabile, vecchio mio… almeno per ora: è lo svantaggio di chi entra
in guerra per ultimo.”
“Già,
specialmente quando si pretende che la finisca comunque in fretta!”
“Lascia
perdere… dimmi piuttosto se quelli della Terza sono rientrati!”
James
fu lieto di rispondere affermativamente: “Sì, Andy: sono atterrati dopo quelli di
Sanders e subito prima di noi.”
“Tutti…?”
“Tutti!”
Stavolta
fu Andy a sospirare: “Meno male…!”
Parlando
i due ufficiali erano giunti nel loro ufficio, dove trovarono il tenente
Dumfryes, dell’Intelligence, che stava posando tre fascicoli sulla scrivania
del maggiore.
“Buona
sera, signore” gli disse, salutando “le ho portato i rapporti della missione su
Saint Dizier.”
“Grazie,
Harry… li leggerò domattina per stilare la relazione a Eaker.”[9]
Il
tenente si congedò e il maggiore si sedette sulla sua poltrona. Contemplò un
istante la foto della moglie, poi afferrò la cornetta del telefono:
“Centralino? Il St.Julian Hospital,
per favore!”
Mentre
aspettava la risposta, i suoi occhi non abbandonavano quelli della consorte,
che gli “sorridevano” dalla cornice sul tavolo (per la verità, in
quell’immagine non stava sorridendo affatto, ma per Andy la cosa non rivestiva soverchia
importanza).
“Pronto…?
Il St.Julian…? Buonasera, sono il
maggiore Greason, della base USAAF di
Rickenbacker Field… potrebbe passarmi
la signora Flanny?” passarono circa dieci secondi “Ah, non può lasciare la
corsia? Vabbé… allora, se non le dispiace, la informi che è tutto OK e che sarò
a casa fra un’ora… molte grazie!”
Chiusa
la comunicazione, si rilassò sullo schienale, osservando il capitano appoggiato
col sedere alla propria scrivania.
“Ti
vedo sollevato!” gli disse.
“Lo
trovi strano? Tremavo al pensiero di doverla fare io, quella telefonata…!”
“Immagino…
scusami davvero per il pomeriggio che ti ho fatto passare!”
“Non
è con me che dovresti scusarti…!”
Andy
tornò allora a guardare la foto: “Temo che sia troppo tardi, per quello” replicò,
lasciandosi sfuggire un sospiro malinconico
“Però
non avresti dovuto farla venire in Inghilterra… a parte il pericolo di qualche incursione
sporadica che ogni tanto la Luftwaffe
fa ancora, penso che la relativa vicinanza fisica aumenti di parecchio l’ansia nelle
persone a cui stiamo a cuore!”
Tornando
a sospirare, il maggiore prese in mano il portaritratti: “Forse hai ragione… ma
come si fa a dire di no a una donna così? Quando a Febbraio mi hanno avanzato
di grado, ho dovuto anche dirle che mi spedivano quaggiù… e lei mi ha risposto che
veniva con me, con due occhi da tapparmi la bocca prima che potessi formulare
qualunque obiezione…!”
“È
stato quel giorno che hai conosciuto il fratello di Stear?”
Andy
scosse la testa: “Il giorno dopo, per essere esatti. I Cornwell ci avevano
ospitato per la notte. E capirai che… insomma, sai, per discrezione… quella
sera ci eravamo trattenuti da… beh, hai capito, no?”
James
annuì e sorrise, complice.
“E
allora, l’indomani… sabato mattina… siamo passati dal Mitchell Field, dove pensavo di farmi prestare un trasporto
leggero: avevamo deciso di andare a Providence in aereo, per risparmiare tempo.”
“È
proprio da te. E allora…?”
“Beh,
non c’era nulla di disponibile, così eravamo rassegnati ad affrontare il
viaggio in automobile… però, prima di lasciare l’aeroporto, ho voluto mostrare
a Flanny il mio apparecchio… e lei, sai come se n’è uscita?”
“Come…?”
