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Autore: Rory_chan    30/09/2007    12 recensioni
Come una carezza del vento, percepì quell’abat-jour fulminarsi o spegnersi in qualche modo dato che la stanza cadde nel buio più totale. Non si spaventò Sakura, che continuò a tenere gli occhi chiusi mentre le labbra si arricciavano in un lieve sorriso colpevole.
«…sta arrivando, sta arrivando…»
[ItaSaku, tracce Angst]
Genere: Triste, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Itachi, Sakura Haruno
Note: OOC, Lemon | Avvertimenti: nessuno
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MY BEAUTIFUL, SWEET, OBSESSION

MY OBSESSIVE GHOST

 

Non era una serata particolarmente allegra.

Naruto quel giorno era partito con l’ero-sennin Jiraiya e Kakashi-sensei per un allenamento speciale.

Ovviamente, dedicato interamente a lui, quando mai.

Non che Sakura fosse gelosa.

Sakura non era gelosa di Naruto.

Semplicemente, lo invidiava.

Forse, nei peggiori dei casi, anche lei avrebbe voluto avere un demone sigillato nel suo corpo e poterlo liberare non appena si sentiva minacciata.

Forse, nei migliori dei casi, anche lei avrebbe voluto avere qualche dote innata e attirare così l’attenzione di qualche pedo-sennin.

Tutto per essere desiderata.

Anche voluta morta, qualsiasi cosa sarebbe andata bene.

Certo, era voluta morta da un po’ di gente, prima fra tutte Ino che non aveva ancora mandato giù il fatto che lei Sakura, lei l’inutile piagnucolona, la stupida e timida fronte-spaziosa era stata l’ultima a parlare con Uchiha Sasuke prima che il gioiellino di Konoha ebbe la sua più brillante idea di abbandonare il villaggio per unirsi al lato oscuro.

Certo, con Ino non ci parlava manco più, non che ne fosse poi così tanto rammaricata.

O forse lo era. Sapeva bene che ormai lei, Sakura Haruno, era semplicemente sola.   

 

Ora era lì Sakura, nella sua stanza, china sulla scrivania mentre sedeva scompostamente sulla larga poltrona. Le gambe piegate sotto al sedere mentre il busto totalmente piegato sulla superficie di legno lasciava che la testa potesse avvicinarsi quel che bastava al foglio sul tavolo.

A quell’ora le si stancava la vista, ma da qualche tempo amava studiare di notte.

Diligentemente, metteva a posto i suoi appunti di medicina, riordinandoli con maniacale ossessione in una precisione alfabetica da far venire paura anche al ragazzo più schizzinoso presente in tutte e cinque le terre. Era il suo modo di fare ormai.

I ciuffi di capelli corti le ricadevano lungo le gote, seguendo la sinuosa linea della guancia resa pallida dalla luce dell’abat-jour che illuminava fiocamente la stanza.

Le sue iridi verdi scorrevano febbrilmente quelle righe scritte velocemente e in nero, registrando quasi a memoria tutte le formule presenti.

 

Cane, toro, cinghiale, coniglio. Impastare chakra. Topo, cane, serpente e ancora coniglio.

 

Roteò gli occhi verso la finestra aperta.

Osservò con noncuranza le cime degli alberi che riusciva a scorgere dalla sua posizione, poi ritornò a fissare i fogli ormai ripiegati e un po’ sudati dalla sua salda presa.

 

Tecnica estremamente delicata, soprattutto se usata su una parte sensibile del corpo.

 

La sua espressione mutò dalla compunta concentrazione all’oblio più totale.

Lasciò cadere i rotoli sulla scrivania, mentre la schiena si piegava all’indietro, poggiandosi allo schienale della poltrona.

Sentì il vento muovere le tende della finestra, ma come al solito, non vi fece caso.

Piuttosto, preferì alzarsi dalla sedia per dirigersi a passo stanco verso il letto.

Era stanca di tutto, della medicina per prima cosa.

Si lasciò cadere con bene poca eleganza sulle lenzuola leggere, facendo affondare la testa nel cuscino morbido e rilassare il corpo sul materasso.

Chiuse gli occhi crucciando le sopracciglia, segno precoce di stanchezza sia fisica che mentale.

Nonostante le palpebre fossero chiuse, le iridi riuscivano a distinguere la luce della lampada che, fievole, cercava di illuminarle il viso così distante.

