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Autore: ClaraK    14/03/2013    12 recensioni
Meg Johnson è una ragazza di diciassette anni,autolesionista.
Ha molti problemi,e un duro passato da ricordare. Prende strade sbagliate,che la porteranno nel posto giusto per cambiare vita.
Un'istituto psichiatrico dove s'innamorerà per la prima ed ultima volta,dell'unica persona che è riuscita ad amare le sue cicatrici. quelle esterne e quelle interne.
Non è così drammatica e macabra come sembra,cercherò di renderla il più leggere possibile. Questa FF,è molto importante perchè vuole trasmettere un messaggio per chi soffre di autolesionismo :prima o poi,ci sarà qualcuno che amerà le vostre cicatrici e le toccherà,facendo sparire ogni dolore. Il principio della FF è questo. Non so se si può dire,e se non si può,mi scuso. Con questa FF partecipo ad un concorso e vorrei ricevere molte recensione,quindi vi prego di recensire anche se criticate. Spero che vi abbia incuriosito e che vi piaccia!
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando vide i gigli nel vaso,il loro profumo le solleticò le narici,provocandole una strana sensazione al petto.
Strinse tra le dita le pagine della rivista che stava leggendo,cercando d'inghiottire il nervosismo che le si stava spalmando sulla pelle.
Era nella saletta dello studio della nota psicologa,Maria Parker.
Meg,quelli come la Parker,li aveva sempre odiati.
Per lei,gli psicologi non erano altro che impiccioni ,che si facevano pagare gossip gratuito.
Da due anni però,per Meg quello studio si era rivelato una sorta di ancora al quale aggrapparsi prima di toccare il fondo.
Aveva capito,che era meglio parlare invece di reprimere ogni dolore dentro. Un poco per volta,l'avrebbe tirato fuori il rospo che teneva in gola da troppo,troppo tempo.
Era un martedì,un martedì qualunque del 1987.
Pioveva,e nell'aria c'era la prima aria di primavera,quella tipica di Marzo.
Maria,l'aveva fatta andare lì,nonostante smontasse prima dallo studio.
''Voglio del tempo solo per te Meg. Un pomeriggio intero,nel quale dovrai spiegarmi tutto ciò che hai vissuto fino ad adesso"
Le parole della Parker,le rimbombarono nella testa.
Sentì gli intestini attorcigliarsi attorno alle ossa,quando vide l'ultimo paziente della lunga lista di appuntamenti,uscire dalla stanza.
Intravide la Parker seduta dietro la scrivania,mentre si aggiustava gli occhiali.
-Meg,puoi entrare- 
Sobbalzò sulla sedia,annuì alla segretaria e solo in quel momento,si rese conto di quanto somigliasse a Teresa.
Prese la borsa,posando la rivista sul tavolino,e prendendo un grande respiro,aprì la porta dello studio.
La maniglia era fredda,ma niente poteva competere col freddo delle mani dell'unico di cui si era innamorata.
-Ciao Maria- disse,sentendo lo scatto della serratura.
La donna,la scrutò con i suoi occhi azzurri,e con un dolce sorriso la salutò cordialmente.







Meg sorseggiò del caffè,mentre Maria sistemava dei documenti in una cartella.
La ragazza intravide il suo nome su una di quelle.
-Hai fatto una cartella su di me? Non me l'avevi mai detto- disse confusamente sotto voce,mentre la tazza tra le sue mani si raffreddava.
Maria si sedette sorridendo,raccogliendo i capelli cotonati in un coda alta. Sorrise timidamente.
-Mi annoto le volte in cui mi parli davvero di te,il che è raro.-
Meg si concentrò sulla pioggia che batteva alle finestre,mentre una canzone riafforava nella sua mente.



"When I'm with you baby, I go out of my head
And I just can't get enough, I just can't get enough
All the things you do to me and everything you said
And I just can't get enough, I just can't get enough"




La canticchiò sommessamente,mentre dondolava i piedi avanti e indietro.
-Allora- la voce di Maria la strappò via dai suoi ricordi,ma ancora per poco.
-Mhmh...- annuì,osservando la penna che la Parker reggeva tra le dita.
-L'ultima volta che ci siamo viste,mi stavi parlando del terzo anno delle superiori.... Ti va di riprendere da lì?-
Meg scese dalla poltrona su cui era comodamente seduta. All'inizio cercò un modo per sviare il discorso,come era solita fare.
Ma era stanca di scappare da se stessa,dai problemi che aveva vissuto,dalle mancanze che aveva avuto.
Si fermò di fronte la finestra,mentre i ricordi presero a percorrere veloce la sua mente.




