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Autore: Hypnotic Poison    14/03/2013    7 recensioni
Ichigo doveva essere felice, doveva sorridere, e allora lui sarebbe stato felice. Niente di più.
[ATTENZIONE: Seguito "T'innamorerai" e "Cinque Giorni"]
Genere: Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Ryo Shirogane/Ryan
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il regalo più grande




Voglio farti un regalo

Qualcosa di dolce

Qualcosa di raro



L'aria fresca di Londra lo investì in pieno sul viso quando uscì dalle porte di Heathrow. Si riaggiustò gli occhiali neri sul naso, sistemandosi il borsone sulle spalle, e sospirò.

Non era da lui fare ciò che stava facendo. Non era da lui sentire il cuore battere così forte.

Scosse la testa e si diresse verso la lunga fila per i taxi, ripetendosi nella mente quell'indirizzo che aveva imparato a memoria, “in caso tu mi volessi scrivere!” aveva detto lei.

Come no.

-Where to, sir?- gli domandò il taxista, prendendogli il borsone.

Ryo lo fece scivolare sulla lingua, come una filastrocca ripetuta troppe volte, quasi meccanicamente.

Adesso, ad alta voce, era ancora più reale, ed opprimente.


Non era la sua prima volta, a Londra, ma questa volta la visita aveva un sapore speciale.

L'istinto con cui era partito, gettando a casaccio vestiti in valigia, prenotando il primo biglietto utile, ignorando ciò che Keiichiro provava a dirgli, ora stava lentamente svanendo, lasciando il posto ad uno strano bruciore alla bocca dello stomaco.

Ricordare l'ultima volta che ero stato così agitato sembrava un'impresa impossibile.

Aveva riposto tutte le sue parole nel cuore; lo tormentavano ogni notte, nel profondo dei suoi sogni che il più delle volte la riguardavano.

E se invece fosse cambiato tutto? Se avesse interpretato male il suo messaggio? Se quest'azione impulsiva si fosse rivelata distruttiva?

Scosse la testa.

Non era tempo di avere dei dubbi.

In ogni modo fosse andata, almeno l'avrebbe rivista.



Non un comune regalo

Di quelli che hai perso, o mai aperto, o lasciato in treno

O mai accettato



Dopo un tempo che gli sembrò infinito -ma forse anche troppo corto- il taxi si fermò davanti ad una fila di villette a schiera, ognuna di mattoni rossi e le finestrelle bianche, recintate da una bassa cancellata di ferro battuto.

Non poté fermare il sorriso che gli stava nascendo sulle labbra. Quante volte l'aveva vista usare “di nascosto” il computer del Caffè, intenta a guardare svariate immagini di Londra su cui erano ritratte casette proprio simili a questa.

-Have a nice day, sir.- lo salutò il taxista, e Ryo rispose con un gesto della mano, senza riuscire a staccare lo sguardo dall'edificio.

Forse si stava comportando da egoista. Ma che diavolo, lui era un egoista, soprattutto quando si trattava di lei! Anzi, forse avrebbe dovuto esserlo di più. Se non l'aveva fatto, era stato soltanto per non ferirla.

Fece un respiro profondo. Aveva addirittura attraversato mezzo mondo per lei. Sarebbe stata contenta, no?

Le avrebbe fatto piacere, ad Ichigo piacevano queste sorprese sdolcinate da film romantici.

Ichigo...” faceva quasi male, il suo nome nella mente. Non lo pronunciava neanche più ad alta voce da mesi, ormai. Le ragazze al Caffè cercavano di trattenersi, anche loro consapevoli di ciò che quel nome scatenava.

Gli scappò da ridere. Stava rendendo la vita di tutte un inferno, con quel suo caratteraccio.

Oh be'. Almeno lo ammetteva.



Di quelli che apri e poi piangi

Che sei contenta e non fingi

In questo giorno di metà settembre

Ti dedicherò il regalo mio più grande



Con il cuore che batteva forte, si decise ad allungare il dito per schiacciare il tasto del campanello.

