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Autore: MissMeriRed    13/03/2013    2 recensioni
Questo è un racconto di matrimoni forzati, amori non corrisposti, e ordini del giorno nascosti; un racconto di dolore, ossessione, odio, bugie, segreti, e avidità. Un pericoloso e mortale gioco dove il vincitore riceverà quello che ogni persona ricca sogna e farebbe qualunque cosa, forse anche uccidere, per i soldi. Ci sono regole in questo gioco, e Park Yoochun le ha appena infrante.
- Yoochun, Yunho, Junsu, Changmin, Jaejoong // YooMin, YunJae, YooSu -
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Questa è una fanfiction tradotta dall'inglese da me che voglio condividere con voi. La storia originale si trova su AFF ed è scritta da SunnyELF15.
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Traduzione | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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I primi giorni con il suo compagno erano meglio di quanto Yoochun si aspettasse. Non ha parlato con l’altro e non hanno mai mangiato insieme. Raramente si vedevano, a meno che non era mentre passavano per il corridoio nello stesso momento o qualcos’altro di simile. Si comportavano come se non fossero sposati e non avessero nessuna connessione tra loro, oltre a condividere la stessa casa. A Yoochun andava benissimo così e sembrava che andasse bene anche al suo compagno.

Yoochun prestava poca attenzione all’altro uomo, ma quando lo faceva (che era raro) notava che non era quasi mai a casa. Doveva essere vero quello che suo padre gli aveva detto su suo marito dell’essere un maniaco del lavoro. L’uomo si alzava, si vestiva,  andava al lavoro e arrivava a casa tardi. Era tutto quello che Yoochun notò. Oltre a questo, ignorò completamente suo marito. Passava i giorni fuori con Kyuhyun e gli altri, dimenticandosi dei suoi problemi e mentendo; sempre mentendo.

Sembrava che era tutto quello che faceva ora, mentire. Questo era quello che era prima, prima che una persona arrivasse e gli insegnasse l’importanza della verità. Ma quella persona ora era andata e aveva preso la verità con sé. Colui che Yoochun aveva amato  aveva portato via tutto quello che c’era di buono nella sua vita, mesi fa. Quanto tempo era passato esattamente? Yoochun non ricordava. I giorni si mescolavano tra loro.

Yoochun era in piedi nella sua stanza, a guardare fuori dalla finestra. Era tarda sera e sapeva che presto se ne sarebbe dovuto andare. Era la notte della festa che sua madre aveva organizzato, quella che avrebbe celebrato l’unione di Yoochun; il suo falso matrimonio. Se n’era completamente scordato, ma la chiamata dell’eccitata madre di quella mattina glielo aveva fatto ricordare. Non c’era nessuno posto dove voleva andare di meno, ma sua madre sembrava così contenta. Non poteva ferirla, mai avrebbe potuto renderla triste. Così sarebbe andato e avrebbe preteso di essere felice. Avrebbe mentito… di nuovo.

Sospirò e camminò verso il bagno. Venti minuti dopo era vestito in uno smoking nero e i suoi capelli scuri erano elegantemente curati, stava bene in quel modo e lo odiava. Non gli importava come sarebbe sembrato per questa festa. Fissò il suo riflesso allo specchio e si chinò verso di esso scrutando il suo volto, la sua pelle chiara e i suoi scuri occhi. C’era qualcosa di differente nel suo aspetto, sembrava più vecchio, più triste. Sembrava come se avesse perso l’amore della sua vita. L’amarezza lo pervase, l’aveva perso e faceva malissimo. Yoochun mandò uno sguardo feroce al suo riflesso prima di voltarsi ed incamminarsi fuori dalla stanza per andare nel salotto al piano inferiore. Camminò verso la porta alla fine del corridoio, la porta della stanza del suo compagno era chiusa. Bussò.

“Ehi,” Iniziò a dire bruscamente. Non voleva parlare con l’altro uomo, ma sarebbero arrivati in ritardo se non fossero partiti presto. “È tempo di andare.”

Vi fu un momento di silenzio e poi la porta si aprì e l’alto uomo uscì. Era vestito con uno smoking e i suoi capelli erano ben pettinati. La sua faccia era rigida, non mostrava emozioni. Abbassò lo sguardo verso Yoochun che gli mandò un’occhiataccia.

