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Autore: Ronvin    30/09/2007    4 recensioni
“Ecco” alzatosi percorse la stanza, aprì un’altra porta, prese tra le braccia qualcosa e tornò nella stessa posizione di pochi secondi prima.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Hermione ancora non capiva come si era lasciata convincere.

***

La sera prima

“Hermione aspetta!” disse Ron ad un’assonnata ragazza che si dirigeva verso il dormitorio femminile. Quella si fermò e con un cenno lo invitò a proseguire.

“Domani alle 10. In sala comune. E vedi di esserci!”

***

Ron aveva detto solo quello.

Senza un motivo o una spiegazione.

E lei, alle 10 di mattina di quella domenica piovosa, era scesa in sala comune.

Il giorno prima non aveva chiesto nulla perché Ron non le aveva lasciato il tempo di assimilare l’informazione, visto che era corso in dormitorio subito dopo.

Era stata indecisa sul da farsi, ma alla fine la curiosità aveva vinto ogni obiezione.

Ma lì, in piedi vicino alla finestra, mentre osservava le gocce di pioggia scivolare lente sul vetro, le era venuto qualche dubbio.

E se fosse stato tutto uno stupido scherzo?

E se avesse perso la mattinata ad aspettare come una scema un ragazzo che non si sarebbe mai presentato?

E se Ron le avesse semplicemente chiesto di aiutarlo con i compiti, o peggio di passarglieli?

E se.. “Ron!” il suo fu quasi un urlo.

“Mi hai spaventata!” disse indicando la mano del ragazzo che ora si trovava sopra la spalla di lei.

“Scusa…ma non mi stavi aspettando?” ritirò la mano e osservò Hermione con aria interrogativa.

“Si, ma ero soprappensiero..”

“Sempre al lavoro questa testolina, eh?” disse allungando una mano sopra la testa della ragazza per darle un buffetto.

Hermione avvampò, ma recuperò quel briciolo di dignità rimastale, chiedendo:

“Allora.. come mai questo..” non voleva dire quella parola per non sembrare equivoca, ma “..appuntamento?”

Guardò Ron aspettando una risposta, ma quello le prese il polso e la trascinò via senza tante cerimonie.

“Dove stiamo andando??” ripeté per la seconda volta.

“Tranquilla, siamo quasi arrivati” mormorò Ron.

Hermione non capiva più nulla.

Prima Ron le dava un appuntamento.

Poi la trascinava per tutto il castello verso un luogo non ben identificato.

“Siamo arrivati” esalò Ron.

Avevano salito di corsa tutti i piani di Hogwarts e ora si trovavano nei pressi della torre di astronomia. Si erano fermati davanti ad una piccola porta, individuabile solo ad un’occhiata attenta.

Il ragazzo spinse la mano sul legno nodoso per aprire l’uscio, si guardò velocemente intorno, poi trascinò Hermione dentro la stanza.

Hermione non l’aveva mai vista: al posto del pavimento c’era un tappeto d’erba di un verde brillante, le pareti dello stesso colore, il soffitto somigliava a quello della sala grande, ma il cielo terso, che non rifletteva affatto quello esterno, era un po’ sfuocato.

“Dove siamo?” chiese lei una volta che si fu guardata attorno abbastanza.

“In quello che una volta era uno sgabuzzino per le scope!”

“Una volta? E come mai siamo qui?” non riusciva proprio a trattenersi dal fare domande.

“Ti serve una spiegazione per tutto ciò che accade?” rise Ron.

Hermione era piuttosto contrariata per quello che stava accadendo. Lei doveva avere sempre tutto sotto controllo e non poteva essere in un posto sconosciuto per un motivo altrettanto sconosciuto.

Ron si sedette sull’erba invitando l’amica a fare lo stesso.

A Hermione non veniva in mente nulla da controbattere, perciò si accomodò a terra, a gambe incrociate.

“Volevo solo passare un po’ di tempo con te da solo.. é molto che non lo facciamo. Col fatto che siamo sempre dietro ad Harry e ai suoi problemi.”