Non c'era scritto nessun nome, quindi sperò che quell'imbranata di Ichigo gli avesse effettivamente dato l'indirizzo corretto.

Senza che nessuna voce provenisse dal citofono, il cancelletto si aprì con uno schiocco, e Ryo strinse la presa sui manici del suo borsone. Aveva le mani sudate e sentiva caldo, nonostante ci fosse una leggera brezza a rinfrescare l'aria di settembre.

Salì i tre gradini che portavano alla porta marrone scuro, come un condannato sale al patibolo.

Poi all'improvviso, la porta si aprì, cogliendolo quasi di sorpresa, mozzandogli il respiro.

Lei era lì.

In carne ed ossa.

A meno di mezzo metro da lui.

Gli occhi cioccolato della ragazza lo scrutarono come se fosse un miraggio fino a che non si incrociarono con i suoi, riempendosi di lacrime: -S... Shirogane-kun?-

-Ciao, Ichigo.- riuscì a mormorare, accennando ad un sorriso.

Anche Ichigo sorrise raggiante, saltandogli letteralmente al collo: -Non posso credere che sei qui!- esclamò, il viso nascosto contro il suo petto -E' una sorpresa bellissima!-

Ryo la staccò dolcemente da sé -era troppo per il suo debole cuore- e le scompigliò i capelli nel suo tipico gesto d'affetto: -Sei contenta di vedermi, eh ragazzina?-

Ichigo gli fece una linguaccia infantile: -Certo che sono contenta! Rivedo il mio migliore amico dopo 2 mesi! Forza, vieni dentro, sarai stanco, ma quanto hai viaggiato?-

Già, il tuo migliore amico...” pensò il biondo, senza badare al fiume di parole che uscivano dalla bocca della ragazza.



Vorrei donare il tuo sorriso alla luna perché

Di notte chi la guarda possa pensare a te

Per ricordarti che il mio amore è importante

Che non importa ciò che dice la gente



Ichigo si voltò verso di lui, le mani sui fianchi: -Allora? Che ne pensi?-

-Di cosa, scusa?- domandò, scuotendo la testa.

La ragazza rise: -Ma vedi che non mi ascolti mai! Della casa!-

Ryo si guardò un attimo intorno. La casa sembrava molto più grande dall'esterno rispetto a come si presentava all'interno. Loro stavano sostando in salotto, arredato con un semplice divano e una TV, il quale all'apparenza fungeva anche da studio per Aoyama: nell'angolo più illuminato, proprio di fronte ad una finestra, infatti, c'era una scrivania ricoperta da carte e cartelle di documenti.

Dall'altra parte scorgeva invece la porta della cucina, anche questa piccola e semplice, quasi tipica da studente, non certo abbastanza per una coppia che...

Provò un senso di nausea alla bocca dello stomaco mentre quel pensiero gli si formava in testa, e si schiarì la gola: -Ehm... è molto carina, Ichigo.-

-Sì, è un po' piccola ma fino a poco tempo fa Aoyama-kun ci abitava da solo, perciò... e là in fondo ci sono la camera da letto e il bagno, è il mio preferito, fortuna che c'è la vasca così io mi posso rilassare.-

Ryo la guardò incantato mentre lei continuava a parlare senza sosta.

Dio, quanto gli era mancato quel sorriso. Non si era accorto di quanto fosse davvero importante finché non era stato più alla sua portata per giorni interminabili. E vederlo, in quel momento, riusciva a riempirgli il cuore di gioia, ma anche a frantumarlo, lentamente, come solo lei sapeva fare.

-Mi raccomando, Ryo.- gli aveva intimato Keiichiro quando l'aveva salutato all'aeroporto. Il suo solito monito, per ricordargli di non fare cose di cui avrebbe potuto pentirsi. Ma qual'era, in fondo, la scelta della quale avrebbe dovuto pentirsi?



Perché tu mi hai protetto con la tua gelosia che anche

Che molto stanco il tuo sorriso non andava via

Devo partire però so nel cuore la tua presenza

E' sempre arrivo e mai partenza

Il regalo mio più grande ,il regalo mio più grande

Lui voleva solo che Ichigo fosse felice. Sì, voleva che lo fosse con lui, ma in fondo... in fondo sapeva che l'avrebbe lasciata andare anche questa volta, se lei gliel'avesse chiesto.