 

Come una carezza del vento, percepì quell’abat-jour fulminarsi o spegnersi in qualche modo dato che la stanza cadde nel buio più totale.

Non si spaventò Sakura, che continuò a tenere gli occhi chiusi mentre le labbra si arricciavano in un lieve sorriso colpevole.

«…sta arrivano, sta arrivando…»

Solitamente, da come Ino le aveva raccontato durante uno dei loro pigiama party di quei tempi, quando si fulminava una lampadina in piena notte – quello che ormai era diventata quella stupida serata senza senso – era un preciso indizio dell’arrivo di un fantasma.

Un fantasma cattivo che prova un raccapricciante piacere nel vederti soffrire.

Un’illusione spaventosa di uomo che si diverte e torturarti.

 

[A casa Yamanaka si ritrovavano abitualmente due volte alla settimana, lei e Ino.

La biondina, si metteva composta seduta sul suo fouton e si schiariva la voce, prendendo poi a raccontare con tono sepolcrale e tetro.

Il fantasma descritto solitamente da Ino in tante delle sue storie di paura era il classico ragazzo morto a causa di incidenti che non dovevano prevedere la sua fine.

Un innocente che cerca vendetta.

Comunemente sfigurato in viso, entrava dalla finestra della tua camera tentando di ucciderti per farsi giustizia in solitudine.

Quelle notti, Sakura si stringeva a Ino e dormivano insieme nel fouton di tessuto pregiato e la ragazzina dai capelli rosa trovava alquanto rassicurante quel sorriso sul volto dell’amica che le stava a dire “ti proteggo io”]

 

Sakura Haruno aveva smesso di credere nei fantasmi non appena l’amicizia di Ino fu stravolta dall’arrivo di un ragazzino chiamato più comunemente Sasuke-kun.

Durante la notte non sentiva più il bisogno di stringersi a qualcuno o a qualcosa.

Non credeva più nei fantasmi.

La conferma era arrivata a tredici anni quando quel ragazzino comunemente chiamato Sasuke-kun era cresciuto, divenendo un ragazzo brillante e corteggiato più di prima, ma che aveva l’impellente bisogno di avere vendetta per una macchia avvenuta nel suo passato.

Sakura Haruno aveva pregato tanto che i fantasmi del passato di Sasuke Uchiha ritornassero misteriosamente in vita come accadeva nelle storie di Ino e che punissero colui che non permetteva al suddetto Uchiha di vivere la sua esistenza in pace.

Una notte, quella notte, avevo perso quasi tutte le sue paure maggiori, perché quella che temeva di più, si era avverata.

[L’abbandono]

 

In realtà, una parte di Sakura Haruno non aveva mai messo di credere ai fantasmi.

 

Il suo fantasma aveva lunghi capelli neri, solitamente legati in una bassa coda di cavallo, e due brillanti occhi dal colore delle ossidiane se non si tingevano di rosso ogni santa volta che lei tentava di ribellarsi alla sua volontà.

Di certo il suo volto non era sfigurato, anzi, risultava come uno dei più bei volti che Konoha poteva vantare di avere. L’unico piccolo, irrilevante difetto che quel viso tanto angelico quanto temuto aveva, erano quelle due piccole fossette sotto gli occhi.

Sakura non le trovava brutte. Gli conferivano un’aria matura, più di quanto già non fosse.

Ed erano un segno di distinzione.

La prima volta che quel fantasma le era apparso davanti aveva pianto.

Prima per la gioia. Poi si era tramutato in delusione ed infine terrore.

Ma Sakura era abituata ai fantasmi che tentavano di ucciderti, non a quelli che rimanevano a fissarti mentre crollavi nella demoralizzazione.

 

Quel fantasma la fissava sempre, rimanendo muto se non fossero i gesti a parlare.

Ed ora, quel fantasma stava scavalcando con facilità la finestra lasciata aperta appositamente.

Era straordinario come lui riuscisse a muoversi senza essere impacciato in mezzo a quel buio.

Forse era dato anche che quella stanza, lui, la conosceva a meraviglia.

«sei in ritardo, lo sai?»

Sakura sentiva il fruscio del mantello slacciarsi e cadere pesantemente a terra.

