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Autore: meiousetsuna    13/03/2013    7 recensioni
Questa raccolta si è classificata seconda nel contest: Smorfia e Cabala, di Giacopinzia, sul forum di EFP.
Nove one-shot racconteranno i diversi rapporti tra Damon ed un altro personaggio, differente in ogni storia; le difficoltà come le relative risoluzioni, o la resa di fronte all’impossibilità di una tregua.
Amicizia, amore, odio, gelosia…sentimenti forti e contrastanti che si agitano nella mente e nel cuore del vampiro dagli occhi di ghiaccio.
I “partner” previsti, sono Stefan, Jeremy, Liz, Elena, Katherine, Alaric, Rebekah, Elijah, Klaus… ma qualcuno potrebbe ancora cambiare e provvederei ad aggiornare questo specchietto.
I singoli rating andranno da verde ad arancione, ma vale la stesso avvertimento!
Buona lettura, spero che vi fermiate in molti… baci, la vostra Setsuna
Genere: Drammatico, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Damon Salvatore, Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena, Damon/Katherine
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Vorrei ringraziare fanny_rimes, annaterra, Fefy_07, Bloodstream, Iansom. E naturalmente chi ha letto, seguito e preferito!

Iansom, per cominciare,questo capitolo è per te! Sai che se non ci fossi forse questo pc sarebbe rimasto chiuso!

 

Pairing: Damon/Jeremy   Rating: Arancione  Genere:  Bromance  Avvertimenti: Accenno di pre-slash

Titolo:  Su cándida virtud, perla y bruma ( La sua innocenza candida come perla e nebbia)


Jeremy aprì il rubinetto del lavatoio di pietra e mattoncini che suo nonno aveva costruito con le sue mani quando aveva deciso di regalare quella casa sul lago alla famiglia, per sfuggire alla calura dei mesi estivi; messa la testa sotto il getto d’acqua fresca sospirò con sollievo.
Senz’altro il training che un vero essere sovrannaturale gli poteva offrire era di gran lunga più produttivo di quello che aveva intrapreso con Matt, che pur essendo un atleta preparatissimo risentiva di tutti i limiti di un normale fisico umano.
Avevano provato con mosse di catch, la corsa, il sollevamento pesi ed una specie di lotta greco-romana che somigliava più ad una rissa da bar.
Finché una risata ironica ed un tantino maliziosa li aveva colti impreparati, bloccandoli lì, mentre stavano tentando una presa intorno al collo che aveva buone probabilità di trasformarsi in un soffocamento vicendevole.


“Cos’è, signorine, state facendo le prove per il balletto? Avete già deciso chi è il Cigno oppure è una situazione aperta?”
Il biondo si irrigidì immediatamente: da tempo aveva smesso di odiare veramente Damon Salvatore ma non per questo ne avrebbe mai avuto un’opinione lusinghiera.
Jeremy invece gli era andato incontro sorridendo, dandogli una stretta affettuosa su una spalla.
“Finalmente sei arrivato! Intanto non abbiamo perso tempo, passiamo tutta la giornata ad allenarci, smettiamo solo quando crolliamo”.
Damon rispose al cenno con la testa di Matt in ugual modo  e con un sorriso caloroso al più giovane; gli era sempre stato simpatico, a partire da quella volta che l’aveva trovato nel suo salone con una specie di paletto che sarebbe servito ad ucciderlo e invece si era scusato perché era un’idea stupida e perché l’arma era preparata ridicolmente male.
Dopo un minuto il vampiro si era ritrovato con un temperino in mano a insegnargli come intagliare una punta decente, un po’ come aveva fatto con Stefan quando lo aiutava a fabbricare qualche piccolo giocattolo.


Non gli aveva mai serbato rancore per nessuno dei comportamenti a dir poco riprovevoli che aveva tenuto nei suoi confronti, inoltre era il prezioso fratellino di Elena; una serie di buoni motivi per dargli una mano con tutte le sue capacità, portarselo sulla coscienza senza aver neanche provato semplicemente non era un’opzione.
Più tardi Damon aveva acceso il camino mentre i due ragazzi si erano fatti una doccia e cambiati e nell’esatto momento in cui erano scesi in cucina l’inconfondibile rumore di un furgoncino che posteggiava nel viale catturò la loro attenzione.
“Hai chiamato qualcuno, Jer?”  Chiese Matt, con tono sospettoso.
“Sono stato io, ho ordinato la pizza per voi, con ogni genere di schifezze sopra sono sicuro che sia la vostra preferita; ma dopo cena dovrete fare dieci giri di corsa intorno alla recinzione”.
“Da quando ci comandi anche su questo?” Il quarterback era molto seccato.
“Da quando sono arrivato qui! A meno che tu voglia tentare di strapparmela dalle mani”.
Prima che il campanello suonasse, il vampiro aprì la porta, indirizzando uno dei suoi sorrisi sghembi all’addetta alle consegne, una biondina piuttosto ordinaria, che rimase fulminata da quella visione senza riuscire a nasconderlo in alcun modo.