Le canzoni dei Depeche Mode in quel periodo le sentivi ovunque.
Era l'83,e in giro vedevi adolescenti con giubotti borchiati e jeans a vita alta.
Il sabato,c'era l'atmosfera perfetta per andare al bowling,o ad ubriacarsi nelle prime discotece.
Meg guardava i suoi coetanei divertirsi e si nutriva dei loro racconti.
Lei il sabato lo passava a pulire i cocci delle bottiglie di alcool,che il padre si scolava ogni giorno.
Usciva di notte,verso l'una,per poi rientrare la mattina quando il cielo si tingeva del colore dei suoi capelli.
Rosso.
Quella mattina,percorreva il vialetto di casa sua,con la stessa lentezza di sempre.
Aveva passato tutta la sera sveglia,a vagare per strade sconosciute,con venti dollari nel portafoglio.
Venti dollari. Valeva davvero così poco il suo corpo?
Era capace di vendersi per venti dollari? Avrebbe potuto chiedere di più,oppure smetterla.
Per una diciassettenne,quello non era il massimo della normalità.
Meg a scuola c'andava raramente. Passava le mattinate intere in giro,guardando le vetrine dei negozi in cui non sarebbe mai entrata.
E poi,era diversa. Diversa dalle cheerleader,diversa dalle figlie dei cattolici che impestavano quella scuola.
Lei non credeva in niente,per questo si era chiusa in se stessa.
Buttò il mozzicone della sigaretta in un tombino,trattenendo più fumo possibile in gola.
Quando varcò la soglia della sua scuola,gli occhi di tutti le si incollarono addosso.
Buttò fuori una nuovoletta grigia e densa,sentendo la voglia di correre via crescerle nelle gambe.
Cercò una via di fuga,come sempre. Ma la testa bionda e riccia di Ashley Perkson si avvicinò troppo in fretta.
Le scagnozze che si portava dietro,entrarono nel suo campo visivo,e quella era la stessa storia da sempre.







*-A scuola pensavano tutti che io fossi una psicopatica deviata mentalmente. Non ne ho mai capito il motivo... - sospirò.
-Mi nascondevo da tutti. Nessuno sapeva qualcosa di me-
Aveva osservato Maria annotare parole su parole,senza espressione.
-Non avevi amici? Non sei mai uscita con qualcuno per un film o non so... una pizza?-
Quelle parole vennero pronunciate con una normalità che nella vita di Meg,non si era mai vista.
In lei e nella sua vita,non c'era niente di normale.*






Giocherellò con la schiuma per un pò,fin quando le sue mani non si fecero piene di grinze.
Era a mollo da mezz'ora,eppure nemmeno il caldo dell'acqua riusciva a sciogliere le parole taglienti di Ashley.
''Tu sei pazza. Per questo hai i polsi fasciati."
A seguire,solo risate e facce incredule,dita che la indicavano,qualche commento sui suoi capelli aggrovigliati.
"Fai la puttana come tua madre,ti sei fatta tutta la scuola. Puttanella psicopatica"
Si avvolse l'asciugamano addosso,ed era quello l'unico tocco morbido che si concedeva.
Osservò il suo corpo bianco e i capelli che le ricadevano umidi,sembravano quasi fluorescenti.
Le parole di Ashley,erano ancora vive nella sua mente. Le poteva sentire saltare sul suo cervello.
Tagliavano,scavavano,fin quando non si accasciò per terra,davanti al lavandino bianco.
Aveva voglia di urlare,per coprire la voce di sua madre dall'altra parte.
Si rannicchiò nell'angolo accanto alla vasca,stringendo le gambe al petto.
Sentiva le braccia bruciare,quando toccarono le gambe ancora piene di bagnoschiuma.
Si voltò un paio di volte,e quando posò lo sguardo sulla finestra,era sicura che quella sarebbe stata l'ultima volta.






Boston,1983.



-Mettetemi giù,porco Dio!-
Due uomini tenevano Meg ferma per le braccia,mentre l'aiutavano a scendere dalla macchina.
Una donna invece,le gettò sul marciapiede la sua unica valigia.
Valigia poi. Era lo zainetto della scuola,con qualche maglietta e un pigiama.
Il resto,l'avrebbero portato gli assistenti sociali.
Camminò con le Converse nell'erba verde.
Uno dei due che l'avevano sollevata,le aprì il portone di quello che sembrava un manicomio.
La strattonò per un braccio,provocandole una dolore acuto fino alla spalla.
La buttò dentro,e le chiuse la porta in faccia.
-Vaffanculo- sputò tra di denti,voltandosi e fissando le immense scale.
Deglutì la saliva,sentendo ancora il sapore dei farmaci sulla lingua.
Respirò a fondo. In qualunque posto fosse capitata,non ci sarebbe rimasta un minuto di più.



