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Autore: CassandraBlackZone    13/03/2013    4 recensioni
«Noioso.»
«Che?»
«I freni. Li hai tolti.»
Asia si girò verso la consolle e sbottò un sorriso. «Be’… si cambia.»
Senza girarsi, la siluriana soffocò una risata, salutò con una mano e chiuse la porta sempre dando le spalle. Di nuovo, Asia girò intorno agli innumerevoli comandi della macchina del tempo e in pochi secondi era già all’interno del vortice del tempo. Con una mano sfiorò la leva dei freni. «Dici… noioso?» con fare nostalgico, la ragazza camminò tra i corridoi del TARDIS giusto per aspettare che il suo ospite si svegliasse. Quell’ora la passò a pensare al passato.
Genere: Fluff, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Doctor - 1, Doctor - 11, Nuovo personaggio, River Song
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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ANGOLO DELL’AUTORE: Ok… ammetto che ero molto in ansia per questo capitolo e lo sarò ancora di più nei  prossimi…   Difatti,prima che voi leggiate, vorrei scusarmi . La mia esperienza col Dottore l’ho avuta guardandolo per la prima volta con Matt Smith su rai4 e perciò, come Earth e alcuni miei amici mi hanno fatto notare, ho fatto degli errori col TARDIS… e vi prego di perdonarmi… sono ancora una dilettante! E dopo diversi ripensamenti e consigli da parte dei miei amici, ho cercato in qualche modo di far stare in piedi la storia, anche se ho paura che per qualcuno possa essere non coerente o assurda. Ma pazienza… THE SHOW MUST GO ON! Accetto qualsiasi tipo di  critica e consigli, io continuerò a spremermi le meningi e a scivere!! :)
Ciao a tutti e buona lettura!!
 
Cassandra
 
 
 
«Tieni. Questo servirà ad alleviare il dolore. E magari anche a togliere quelle cinque dita rosse» Vastra avvicinò a Matt una spessa strisciolina azzurra da applicare sulla guancia. Era viscida e fluorescente, ma che a contatto con la pelle dava subito una sensazione di sollievo.
«Ah… così va molto meglio.»
La siluriana soffocò una risata. Trovò stranamente ridicola l’espressione in estasi dell’attore: gli occhi dilatati come se fosse sotto l’effetto della morfina, e le labbra deformate in uno strano sorriso da perfetto idiota.«Sei davvero ridicolo…»
«Hm?»
«No niente. Pensavo ad alta voce.»
«Scusa una cosa… ma dove mi trovo?»
«Ti trovi nei sotterranei della casa, alias, il mio laboratorio» Vastra illustrò subito a Matt tutto ciò che c’era attorno: dagli innumerevoli piccoli schermi allo schermo gigante, e le due piccole stanze piene di armi di ogni genere. Agli occhi del giovane umano, sembrava quasi una stazione spaziale.
«Wow… È incredibile ma… tutti questi puntini rossi sugli schermi cosa sono?»
« Sono posti in cui sono avvenute diverse invasioni aliene»
«Aliene?»
«Sì.»
A occhio nudo l’uomo riuscì a contare almeno una ventina di puntini rossi, che lampeggiavano rumorosamente all’unisono. «E tutte queste invasioni… sono avvenute nello stesso tempo?»
La donna-rettile si schiarì la voce prima di rispondere. «Sì. Più o meno un mese fa.»
«Accidenti.»
«La professoressa Song ed io stiamo cercando in tutti i modi di salvare gli abitanti. Anciar è un ragazzo che è stato lasciato indietro per sbaglio e lei è riuscita a salvarlo.»
«River? E come?»
« Teletrasporto di emergenza: al polso portava il dispositivo.»
«Ah, capisco… A proposito, dov’è ora?»
«È nel mio ufficio a parlare con Asia. Non disturbarli. Stai buono qui.»
«Ok… non c’è bisogno di essere così acida…»
« Se ancora non lo avessi capito stiamo cercando di fermare una serie di invasioni. C’è poco da star calmi. Visto che non ci puoi aiutare stai fermo lì.»
«Ancora…»
«Cosa?»