“Mi
ha chiesto Perché non voliamo via con lui…?”
il secondo sbarrò gli occhi “Sì, hai capito bene! Sulle prime non credevo alle
mie orecchie, poi ho riflettuto che una ragazza talmente incosciente da
mettersi con uno come me, poteva esserlo abbastanza anche per voler fare il
viaggio di nozze sopra un caccia! Così, approfittando che a quell’ora
l’aeroporto era praticamente deserto, mentre lei se ne stava nell’ombra, ho
ordinato a un meccanico di farmi il pieno con la scusa di una prova supplementare.
Poi l’ho fatta salire sulle mie ginocchia e…”
“…via
verso il blu infinito” esclamò James, con aria ancora leggermente incredula “una
bella coppia di romanticoni!”
“Aspetta…”
lo interruppe il maggiore, con aria sorniona “…dopo aver fatto un volo
turistico su Manhattan e un giro attorno alla Statua della Libertà, ho puntato
il muso sul Rhode Island e…” qui si arrestò. Al capitano sembrò che il superiore
fosse arrossito leggermente, anche se forse era solo una vaga impressione.
“E…?”
insistette.
“Ti
sei mai dato da fare con una ragazza, in volo?” gli chiese Greason, tenendo le
mani intrecciate sullo stomaco.
Stone
rimase qualche secondo a bocca aperta…
“No…”
rispose, piatto “…ci ho provato nuotando, una volta… a momenti affogavo!”
“Noi
siamo saliti a 10000 piedi… poi lei ha cominciato a baciarmi con sempre maggior
foga e allora…”
“Non
mi dirai che avete davvero…”
Andy
annuì: “Ho appena fatto in tempo a inserire il pilota automatico, prima di
sconnettere il cervello… c’è mancato poco che non finissimo la benzina!”[10]
“Incredibile…!”
commentò James, sghignazzando “Adesso capisco perché ti sei voluto tenere a
tutti i costi proprio quel P-47 che
ti avevano assegnato per i collaudi, a New York!”
Il
maggiore allargò le braccia: “Tu non pensi che possa portarmi fortuna?”
“Sarò
ben lieto di crederlo, amico mio!” rispose l’altro, con un largo sorriso.
Andy
sembrò meditare un istante, poi continuò: “Sai, mia madre mi disse una volta
che, se amiamo veramente ciò che facciamo e abbiamo cura delle cose che ci
servono per farlo, anche loro avranno cura di noi… inoltre amava raccontarmi
che i miei primi voli li avevo fatti quando stavo ancora dentro la sua pancia!”
“Addirittura…?!”
“Già…
mio padre l’aveva portata su almeno due volte col suo Bebè, quando lei era già incinta!”
“Capisco”
commentò James, sempre con fare sornione “e tu credi che questo capiterà anche
a suo nipote…?”
Contrariamente
a ciò che si aspettava, il superiore volse lo sguardo verso la finestra,
guardando il cielo con aria leggermente malinconica: “Mah… chi può dirlo…?”
***
Il
maggiore non aggiunse altro, ritenendo di essere stato anche troppo indiscreto.
Non raccontò quindi al compagno che in quel famoso week-end, una volta
atterrati al piccolo aeroporto di Providence ed essersi calmati la fame in un modesto
drugstore, lui e Flanny erano finalmente arrivati a casa… ovvero la casa dove
lui era cresciuto da bambino, situata proprio a due passi dal mare.
A lei
quel posto era piaciuto immensamente, nella sua naturale tranquillità. Andy
aveva aperto la porta ed era rimasto in attesa, fin quando la moglie non gli
aveva fatto notare una “piccola” formale dimenticanza… al che, il marito era tornato
indietro con un guizzo e l’aveva presa fra le braccia, varcando l’ingresso e
richiudendo l’uscio con il piede. Poi aveva attraversato l’atrio, il salotto,
salito le scale per finire in camera da letto, dove l’aveva adagiata sul
medesimo… e lei non gli aveva nemmeno più permesso di rialzarsi, avvinghiandolo
con voluttà…!