 

Sorrise senza aprire gli occhi, lasciando che le tenebre l’accerchiassero come le braccia di lui adesso si posavano sui suoi fianchi e le dita percorrevano la linea sottile del suo ventre che rabbrividiva ad ogni suo tocco freddo. Inarcò la schiena, lasciando che quelle mani gelide s’inoltrassero sotto la maglia rossa.

La ragazza dischiuse un poco gli occhi, riuscendo a scorgere l’ombra di quel giovane ormai uomo in piedi, di fianco al letto e chinato su di lei.

I capelli neri scivolavano dalle sue spalle, solleticandole il ventre scoperto dalle sue stesse mani.

Sakura sentì il materasso appesantirsi e capì che lui vi si era appoggiato, come aveva avvicinato quelle labbra pallide e ghiacciate alle sue.

Quelle dita fantasma percorsero ogni sua curva, a partire da quella del bacino fino ad arrivare al seno coperto dalle bende.

Quelle labbra fantasma si posarono sulle sue, piano, in un fugace tocco premuroso.

Le fecero sentire il loro sapore che lei, a dispetto di quel tocco, andò a cercare con un contatto ben più profondo.

Passò la lingua sulla sua bocca, inumidendola un poco fino a quando lui non le lasciò il permesso di entrare e di trovare la sua lingua ad aspettarla. Si unirono in una danza quasi sensuale, toccandosi e poi allontanandosi, timide.

Sebbene le sue non lo erano nemmeno un po’.

 

«sei in ritardo…» ci tenne a precisare nuovamente Sakura, rotolando nel letto come a fargli spazio. Con un mugolio stanco voltò il viso verso quell’ombra nera di fianco al letto.

Vide distintamente i suoi occhi iniettati di rosso.

Lo sapeva che lui l’avrebbe fatto, avrebbe attivato le sue abilità per spaventarla.

Sapeva anche il motivo. Era scappata dalle sue carezze, allontanandolo.

«…sei in ritardo, sei in ritardo… - cantilenò, come una bambina - …i fantasmi non arrivano mai in ritardo» concluse, sorridendo e sgranando un poco i suoi occhi verdi, come se fosse divertita da quel gioco così perverso.

«sta zitta. Sta zitta.» la voce del suo fantasma era calda e sensuale anche quando impartiva ordini. Aveva un timbro dolce, mieloso.

«io non ho parlato. – assunse un’aria innocente – e poi tu non dovresti parlare. I fantasmi non parlano Sasuk- i fantasmi non parlano» si corresse, lasciando che le labbra si arricciassero in un sorriso malizioso, gli occhi scrutavano minuziosamente quell’alta figura di fronte a sé.

Lui fece finta di non captare quel nome sussurrato a metà, salendo completamente sul letto e appropriandosi nuovamente delle labbra di Sakura che corrispose fin da subito quel bacio, inarcando la schiena per sentire il corpo premere contro quello di lui.

Il ragazzo lasciò scivolare il proprio bacio lungo il collo della giovane kunoichi, assaporando la sensibilità della pelle, il calore del battito estremamente accelerato ed eccitato.

Sakura alzò le braccia, portando le mani fra i capelli del suo amante.

Come le piaceva fare, gli sciolse i capelli, cominciando a carezzarli per tutta la loro lunghezza, facendoli scorrere fra le dita.

 

Chiuse gli occhi Sakura e lasciò uscire un sospiro beato dalle labbra.

«i fantasmi non parlano…» sussurrò, mentre quel ragazzo si appropriava del suo corpo, facendola per l’ennesima volta sua, come ormai accadeva da un tempo per lei indeterminato.

«i fantasmi non esistono, Sakura» il mormorio di lui la contraddisse, come al solito.

La ragazza sorrise, sentendo il suo nome pronunciato da quella voce.

«oh si che esistono Itachi-kun. Tu ad esempio… sei il mio fantasma» questa volta, l’Uchiha maggiore non ebbe nulla da contraddire… forse perché Sakura era fin troppo ossessionata, forse perché davvero, non sapeva cosa rispondere.

[non che poi avesse mai veramente tentato di rispondere a tutte le sue domande]

 

Non era una nottata particolarmente allegra.

Naruto la mattina prima era partito con l’ero-sennin Jiraiya e Kakashi-sensei per un allenamento speciale.

Ovviamente, dedicato interamente a lui, quando mai.

Non che Sakura fosse gelosa.