Voleva che lei stesse bene, nello stesso modo in cui lei faceva star bene lui. Solo con quel suo sorriso. Se l'avesse vista sorridere, sempre, gli sarebbe bastato. Anche lontana, anche di un altro, nonostante il dolore.

-Quanto rimani, Shirogane-kun?- gli domandò allegra, saltellando sulle punte dei piedi con la sua aria da bambina.

-Rimango tre giorni, Ichigo. Ho degli affari da sbrigare, poi me ne torno in America per qualche mese.-

-Oh.- le si sarebbero abbassate le orecchie da gatta, se le avesse avute -Pensavo potessi fermarti un po' di più... non ho mai niente da fare, qui...-

Ryo si accigliò: -Dov'è Aoyama, Ichigo?-

La rossa fece un sorriso triste: -Lui è all'università, sta facendo un progetto di ricerca insieme a dei suoi compagni su cui poi scriverà la tesi, quindi è sempre molto impegnato, per questo io tengo dietro alla casa.-

Gli scappò una risata: -Tu riordini, Ichigo?-

-Hey!- gli diede un pugno debole sul petto -Ha parlato colui che mi schiavizzava sempre, al Caffè!-

-Almeno ti ho insegnato qualcosa, sfaticata che non eri altro.- la riprese lui, ridendo alla smorfia buffa della ragazza.

Quasi autonomamente, la sua mano si mosse da sola, sistemandole una ciocca rubino dietro l'orecchio, lasciando che il palmo si appoggiasse contro la guancia morbida di lei.

-Mi sei mancato, Shirogane-kun...- sussurrò Ichigo, guardandolo dritto nelle iridi azzurre.

-Mi sei mancata anche tu, Ichigo...- le parole gli sfuggirono dalle labbra.

Perchè, tutte le volte che era in sua compagnia, non riusciva a controllare le sue emozioni?

La ragazza gli si avvicinò, circondandogli la vita con le braccia ed appoggiando il viso contro il suo petto, respirando il suo profumo a pieni polmoni, quel profumo che tanto le ricordava di casa. Ryo posò il mento sulla sua testa, trovandosi costretto a ridere per spezzare l'intensità di quel momento: -Così mi stritoli, ragazzina.-

Ma fu proprio in quel momento, così stretto ad Ichigo, che si accorse che qualcosa non andava.

-Ichigo?- mormorò, guardando fisso davanti a sé.

-Mmmhmm?- rispose lei, ancora abbracciata a lui.

-Tu eri... avevi detto che...- aveva la gola secca, non riusciva a pronunciare quelle parole -Sei partita perché eri incinta, Ichigo.-

-Oh.- lei si staccò, un'espressione strana negli occhi -Già, proprio così.- fece un respiro profondo e si andò a sedere sul divano -Mi ero sbagliata, Shirogane-kun.-

L'espressione alquanto scioccata del biondo la fece continuare: -Avevo fatto un test a casa ed era risultato positivo, poi ero andata dal medico a fare le analisi del sangue e anche lui aveva detto di sì. Poi ne ho parlato con Masaya e sono partita. Quando sono arrivata qui, siamo andati a fare una visita perché mi era ricominciato il ciclo ed io avevo pensato che fosse successo qualcosa. Invece il dottore ha detto che non ero mai stata incinta, in realtà. Così abbiamo chiamato il medico di Tokyo ed è venuto fuori che aveva confuso le mie analisi con quelle di qualcun altro. Buffo, eh?- rise nervosa, attorcigliandosi una ciocca attorno ad un dito e mordendosi il labbro inferiore.