Quella
sì che era stata una notte particolarmente focosa
(non che le precedenti fossero state molto da meno…) anche se avevano dovuto recuperare
una settimana di astensione abbondante. Ad ogni modo il nostro pilota se la
sarebbe ricordata per un pezzo!
“Flanny…
se continui così, mi mandi all’ospedale…!” aveva detto, ad un certo punto, per
calmare la sposina. Ma era servito a poco…
“Dov’è
il problema?” aveva cinguettato lei “All’ospedale ci sono io…!”[11]
***
“Davvero”
ripeté il maggiore Greason riposando il portaritratti sul piano dello scrittoio
“come si fa a dire di no a una donna così?”
Dopodiché,
sbirciando i fascicoli dei debriefing,
lasciati poco prima dal tenente Dumfryes, raccattò istintivamente quello
riservato alla Terza Squadriglia, comandata dal capitano Vincent “Vinny” Hames.
“Guarda
un po’ qua” disse, dopo aver scorso velocemente i fogli “sembra che il nostro
amico abbia sfasciato le derive in atterraggio…”
“Te
lo dicevo che era un pivello” commentò James, scuotendo la testa “ha fatto
troppo poco addestramento, prima di andare in azione!”
“Lo
so… inoltre ha meno stoffa del fratello. Ma imparerà!”
“Aggiungi
che Sua Signoria volava con un aereo
facile… ma il P-38 non è una macchina
da dare in mano a un principiante!”
“Il
fatto è che, quando ha conseguito l’idoneità e lo hanno spedito qui, c’era
proprio la Squadriglia di Vinny da completare, quella che doveva testare
operativamente i Lightning.”
“Speriamo
bene! Non oso pensare a cosa succederebbe se anche lui…”
“Piantala…!!
Me lo ripeto anche troppo da solo! Del resto, se quello ha deciso di seguire le
orme del fratello, io - proprio io - come glielo potevo impedire? Inoltre non
ne ho saputo nulla fin quando non lo hanno assegnato al nostro Gruppo!”
“Lo
so, ma potevi…”
“Cosa?
Convincerlo a ritirarsi perché, se ci avesse rimesso la buccia, sua moglie
sarebbe morta di crepacuore? Oppure dire a Washington che non volevo il
sottotenente Archibald Cornwell Andrew nel mio reparto, perché la sua presenza
mi metteva in una posizione pessima con la collega di mia moglie?”
James
accusò il colpo e ammutolì, tenendo le mani in tasca e fissandosi la punta
delle scarpe. Poi rivolse all’amico uno sguardo obliquo: “Certo che, quella
famiglia che porta stranamente il tuo stesso nome di battesimo, ti sta dando
parecchio da fare, eh?”
“Me
ne sono accorto…!” bofonchiò il comandante versandosi un bicchiere dalla
bottiglia di Scotch che James aveva
lasciato sul tavolo “Ne vuoi anche tu?”
“No,
grazie… ci ho già dato dentro abbastanza, per oggi!”
“Allora
è il mio turno…!” ribatté il superiore, vuotando il whisky tutto d’un fiato.
Stone
restò a guardarlo in silenzio, sapendo bene quello che stava provando. Loro due
erano come fratelli e c’erano ben poche cose che il maggiore non gli
confidasse. Pur avendo fatto più carriera, Andy teneva in grande considerazione
la superiore maturità di James e non mancava di chiedergli spesso consigli,
anche per questioni “non militari”. Perciò il capitano era perfettamente al
corrente dei problemi che il suo comandante aveva avuto con quella bionda e “quasi
omonima” infermiera, che adesso lavorava insieme a sua moglie nello stesso
ospedale di Norwich.
Cercò
di tirarlo un po’ su: “Non te la prendere, comandante! Dopotutto, gli Andrew richiamabili
sono finiti, no…?”
Andy,
che stava centellinando il suo bicchiere, all’ultima frase del collega alzò un
sopracciglio, guardandolo di sbieco.
