“Amore, guardami. Guarda i miei occhi se non credi alle mie parole. Probabilmente è l’ultima volta che vedranno il tuo viso, le tue labbra, i tuoi capelli, i tuoi occhi. Sarà l’ultima volta che vedranno te Louis. Guardali, stanno cercando di dirti quanto ti amano. Quanto io ti amo. Perchè io ti amo Louis.”
“Tu non morirai Harry. Tu non mi lascerai, io non ti lascerò. Ci apparterremo per sempre.”
In quel momento entrò un’infermiera, segno che la mia visita era giunta al suo termine.
Dopo aver lasciato un bacio sulla fronte di Harry uscii.
Era ormai tardi quando mi risveglai in una delle poltroncine nel corridoio dell’ospedale.
L’ospedale di notte non si riposava affatto, arrivavano ambulanze ogni secondo, a ricordarmi che non ero l’unico appeso a un filo lì dentro.
Decisi di andare a prendermi un caffè alla macchinetta in fondo al corridoio.
Non ero l’unico sveglio in quel maledetto ospedale.
Una ragazza stava aspettando che la macchinetta le restituisse il resto.
Assomigliava a un fantasma. Era pallida, le occhiaie erano marcate, sembrava che non si cambiasse da giorni e che fossero passate settimane dall’ultima volta che aveva visto il sole.
Mi sorrise debolmente e sprofondò nella poltroncina.
Mi chiesi se anche io avessi quell’aspetto.
Harry si era ammalato di AIDS quattro mesi prima, ma era ricoverato solo da due.
Harry era il mio ragazzo. Lo avevo conosciuto durante l’ultimo anno di liceo in una discoteca. Era bello Harry. I capelli ricci gli ricadevano sulla fronte e gli occhi verdi erano sempre provocatori.
Quello che amavo di più di Harry era la bocca, il modo in cui si mordeva il labbro inferiore mi faceva andare fuori di testa. Era un suo piccolo tick e io ne ero innamorato.
Beh amavo qualsiasi cosa di lui, potevo passare ore a fissarlo e non mi sarei mai sentito stanco, non avrei mai sentito il bisogno di fare qualcos’altro, a me bastava Harry.
Io non potevo vivere senza di lui.
Tornai alla mia poltroncina e dopo aver bevuto il caffè mi riaddormentai.
Passarono un paio d’ore e venni svegliato da un’infermiera, quella che di solito aveva i turni pomeridiani.
Gli occhi della giovane donna erano spenti, persi nel vuoto.
“Louis... Harry è morto durante la notte, Harry non ce l’ha fatta”
Harry non ce l’aveva fatta. Eppure avevamo superato un sacco di cose, le discriminazioni, la mia famiglia che mi buttava fuori di casa, ancora discriminazioni, la mancanza di soldi. Avevamo sempre superato tutto, ma questa volta la morte si era portata via il mio Harry. Si era portata via un ragazzo di appena ventidue anni, un ragazzo che doveva vedere ancora troppe cose, un ragazzo che doveva ancora vivere. Volevamo sposarci io e Harry. Gli avevo promesso che ci saremmo sposati e che sarebbe stata una festa bellissima. Gli avevo promesso un sacco di cose, promesse che non potevo più mantenere.
Non riuscivo ad andarmene da quella poltroncina, perchè andarsene voleva dire accettare la sua morte e io non potevo accettarla.
Ripensai alla prima volta nella discoteca.
Ci siamo conosciuti in un lurido bagno, dovevo andare in bagno ed ero un po’ fatto così entrai senza neanche bussare, dentro c’era Harry.
“Ops” furono le uniche parole che riuscii a pronunciare.
“Hi” rispose Harry.
Ciao Harry.