“Salve, dolcezza… questa è omaggio della casa, vero? Saremo qui per un po’ e credo che ci rivedremo ogni sera”.
“Certo! – la giovane si girò una ciocca di capelli intorno ad un dito con fare civettuolo – Cosa non si farebbe per un cliente nuovo… a domani, allora?”
“Contaci”. Damon le diede virtualmente fuoco ai vestiti con uno sguardo da capo a piedi prima di richiudere la porta con aria soddisfatta.
Poggiò le scatole sul tavolo, incontrando gli occhi  pieni di rimprovero di Matt.
“Non fa ridere che tu l’abbia soggiogata per non pagare pochi dollari, io lavoro nella ristorazione so cosa vuol dire!”
“Già, peccato per te che io non l’abbia fatto è stata una cosa spontanea: sai… spera di trovarmi da solo, domani; inoltre le cose regalate mi piacciono di più”.
Nessuno si era stupito quando il mattino successivo il biondo aveva deciso che era tempo di tornare a casa se non voleva perdere il suo impiego, lasciando così Damon libero di torchiare Jeremy per spremere da lui fino all’ultima goccia delle sue potenzialità da cacciatore.


L’aria frizzante dell’alba era l’ideale per la concentrazione e la lucidità e Jeremy ce la stava mettendo proprio tutta era evidente che temesse di essere una delusione per il suo insegnante, che decise di approfittare di quello stato d’animo per ottenere il massimo.
I piedi del castano colpivano ripetutamente i cuscinetti imbottiti allacciati ai polsi di Damon, che li spostava in semicerchio dal suo petto verso l’esterno.
“Dobbiamo ricominciare da zero Gilbert? Dai la cera/togli la cera…
“Divertente, Miyagi-san!” Jeremy si era distratto un solo secondo, che era bastato al vampiro per portarsi alle sue spalle, buttarlo a terra premendo piano con un ginocchio alla base della schiena storcendogli un braccio all’indietro, dando un colpetto sull’omero.
“Ed è qui che il tatuaggio, cioè il braccio viene staccato con un coltello. Non ci siamo, sei terribilmente prevedibile, ti muovi al rallentatore; potevo prendere un caffè, tornare e trovarti dove ti avevo lasciato”.


Il ragazzo non diede cenno di reagire, anzi si lasciò andare con la fronte a terra cercando di riprendere fiato senza inghiottire troppa polvere, mentre Damon aumentava gradualmente la torsione; quando ormai stava per gridare all’improvviso si sentì rilasciare e vide che gli veniva porta una mano per aiutarlo a rialzarsi.
Una volta in piedi mantenne lo sguardo basso, sperando di riuscire a trattenere una piccola lacrima di dispetto che chiedeva di poter scendere dai suoi dolci occhi nocciola, portando con sé l’ammissione della sua insufficienza, ma le iridi color ghiaccio fisse nelle sue gli fecero capire che il vero esame era quello.
“Per essere il primo giorno non sei andato tanto male, almeno resisti al dolore e non ti tiri indietro; mangia qualcosa poi continuiamo”.
“Non ho bisogno di fermarmi”.
Damon annuì con un’espressione di approvazione sul volto che fece accendere le guance di Jeremy.
“Molto bene, cominciamo a lavorare sul tuo punto di forza che non è certo la difesa. Loro non avranno nessuna pietà di te, ricordati che siamo predatori, macchine per uccidere: una volta arrivati al corpo a corpo sarai spacciato, quindi l’unica possibilità che hai è colpire per primo senza nessuna esitazione e mirare al cuore. Carica la balestra e prova a quattro, cinque metri, dovrebbe essere una distanza di sicurezza sufficiente”.