“Me
lo auguro proprio!” rispose, infine, prima di bere un altro sorso.
***
Qualche
settimana addietro (Giugno 1942)…
“Manca
ancora molto?” chiese il capitano Vincent Hames.
“Non
direi” rispose il suo collega Stone “la torre ha contattato il C-47 dieci minuti fa. Atterreranno da un
momento all’altro.”
“Fremi
d’impazienza, eh, Vinny?” gli disse il capitano Victor Sanders “Non vedi l’ora
di dare una bella strigliata alle tue burbe, dì la verità…!”
“Ma
figurati… quei poveri pulcini saranno stremati, dopo il volo da Terranova.”
“Beh,
hanno sempre fatto una tappa a Belfast, no?”
“Capirai…
giusto il tempo di pisciare. Quando siamo arrivati noi, quaggiù, avevo la
schiena in frantumi!”
“Beh,
l’importante è che il nostro Gruppo sarà finalmente al completo” aggiunse il
tenente Roy Master “Cribbio, non vedo l’ora di suonarle per bene, a quei
dannati crucchi!”
“Come
mai tutta questa fretta? Non ti sono bastate le botte che hai preso dai musi
gialli?” lo motteggiò il suo compare più anziano.
“Senti,
nonno… ti rammento che in Cina ne ho sbattuti giù almeno sette, se non ti
dispiace!”
“Alle
Hawaii, però, hanno sbattuto giù te…!” lo punzecchiò ancora il comandante della
completanda Terza Squadriglia.
“Pura
sfortuna…!” grugnì seccato il tenente.
“Eccoli
che arrivano…!” annunciò il capitano Stone, puntando il braccio nella direzione
di provenienza di un crescente rombo in lontananza.
Di
lì a poco la massiccia mole di un Douglas
Skytrain sorvolò il circuito d’atterraggio della base di Rickenbacker Field.[12]
“Dove
diavolo si è ficcato il maggiore?” chiese Hames a Stone, mentre il velivolo
virava per l’atterraggio.
“Si
è trattenuto in ufficio con Dumfryes… ah, eccoli: stanno arrivando ora!”
Il
comandante del 444° Gruppo raggiunse i suoi capi-squadriglia, seguito dal responsabile
dell’Intelligence.
“Salve
a tutti!” disse, con aria non propriamente allegra.
“Buongiorno
a lei, maggiore!” rispose Sanders.
“Che
hai, Andy?” gli chiese James “Oggi dovrebbe essere un giorno felice!”
“Dici?”
ribatté il comandante, piegando un labbro con aria sarcastica.
“Beh,
diavolo… i nostri colleghi della Marina hanno sbaragliato i musi gialli a
Midway,[13] ci hanno
mandato i complementi per la Squadriglia di Hames e non sei contento?”
“Lo
sarei più che volentieri, se non avessi saputo che nessuno di loro ha nemmeno
uno straccio di missione operativa all’attivo! Tutti polli novelli, dal primo
all’ultimo” posò una mano sulla spalla del capitano Hames “ti aspetta un
lavoraccio, Vinc!”
“Farò
del mio meglio, signore!” rispose il comandante di squadriglia, abbozzando anche
lui un sorriso stiracchiato.
“È
chiaro che tutti i piloti da caccia con un minimo d’esperienza sono rimasti in
Estremo Oriente.” osservò Stone.
“Ci
puoi giurare” confermò Andy Greason “quel brigante di Kenney se li è tenuti
tutti per sé… non posso biasimarlo, dopotutto, ma devo dire che il soprannome
di Bucaniere Volante gli calza a
pennello!”[14]
“Coraggio,
Andy” lo confortò il fedele Stone “dopotutto quelli di Vinc voleranno sui nuovi
Lightning. Li abbiamo provati anche
noi due e devo dire che sono dei veri gioielli!”[15]
“Mi
auguro solo che ci abbiano fatto una certa pratica, prima di venire qui,
altrimenti saranno dolori!”
“Via,
capo” saltò su Master “cerchi di pensare in positivo: non siamo forse i Terrori della Luftwaffe?”
