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Autore: MirkoB82    14/03/2013    0 recensioni
All'alba del mondo come lo conosciamo, una ragazza molto speciale assiste ad un evento che cambierà radicalmente il destino del mondo stesso.
Lei è Athnai, giovane della Stirpe Ancestrale. Ma a differenza sua, non tutti i suoi simili hanno a cuore le sorti delle terre in cui vivono.
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Prologo.
 
Gli uomini erano poco più che scimmie su due zampe, quando personaggi ben più straordinari dominavano quel pianeta eccezionale che tutti chiamano Terra.
Era l'alba di un giorno di sole, sublime: le api impollinavano fiori il cui profumo inebriava l'aria circostante, d'una fragranza sobria, fresca e celestiale. Il vento lambiva i capelli della giovane, immersa nei suoi pensieri con lo sguardo all'orizzonte. Brandiva elmo e scudo, cosa inusuale per un'esponente così bella del sesso gentile. Si chiamava Athnai, giovane figlia della seconda generazione della sua civiltà. Alzò la mano, dolce come sfiorando corde d'arpa nell'aria, attendendo il ritorno della sua amata civetta. Era un giorno nuovo, su questa fulgida terra, tuttavia Athnai non poteva ignorare cosa stava accadendo: volse lo sguardo a sud, dove la sua vista dell'animo poteva mostrarle il destino del mondo. Anche lei, come i suoi simili, aveva in sé qualcosa di speciale: nella sua natura intrinseca si era incarnata la saggezza e la giustizia, ed il suo sguardo, oltre che nel futuro, si protraeva nello spazio, attraverso la vista della sua compagna alata.. dove quest'ultima avesse visto, anche Athnai avrebbe visto. Ed aveva visto.
Non era l'unica: conosceva bene la storia della sua civiltà, che aveva contribuito a rendere quella massa di terra vulcanica, aspra, inospitale, un globale giardino terrestre verde e fiorente. Una storia di grandi poteri, grandi eventi. consci delle loro potenzialità, costoro avevano raggiunto l'accordo  di spartirsi le terre che avevano contribuito a forgiare, regnando indiscussi ciascuno nel proprio regno celeste del suo continente. Nel lungo scorrere dei secoli, quelle povere indifese creature che loro stessi avevano aiutato a prosperare nella loro magnanimità, gli Uomini, erano man mano divenuti la fonte della loro stessa sopravvivenza. L'energia che gli uomini avevano sviluppato, esprimendola con la propria fede, nutriva la vita dei loro grandi dominatori. Tuttavia gli uomini dei vari continenti avevano scoperto la lingua, la scrittura, e migrando avevano iniziato a comunicare, a confrontarsi. Avevano imparato a chiamarli Dèi, a quelli come lei. Avevano imparato a scegliere, poi, tra loro “Dèi” amare ed onorare. Un amore talvolta intimo e profondo, talvolta sacrificale e indetto dal terrore verso questi padroni incontrastati degli elementi. E ciò aveva spinto alcuni di questi Dèi ad approfittarne. A desiderare un oscuro dominio... fin quando si accorsero che tutta questa energia aveva iniziato a corrompere la loro stessa natura.
Accarezzò il dorso della civetta mansuetamente appollaiata sul suo polso, e le indicò il volo da percorrere nel cielo, fino alla collina di Megiddo. Essa volò, e le mostrò impietosamente nella mente ciò che non avrebbe voluto vedere: era giunto, dopo secoli, il momento. Gli Déi tutti, giunti da ovunque del globo, pronti allo scontro finale. Nessuno di loro l'avrebbe voluto, eppure sapevano, dall'alto della loro sapienza: tutti sapevano che ciò poteva essere ma non doveva... allora sarebbe stato. Iniziò a correre.
Correva a perdifiato, sempre più veloce. Quelli che prima erano metri, dopo pochi passi erano centinaia di metri, poi chilometri, poi  di centinaia chilometri. Megiddo, innanzi a lei, tremava di lampi e fiamme e sassi sospesi a mezz'aria: Ohden brandiva furente il suo martello, e Zeoun, padre di Athnai, la saetta, pronti a scatenare l'inizio della fine.
Ma non era ancora il tempo, pensava Athnai, che incontrò lo sguardo, oltre del fronte della battaglia, di qualcuno di conosciuto. Anch'Egli non voleva, e anch'egli possedeva la Saggezza. Suo era il luogo di Megiddo, e mai avrebbe tollerato che si combattesse col sangue nel suo Regno. Si scambiarono lo sguardo per un solo un istante, e si lanciarono al centro dello scontro, tra la saetta ed il martello. Il bagliore esplose, ed una calma luce di pace si sprigionò nella vallata, nei mari, nelle lande e negli oceani, davanti a tutto il creato, agli animali, ed agli uomini attoniti: la battaglia era stata scongiurata col sacrificio.
 
Volsero i tempi. Gli uomini crebbero, in numero e in potenza, e dei grandi che un tempo plasmarono tempo e natura, non vi era più la fisica evidenza, anche se gli uomini ancora potevano avvertire, talvolta, un'intima certezza della loro presenza e forse veglia sulle loro vite.
Tuttavia, molti anni passarono da quell'evento: la testimonianza divenne storia, e la storia mito... e il mito religione. Gli uomini si tramandarono quella storia, e i nomi dei Grandi: Athnai fu dunque chiamata Athena, Zeoun divenne Zeus, e ve ne erano altri nei libri sacri, ed altri ancora nelle storie raccontate di padre in figlio. E si parlò del giardino dell'Eden, e del tempo degli Dèi.

Un tempo che, ormai, non esisteva più.
   
 
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