Matt si avvicinò a grandi passi verso Vastra puntandogli un dito contro e con la fronte aggrottata «Adesso basta con questi paragoni, ok?! Va bene! Non sono il Dottore e mi spiace di aver deluso le vostre aspettative! Di certo non è colpa mia! Stavo finendo di girare una delle scene dello speciale di Natale di quest’anno, ho fatto un incidente e voi vi siete disturbati di portarmi nel TARDIS nonostante nessuno , ripeto, nessuno  ve lo avesse chiesto!» Il giovane si sfogò con tutto se stesso: la sua bocca voleva dire mi dispiace, ma la sua testa gli disse reagisci e così successe. Ora più che mai voleva togliersi da quella assurda situazione, dimenticare e pensare che tutto fosse solo un insulso brutto sogno.
Le urla dell’uomo lasciarono senza parole la donna-rettile. Solitamente se qualcuno si azzardava a puntarle anche solo un dito, a quel qualcuno glielo staccava a morsi: ma in quel momento c’era qualcosa di più importante e incomprensibile da risolvere
 «Ma puoi pure stare tranquilla, Vastra. Non appena il TARDIS verrà riparato me ne andrò: come hai detto tu» con le braccia incrociate al petto Matt diede le spalle a Vastra che rimase in silenzio senza rispondere.
«Be'?» fece lui «Non dici niente?»
La siluriana si mise subito davanti a lui scrutando i suoi occhi verdi-marrone. «Tu… ricordi il Dottore?»
Un po’ titubante Matt annuì alla domanda «Direi di sì. Perché dovrei dimenticare?»
Vastra controllò veloce delle scartoffie su una delle scrivanie: non poteva crederci, non poteva essere minimamente possibile, pensava lei. Eppure aveva avuto gli stessi sintomi, le stesse anomalie. Ma come poteva avere avuto diverse reazioni?
Perché?
 
«Allora? Abbiamo finito con l’interrogatorio?»
«Ascoltami bene, ragazzina. Finché non mi dici cosa ti è passato per la testa da qui non ti muovi! Tu, Vastra e Jenny potevate morire, lo sapevi questo?»
«Be', non sono stata di certo io a chiedere che venissero con me! Hanno voluto loro!»
«Prova almeno a pensare perché! La tua cocciutaggine le ha portate a venirti dietro affinché tu non facessi niente di stupido!»
«Ok, va bene. Un punto per te: ma come puoi constatare stiamo bene. Perciò smettila di urlare!»
La verità era che entrambe stavano urlando una sopra l’altra, finendo col non sentirsi più e continuare a parlare senza ascoltarsi a vicenda.
River e Asia erano ormai chiuse nell’ufficio di Vastra da quasi un’ora: una donna matura che guardava dall’alto in basso una quattordicenne che non si faceva mettere sotto i piedi. Due forze opposte che cercavano in tutti i modi di respingersi l’un l’altra.
River si mise una mano fra i capelli ormai arresa. Conosceva fin troppo bene il carattere di Asia, che nonostante la sua giovane età era autoritaria, coraggiosa e indipendente. Per non parlare dei suoi occhi determinanti e insidiosi che non si fermavano davanti a niente, neanche da un viaggio pericoloso da una dimensione all’altra.
«Asia. Sappi che te lo chiederò fino alla nausea, quindi rispondimi sinceramente: hai idea della gravità di quello che hai fatto?» La voce della donna si fece così calma e rilassata che Asia quasi non riusciva a guardarla in faccia e dire . Non sapeva proprio cosa rispondere.
«Io… non lo so.»
«Cosa vuol dire che non lo sai?»
«Non lo so e basta.»
«Asia…»
«NON LO SO!» Gli occhi della ragazza si velarono di lacrime e cominciò ad ansimare e a guardare il pavimento così da evitare quegli occhi che la imploravano: a volte la odiava per questo.
«È stato un momento di debolezza, Asia. Uno sbaglio. Io… proprio non so cosa mi abbia preso»
«Amore»
«Cosa?»
«È semplicemente amore, una forza naturale che non puoi contrastare. Nessuno può contrastarla.» La ragazza alzò lo sguardo e i suoi occhi si fecero rossi. «Non sai quanto sono stata contenta nel vederti con un’espressione diversa. Ammetto che ammiravo la tua impassibilità su certi punti di vista, ma detestavo, e detesto ancora, la tua insensibilità e opposizione verso i tuoi veri sentimenti.»
«Oh, quale onore sentirlo.»
«Sto dicendo sul serio.»
River scosse la testa. «Tu non puoi capire. Sono ricorsa ad un metodo impossibile.»
«Solo perché è magia? La magia altro non è che una scienza ancora incomprensibile e inesplorata, niente di più. Anche lui si è voluto buttare a provarla.»