“È tempo di andare.” Disse e il marito annuì.

“Lo so.”

“Bene.” Yoochun sbottò e mostrò le spalle all’altro. Andò verso l’entrata e, dopo aver afferrato la giacca, uscì. Non aspettò suo marito ed entrò direttamente nella sua macchina rossa sportiva facendo girare le chiavi. Scaldò il motore e si avviò con l’automobile lungo la strada, lasciando che l’altro uomo andasse con la propria auto; lasciando che trovasse da solo la strada per la dimora dei suoi genitori. Forse si sarebbe perso e Yoochun non avrebbe dovuto passare la serata a pretendere di esserne innamorato.

Yoochun gasò, molto più di quello che avrebbe dovuto, ma non gli importava. Voleva solo che la notte passasse e che anche la festa finisse. Soffrire quello che doveva, e poi tornare a casa, dove avrebbe potuto dormire e fingere che la sua vita non era un inferno. Poteva pretendere di non essere da solo e che non doveva mentire; che il suo cuore non era a  brandelli. Mentre guidava, diede un’occhiata allo specchietto retrovisore e fu sorpreso di vedere una corvetta nera che lo stava seguendo. Fu ancora più sorpreso di vedere che colui che la guidava era suo marito.

Come aveva fatto a raggiungerlo così in fretta? Yoochun imprecò e fece andare l’automobile ancora più veloce. La corvette accelerò per essere a passo con lui. Yoochun vide che suo marito portava un’espressione calma nonostante stessero entrambi andando ad una velocità pericolosa lungo la strada. Finalmente la grande dimora dei Park iniziò ad intravedersi e Yoochun dovette lentamente fermarsi. Parcheggiò di fronte all’edificio e uscì dall’auto nel momento stesso che la corvette gli arrivò accanto, si fermò poi e la porta si aprì. Yoochun mandò un’occhiataccia al suo compagno mentre usciva dalla macchina, l’uomo non gli degnò nemmeno un po’ d’attenzione. Invece rivolse la sua attenzione alla grande dimora di fronte a loro, era una visuale che Yoochun aveva potuto ammirare molte volte e ormai non gli diede nemmeno un’occhiata.

Due uomini vestiti di velluto rosso corsero fuori dallo stabile e si offrirono di prendere le chiavi delle loro macchine. Yoochun annuì e consegnò la sua, suo marito fece lo stesso.

Lasciando che i due uomini spostassero le automobili, Yoochun iniziò a fare i primi passi facendosi seguire dal compagno. Raggiunse la porta ed era sul punto di entrare, quando gli venne in mente una cosa. Si voltò verso l’uomo dietro di lui, il suo partner lo stava guardando in attesa.

“Ascolta, tutta questa festa è una grande cazzata per me, ma per mia madre è molto importante. Progetta tutto questo da molto tempo e voglio che si diverta. Quindi—“

L’altro uomo lo interruppe.

“Non ho intenzione di rovinare la festa di tua madre. Non lo farei mai.” Guardò Yoochun come se pensava che avrebbe fatto solo quello. L’altro gli mandò un’altra occhiataccia.
“Bene.”

Si girò verso la porta e suonò il campanello, che fu aperta all’istante dal maggiordomo dei suoi genitori. L’uomo dai capelli grigi si inchinò vedendoli.

“Signorino, prego, entrate. I vostri genitori vi attendono.”

Yoochun annuì ed entrò passando accanto al maggiordomo che sentì salutare suo marito. Non ascoltò quello che il compagno disse avendo appena scorto sua madre. Pensò che era incantevole con un vestito da sera d’oro e con i suoi capelli neri legati insieme per formare un elegante chignon. Davvero non sembrava la madre di un ventunenne con la sola eccezione delle sue sottili strisce di grigio tra i capelli e le rughe accanto agli occhi. Si irradiò subito nel vedere suo figlio.

“Chunnie-ah, sei qui.” Si fece strada verso di lui e diede un caldo abbraccio a Yoochun. “Sono felice che tu sia venuto.”

Yoochun si chinò per darle un bacio sulla guancia. “Certo.” Disse. Era genuinamente felice di vederla, come lo era sempre, amava sua madre, ma suo padre era una storia completamente diversa. La madre sorrise e guardò oltre le spalle di lui.