“Che bersaglio devo colpire?”.
Il bruno alzò gli occhi al cielo con plateale sconforto.
“ME, quanti altri vampiri della Lega Volontari vedi?”
L’umano restò sbigottito alcuni secondi prima di rispondere.
Stai scherzando? Sono vere frecce con la punta bagnata di verbena vuoi che ti uccida?”
“Piccolo Gilbert, non ci riusciresti nemmeno per sbaglio! – Damon non era precisamente l’incarnazione della modestia – ma se almeno mi dovrò impegnare un minimo per prendere al volo le tue frecce, vorrà dire che hai una chance contro dei vampiri nuovi e inesperti, si muoveranno in modo più disordinato… coraggio, comincia!”
Jeremy sollevò l’arma come in un sogno; le braccia flettevano la corda in un gesto solamente meccanico, la vista si annebbiava facendogli perdere la prospettiva per la mira, l’udito era un vuoto spezzato solo da un fastidioso ronzio che copriva completamente le imprecazioni di Damon, finché tornò bruscamente alla realtà  nel sentirsi strappare l’oggetto dalle mani e tirarlo via fuori della sua portata.
Si può sapere qual è il tuo problema?” La voce che lo apostrofava era colma di rabbia  e sottilissime venuzze nere contaminavano il color cielo degli occhi che lo stavano sbranando vivo.


Un motivo c’era, eccome. Poggiò una mano sul petto del più grande, l’altra su una spalla, osando infine  sostenere il suo sguardo.
“Non posso, capisci? È un rischio che non riesco a correre, ci tengo troppo a te”.
Col cuore che gli rimbombava fin nelle orecchie, il giovane fece scorrere le dita sul collo di Damon fino a posarsi sul suo viso cesellato, il pollice sullo zigomo.
Il vampiro gli prese ambedue i polsi  allontanandoli da sé delicatamente, cercando le parole più adatte a non ferire il suo interlocutore.
“Stai facendo un grosso errore”.
Lo so… non volevo dire che credevo lo accettassi, è che…”
“No, stai capendo male. Ascolta, siediti mentre prendo qualcosa da bere, questo discorso è impegnativo per farlo da sobri.”


In un minuto era tornato con una bottiglia di brandy mezza piena che aveva recuperato nella dispensa ed un’intera cassetta di birra e aveva aperto le prime due sul bordo della panca da giardino porgendogliene una, per poi accomodarsi ad una certa distanza.
“Andrò al dunque, ok? Io non ti piaccio in quel senso, ti ho visto due giorni fa con Bonnie, la guardavi come una visione… il punto principale è che sei stato sfortunato con le donne, forse pensi che sarebbe più semplice, diversamente”.
“Finora sono morte, magari anche Bonnie è al sicuro lontana da me. Ma ti giuro…”
I nomi di Isobel e Jenna si sovrapposero inopportunamente a quelli di Vicki e Anna nella mente di Damon, ma non era il momento.
“Jeremy non dico che tu non mi voglia bene e credimi, è un onore ricevere questi sentimenti, solamente li stai chiamando col nome sbagliato: ti manca tuo padre, ti manca Rick, hai solo bisogno di un sostegno, di un affetto maschile. Ci sono per te, ragazzino”.


“Perché ami mia sorella”.
“Puoi giurarci”.  La risposta era sopraggiunta prima che la domanda fosse completata.
“E tu le somigli molto, sei generoso e comprensivo con tutti; ascolta, mi hai visto con Stefan, non sono un grande modello di fratello maggiore, ma se vuoi…”
Jeremy si aprì in un lieve sorriso timido. “Sei il meglio che potesse capitarle”.
Damon esitò brevemente poi facendo quella cosa con gli occhi si alzò e andò a stampare un bacio sulla fronte del suo amico.
“La nostra bromance finisce qui, intesi? – disse facendogli l’occhiolino – quando tutto questo sarà finito e starai bene, tu e Bonnie vi chiuderete in casa e… bè... farete delle cose da streghe di cui non voglio conoscere i dettagli sia chiaro!”


Aperte altre tre birre, il vampiro ne versò un po’ per terra, correggendo il restante col brandy, passandone una al giovane.
“Nessuno mi ha mai incoraggiato a bere, forse è vero, non sei un esempio di adulto responsabile”.
Damon si rilassò, leggendo nello sguardo dell’altro che stava già riflettendo sul suo discorsetto.
“Un uomo del Team Badass può bere qualcosa di decente dopo una giornata difficile. A proposito, non ti sto scansando Jer, sai perché…”
“È il posto di Alaric”. Prese la terza birra, posandola tra sé ed il bruno. “ Lui sarebbe seduto qui”.
Le bottigliette si scontrarono brevemente per un brindisi, mentre l’ombra che rispondeva al nome di Alaric Saltzman sussurrava verso colui che poteva sentirlo.
“Di a quel testardo che sono contento di come si cura del nostro ragazzo”.


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