Buffo un cazzo!” pensò Ryo, il cuore che batteva forte nelle vene, le parole di quella sera che gli rimbombavano insolenti nel cervello. -Sono passati due mesi, Momomiya, perché non hai detto niente?-

Ichigo fece spallucce: -Non lo so, Shirogane-kun. Forse... forse volevo solo una scusa per rimanere qui.-

Vederla lì, così piccola e fragile sul divano, gli impedì di arrabbiarsi con lei; di dirle che tutti, a casa, la stavano aspettando, che non aveva senso per lei rimanere sempre sola in una casa con un uomo a cui non importava abbastanza per passare più tempo con lei, non se lo meritava.

Sospirò forte, si passò una mano tra i capelli: -Senti Ichigo, io adesso devo andare in albergo.- lei tirò su gli occhi di scatto, guardandolo come un cucciolo abbandonato. -Ti va di accompagnarmi a fare una passeggiata? Londra è troppo bella per stare sempre chiusi in casa.-



Vorrei mi facessi un regalo

Un sogno inespresso,

Donarmelo adesso



E così si ritrovarono a camminare assieme, lungo il Tamigi, circondati da persone diverse, ma sentendosi assolutamente soli.

Ichigo rideva, felice e spensierata come non lo era da tempo, contagiando anche Ryo, rompendogli la corazza di ghiaccio con cui si proteggeva.

Sembrava che il tempo, tra loro, non fosse mai passato, si stuzzicavano e si prendevano in giro come se si fossero visti soltanto il giorno prima.

-Non è bellissimo?- esclamò Ichigo, il naso premuto contro il vetro di una delle cabine del London Eye.

-Se tu fossi uscita un po' di più, l'avresti visto.- la provocò Ryo, le braccia incrociate dietro la schiena.

-Ma io sono uscita!- rimbeccò lei -Solo che... ad Aoyama-kun non va che io vada in giro da sola. Ed in fondo ha ragione, io qui non capisco mai nulla...-

-Due mesi in Inghilterra e ancora non sai l'inglese? Sei proprio un caso disperato, micetta.-

-Antipatico!- borbottò lei, continuando ad ammirare il panorama.

Cadde il silenzio, ma non era opprimente. Non lo era mai stato, tra loro due.

-Posso dirti una cosa, Shirogane-kun?- mormorò la rossa dopo un po'.

-Cosa?- rispose lui, gli occhi chiusi mentre si riposava un po', cullato dal movimento della ruota panoramica



Di quelli che non so aprire

Di fronte ad altra gente

Perché il regalo più grande

È solo nostro per sempre



-Non mi sono dimenticata quello che ti ho detto quella sera al Caffè, prima di partire.-

Ryo sentì il sangue gelarsi nelle vene. No, certo che no, nemmeno lui se l'era dimenticato.

L'aveva soltanto riposto in un cassetto del suo cuore, rinchiuso come il più prezioso dei segreti, lontano così da non ferirlo più di quanto non facesse già.

Aprì lentamente gli occhi. Ichigo gli dava le spalle, ma poteva vedere il suo riflesso nel vetro, entrambi attenti a non incrociare gli sguardi.

-Tu l'hai dimenticato?- lo incalzò, poiché lui rimaneva in silenzio.

Ryo sbuffò, richiudendo le palpebre e lasciandosi andare contro la parete: -Che domande sciocche, ragazzina.-

Ichigo abbozzò ad un sorriso, velato di tristezza: -Ogni tanto vorrei poter tornare indietro...- disse in un sussurro. -Però il passato è il passato...-

-Can’t repeat the past?…Why of course you can!- rispose Ryo, guardandola e ridendo della sua espressione scocciata -Francis Scott Fitzgerald, Momomiya. Ma non ti hanno insegnato proprio niente a scuola?-

-Tu e la tua stupida lingua...- borbottò la ragazza, incrociando le braccia al petto.



E se arrivasse ora la fine

Che sia in un burrone

Non per volermi odiare, solo per voler volare

E se ti nega tutto quest’estrema agonia

E se ti nega anche la vita respira la mia



Camminarono ancora per molto, dopo il giro sul London Eye; camminarono finchè il Sole non tramontò e le luci si accesero sulla città, rendendola forse ancora più bella, ancora più intima.