“Omo, così affascinante.” Disse appena vide il marito del figlio. Yoochun si esasperò senza darlo troppo a vedere, non aveva nessun interesse nel guardare la madre parlare con la persona con cui era stato forzato a sposarsi, così disse,

“Vado a cercare Aboeji,” e si allontanò per evitare di vedere la nauseabonda scena della loro conversazione. Camminò per la sala, i suoi passi che echeggiavano sul duro pavimento. I servitori facevano avanti e indietro portando vassoi e vasi colmi di fiori, non prestò molta attenzione a loro mentre procedeva. Si era allontanato dal marito e da sua madre, ma ora era incastrato a ‘cercare’ suo padre. Il problema è che lo trovò.

“Yoochun,” suo padre disse appena scorse il figlio, il più giovane imprecò silenziosamente e voltò lo sguardo verso il padre prestandogli attenzione.

“Aboeji,” Annuì salutandolo. Mr. Park sorrise e si diresse verso il figlio per scambiarsi una stretta di mano. Che tipo di uomo stringe la mano a suo figlio invece di dargli un abbraccio? Suo padre lo faceva.

“Come stai?” Mr. Park chiese. Yoochun sapeva che aveva fatto la domanda per assicurarsi che stesse mantenendo il loro accordo o meno.

“Bene,” Yoochun disse con uno sguardo feroce, la quale Mr. Park ignorò.

“Ottimo, hai portato tuo marito?”

‘Tuo marito’, oh, quanto odiava queste parole.

“Sì.”

“Eccellente, allora andiamo a salutarlo.”

Mr. Park guidò suo figlio di nuovo all’entrata principale, dove trovarono la signora Park parlare al compagno di Yoochun. Si infuriò nel vedere che l’uomo non stava parlando a sua madre, ma si limitava semplicemente ad annuire o a sorridere quando la madre di Yoochun diceva qualcosa. Yoochun lo guardò con uno sguardo in fiamme mentre lui e suo padre si avvicinarono a loro, la madre si voltò a guardarli.

“Oh, caro, eccoti. Questo è il marito di Yoochun.” Gesticolò al giovane uomo accanto a lei, Mr. Park allungò la mano per stringergliela.

“Ti riconosco dal matrimonio,” il padre disse. “È un bene vederti dopo così tanto.”

Il marito di Yoochun sorrise e gli strinse la mano. “Sì, mi dispiace per quello, ho avuto un paio di cose da fare per l’azienda, ma ora sono tornato.”

Mr. Park sorrise. “Bene, bene. Forse avremo una possibilità di conoscerti meglio.”

Il marito di Yoochun sorrise di nuovo facendo roteare gli occhi al compagno che fece attenzione a non farsi vedere dal padre. Perché suo padre si comportava in modo così falso? Non era mai così, a cosa stava giocando?

“Sì, diventeremo buoni amici.” La signora Park aggiunse e il compagno di Yoochun annuì.

La donna aggrottò le sopracciglia chiedendosi perché non volesse parlare con lei. Yoochun era arrabbiato, come poteva l’uomo comportarsi così con sua madre? Come osava rifiutarsi di parlarle? Marciò verso di lui e gli afferrò il braccio.

“Scusateci un attimo.” Ringhiò prima di trascinare il compagno fuori dalla portata d’orecchio dei suoi genitori, lo liberò poi spingendolo via brutalmente.

“Cosa diavolo credi di fare?” Yoochun reclamò.

L’altro si limitò a guardarlo con calma ricevendo un’altra occhiataccia da Yoochun.

“Perché diavolo non parli con mia madre?”

Il compagno scosse la testa. “Onestamente, cos’è questa cosa del continuo imprecare? Non parlo a tua madre perché tu mi hai detto di non farlo.”

Gli occhi di Yoochun si spalancarono per l’incredulità, l’altro aveva davvero appena detto quelle parole? Gli lanciò un’altra occhiataccia solo per rivenire ricambiato dal marito.

“Tu…” Yoochun aveva parecchie cose cattive e rude  da dire, ma fermò se stesso. Diede un’occhiata ai suoi genitori e vide che li stavano osservando attentamente. Li mandò un sorriso prima di rivolgersi di nuovo al compagno.

