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Autore: _ApriL_    14/03/2013    1 recensioni
Lily è delicata e candida, come un giglio.
Leah è forte e vendicativa, come una leonessa.
Ma vivono nella stessa anima.
E Lily Leah è destinata a qualcosa di più grande...
Imparare che solo l'amore può regnare su tutto.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Minerva McGranitt, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Prologo
 
 
 
Per Aracne Flamoy e Ben Sweeney quello era il più bel giorno della propria vita.
La donna fissava da ore quel morbido fagottino che dormiva tra le sue braccia, suo marito la abbracciò premuroso e protettivo e lei sorrise, staccando per un attimo gli occhi dal minuscolo visino e portandoli fuori dalla finestra.
La ragione della loro vita, la loro unica figlia era nata in un mattino freddo di Novembre, mentre la neve caduta nella notte imbiancava il paesaggio irlandese e il cielo scintillava  finalmente terso e limpido dopo tante intemperie, conferendo all’atmosfera un non so che di puro ed etereo.
E la bimba che da lì a poche ore aveva visto la luce era davvero luminosa come la giornata in cui aveva scelto di nascere, era candida e innocente come un giglio bianco ma si dimostrava già aggressiva come una leonessa nei vagiti e i genitori, già intuendo la doppia natura della loro pargoletta, decisero di comune accordo di chiamarla Lily Leah.
 
Nel tempo la loro principessina non fece che migliorare, di sicuro era la bambina più bella e sveglia del circondario e tutte le sue coetanee le invidiavano i lunghi capelli dorati e gli occhi verdazzurro, profondi ed enigmatici, ma lei non sembrava dar loro peso.
Era molto piccola eppure mostrava già una vivacità sfrenata e un’immensa gioia di vivere.
Tuttavia crescendo iniziò a presentare qualche stranezza, facendo preoccupare non poco la madre e il padre.
 
Tutto ebbe inizio esattamente il giorno del primo bagnetto, momento memorabile per tutti i neogenitori e ancor più per i suoi, difatti quando i due, ignari di ciò che sarebbe accaduto pochi minuti più tardi, la immersero nel lavandino del bagno, il contatto con l’acqua sembrò piacerle tanto che iniziò a ridere sempre più forte, anzi a…gorgogliare, proprio come un ruscello.
Quando il padre, dopo aver riempito il lavello, tentò di chiudere il rubinetto notò con disappunto che questo era bloccato.
Lottarono a lungo e in tutti i modi per cercare di fermare l’acqua che scorreva abbondante e che iniziava a riversarsi sul pavimento, bagnando il tappeto e le piastrelle di marmo pregiato, ma invano.
Eppure la figlia aveva l’aria di divertirsi un mondo.
 
Capirono che non sarebbero riusciti a fermare il getto impazzito e Aracne afferrò tempestivamente la bimba prima che annegasse, avvolgendola fra le sue braccia, e la portò in salvo fuori dalla stanza, mentre il marito cercava disperatamente di trovare una soluzione.
Lily, accorgendosi che la mamma l’aveva portata via si calmò e il suo strano riso s’interruppe.
Nello stesso momento la voce di Ben annunciò dall’interno del bagno alla moglie in corridoio che l’acqua si era fermata.
Inizialmente pensarono ad una bislacca coincidenza, ma altri avvenimenti del genere dovettero farli ricredere.
 
Un altro episodio simile si svolse al mare, la piccola aveva sei anni e, pur abitando in una cittadina sulla costa, i genitori ,spaventati da quello che sarebbe potuto accadere, non l’avevano mai portata lì.
Gli occhi le brillarono nel vedere l’immensa distesa d’acqua e si tuffò prima di subito.
Aracne non faceva che pregare che non commettesse un’altra delle sue stranezze ed effettivamente per tutta la giornata non successe nulla di particolare, escludendo il fatto che la figlia non aveva mai dato segno di voler uscire dall’acqua sin dal mattino.
Nel tardo pomeriggio però, quando la spiaggia si fu liberata, inaspettatamente dopo un giorno così soleggiato, si scatenò all’improvviso un temporale e la pioggia iniziò a cadere a goccioloni, mettendo in fuga gli ultimi bagnanti.
 
La madre chiamava a gran voce il nome di Lily, che ancora nuotava al largo.
Tra lo sciabordio cupo delle onde e l’urlo del vento, che spazzava indisturbato la spiaggia deserta, la donna percepì la risata senza freni della bambina.
Nessuno oltre a loro seppe mai che era stata lei a provocare tutto ciò.
 