«Buttato… che gergo assurdo.»
«Non cambiare discorso!» Asia posò entrambe le mani sulle spalle dell’archeologa. Questa volta era quest’ultima a voler evitare i suoi occhi.
«So bene che tu eri scettica otto anni fa nel sperimentarla, ma anche se facevi la parte dell’orgogliosa, una parola. Solo una parola ti ha smosso» La ragazza tirò su il mento di River «Aiutami.»
«Smettila.»
« Vero che è molto forte questa parola? Be', posso assicurati che lo è, forse è molto simile all’amore, ma proprio di poco. Anche Idris mi ha chiamata per questo.»
«Idris? Ma parli del TARDIS?»
«Ti prego, non trattarla come un oggetto. Idris è viva, perciò portale rispetto. Un fruscio leggero, niente di più e mi ci è voluto un po’ per interpretarlo.»
«Cosa vuoi dire che ti ha chiamata?»
«Proprio non ci arrivi? Lei sentiva la sua mancanza quanto te: voleva trovarlo a tutti i costi, ma scannerizzando l’intero Universo non lo ha trovato.»
River scosse più volte la testa: le parole della ragazza entravano dall’orecchio e uscivano dall’altro. La donna faticava proprio a reputare veritiere le affermazioni della giovane pupilla. Si ricordò che tempo fa il suo sciocco marito e lei parlarono del TARDIS, di quando per un momento divenne una donna.
Sarebbe stato bello se fosse rimasta donna: dopo quella frase detta con quel tono nostalgico gli costò uno schiaffo sulla guancia. Da allora ne parlavano al passato e adesso che di nuovo si è risvegliata, anche se solo in minima parte, dentro a River si accese una speranza ma restava comunque perplessa su come sia riuscita a fare un simile viaggio.
«Ma come ha fatto?»
«Non chiederlo a me. Già sono stata molto sorpresa quando mi chiese di seguirla, ma era più forte di me»
«Io… non posso ancora crederci…»
«Non crederci se vuoi, ma io so cosa ho visto. Ho visto la determinazione di un’anima impavida che non si è arresa e che si è alimentata da solo una cosa. Qualcosa che tu hai perso tempo fa.»
Asia alzò l’indice davanti all’archeologa «La fede.»
River aggrottò la fronte confusa «Fede?»
«Proprio così. Fede. Idris non ha mai perso la fiducia che sarebbe tornato, però…»
«Però?»
«Affinché lui torni, secondo Idris, ci serve aiuto» Asia osservò la porta dell’ufficio sogghignando leggermente,la donna invece scosse di nuovo la testa pensando già a cosa la ragazza stesse alludendo.
«No… Non è possibile.»
«Tutto è possibile, mamma.»
«Dimmi perché.»
«Questo ancora non lo so. Ciò che ci rimane da fare e fidarci di Idris e aspettare.»
« Aspettare non serve. Quel portale… si chiuderà presto.»
«Presto? È un periodo di tempo sufficiente.»
«Asia… tu sei troppo ottimista.»
«Ed è un male?» La ragazza alzò un sopracciglio ironicamente. Riuscì finalmente a strappare un sorriso sul viso di River
«Sei davvero impossibile, lo sai?»
«Oh, quale onore.»
Entrambe si scambiarono timidi sorrisi, lasciandosi alle spalle rabbia e frustrazione, per un po’.
«AIUTO!»
«Ma che succede?»
«Questa voce… è Anciar!»
Asia corse subito verso le scale seguita da River. Arrivate nella stanza del Nitan al secondo piano e, aperta la porta, davanti a loro c'era una ragazza dai capelli rossi con un’armatura, che teneva saldamente stretto il collo dell’alieno.
River tirò fuori dalla sua cintura la sua solita pistola laser, e la puntò contro la ragazza. «Tu! Lascialo stare!»
«Ma chi è?!» chiese allarmata Asia.
«Fa parte degli invasori dei pianeti. Dal momento che non sapevamo chi fossero gli abbiamo chiamati CBM2.»
«CB-cosa?»
«CyberMan 2. Hanno un aspetto umano, ma il corpo è quello di un robot.»
«Precisamente» sorrise beffarda la CBM2. «Mi chiamo Sarah. Molto piacere»
Gli occhi di Sarah spararono laser contro River ,che a forza di schivare i colpi, perse la pistola. Asia si accasciò a terra con le mani sulla testa. Alzati gli occhi, notò che Anciar ormai faticava a respirare.