“Senti, devi essere gentile con mia madre. Puoi parlare con lei e con mio padre. Convincili che siamo davvero innamorati, capisci?” sbottò.

L’altro uomo alzò i sopraccigli. “Certamente,”

Yoochun sospirò; sollevato che l’altro aveva accettato a giocare il suo stesso gioco. Non poteva, sotto nessuna circostanza, lasciare scoprire a sua madre che il suo matrimonio era falso.

“E non osare ad utilizzare le mie stesse parole contro di me in questo modo.”

“Non farla così facile.” Disse l’altro uomo, sorprendendo ancora di più Yoochun. Chi credeva di essere per parlargli a quel modo? Voleva urlargli contro, ma sentiva lo sguardo di sua padre alle sue spalle, così rimase in silenzio. Prese un bel respiro.

“Andiamo, e ricorda, siamo sposati.” Faceva male dirlo, quanto odiava dirlo.

L’uomo annuì. “Certo, Yoochun.”

Era la prima volta che il compagno aveva detto il suo nome e a Yoochun non piaceva. Lo fissò e realizzò che ancora non sapeva il suo di nome, aveva bisogno di conoscerlo se voleva davvero convincere sua madre sul fatto che fossero innamorati. Guardò l’uomo e aprì la bocca per parlare.

“Il mio nome è Changmin.” L’altro rispose alla sua domanda non fatta. Yoochun gli lanciò un’occhiataccia e fu ricambiato con un piccolo ghigno.

“Andiamo.” Tornarono dai genitori di Yoochun. La madre sembrava preoccupata e il padre lo stava fissando intensamente, Yoochun gli diede un falso sorriso.

“C’è qualcosa che non va, Chunnie?” Sua madre guardò uno e poi l’altro.

“No, certo che no,” disse Changmin. “Yoochun mi stava solo ricordando di una cosa che ho scordato. Stiamo bene.”

La signora Park tornò radiosa al fatto che l’uomo le stesse parlando. “Oh! Bene allora, andiamo. Gli ospiti arriveranno  molto presto.” Ci condusse verso la stanza dove potevamo sederci, la quale era grande quanto una piccola casa, e offriva posti a sedere. Tutti declinarono l’offerta.

“Devo andare a controllare gli ultimi ritocchi per la festa. Scusatemi,” disse lei e sorrise agli altri prima di andarsene dalla stanza. Mr. Park li guardò per un lungo momento e poi si scusò anche lui.

Yoochun lo guardò mentre usciva dalla sala, lasciandolo da solo con il compagno.

L’altro stava osservando le pile e pile di libri sopra ai scaffali, senza toccarli, ma leggendo probabilmente i titoli. Yoochun gli diede un’ultima occhiataccia. Non era interessato a rimanere nella sua stessa stanza, così se ne andò senza dire niente, lasciando il marito accorgersi da solo che l’aveva abbandonato da solo, a Yoochun non importava.

Camminò per il lungo corridoio, dando un’occhiata al cielo che si stava oscurando velocemente. Non voleva trovarsi lì. Non voleva essere ad una festa che celebrava il suo matrimonio falso e senza amore. Voleva tornare a casa e dormire, voleva nascondersi dalla verità e dal dolore. Voleva essere libero dalla pretesa di amare una persona che non amava, voleva essere tra le braccia della persona che amava. Ma tra quelle braccia non ci sarebbe più stato, mai più.

Yoochun sospirò e chiuse gli occhi. Una singola lacrima scorse lungo il suo viso e il dolore tornò nel suo petto. Sembrava come se il male era sempre presente, aspettava solo l’opportunità di uscire e ferirlo. Non sapeva per quanto tempo rimase lì in piedi, a rammentare vecchi ricordi, prima che suo padre lo trovò.

“Yoochun, eccoti qui.” L’uomo disse bruscamente. “Gli invitati sono arrivati, andiamo.”

Yoochun sospirò e lo seguì. Ora poteva sentire gli invitati, poteva sentire le loro voci, ma non riusciva a comprendere le parole, non che gli importasse comunque. Arrivò all’enorme sala da ballo dove si sarebbe tenuta la festa, e preparò se stesso a confrontarsi con tutte le persone presenti. Preparò se stesso a sorridere e a ridere.

Preparò se stesso a mentire.

  
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