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Autore: TeddySoyaMonkey    14/03/2013    5 recensioni
Cato, Clove, l'Arena e tutto quello che vi successe all'interno.
Una raccolta di mie interpretazioni di quelli che secondo me possono essere i momenti da ricordare della loro travagliata storia negli Hunger Games.
***
Sono consapevole del fatto che il fandom è pieno di Clato e che nessuno si filerà questa povera raccolta, ma se volete fare un tentativo ne sarei felice e, come si dice, possa la buona sorte essere sempre a favore dell'autrice.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cato, Clove
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Sollievo

 

Il sole era tramontato da poco nell'arena e tutto era calmo mentre l'oscurità stendeva le sue grinfie sulla cornucopia, il cui metallo ancora scottava per il calore trattenuto durante il giorno.
Clove era appoggiata ad una parete tiepida, affiancata dalle poche provviste che si erano salvate dall'esplosione e accovacciata sul sacco a pelo che aveva usato fin dal primo giorno. Malgrado ora che Lux e Marvel erano morti ce ne fossero di più larghi e comodi, la ragazza si era affezionata a quello, trovando nelle sue pieghe trapuntate un ottimo rifugio dove permettersi di provare tutte quelle sensazioni, come la fragilità e la debolezza, che gli esseri umani provavano ma che ad un favorito erano vietate.
I sacchi vuoti degli altri morti la attorniavano come fossero lapidi di un cimitero, tranne quello di Cato, steso dalla parte opposta della cornucopia, sgualcito e vuoto.
Guardandolo Clove iniziò a desiderare ardentemente che anche la sua testa fosse così vuota, e non piena e ronzante come era in quel momento.
I volti dei suoi avversari ancora in vita la ossessionavano a tal punto da farla impazzire.
Uccidere la rossa del cinque con un coltello volante, uccidere Thresh con una pugnalata alla schiena, uccidere Peeta strangolandolo e uccidere Katniss in modo lento, utilizzando ogni arma a disposizione. Infine, battersi con Cato e sperare di vincere.
Era a questo che pensava, in quella sera appena accennata, ed era anche quello che pensava il ragazzo appena fuori dalla cornucopia, che, con la grazia e la velocità di un gatto menava colpi nell'aria con la spada, per scaricare la tensione che era andata in crescendo dalla perdita di tutte le loro provviste.
Cato aveva appena finito di ammirare lo scintillio prodotto dall'ultima luce del giorno sulla sua lama scalpitante, pronto ad allontanarsi da Clove, quell'alleata che presto non sarebbe più stata tale. Anzi, era probabile che già non lo fosse e che stesse solo progettando di pugnalarlo durante il sonno con uno dei suoi colpi rapidi e decisi che avevano causato il numero più ingente di morti nell'arena, dopo di lui, ovviamente.
Il ragazzo sospirò, pregustando con amarezza la notte che avrebbe passato sveglio ad assicurarsi che la sua compagna di distretto non lo tradisse. Certo, magari avrebbe potuto ucciderla lui, per primo, o almeno tentare di farlo così da rompere un'alleanza che non poteva durare, e l'avrebbe fatto, magari anche subito.
Smise di fendere l'aria e lasciò ricadere le braccia lungo i fianchi, riflettendo sulla possibilità di entrare nella cornucopia, inchiodare la ragazza lungo la parete e tagliarle la gola. Per un attimo immaginò il flusso del sangue caldo che gli impregnava le mani, le membra inerti, il gorgogliare strozzato delle corde vocali invase da quel liquido rosso e vischioso e, per finire, la vita che scivolava lontano dagli occhi di Clove.
Fu con immenso stupore che si rese conto di non desiderare la morte della ragazza. O, meglio, desiderava che lei morisse per essere incoronato vincitore, ma non provava il desiderio di vederla morta per mano sua.
Probabilmente durante tutti i giorni passati insieme aveva finito per affezionarsi alla ragazza, al suo modo di aggrottare le sopracciglia per tutto, allo scatto del suo braccio prima del lancio di un coltello, alla coordinazione dei loro corpi che, insieme, erano una perfetta macchina per uccidere.
-Maledizione.- Sussurrò. Aveva parlato troppo piano perchè lei potesse sentirlo, ma per esserne certo rivolse uno sguardo all'interno della cornucopia dove Clove lo guardò di rimando, con le sopracciglia aggrottate.
Quando i loro occhi si incrociarono entrambi ebbero la consapevolezza bruciante di essere giunti alle medesime conclusioni. Senza dire una parola Clove sospirò e si aprì la giacca per esibire il set di colelli meticolosamente appuntato al petto nello stesso istante in cui Cato alzava la spada.