“Ron..” la ragazza non seppe cosa rispondere.

“Non mi dire che hai fatto tu..” indicò l’erba il soffitto e quant’altro poteva vedere.

Il ragazzo annuì.

“Quando sei diventato così bravo? Certo c’è ancora qualcosa da rivedere, ma.. wow!” aggiunse con entusiasmo.

Ron sorrise per la semplicità di Hermione, che ancora si meravigliava di fronte agli incantesimi, per la sua parlantina smisurata, per quella punta di felicità che le vedeva negli occhi quando lui riusciva a fare qualche progresso.

“Senti.. ma davvero hai fatto tutto questo per me?” arrossì un poco “Ron ti conosco troppo bene, hai qualcosa da farti perdonare?” disse con un tono di delusione troppo evidente nella voce.

“Whuaah!ahbhuahw..!”

“Cos’è stato?” fece Hermione guardandosi intorno per poi tornare a posare lo sguardo su Ron che, imbarazzato, si stava grattando la testa.

“Se ti dicessi che è stato il mio stomaco ci crederesti?” fece speranzoso.

L’espressione della ragazza non lasciava dubbi.

“Okkeeeyy.. beh, c’è anche un altro motivo per cui ti ho portata qui, anzi.. è quello principale.”

Hermione stava cominciando a preoccuparsi seriamente.

“Ecco” alzatosi percorse la stanza, aprì un’altra porta, prese tra le braccia qualcosa e tornò nella stessa posizione di pochi secondi prima.

“Hermione ti presento Tree, Tree questa è Hermione” disse Ron con un sorrisone.

Sorrisone che ben presto si spense, visto che Hermione, con un’espressione indecifrabile in viso, non dava il minimo segnale di vita.

“Non ti senti bene?”

“E cosa sarebbe precisamente Tree? Anzi, che razza di nome sarebbe Tree?” la sua voce suonava isterica.

“Ehi! Gliel’ho dato io quel nome!”

“Ora capisco tutto..” sbuffò Hermione dando un’altra occhiata a ciò che Ron teneva fra le braccia.

Poteva sembrare un bambino di non più di un anno, se non fosse stato per le esili alucce che gli spuntavano all’altezza delle scapole, per i capelli biondi, troppo lisci e impalpabili e per la parte inferiore del corpo che sembrava fasciata da rami aggrovigliati.

“Allora? Nemmeno ora ho diritto ad una spiegazione?”

“Dai calmati.. non volevo tenertelo nascosto! Altrimenti non ti avrei portata qui, oggi”

“L’altro giorno stavo tornando dall’allenamento di quidditch. Ero solo, infatti Harry si era fermato un attimo a parlare con Angelina per dirle che quello schema che avevamo..” Hermione fece una smorfia eloquente “ ..ecco, sto arrivando al dunque!”

“Insomma stavo per rientrare al castello, quando ho sentito un rumore provenire dal limitare della foresta. Pensavo fosse Thor che tornava dal suo giretto quotidiano, ma quando mi sono avvicinato, ho visto questo frugoletto abbandonato sotto un albero e non me la sono sentita di lasciarlo lì.”

“Ah! È per questo che l’ho chiamato Tree: non è stata un’idea geniale?”

Ron finì il suo racconto. Sembrava soddisfatto.

Hermione evitò di esprimere qualsiasi commento sull’idea geniale dell’amico e disse solamente:

“Cosa hai intenzione di farne?”

Ron fece spallucce.

“Vedi, mi sono un po’ affezionato e per una volta che ho qualcosa di solo mio..” non la guardò negli occhi, anzi, prese a fare il solletico alla creatura che sorrideva beata fra le sue braccia.

La ragazza si intenerì molto a quella scena, e si sentì lusingata dal fatto che Ron l’avesse messa a conoscenza del suo segreto, ma il senso critico non tardò a venire fuori.

“Ron! Dobbiamo avvisare i professori, o qualcuno competente! Non sappiamo cosa sia questo essere, se può costituire un pericolo..” ma quella creatura poteva trasmettere di tutto, non di certo paura. Hermione infatti smise di parlare quando si rese conto che le sue parole non avevano senso.

