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Autore: Bab1974    14/03/2013    1 recensioni
Storia partecipante al contest di Chisana kitzune "Two days, two week - flash contest"
Harry, dopo anni che non li incontra, si ritrova a rinnovare le protezioni magiche in casa Dursley, in pericolo a causa dei Mangiamorte.
Lo userà come scusa per avvicinarsi agli unici parenti che ha.
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Famiglia Dursley, Harry Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Privet Drive n.4 Privet Drive n.4.



Harry Potter, nascosto sotto il suo Mantello dell'Invisibilità, osservava l'abitazione degli zii. Aveva dei pessimi ricordi di quella casa e dei suoi abitanti.
I Dursley, che per anni lo avevano maltrattato e malsopportato, fino al limite della decenza e della legge, erano in pericolo, come lo erano tutti coloro che erano entrati in contatto con lui negli anni, o che avevano con lui gradi parentela.
Vernon e Petunia Dursley e il figlio Dudley avevano entrambi i problemi.
Da quando era finita la guerra, con la morte di Voldemort cinque anni prima, si erano avvicendati decine di Auror davanti a quella casa, giorno e notte. Finché c'erano Mangiamorte in libertà rischiavano di essere vittime di vendette trasversali. Non essendo maghi non potevano difendersi per conto loro.
Harry, che finalmente era un Auror a tutti gli effetti, era al suo primo turno di guardia della casa. Nessuno lo aveva obbligato, lui stesso aveva chiesto di fare quell'appostamento. Lo trovava giusto, benché non lo avessero mai amato, i Dursley avevano contribuito, pur non volontariamente, alla sua sopravvivenza e alla sconfitta del Signore Oscuro.

Vide zia Petunia osservare dalla finestra, come faceva praticamente sempre se non aveva altre faccende, solo che invece di spiare i vicini o un punto preciso, sembrava fissare il vuoto. Harry sorrise: probabilmente sapeva che la casa era sotto controllo Auror e si chiedeva dove fosse il mago o la strega che avevano l'ingrato compito.
Allo stesso tempo si riusciva difendere la casa di Arabella Figg, che per anni era stata gli occhi e le orecchie di Silente e che lo aveva accolto più di una volta quando i Dursley volevano liberarsi di lui. Anche lei essendo una Maganò con un marito Babbano non aveva di che difendersi.

Harry fece un bel respiro e prese coraggio. Doveva entrare in entrambe le case, rinnovare gli incantesimi di protezione e assicurarsi che gli abitanti delle case stessero bene. In pratica aveva scelto di costringersi ad interagire con loro. Avrebbe voluto farlo prima, chiedere a zia Petunia cosa gli voleva dire prima che si allontanasse forzatamente, vedere se Dudley era ancora il solito stronzo, violento e grassone, vedere se a zio Vernon poteva venire un infarto a vederlo (non pensava assolutamente che un uomo squadrato come lui gli potesse dire qualcosa di diverso di una volta). Aveva scelto per mostrarsi un'ora in cui zia Petunia era sola, almeno per il momento e stavano per rincasare sia Dudley da non si sa dove e a pochi minuti di distanza sarebbe arrivato anche lo zio dal lavoro. Avere dei colleghi che in questi cinque anni erano praticamente, almeno una volta al mese a testa, davanti alla casa lo aveva aiutato a ricostruire gli orari della famiglia.

Bussò alla casa di Arabella Figg. La donna fu davvero molto contenta di vederlo. Non era la prima volta che le faceva visita, era stato più facile avere il coraggio di andare a trovare lei che sapeva lo avrebbe sempre accolto a braccia aperte.
Prese con lei e il signor Figg il the, poi le raccontò il motivo per cui era lì.
"Mi dispiace che tocchi proprio a te." lo compatì Arabella.
"Doveva succedere prima a poi." disse Harry.
Poi rinnovò le difese della casa e se andò.

Suonò al numero 4. Vide un occhio apparire allo spioncino e attese parecchio prima che la zia decidesse ad aprire. Fece un sorriso tranquillo nell'attesa: aveva la sensazione che avesse più paura di lui di quest'incontro. Non chiese nulla, né chi era, né cosa voleva. Aprì direttamente la porta, lo guardò un attimo, poi gli lasciò il passo e attese che entrasse. Appena Harry fu dentro...
"Sei venuto per eliminarci?" chiese Petunia, con voce tremante.
Harry scoppiò a ridere.
"Vorrei dirti di sì, solo per vedere la tua faccia trasformarsi in una maschera di terrore, ma non sono così cattivo." disse Harry, più a suo agio di quello che pensava. Vedere la zia così timorosa, dopo anni di angherie e male parole, lo aveva rilassato. Almeno da lei non si aspettava più che lo mandasse a quel paese, per quello doveva aspettare lo zio Vernon. "Sono qui solo per rinnovare le difese della casa."
Vide la donna fare un rumoroso respiro di sollievo.
"Zia, tu pensavi davvero che fossi qui per vendicarmi di quello che mi avete fatto passare." chiese Harry stupito.
Petunia annuì, poi quasi si vergognò di quello che aveva pensato, come se fosse stato un ennesimo errore che aveva fatto nei confronti di Harry.
"Ero già pronta a implorarti di risparmiare il mio Dud che non ha nessuna colpa e eliminare solo me." disse la zia con gli occhi umidi "Una madre è disposta ad ogni sacrificio per il proprio figlio, ma suppongo che tu già lo sappia."
Anche Harry aveva gli occhi umidi e non sapeva che rispondere. Non si aspettava parole del genere da parte sua e non era pronto a reagire.
"Felice che tu non debba sacrificare la vita per me, mom." disse una voce alle loro spalle. Harry la conosceva bene, era di sicuro il cugino. Si voltò, ringraziandolo mentalmente per aver dissipato l'emozione di quel momento e... rimase davvero a bocca aperta.