Sakura non era gelosa di Naruto.

Semplicemente, lo invidiava.

Naruto non riusciva a nascondere i suoi segreti: ogni santa volta che gli accadeva qualcosa, non se lo teneva mai per lui e si divertiva ad urlarlo al mondo, tentando di attirare le attenzioni degli altri. Non aveva più bisogno di attenzioni.

Troppe persone lo conoscevano e lo volevano.

Forse, nei peggiori dei casi, Naruto sarebbe morto a causa di quelle persone che lo cercavano così ostinatamente per la sua potenza.

Forse, nei migliori dei casi, Naruto avrebbe sconfitto quelle persone riuscendo a vivere la sua vita, condividendo con il mondo ben altri segreti, ben più allegri di quelli soliti e macabri che prevedevano l’estrazione del demone dal suo corpo.

[tipo la timida Hyuga che aveva avuto il coraggio di dichiararsi].

 

Sakura teneva i suoi segreti per lei, non li condivideva con nessuno, nemmeno con Yamanaka Ino che tentava di instaurare nuovamente un rapporto con lei.

Forse, nei peggiori dei casi, sarebbe stata presa in giro da molti e, quando la verità sarebbe venuta a galla, avrebbero anche potuto condannarla a morte.

Forse, nei migliori dei casi, quel ragazzo che ogni notte l’ossessionava sarebbe venuto a prenderla e l’avrebbe portata via con sé, in un posto dove avrebbero potuto dannarsi a giocare sempre con quel gioco che tanto le piaceva.

Sakura credeva ancora nei fantasmi e non era gelosa di Naruto. Alla fine, non lo invidiava neanche perché Naruto credeva davvero che i fantasmi non esistessero.

Invece lei, la verità la sapeva… e non si sarebbe mai illusa di poter scappare dal suo fantasma che la cercava come l’Uzumaki tentava di fare.

Itachi le aveva messo gli occhi addosso e non l’avrebbe lasciata scappare fino a quando non sarebbe diventata un fantasma anche lei.

Sapeva bene ormai, che Sakura Haruno, non era più sola.      

 

 

O.O credete che basti?

Ok, passiamo subito a dire che è altamente nonsense. Cioè, io non so fare nonsense, però poi scrivo queste cose e…voilà la nonsense. Premetto che è la mia prima ItaSaku e non volevo scrivere questa cosa. Avevo in mente cose ben diverse però…boh, sono stata dirottata su questo versante della storia.

Abbiate pietà perché l’ho scritta all’una di notte.

Guardavo un video sui fantasmi e, appena finito…ZAC mi è venuta l’idea di questa fic, scritta appunto all’una con amiche che mi contattavano in continuazione su msn, quindi scusate se c’è qualche tempo verbale sbagliato o qualche altro errore.

Non ho voluto scrivere la classica storia della Sakura sfruttata, che non si può ribellare ad Itachi e bla bla bla, almeno credo che questa sia un po’ originale, di quelle ce ne sono a palate... >.< io l’ho voluta prendere più come un’ossessione di Sakura, ovviamente consenziente ai voleri di Itachi.  

Non so che pensare, però alla fin fine piace *-* spero piaccia a anche a voi!

 

Completamente dedicata a:

Babysil: mi ha dato il permesso di usare il suo Itachi nella storia -.-‘ quindi se l’ho scritta è anche grazie a lei (tanto l’avrei scritta lo stesso XP)

 

SakuraChan92: lei perché aveva voglia di una ItaSaku non sdolcinata con un Itachi che fosse un pochino IC. Amo spero ti piaccia! *-*

 

Eleanor89: non so se la leggerai, ma so che ti piace la coppia, quindi eccotela qui. Oddio, spero che non faccia danni >.<

 

Sae: anche io ho la mia devozione verso il mio braccio destro. Non è una SasuSaku ma spero ti piaccia lo stesso. >.<

 

Ovviamente dedicata a tutti coloro a cui piace la coppia, alla mia adorata, alla mia allieva e via discorrendo.

 

Un bacio! ^3^ Rory.



P.S. Ho tolto il "Nonsense" dato che mi hanno detto che 'sta roba un senso ce l'ha...meno male X°D ho scritto qualcosa di buono, allora, grazie a chi ha commentato! ^O^

  

 

 

 

 

  

 

  
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