“Non
ancora, Roy… e temo che dovremo farci un discreto sedere, per diventarlo!”
“Ma
lo diventeremo” ribadì il tenente John Maxim, rimasto zitto fino ad allora “e allora
quei maledetti nazi abbasseranno la cresta alla svelta!”
“Speriamo!”
replicò James, tornando poi a guardare il maggiore. Questi manteneva la sua
aria tirata, che andava ben al di là della semplice preoccupazione di dover “svezzare”
qualche “pilotino d’aria dolce”!
“Oggi
mi sembri più teso del solito, comandante… non è da te!”
“Non
farci caso, Jim… ho solo come un brutto presentimento.”
“Di
che genere…?”
“Del
genere fatalistico, credo!”
Il
capitano Stone gli lanciò uno sguardo profondamente incredulo: “Tu che ti metti a credere al destino?! Ma
dai…!”
Andy
non replicò, limitandosi a osservare il trasporto che si era già posato sulla
pista e rullava lentamente verso di loro. Finalmente si arrestò e due avieri si
affrettarono a posizionare la scaletta davanti all’apertura posteriore, dopo
averla spalancata. Pochi istanti più tardi sei aviatori, di diversa età e
fisionomia, uscirono dal C-47 e si
fermarono sul piazzale, come incerti sul da farsi.
I
“padroni di casa”, preceduti dal maggiore Greason con accanto il capitano
Hames, si avvicinarono rapidamente ai nuovi venuti, i quali, alla vista dei
superiori, si affrettarono a salutare e a mettersi sull’attenti.
“Riposo,
signori” si affrettò a dir loro Andy “vi do il mio benvenuto a Norfolk! Siamo
felici di avervi finalmente qui con noi e speriamo che il vostro viaggio sia
stato piacevole. Io sono il maggiore Andrew Steve Greason, comandante del 444°
Gruppo Caccia e questi sono il capitano Vincent Hames, che sarà il vostro
comandante di squadriglia e il tenente Samuel Harris, che comanderà la Seconda
Pattuglia… vi lascio dunque nelle loro ottime mani affinché vi scortino ai
vostri alloggiamenti. Fra un paio d’ore, quando vi sarete rassettati e
rifocillati, vi attenderò in sala riunioni per raccontarvi il programma del
vostro soggiorno nella vecchia Inghilterra… ci vediamo più tardi!”
“Grazie,
signor maggiore… a più tardi!” rispose per tutti il tenente Thomas Mc Guire, il
più anziano dei nuovi arrivati.[16]
“Venite,
ragazzi!” intervenne il capitano Hames, facendo loro cenno di seguirlo,
unitamente al tenente Dumfryes.
Mentre
il gruppetto rompeva le righe, Andy ebbe modo di vedere meglio un sottotenente
dai capelli castano chiari, regolarmente tagliati corti alla militare. Durante
il suo breve discorso, costui si era tenuto in seconda fila, ma adesso il
maggiore ebbe la netta sensazione di averlo già veduto almeno una volta.
Oltretutto, la sua fisionomia gli rammentava curiosamente qualcuno in
particolare…
“Non
può essere…!” sussurrò, sbiancando in volto.
“Che
ti succede?” gli chiese James, vedendolo sussultare.
“Hai
visto quel tenentino?” replicò l’altro, indicandolo con discrezione.
“Chi,
quello che cammina vicino a Dumfryes?”
“Sì…
non ti ricorda qualcuno?”
“Mah…
non saprei. Non l’ho visto bene in faccia.”
“Io
sì, invece… vieni con me!”
Senza
por tempo in mezzo il comandante del reparto si affrettò verso il quartier
generale con un passo talmente spedito che il capitano faticava a tenergli
dietro. Entrati nella palazzina il maggiore fece i gradini delle scale a
quattro a quattro e si precipitò nel loro ufficio, dove si affrettò ad aprire e
a richiudere nervosamente i cassetti della sua scrivania.
“Dove
diavolo è finita la lista dei complementi della Terza Squadriglia?!”