*La Parker aveva smesso di scrivere,e nella stanza si sentiva solo la voce roca e graffiata di Meg.
Maria osservò gli anfibi bianchi della ragazza,un pò rotti alle punte.
Proprio come Meg. Consumati,logorati dal tempo. Ma ancora lì.
Sapeva che era una ragazza difficile,che ne aveva passati di momenti.
Ma c'era una convinzione inattaccabile.
Il segreto che Meg si portava sulle spalle,un dolore profondo,il più forte che avesse mai provato.
Ed era ora che lo buttasse fuori.*





-Signorina,signorina si calmi!- una donna dai capelli bainci cercava di tenere a bada la lingua tagliente di Meg.
-Io qui non ci rimango,cazzo!- sbuffò,buttando un cestino per terra.
-Senta signorina,se non si calma sarò costretta a chiamare la polizia,e poi vediamo chi è che non rimarrà qui.-
Meg guardò esausta la donna,sbuffando alla sua minaccia.
Il mal di testa minacciava di scoppiare da un secondo all'altro.
-Adesso si alzi,e compili questi moduli-
La donna buttò un fascicolo sul bancone. Meg si alzò a fatica.
Rivolse un'occhiataccia alla donna,afferrando la penna che le porse.
Scarabocchiò qualcosa cercando di scrivere in modo leggibile; non aveva una bella scrittura.
Ma Meg era convinta di non avere niente di bello.
-Ecco a lei- disse,sorridendo falsamente,sbattendo i moduli davanti all'anziana signora.
-Cambi atteggiamento,è un consiglio. Altrimenti,rimarrà qui dentro più di quanto pensa lei mia cara-
Meg assottigliò gli occhi,fino a farli diventare due fessure.
-Si ficchi quei cosi su per il culo e chiuda il becco. Io da qui dentro me ne vado adesso.-
Afferrò la borsa,ma prima che potesse raggiungere la porta,un uomo le si piazzò davanti.




-E tu adesso chi cazzo sei?- sussurrò all'uomo,che non decideva di spostarsi.
Lui le sorrise inclinando la testa.
-Uno psicologo... Il tuo.-
La risata di Meg riempì l'atrio,facendo girare alcune ragazze.
-Il mio cosa? Oddio mio,ma in che razza di posto sono capitata. Siete tutti matti.-
Cerco di nuovo di raggiungere la porta,ma per la seconda volta,l'acceso le fu negato.
-Come ti chiami?-
La voce dello psicologo era bella,le faceva venire voglia di scambiare due chiacchiere.
La ragazza incrociò le braccia al petto,stringendosi nel giubotto di jeans.
-Meg Johnson.- arricciò il naso -Tu?-





-Questa è la tua camera- il dottor Yaser Malik,aprì la porta a Meg,facendola entrare in quello che avrebbe sempre voluto.
Una stanza tutta sua,ma i suoi non avevano i soldi per permetterselo.
I suoi non avevano i soldi per niente a dire il vero.
-Loro sono le tue compagne di stanza-
Posò lo sguardo su due ragazze,più o meno dell sua età.
-Beh,fate conoscenza. Ci vediamo stasera.-
Rivolse un sorriso caldo a Meg,prima di chiudere la porta.
-Ciao,io sono Catherine-
Una timida ragazza bionda le si piazzò davanti prendendole la mano,che lei ritrasse subito.
La guardò bene,le ricordava Ashley Perkson. Orribile.
-Io invece Teresa- questa le fece un cenno con la mano.
-Mhmh- disse,buttando lo zainetto su un letto.
Guardò fuori dalla finestra,il prato verde che si estendeva per chissà quanti altri chilometri di tortura,oltre i quali, c'era un secondo edificio.
Molto simile a quello dove si trovava lei.
-Li ci sono i ragazzi... Il plesso è diviso per sessi-
Spiegò forse Catherine,Meg memorizzava subito le voci. Specialmente quelle delle persone odiose.
-Io non ti ho chiesto un cazzo- continuò a guardare.
C'era qualcosa di strano in quel posto.
Non sapeva dove si trovava,perchè ere lì,e soprattutto che razza di luogo era.
Un colleggio? Un riformatorio?
Sbuffò sedendosi sul letto cigolante,mentre le parole dello psicologo le ritornarono in mente.
-Domani mattina,faremo una bella chiacchierata. Nel frattempo,cerca di sentirti a tuo agio-
Si sciolse i capelli dalla treccia in cui erano legati,facendoli cadere morbidi sulle spalle.
Nessuno psicologo,l'avrebbe mai capita.





Spazio autrice:

Salve (?)
Prima di tutto.... HABEMUS PAPA!
Ma adesso,cardinali e vescovi a parte... Eccovi qui una bella FF su Zayn.
Zan Zan.
Bene,nel primo capitolo non si capisce niente,lo so. Ma è fatto apposta così.
Quando vedrete questi segni *,è perchè Meg parla con Maria.
Meg,in un giorno,le spiega i due anni più terribili della sua vita.
Due anni,dove tutta la sua vita cambia e incontra chi non avrebbe mai voluto e non avrebbe mai dovuto incontrare.
E' drammatica,non troppo. Ci saranno scene pesanti di violenza,e scene dettagliate di sesso,per questo è a raiting rosso.
Era quello più adatto per questo tipo di cose.
Accetto ben voletieri le critiche,e spero recensiate davvero in molte\i.
Detto questo,spero di avervi incuriosito,vi lascio un bacio!
Alla prossima!
PS: non farò sempre spazi autrice,non sono brava <3
















  
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