Si erano osservati spesso combattere l'un l'altra e non c'era mossa che fosse un segreto, per questo quando Clove estrasse il primo pugnale per scagliarlo alla volta di Cato, il ragazzo lo schivò
facilmente.
In un'altra circostanza avrebbe ghignato, ma in quel momento non sembrava il caso. Non pensò nemmeno che gli spettatori, che di certo tenevano loro gli occhi incollati, volessero vedere più combattività; in quel momento non riusciva a provare il consueto brio che l'animava prima di uccidere qualcuno.
Anche Clove, che solitamente asibiva quell'espressione crudele e bellissima, ora aveva il viso vuoto e scarno, privo d'espressione se non per la ruga formatasi tra le sopracciglia aggrottate per la concentrazione.
Fu la prima ad avvicinarsi, ansiosa di farla finita malgrado non appena qualche minuto prima avesse desiderato che Cato fosse l'ultimo da affrontare.
Il suo ormai vecchio alleato fece un affondo verso il suo stomaco, diretto e veloce, che venne deviato con la lama del pugnale più grosso del suo arsenale. Il ragazzo sfruttò la forza di tale deviazione per girare velocemente su se stesso e tentare di colpire la testa di Clove che si abbassò velocemente, colpendo di striscio la giacca di Cato, senza però riuscire a ferirlo.
Presto i colpi divennero una danza frenetica e fredda, quasi cinica, accompagnata dalla musica prodotta dal clangore delle lame.
Quella colonna sonora così asettica impedì all'inno di arrivare alle orecchie concentrate degli ultimi due favoriti superstiti.
I loro occhi che, con ostinazione evitavano quelli dell'altro, non notarono i volti apparsi nel cielo di coloro che già sapevano essere morti, concentrati com'erano sulla lotta.
Fu solo per merito dello squillo di trombe che precedette la voce di Claudius Templeshit a farli desistere per una frazione di secondo dal cercare di uccidere l'altro, con l'unico risultato che il braccio di Clove e la guancia di Cato iniziarono a sanguinare, per colpa della distrazione.
Le ferite reciproche fecero indietreggiare di qualche passo i due ragazzi, che si premevano le mani sul leggero fiotto di sangue scatenato dall'altro.
Nel buio cercarono gli occhi dell'ormai ex alleato, entrambi percossi dal vibrare della voce del presentatore che annunciava un cambiamento nel regolamento.
-Potranno essere incoronati due vincitori se provenienti dallo stesso distretto.- Disse Claudius.
Le braccia dei ragazzi capirono cosa stava succedendo prima delle loro menti; spada e coltelli caddero sull'erba nello stesso istante mentre ancora i due si scambiavano sguardi confusi.
-Potranno essere incoronati due vincitori se provenienti dallo stesso distretto.- Venne ripetuto.
In quell'esatto momento Clove si rese conto di non aver mai visto Cato assumere un'espressione di così sgomenta serenità.
-Due vincitori...- Sussurrò il ragazzo. -stesso distretto...-
In quei cinque secondi che gli ci vollero per assimilare il fatto che entrambi ambivano a vincere e che entrambi condividevano il due appuntato sul retro delle giacche, Clove aveva già colmato la distanza che li separava, Cato, che fino a quel momento aveva sfruttato la vicinanza di un altro tributo unicamente per ucciderlo, trasalì quando la ragazza gli gettò le braccia intorno al collo e rimase incredibilmente stupito dal fatto che nessun pugnale gli si era ancora infilzato nella schiena.
Quando finalmente l'euforia e il sollievo gli scossero le ossa in un lampo di consapevolezza, avvolse il corpo snello e muscoloso di Clove in un abbraccio goffo ma sincero e oltremodo umano.
Quel breve momento di tenerezza risultò così strano ad entrambi che, quando si staccarono, non poterono che scoppiare a ridere per quella reazione cosi poco "favorita".
Fu con un grosso macigno sollevato dal petto che raccolsero le proprie armi, si concessero una cena discetamente abbondante seppur avessero poche provviste ed, infine, lavarono l'uno le ferite dell'altra prima di trascinare i sacchi a pelo vicini e concedersi delle piacevoli ore di sonno, a turno, protetti dalla presenza dell'altro.

 




 

Angolo di Ted:

A questo ci tengo particolarmente.
È il primo della raccolta che ho scritto ed anche uno di quelli che mi piace di più.
Mi farebeb piacere sapere che ne pensate,
Ted

  
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