“Credo
sia nello schedario. Si può sapere che diavolo ti prende…?”
Senza
rispondergli Andy si voltò verso un armadietto metallico, del quale aprì il
terzo cassetto partendo dal basso. Frugò velocemente in mezzo alle cartelle e
ne estrasse un modulo ciclostilato. Dopo essersi seduto e aver respirato una
capace boccata d’aria, vi gettò sopra gli occhi.
Dopo
un paio di secondi il buon James vide l’amico mollare il foglio, coprirsi la
faccia con una mano e battere fortemente il pugno sul tavolo con quell’altra.
“Insomma,
Andy, me lo dici cos’hai, in corpo?! O hai deciso davvero di farmi marcar
visita per esaurimento nervoso?” sbottò.
Il
maggiore scostò le dita dagli occhi, fissando lentamente la faccia del suo vice:
“Guarda i nomi…!” mormorò.
Il
capitano raccolse il documento e scorse la lista: “…Daleeny, Dickerson, Mc Guire, Oaxley, Sturdy…” si accorse
di aver saltato per la fretta il primo nominativo e tornò indietro “…oh,
Cristo!!”
Rialzò
la testa e tornò a guardare silenziosamente il suo capo, che l’osservava scuro
in volto, tenendo le mani intrecciate a sostenere il mento: “Potrebbe trattarsi
semplicemente di un omonimo!” disse, cautamente, senza troppa convinzione.
“Potrebbe…
se non assomigliasse troppo a Sua
Signoria…!”
“Ma…
ne sei sicuro? È passato del tempo, potresti sbagliarti.”
“Temo
di no. E il buffo è che io, pur avendolo incontrato di persona, con tutte le
cose che ho per la testa non l’avrei mai riconosciuto, se avesse mantenuto
quella ridicola capigliatura da dandy… invece, il taglio regolamentare, che
portava naturalmente anche il fratello, lo ha tradito!”
“Capisco…
un vero guaio!” commentò a bassa voce il capitano, fortemente impensierito dai
problematici risvolti di quella faccenda.
“Ma
come cazzo ho fatto a non accorgermene, quando Dumfryes mi ha messo l’altro giorno
la lista in mano?!” esclamò il maggiore appoggiando di nuovo il capo sulla
fronte.
“Lo
hai detto prima: hai troppe cose per la testa!”
“Maledizione…!”
imprecò Andy alzandosi e andando ad aprire uno stipetto, da dove trasse una
bottiglia di Rye.[17]
Versò due dita di liquore nel bicchiere e le mandò giù tutte d’un fiato.
“Lo
sapevo che non ero adatto ad assumere questo incarico: facevo fatica a gestire
una Squadriglia, figurati un Gruppo…!”
“Non
raccontarti balle, Andy: avevi l’entusiasmo alle stelle, fino a mezz’ora fa!”
“Mezz’ora
fa ignoravo ancora cosa mi sarebbe ripiombato addosso. Ti rendi conto di come
mi troverò, se anche quel ragazzo tornerà a casa in una bara?”
“Ora
finiscila di sentirti responsabile per ogni cosa: quel tizio è maggiorenne e
vaccinato e non l’hai certo convinto tu ad arruolarsi! Inoltre volerà con
Hames, non direttamente sotto di te. Ammesso e non concesso che debba per forza
succedergli qualcosa, sarà solo una conseguenza della sua libera scelta.”
“Che
bel discorso… spero che ci verrai tu a farlo, davanti alla collega di mia
moglie… e alla sua amica d’infanzia, soprattutto!”
“Ma
andiamo…! Candy White Andrew l’ho conosciuta anch’io e mi sembra una donna molto
in gamba e ragionevole.”
“Non
sono mai stato granché abile a ragionare con una donna…!”
“È
per questo che ti si sposato?” gli domandò allora James, ridendo.
“Come
sarebbe a dire…?!”
