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Autore: TwitBeba    13/03/2013    3 recensioni
«Non mi hai dimenticata? »
« Come posso dimenticare un viso così bello?» Chiese lui dando un piccolo bacio sulla fronte e accarezzandole la guancia asciugando anche qualche lacrima.
Genere: Avventura, Fluff, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Connie! Vieni a darmi una mano!?» Urlò Elisabeth che stava cercando di portare due scatoloni pieni zeppi di roba dentro la casa nuova.
«Arrivo» la voce scocciata della figlia non toccò affatto Elisabeth, erano mesi che andavano avanti così, allora decise di aspettarla sull’uscio senza rimproverarla.
«Potresti fare meno casino?»
 
«Mi scusi signora madre» rispose strappando di mano alla madre uno scatolone che appoggiò sul piano della cucina «Dov’è George? Non può fare qualcosa anche lui?»
«Ha portato Catlin e Peter a fare un giro. Vai se vuoi, faccio da sola»
«Ottimo» prese  la borsa che era appoggiata sulla sedia di fianco a lei per poi uscire dalla casa diretta chissà dove.
 
Si mise a posto la maglietta sgualcita e da quella massa di capelli, legati in una coda, solo una ciocca era fuori posto, cadeva lungo il viso ricoperto di lentiggini, la mise subito al suo posto per lasciare respirare la pelle candida del viso, quel viso era sempre stato lo specchio della sua anima e questo lei lo odiava, gli occhi color nocciola erano spenti, avvolti in un alone di solitudine e le labbra rosso fuoco erano increspate in una smorfia di disgusto verso tutto quello che stava succedendo.
Il trasferimento da una Metropoli, Londra, a una città sconosciuta dell’Irlanda, Mullingar, era stato devastante per lei, tutti i suoi amici, i suoi affetti, TUTTO, era andato perso. 
E come se tutto quello non bastasse c’era anche il fidanzato della madre che da lì a poco sarebbero diventati ufficialmente parte della sua nuova famiglia.
Non ne poteva più, voleva trovare un posto in cui sdraiarsi e pensare a se stessa visto che ultimamente gli altri erano diventati più importanti di  lei.
 
Era quasi alla periferia della città, molto lontano dalla sua nuova casa, quando scorse un’edificio molto grande immerso in un prato verde con alcuni tavolini parsi qua e là. Il parco era perfetto per i suoi progetti ma appena mise piede oltre il cancello si accorse anche di due bambini che scorrazzavano  per il prato e George poco lontano da loro.
Prima che i loro sguardi si potessero incontrare Connie decise di girare i tacchi ma appena mosse un passo indietro si scontrò con qualcosa, o meglio,  qualcuno che le fece cadere gli occhiali attirando l’attenzione di George.
«Maledizione» Farfugliò raccogliendo gli occhiali.
«Scusami, non volevo» la voce maschile attirò l’attenzione della ragazza che si voltò verso di lui.
«Fa niente» Rispose Connie facendo calare il silenzio che fù interrotto da un «Ehi!!» proveniente da dei ragazzi che si stavano avvicinando a loro e di istinto la ragazza si allontano dirigendosi verso George che ormai l’aveva vista e stava, anche lui, avanzando verso di lei.
«Ciao» sentì dire dal ragazzo quando lei era gia lontana però si girò ugualmente e lo salutò con un cenno della mano.
 
Connie, George e i bambini tornarono a casa ad aiutare Elisabeth con i vari scatoloni che avevano riempito l’ingresso.
La casa nuova, per lei la madre e la sorella, era molto bella la classica cucina e il classico salotto enorme con un divano altrettanto grande dove tutta la famiglia poteva riunirsi per stare insieme dopo una lunga e stressante giornata, ma Connie non aveva nessuna intenzione di stare con gli altri, le dava i nervi vedere sua mamma stare insieme a un altro uomo che non fosse suo padre e a un altro bambino che non fosse lei o Catlin, la sorella di sangue.
Quella sera decise di rinchiudersi nella sua camera, non ancora finita, che si trovava al primo piano in fondo al corridoio molto distante da quella della madre e di fianco a quella della sorella, in quella stanza si sentiva tranquilla, tutte quello che aveva era lì e sapeva che non se ne sarebbe andato, il suo TUTTO era lì.
 