«No!»
«Aiuto… signorina Asia.» annaspò il giovane alieno.
«Lascialo stare!»
La ragazza cibernetica analizzò l’intero corpo esile dell’alieno «Sei segnato dal tempo. Ma non sei l’elemento mancante.»
Finalmente il giovane Nitan viene liberato e lanciato davanti ad Asia. Quest’ultima gli si avvicinò e controllò che stesse bene. «Tutto bene, Anciar? Niente di rotto?»
«Sì, sto bene…»
«Tu. Sei l’elemento mancante» Sarah puntò un dito contro la ragazza.
«Io? Che cosa c’entro?»
«Sei tu che puoi liberare i poteri del Dottore.»
Asia sgranò gli occhi esterrefatta «Che… vuoi dire?»
Due falangi del dito si abbassarono rumorosamente. Sarah era pronta a sparare. «Perciò. Devi morire.»
Anciar affondò la faccia nel petto di Asia urlando, lei invece chiuse gli occhi abbassando anche la testa. Lo sparo rimbombò nella stanza da letto.
«Si…gnorina…. Asia?» la ragazza aprì lentamente gli occhi esitante e un attimo dopo divennero rossi e lucidi. Le labbra cominciarono a tremare. Le lacrime scesero copiosamente sulle guance. «M-Ma… Matt…» davanti a lei giaceva a terra inerme il corpo del giovane attore che all’ultimo momento si mise davanti ad Asia per proteggerla. «MATT!» Asia si avvicinò al corpo. La parte destra del petto aveva un buco rosso e le palpebre erano chiuse.
«Il mio compito qui è finito» la CBM2 attivò il teletrasporto e scomparve dalla stanza.
River e Vastra si avvicinarono ad Asia, che intanto premeva sulla ferita intenta a fermare l’emorragia.
«Non si ferma…. Non si ferma!» urlò Asia nel panico.
«Asia calmati!» le stette accanto River, la più risoluta possibile.
«Dobbiamo aiutarlo!»
«Vastra, vado a prendere i miei attrezzi! Jenny e Anciar venite con me!»
La siluriana annuì, mentre l’archeologa corse verso il laboratorio sotterraneo con dietro il giovane Nitan e Jenny. Vastra spostò leggermente le mani di Asia, ancora presa dal panico e tra le lacrime.
«No… Matt… Matt!»
«Per prima cosa dobbiamo dare un’occhiata alla ferita» la donna strappò la camicia sporca di sangue con decisione e contemplò da vicino i danni dello sparo. Premette due dita sul collo per sentire le pulsazioni.
«È… morto?» chiese preoccupata la ragazza.
«No, ma è debole. Dobbiamo fare in fretta.»
Tra i singhiozzii, Asia avvicinò le mani sul petto dell’umano, rabbrividì al contatto col liquido viscoso: prese un profondo respiro e si concentrò.«Lo so io cosa dobbiamo fare»
Vastra osservò attentamente le mani di Asia e infine capì. «Asia, aspetta. Non vorrai mica…»
« È l’unico modo» la zittì lei.
Una spessa luce gialla-oro avvolse le mani della quattordicenne che pian piano circondò il corpo di Matt: il sangue si assorbì, il buco si richiuse e da esso uscì un piccolo pezzo di ferro. Di colpo il giovane attore si alzò tossicchiando.
«Matt! Stai bene?»
«Io… Ecco… Ma cosa?» Matt controllò il suo petto un po' confuso e non trovandosi nessun tipo di ferita squadrò frastornato prima Asia e poi Vastra. «Ho sentito una fitta al petto. Un dolore lancinante e poi… niente, ma… tu.»
Asia abbassò lo sguardo forzando un sorriso
«Sei stata… tu?»
«Be', prima o poi l’avresti scoperto.»
L’uomo cominciò a farfugliare cose del tipo lei? Lo ha fatto?! È uguale! Ed era così ridicolo che Vastra dovette fermarlo mettendogli una mano davanti alla bocca. «Sì, ok. Abbiamo capito che sei sorpreso ed è normale, ma credimi. È così.»
Matt guardò di nuovo Asia e i suoi occhi si rispecchiarono su quest’ultima: ora che la guardava bene, una certa somiglianza ce l'aveva.
«Matt Smith, ti presento Asia: la figlia di quattordici anni di River… e del Dottore»
   
 
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