“Però come farai? Non puoi prenderti cura di lui da solo.. hai le lezioni, i compiti, il quidditch..” il tono leggermente addolcito.

Ron la guardò supplicante.

“Non avrai mica pensato..?No, no, assolutamente no. È ovvio che non è della nostra specie: quanto potrà sopravvivere lontano da casa sua? E poi i suoi genitori, o perlomeno i ..parenti lo staranno cercando! Staranno in ansia!”

“E se diventassimo noi i suoi genitori?” propose candido.

“Ron!!” Hermione non riconobbe la voce scioccata con cui rispose.

“Se l’idea ti da tanto fastidio, e ti scoccia aiutarmi, puoi anche andartene” sibilò lui.

“Non fare il bambino, è logico che..”

“No Hermione, io non sono un genio, per me non è tutto logico! E smettila di darmi del bambino!”

Ron odiava quando lo trattava così; era lei quella che sapeva sempre tutto, gliene dava merito, ma quando lo faceva pesare, quando lo considerava incapace di capire, non poteva proprio trattenersi dall’urlare per dimostrarle che si sbagliava.

Hermione si alzò in piedi, la testa inclinata in avanti, i capelli cespugliosi che le coprivano il volto.

“Non era mia intenzione offenderti.. ti ho solo detto ciò che ne pensavo. Se non vuoi sentire pareri, è meglio che tu non li chieda!”

Strinse i pugni. La sua voce era calma, ma leggermente incrinata.

“Io.. meglio che vada” aprì la porta e sparì.

Ron non riusciva a trovare un motivo per il quale avrebbe dovuto sentirsi in colpa, ma in quel momento ci si sentiva lo stesso.

Aveva portato Hermione lì, l’aveva messa a conoscenza del suo segreto e le aveva chiesto di aiutarlo solo perché era sua amica ed era preparata a qualsiasi evenienza?

Era inutile continuare a mentire.

Si fidava di lei, era un po’ la sua ancora di salvezza, e per di più le piaceva.

Sì, finalmente lo aveva ammesso.

Però un conto era ammetterlo a se stesso, un altro era ammetterlo ad Hermione.

Non sopportava il suo atteggiamento da saputella, ma non riusciva a starle lontano o tenerle il broncio per molto.

E doveva confessarlo, le piaceva molto stuzzicarla. Avrebbe preferito che le reazioni nei suoi confronti fossero più miti e decisamente più tenere.

Ma non si poteva chiedere ad Hermione Granger di sbottonarsi più di tanto.

E non si poteva chiedere a Ron Weasley di umiliare il proprio orgoglio per dichiararsi.

Ron trovò Hermione in sala comune.

Stranamente non stava leggendo; aveva lo sguardo fisso sul camino, sulla cavità che nelle fredde sere d’inverno era occupata dal fuoco.

Non sbatté le palpebre nemmeno quando Ron le sedette accanto, sul bracciolo della poltrona nella quale era sprofondata.

Rimasero in silenzio per un tempo imprecisato, poi finalmente Hermione parlò:

“Perché finiamo sempre col litigare?”

“Non lo so” rispose lui, disarmato dalla domanda inaspettata della ragazza.

Ma poi si affrettò ad aggiungere:

“So solo che non mi piace litigare e per di più non mi piace farlo con te”

Hermione sbuffò.

“Solo perché non ti piace avere torto!”

“Si da il caso che non sempre io abbia torto!”

“Ecco, lo stiamo facendo di nuovo..” piagnucolò lei abbandonando la testa sul braccio di Ron.

Ron sussultò.

“Due persone che dicono di essere amici, non lo sono davvero se non litigano almeno un po’.. non si può andare d’accordo sempre e su tutto!” replicò saggiamente.

“Si, ma noi non facciamo altro che battibeccare!”

“Vorrà dire che ci vogliamo particolarmente bene” rifletté Ron.

Altro momento di silenzio, durante il quale i due ascoltarono il fragore che animava la sala comune di domenica.