Il mattino dopo non trovò più nessuno a casa, l’unica cosa che avevano l’asciato per lei era un biglietto:
Chiamami.        
                        Mamma.  ,, 
 
Senza molta fretta cercò il telefono e dopo aver composto il numero si mise sul divano ad aspettare.
«Pronto»
«Ciao»
«Ciao amore, hai fatto colazione?»
«Non ancora»
«Ti ho lasciato dei soldi nella vetrinetta , prendili e vai a fare colazione. Se continui sulla via c’è una bar…»
«Va bene, grazie. Devo andarli a prendere io i bambini? »                                                          
«Se vuoi… io torno per le sei quindi tu puoi iniziare ad andare a prenderli verso le cinque. Fai come vuoi»
«Si tranquilla, dimmi come si chiama il posto e vado io »
«Si chiama Artsarama» Connie prese nota e dopo qualche raccomandazione da parte di sua madre mise giù il telefono e andò a cambiarsi.
 
Questa volta era certa che non ci sarebbero stati inconvenienti, con molta tranquillità Connie entrò nel parco che aveva visitato il giorno prima e iniziò a cercare un posto tranquillo dove poter leggere in pace il libro che aveva appena preso.
Una volta trovato dove sedersi mise le cose che le servivano sul tavolo: sigarette, succo e libro.
Non aveva bisogno di altro.
Accese la sigaretta e si immerse nella lettura, iniziò a immaginarsi i personaggi della storia davanti a lei mentre passeggiavano chiacchierando o mentre facevano un Pic Nic con i bambini.
Le piaceva viaggiare con l’immaginazione e un ruolo importante lo aveva anche il parco che dava un tocco magico a tutto, persino la quercia, sotto cui era seduta, le sembrava avere qualcosa di misterioso e proprio questo le interessava molto, la faceva sentire in un altro mondo più bello di quello in cui era.
Purtroppo dovette ritornare alla realtà perché si accorse che si stava avvicinando una ragazzo, ma non uno qualsiasi, era il ragazzo con cui si era scontrata il giorno prima facendo notare a George la sua presenza .
«Ciao!» disse il ragazzo con entusiasmo contento di vederla.
«Ciao»
«Ehm…Ti volevo chiedere se questa sedia è libera… » Connie si aspettava questa domanda allora fece un cenno con la mano per essere più sbrigativa e ritornare alla lettura ma il ragazzo invece di andarsene si mise seduto attendendo che lei lo degnasse di attenzioni.
«Hai qualcos’altro da aggiungere?» il ragazzo rimase qualche altro secondo in silenzio ma poi le porse la mano.
«Mi è sembrato un po’ brusco il modo in cui ci siamo conosciuti ieri quindi… io sono Niall» sfoggiò un sorriso smagliante sperando di fare colpo su Connie che per lui era ancora una ragazza misteriosa.
«Beh, piacere Niall! Altro?» Connie fu brusca ma al momento aveva solo voglia di stare da sola.
«Speravo di sapere almeno come ti chiami»
«Ti interessa così tanto»
«Abbastanza»
«Abbastanza da portarmi a Artsarama?»  Azzardò lei.
«I centri estivi?»
«Si»
«Va bene, andiamo»
 
Camminarono per venti minuti prima di intravedere gli altissimi scivoli che già da alcuni isolati ispiravano molto divertimento. 
«Mancano ancora un po' di minuti, se vuoi vai pure»  disse Connie una volta arrivati davanti al cancello.
«Se non è un problema sto qui, anche perché mi devi dire ancora il tuo nome»  osservò Niall. 
«Connie, il mio nome è Connie»
«Originale come nome»
«In realtà è Corinne ma non mi fa impazzire»
«A me piace molto invece. Penso che sia brutto avere un nome comune, no?»
«Si, su questo hai ragione» la ragazza si sedette su una panchina poco lontana da loro e accese l'ennesima sigaretta della giornata iniziando a pensare a come sarebbe stata noiosa la sua serata. 
«Allora non vai?»
«Se ti do fastidio vado»
«No tranquillo è solo per sapere cosa dire a quei mostriciattoli»  per la prima volta Connie rispose con un tono più gentile e Niall lo apprezzò.
Le voci dei bambini di fecero più chiare allora i due si alzarono per attendere davanti al cancello i due bambini che non si fecero attendere.
«Connie!!!» Urlò Catlin correndole in contro per abbracciarla.
«Ciao piccola! Tutto a posto??»Niall notò in Connie una strana luce negli occhi, forse amore verso quello scricciolo dai capelli color dell’oro anzi, sicuramente amore.
«Ciao Niall! Cosa ci fai qui?» Peter notò subito il ragazzo biondo in fianco alla sorellastra e andò a salutarlo.
«Ciao piccolo!! Connie non mi avevi detto che conosci i Douglas!» 
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Non so cosa dire, è la prima FF che scrivo 
e spero che vi piaccia quando piace a me.
Un bacione!
  
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