La voce era di Dudley, ma il corpo, no!
Era semplicemente magro. Harry si accorse di essere rimasto come un ebete a fissare il cugino, ma non era riuscito ad evitarlo. Non che fosse pelle e ossa, ma a confronto com'era prima era un deciso miglioramento.
"Non fare quella faccia, Harry. Ho solo perso qualche chilo." disse Dudley, facendo la ruota come un pavone. Si stava vantando parecchio. Era già molto vanitoso da obeso, almeno ora aveva un motivo per farlo.
"Ehm, complimenti, ma come hai fatto a perdere tutti quei chili?" chiese Harry.
"Ho solo rinunciato alla maggior parte dei manicaretti della mamma. Sarei esploso se avessi continuato a mangiare tutto quello che mi cucinava lei. All'inizio è stata dura, ma quando mi si è ristretto lo stomaco e ci ho fatto l'abitudine." rispose Dudley.
"Hai un aspetto da malato" si lamentò la zia. Lei e il figlio cominciarono a discutere come se Harry non ci fosse. Non aveva mai sentito quei due litigare prima, fino a che Dudley s'ingozzava tutto ciò che gli cucinava le,i era la donna più soddisfatta del mondo.
Il litigio continuò fino a che non si sentì girare la chiave nella porta. Sulla soglia apparve Vernon Dursley che appena vide il nipote gonfiò le guance pronto a litigare.
"Papà, Harry è venuto a rinnovare le protezioni magiche della casa e su di noi." intervenne Dudley, prima che il padre esplodesse. Lo conosceva bene e sapeva che faceva presto a perdere le staffe.
"E così anche tu sei diventato un Euror?" chiese Vernon, cercando di essere il meno scortese possibile "Vorrei sapere quanto tempo andrà avanti questa storia. Possibile che sia necessario essere osservati giorno e notte da quei matti dei tuoi colleghi? Oltretutto hanno un gusto davvero terribile nel vestirsi, spaventano i vicini."
"Purtroppo non sono molto pratici di moda Babbana." disse Harry. "E poi è solo per il vostro bene. Purtroppo, che lo vogliate o no, siete i miei unici parenti e i Mangiamorte ancora in circolazione: potrebbero tentare di colpirvi. Voi, non avendo poteri magici siete i bersagli più facili da colpire. E comunque si dice Auror." lo corresse infine.
"Euror, Auror, non cambia niente. Sbrigati a fare quello che devi, così posso andare a mangiare. Ho una fame tremenda." disse Vernon.
"Ops, mi sono dimenticata di cucinare." disse Petunia sussultando.
Lo sguardo feroce che Vernon le riservò era il prologo di un urlo da record.
"Visto che è stata colpa mia che l'ho distratta ci penserò io alla vostra cena. Ora pensiamo alla protezione." disse Harry. Già stanco della tensione che si era creata nella casa, non vedeva l'ora di andarsene.
Cominciò a pronunciare gli incantesimi con Dudley che ridacchiava, Vernon che sbuffava e Petunia che mormorava. Quando finalmente ebbe finito...
"E ora, maghetto da strapazzo, la mia cena!" ordinò Vernon, con lo stomaco che brontolava.
"Ai suoi ordini." ribatté scherzosamente "Accomodatevi nella sala da pranzo."
Visto che non era molto bravo negli incantesimi per preparare il cibo decise di ricorrere a Kreacher. Lo chiamò.
"Per cortesia, puoi preparare una cena per i miei zii e mio cugino? Esagera, fai almeno 6 portate." gli chiese. Ad Harry non piaceva dargli ordini, anche se sapeva che lui traeva piacere nell'obbedirgli, soprattutto da quando aveva capito che non rischiava di essere punito per puro divertimento come accadeva con i vecchi padroni. Però Harry era una vera pena con i lavori domestici e aveva bisogno di aiuto.
L'apparizione dell'Elfo Domestico spaventò parecchio i Dursley. La paura passò quando videro il banchetto che aveva apparecchiato.
"Rimani con noi." chiese all'improvviso Petunia, senza chiedere il permesso al marito.
Harry scosse la testa.
"Un'altra volta, devo tornare in strada. Ho da controllare anche la casa di Arabella Figg. Anche lei è in pericolo." e uscì.
Da fuori sentì le urla di Vernon che rimproverava la moglie per aver invitato Harry.
"E se avesse accettato? Per fortuna che ha avuto la decenza di andarsene." rimproverò la moglie.
Harry in strada pensò che come primo incontro con gli zii poteva andare peggio.
  
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