“Che
il matrimonio annulla la necessità di farlo… come diceva William Shakespeare, la moglie del generale è il generale del
generale!”[18]
Andy
lo guardò abbastanza storto: “Va bene, me ne ricorderò quando farò carriera” grugnì
“adesso, se non ti dispiace, vai ad aiutare Vinc a preparare la riunione con i
nuovi acquisti.”
“Agli
ordini, signore!” replicò Stone, battendo teutonicamente i tacchi.
Uscito
che fu il capitano, Andy, prima di riporre la bottiglia nello stipetto, si
versò ancora due dita di Rye… poi si riaccomodò
in poltrona, osservando di sottecchi la foto della sua dolce metà.
“Il generale del generale...!” esclamò, prima
di vuotare il bicchiere “Bah… a dir la verità, non sono mai stato un grande
appassionato di Shakespeare…!”
[1] La regione a Nord-Est di Londra che forma quel vistoso promontorio arrotondato, proprio di fronte alle coste olandesi.
[2] Gli addetti alla radio (in onore di Guglielmo Marconi).
[3] Le cosiddette “combinazioni di volo” erano riscaldate tramite il principio delle termocoperte. Si tenga presente che alle quote operative dei caccia intercettori la temperatura esterna poteva scendere fino a 50 gradi sotto lo zero!
[4] Le Croce Balcanica (Balkankreuz) da non confondere con quella uncinata (originaria dell’Asia Minore e adottata come simbolo dal partito nazista) era la stilizzazione della croce imperiale germanica presente sui mezzi militari fin dalla Prima Guerra Mondiale e tornata nuovamente in vigore alla fine della Seconda su quelli della Bundswher (l’Esercito Federale Tedesco) e dell’attuale Luftwaffe.
[5] I trim erano i correttori delle superfici di governo, costituiti da un’aletta supplementare presente sugli alettoni, i timoni di direzione e quelli di profondità, che avevano il compito di migliorare la risposta sollecitata dai comandi principali (barra e pedaliera). La coppia torcente era la tendenza dell’aereo monomotore ad avvitarsi su sé stesso in senso opposto a quello di rotazione dell’elica, effetto che occorreva contrastare con opportuni contrappesi e, in caso di bisogno, anche con l’utilizzo dei trim.
[6] Come si sa, l’aquila dalla testa bianca è il simbolo nazionale degli Stati Uniti d’America.
[7] Pare che ciò fosse anche dipeso da influenze interne al suo ambiente lavorativo.
[8] La contraerea tedesca (da Flugränge Abwehr Kanone).
[9] Il comandante dell’Ottava Forza Aerea (vedi capitolo 8).
[10] Che tanto pagavano i contribuenti…
[11] Mica male, come topica!
[12] In onore del capitano Eddie Rickenbacker, primo asso
americano durante
[13] Pochi giorni prima, dal 4 al 6 Giugno 1942, si era combattuta la seconda e più importante battaglia aeronavale della Storia, durante la quale le squadriglie delle portaerei Yorktown, Enterprise e Hornet avevano sconfitto duramente la squadra nipponica dell’Ammiraglio Nagumo, affondando le portaerei Akagi, Kaga, Soryu e Hiryu. L’avvenimento aveva segnato il giro di boa nella guerra del Pacifico.
[14] Il generale George Kenney, comandante della Quinta Air Force, basata prima in Australia e poi in Nuova Guinea, i cui aviatori si fregiavano appunto dell’appellativo di Flying Buccaners.
[15] Non per nulla i tedeschi li chiamavano Der Gabelschwanz Teufel (i diavoli dalla coda biforcuta)!
[16] Nella realtà Thomas Mc Guire è stato il secondo in
graduatoria fra i “veri” assi americani durante
[17] Il Rye è il whisky del Tennessee, mentre il Bourbon è quello del Kentucky… che sbevazzoni, questi piloti! Andy, comunque, beve soltanto quando è un po’ nervoso… e, quando c’è Flanny, è tranquillissimo.
[18] Ed ecco spiegato perché, nella storia originale, il miglior interprete del grande drammaturgo decide di rimanere scapolo!