Camminarono fino a raggiungere la casa di Ichigo; le luci erano ancora tutte spente, e lei sospirò.

-Aoyama-kun non è ancora tornato... probabilmente resterà fuori fino a tardi anche questa sera, per fortuna che non ho preparato la cena...-

-Perché lo fai, Ichigo?- sbottò all'improvviso Ryo. Si era trattenuto tutto il giorno e adesso non ce la faceva più. -Lui non... lui non ti da niente.- Io invece ti darei tutto.

Ichigo sorrise: -Non abbiamo già affrontato questo argomento, Shirogane-kun?-

-Appunto.-

Lei si morse il labbro. Certo, aveva capito benissimo.

-Sei felice, Ichigo?-

Gli occhi color cioccolato, bagnati di lacrime, si alzarono verso i suoi.

-E' tutto quello che ho bisogno di sapere. Se sei felice, ti lascerò in pace.-



E stavo attento a non amare prima di incontrarti

E confondevo la mia vita con quella degli altri

Non voglio farmi più del male adesso, amore



Faceva male, vederla piangere. Ma ormai, lui era giunto al limite. Non pensava che il suo cuore avrebbe potuto sopportarlo a lungo.

-Allora, Ichigo?-

La rossa si strinse nelle spalle: -Io.... io credo di essere felice, Shirogane-kun ma... non voglio che tu mi lasci in pace...-

Ryo le accarezzò una guancia: -Non si può avere tutto, gattina. Mi dispiace.-

Le diede un bacio sulla fronte, poi si voltò e ricominciò a camminare, il cuore che si frantumava sempre più ad ogni passo.



Vorrei donare il tuo sorriso alla luna perché

Di notte chi la guarda possa pensare a te

Per ricordarti che il mio amore è importante

Che non importa ciò che dice la gente



L'aveva lasciata andare, anche questa volta. Forse però era proprio questo l'amore, no?

Se l'era detto all'inizio del viaggio. L'importante sarebbe stato solo rivederla, e l'aveva fatto. Aveva goduto del suo sorriso un'ultima volta, e gli sarebbe dovuto bastare, se l'amava davvero come diceva.

Ichigo doveva essere felice, doveva sorridere, e allora lui sarebbe stato felice. Niente di più.

Il cellulare nella sua tasca cominciò a vibrare, ma lo ignorò. Quello era il suo numero personale, perciò poteva essere solo Kei o una delle ragazze, e lui non aveva nessuna voglia di parlare con loro. Tanto meno con Zakuro, sentirla rimproverarlo sottilmente per non aver insistito. Cosa c'era da insistere, in fondo?

Lui aveva compiuto il suo dovere. Aveva ricevuto l'ennesimo colpo, pazienza. Si sarebbe rialzato, come aveva sempre fatto. Per lei.

-Taxi!- chiamò, alzando un braccio.

Era tempo di lasciare Londra. Aveva sbrigato i suoi affari, aveva mandato un ultimo mazzo di fiori ad Ichigo ed aveva fatto la valigia, riponendo assieme ai vestiti anche i frammenti del suo cuore.

Dopo il primo giorno non si erano sentiti, e forse era meglio così.

-If people thought New York was crowded, they obviously have never taken a cab in London...- borbottò, quando l'ennesimo taxi gli sfrecciò accanto senza considerarlo.



E poi, l’amore dato amore preso amore mai reso

Amore grande come il tempo che non si è arreso

Amore che mi parla coi tuoi occhi qui di fronte

Sei tu sei tu sei tu sei tu sei tu

Il regalo mio più grande

-La tua pronuncia è troppo americana, per questo non ti considerano.-

Spalancò gli occhi a quella voce alle sue spalle.

-E comunque, forse faresti meglio a chiedere alla reception dell'hotel se possono chiamarne uno loro per te.-

La casualità con cui lei stava pronunciando quelle parole lo infastidì, e si girò di botto.

-Che cosa c'è, Ichigo?- ringhiò.