“Senti..” esordirono insieme.

Hermione sorrise.

“Prima tu!”

Ron alzò gli occhi al cielo.

“Beh.. ho pensato a quello che mi hai detto prima. Sì, insomma, sulla faccenda di Tree..” fece una pausa “Credo che tu abbia ragione. Sarei egoista a volerlo tenere rinchiuso in quello sgabuzzino.. lo dirò alla McGrannith.”

Gli costò molto pronunciare quelle parole. E lei lo sapeva.

“Oh, Ron! Sono sicura che hai fatto la cosa migliore! Sono fiera di te! Vedrai, la professoressa sistemerà tutto nel migliore dei modi..”

Ron, rosso a causa delle parole della ragazza, cercò un appiglio per non mostrare l’imbarazzo. “Non perderai mai la fiducia nei prof, vero?”

Hermione lo guardò, sorrise e poi scosse la testa.

“Però mi accompagni? Anche se non ho combinato nulla, mi sento a disagio ad andare dalla McGrannith.” Fece una smorfia e agitò le dita in aria. “Mi sento come se dovessi andare nella tana del lupo!”

“Ok, ok, ti accompagno” concesse.

Hermione si alzò, prese Ron per mano e lo condusse fuori dalla sala comune.

I due si trovavano precisamente davanti alla porta dell’ufficio della McGrannith.

Ancora, inconsapevolmente, mano nella mano.

“Allora, vado.” disse Ron con l’aria di un condannato a morte.

Hermione annuì. Ron, completamente rosso, guardò le loro mani intrecciate e poi gli occhi della ragazza, per farle capire di lasciargli la mano.

“Oh, scusa!” Hermione mollò la presa come se improvvisamente la mano di lui fosse diventata bollente.

Sentì che lui biascicava qualcosa come un non importa, prima di bussare e sparire dietro la porta.

Trascorse quasi mezz’ora.

La porta dell’ufficio si aprì, lasciando uscire un Ron piuttosto sollevato.

“La professoressa ha detto di farmi trovare, fra dieci minuti, davanti allo sgabuzzino dove ho lasciato Tree..per salutarlo, prima che lei lo porti via”

Hermione annuì.

“Allora andiamo, cosa stiamo aspettando?”

Ron sorrise di rimando.

Davanti a quella porta varcata qualche ora prima, Ron mise Hermione al corrente di quello che aveva detto la McGrannith.

“Ah!Quasi dimenticavo.. prima, in sala comune, cosa stavi per dirmi?”

“Prima? Che in fondo avevi ragione..”

“Riguardo a cosa?” Ron non capiva dove lei volesse arrivare.

“Forse è vero che litighiamo spesso perché ci vogliamo particolarmente bene.. o almeno io te ne voglio molto..” Hermione, rossissima, faceva concorrenza a Ron che aveva già assunto un colorito bordeaux.

Ma lei non aveva ancora finito di stupirlo.

Si avvicinò a lui e, fulminea, lo baciò.

Ron rimase pietrificato, ancora con gli occhi spalancati, sorpreso ma felice come non mai. Se Hermione si era lasciata andare, anche lui poteva dichiararsi.

Aspettò che la ragazza si staccasse, poi l’abbracciò.

“Quello che ho detto vale solo se si è in due a volere bene..” la ragazza temette il peggio, ma “ infatti, anche io ti voglio bene!”

Stavolta fu Ron ad avvicinarsi e cercare quel contatto desiderato.

“Ehm ehm..”

“Professoressa!” squittì Hermione allontanandosi da Ron con un balzo.

La donna si lisciò nervosamente l’abito, come se fosse arrivata proprio in quel momento e non avesse visto nulla.

“Allora signor Weasley, mi fa strada?”

Ron annuì vigorosamente e si adoperò per aprire la porta, ma nell’istante prima che si muovesse, avrebbe giurato di aver visto un sorrisino compiaciuto arricciarsi sulle labbra della professoressa.

Spero che sia piaciuta!

Sono ancora alle prime armi..e si vede!

Baci*

Ronvin

  
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