Non ho mai creduto alla
magia. Per principio, non ho mai pensato che esistessero forze – come dire –
soprannaturali, che dipendono da arcane potenze elementali. All’apparenza è
tutto così banale, così scontato, così… scentifico! Tutto può essere spiegato,
nulla è casuale. Non esistono coincidenze.
Naturalmente non avrei scritto questo racconto, testimonianza o come la si
voglia chiamare, se non ci fosse stato un ma.
Dopo lunghi anni della
mia normale seppur monotona vita, ho cominciato a notare segni di quelle che
inconfutabilmente possono essere chiamate forze soprannaturali.
Infatti, da molti anni conoscevo un anziano signore, affabile ed educato, che
incontravo sempre quando uscivo la domenica mattina per una passeggiata al parco
vicino a casa mia.
Signor Roberts, sì, ecco come si chiamava. La prima volta che lo vidi – avevo
solo pochi anni – mi è parso estremamente anziano, segnato dall’età. Il viso
solcato dalle rughe, gli occhi azzurri un po’ sbiaditi con l’espressione dolce
dei vecchietti più docili, i capelli bianchi un po’ radi, l’andatura lenta e i
movimenti un po’ impacciati.
Ma quello che mi colpiva, ed era la stessa cosa che mi spingeva a chiacchierare
con lui durante le pause della mia corsa, era la sua incredibile lucidità.
Parlavamo di cose normali: il tempo, le ultime notizie, gli avvenimenti del
vicinato… Ma lui riusciva a parlare con un acume, una calma e una scioltezza
sorprendenti, che non avevo mai visto in nessun altro. I suoi occhi languidi non
si appannavano nemmeno per un secondo; quando era il momento di salutarlo, mi
prendeva la mano tra le sue e la stringeva con una stretta un po’ malferma, e mi
guardava negli occhi, con il suo sguardo penetrante, di chi sa tutto su di te e
anche di più, come un padre che guarda al figlio piccolo pensando a tutte le
cose che dovrà imparare.
Non avevo mai soffermato troppo i miei pensieri su di lui; certo, mi faceva
piacere parlargli e trovavo sorprendente il suo essere così brillante, ma non
pensavo molto a lui dopo la mia passeggiata settimanale.
Col tempo, però, mi accorsi che c’era qualcosa di strano. Per qualche tempo non
seppi dire qual era il mio dubbio, ma un giorno riuscii a formulare un pensiero:
era troppo vecchio. Mi ricordo di averlo visto per la prima volta tale e quale
lo vedevo in quel momento: non una ruga in più, l’andatura non più goffa di
prima.
Erano passati molti anni, e si era mantenuto uguale!
Inizialmente non detti molta importanza a questo, ma ogni volta che incontravo
il vecchio mi pareva sempre più strano.
Una domenica, mentre
parlavo con lui passeggiando nel parco fiorito di primavera, gli chiesi, quasi
casualmente, per scherzo:
«Signor Roberts, come fa a mantenersi così in forma?»
Lui sorrise, e sembrò aver capito cosa mi passava per la mente.
«Oh, ci sono dei segreti che un vecchio deve conoscere! Li imparerai anche tu,
quando verrà il momento».
Lo buttò lì, sorridente, l’espressione non diversa dal solito. Ma c’era qualcosa
di più profondo nella sua voce, qualcosa da prendere sul serio. C’era un certo
peso.
Io lo guardai con aria interrogativa, quasi a dire “Voglio sapere tutto, ora”.
Lui sorrise ancora di più.
«Vedi,» spiegò affabile, prendendomi un braccio e riprendendo a camminare, «ci
sono cose che non possono essere spiegate completamente. Nè dalla scienza, né
dalla semplice ragione umana. Però puoi controllarle, almeno in parte, se non
cerchi di importi su di esse. Le emozioni, certo. Sono puri e semplici frutti
del nostro istinto. È difficile dominarle, ma se provi a guardare i tuoi
sentimenti da un’altra prospettiva, se provi a controllarti, riuscirai anche ad
agire su tutto il resto… o quasi. Mi capisci?»
Era evidente che non lo seguivo. Ma avevo tenuto a mente le sue parole, e ci
riflettei a lungo nei giorni successivi, dopo averlo salutato come al solito,
senza strappargli un’altra parola sul suo discorso misterioso.
Pensai agli esseri umani. Gli uomini non sono perfetti, non sono infallibili;
questa è una delle caratteristiche peculiari della razza terrestre per
eccellenza. Lo scopo della vita, pensavo, era rendersi il più perfetti
possibile. Non necessariamente infallibili, ma… in equilibrio con tutto il
resto, con persone, oggetti e ambienti. Bisognava agire con piccoli gesti, con
piccoli cambiamenti nel comportamento, con accortezze mai valutate prima.
La settimana dopo gli parlai di nuovo. Mi sembrava di aver capito di più quello
che cercava di dirmi, ma avevo ancora dei dubbi.
«Signor Roberts, non capisco… Le emozioni rendono volubili gli uomini, li
spingono a scegliere, a comportarsi diversamente… È solo questo che intendeva?
Non c’era dell’altro sulla possibilità di “influenzare tutto il resto, o quasi”,
che lei non mi ha detto?»
«Beh, credo che questo lo scoprirai più avanti. Neanche io, che sono così
vecchio, così segnato, potrei provarti qual è forza della volontà, o di cose
simili che, parlandone, potranno sembrarti concetti filosofici astratti. È
l’esperienza che ti darà le risposte».
Quella fu l’ultima volta che vidi il signor Roberts.
Circa una settimana dopo, mi giunse dal vicinato la notizia che il vecchio era
morto. Era anziano, dissero, non aveva sofferto.
Provavo un grande dispiacere, ma poi non potei fare a meno di sorridere: aveva
fatto il suo dovere, mi aveva fatto capire il valore di quella forza ignota,
quella che ora è associata a facoltà soprannaturali e ad arti oscure e
misteriose… Quella che in realtà era di tutti, un tempo, quando il mondo era
ancora libero. Quella che ora comunemente è definita “magia”.