La rossa non si fece spaventare dal suo tono arrabbiato, e lo guardò dritto negli occhi: -Ho letto quel libro.-

Ryo si accigliò: -Cosa?-

-Sì, ho letto Fitzgerald, quello che tu mi hai detto l'altro giorno. Come vedi, sono migliorata abbastanza in inglese per poter cercare su Internet quello che mi dici.- Ichigo ridacchiò, ma il groppo che il biondo sentiva nella gola gli impediva di copiarla.

-E... e quindi?-

Lei gli si avvicinò, le mani dietro la schiena: -Non voglio essere Daisy.-

Avrebbero potuto sparargli in quel momento, e lui non se ne sarebbe accorto. Sarebbe potuta succedere qualsiasi cosa, e lui sarebbe rimasto incatenato a quei suoi occhi di cioccolata. -E allora chi vuoi essere?-

-Voglio solo essere Ichigo.- fece un altro passo verso di lui -Voglio tornare a casa, voglio vedere le mie amiche e la mia famiglia. Sia io che Masaya ci siamo resi conto che non funzionava più. Non funzionava già dal giorno in cui sono arrivata qui, ma continuavo a mentire a me stessa perché avevo paura. Però ora non voglio averne più.-

-Io sto partendo, Ichigo.- mormorò Ryo.

-Che problema c'è, io vengo con te. Ho le valigie pronte, sono in hotel, penso che tu sia abbastanza ricco per comprarmi un volo last-minute, no?-

Il biondo scoppiò improvvisamente a ridere, come non rideva da anni, come se un enorme peso gli fosse appena stato tolto dal petto.

-Che c'è?- borbottò lei, imbarazzata e confusa.

-Oh, Momomiya...- singhiozzò lui tra le risa -Sei sempre la stessa.-

-Hey!- strepitò Ichigo -Ma è possibile che tu sia sempre così?! Io sto qui a dirti che ti amo e tu...- si bloccò, rendendosi conto delle parole che aveva pronunciato -Cioè, io.. ehm...-

Ryo sorrise ancora, scompigliandole i capelli: -Vai a prendere le valigie o perderemo l'aereo, ragazzina.-

L'espressione allibita di Ichigo era imperdibile: -Shirogane!- gridò, pestando un piede a terra. -Ecco, lo vedi! Mi stai già facendo rimangiare tutto!-

All'improvviso, Ryo si piegò su di lei e le rubò un bacio, come quelli di tanti anni prima, ma dal sapore nuovo: -Invece non ti rimangi niente, micetta.- sussurrò senza staccarsi troppo dalle sue labbra.

Lei sorrise quel sorriso che gli riempiva il cuore e glielo ricuciva insieme, correndo, con i codini al vento, a riprendere le sue valigie.

Ryo tirò fuori il cellulare e compose un breve messaggio a Zakuro: Thank you for believing.

Era certo che avrebbe capito.

Guardò Ichigo discutere animatamente con il portiere, poi sorridergli e arrossire.

E mentre il suo cuore batteva più forte, rinnovato e riparato, seppe che da quel momento in poi, molte cose sarebbero andate bene.

Life starts all over again when it gets crisp in the fall.






Note dell'autrice


Ebbene sì! Dopo anni, ma che dico, SECOLI, sono tornata sul fandomi di Mew Mew :D Ormai pochi probabilmente si ricorderanno di me, visto per quanto sono sparita, ma insomma, eccomi qua.

Questa storia conclude una trilogia che avevo iniziato parecchio tempo fa, perciò per capirla meglio dovete leggere i due prequel, nell'ordine “T'innamorerai” e “Cinque Giorni”, che trovate nel mio profilo :)

Spero che vi sia piaciuta (e che vi piaceranno anche le altre, se ancora non le avete lette); sono un po' arrugginita nella scrittura di qualcosa che non abbia a che fare con l'università, quindi siate clementi ma non esitate a lasciare commenti anche negativi. Le critiche costruttive sono sempre ben accettate :)

Grazie a tutti coloro che hanno letto e decideranno di commentare; grazie anche a coloro che già mi conoscevano e magari si sono chiesti che fine avessi fatto xD

Un bacione a tutti,

Hypnotic Poison


   
 
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