Ma la certezza lampante si ebbe quando a dieci anni con il solo pensiero scatenò una pioggia scrosciante sul capo di una sua coetanea che l’aveva importunata.
La bimba scioccata aveva raccontato ai suoi genitori l’accaduto e la notizia si era sparsa in fretta nel verde paesino sul mare.
Lily, vedendo i suoi scusarsi desolati con la famiglia dell’amica, si sentì crudele e…sbagliata.
La sua compagnetta, alquanto perfida per la sua giovanissima età era stata la prima a dirle che era strana e che non poteva più giocare con lei.
E a lei seguirono molti altri e ogni volta che si aggiungeva qualcuno alla lista delle persone che la scansavano o se ne tenevano alla larga con circospezione, la piccola si addolorava e il cielo piangeva con lei.
 
Non voleva fare del male a nessuno e la sua mamma e il suo papà lo sapevano, ma erano interdetti e non sapevano come relazionarsi con la loro creatura…
Ormai conoscevano da tempo il suo particolare legame con l’acqua (che era anche il motivo della sua bizzarra risata), ma non sapevano decifrare né giustificare in alcun modo i suoi comportamenti: sapevano che bastava che le venisse inflitto un piccolo torto per farla infuriare e far sì che scatenasse contro lo sventurato di turno tutto il suo immenso potere, ma poi in un secondo poteva tornare serena ed essere capace di slanci di dolcezza semplicemente unici.
Tutto ciò che potevano fare, visto che infondo era sangue del loro sangue, era donarle il loro amore incondizionato e accettarla per quella che era.
La straordinaria bellezza di Lily, tuttavia, non era valsa a farle riconquistare le sue amicizie…lei era quella “strana” e nessun bambino del paese che avesse avuto un po’ di buon senso  l’avrebbe voluta come amica.
 
Nel giorno del suo undicesimo compleanno, a casa Sweeney arrivò una lettera indirizzata alla piccola Lily Leah dalla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
Dopo lo sbigottimento iniziale, e la disperazione seguente, decisero che forse iscriverla sarebbe stata la risposta a tutte le loro domande.
Da un lato però non erano completamente entusiasti all’idea di spedire la loro bimba, per quanto “speciale”, tra maghi e streghe, che ai loro occhi erano persone strane e anche un tantino squilibrate.
Ma la scuola, per qualche sconosciuta ragione, agognava a tal punto alla presenza della figlia che, per speciale concessione della preside di Hogwarts, tale Minerva McGranitt, fu concesso agli Sweeney che la bimba frequentasse contemporaneamente l’accademia di magia e una comunissima scuola babbana.
La preside ci tenne a specificare che era un privilegio senza precedenti nella storia di Hogwarts e che per loro era un’occasione irripetibile.
 
Dopo pochi giorni dall’iscrizione, uscendo di casa, Aracne trovò un uovo sullo zerbino davanti alla porta, e aprendola rotolò ai suoi piedi.
La donna lo prese tra le mani e con gli occhi grigi si guardò intorno circospetta cercando di capire da dove provenisse.
Non era decisamente un uovo normale, più grande di un uovo di gallina, somigliava più a quello di uno struzzo.
Stava per richiudere il portone quando notò un bigliettino di pergamena incastrato proprio sotto il ciglio e lo raccolse.
Su di esso c’era scritto in bella calligrafia:
 
“Per il bianco giglio di Novembre,
 perché ti sia di compagnia e ti guidi
 verso il tuo futuro.
 I miei migliori auguri,
 H.G.”
 
La bionda sorrise appena alla vista del biglietto, per poi sbriciolare con le dita lunghe e affusolate la carta sottile della pergamena e abbandonandone i frammenti al vento estivo.
Per la felicità della figlia, l’uovo non rimase uovo poi molto a lungo e meno di una settimana dopo si schiuse.
Sarebbe impossibile e superfluo descrivere lo stupore dei due coniugi Sweneey nel vedere la creaturina che ne usciva e il loro conseguente terrore, e neanche a dirlo Lily ne era totalmente affascinata.
 
Il tenero animaletto altro non era che un terribile Opaleye degli Antipodi, la ragazzina ne era sicura, lo aveva letto nei libri che si era procurata per la scuola di magia.
La sua in particolare era una bella draghetta bianco perla, dagli occhi rosati che, nonostante avesse già cercato di incendiare la cucina un paio di volte da quando si era stanziata in casa loro, era così adorabile che Lily la portava con sé dappertutto, scatenando il panico tra i bimbi del paese.
Ma lei andava fiera della sua piccola amica, Sonny, così l’aveva chiamata e fu terribilmente dispiaciuta quando, neanche un mese dopo, dovette liberarla per permetterle di cercarsi un nido alternativo (e decisamente più appropriato della cucina di Aracne) in cui passare la notte, visto che non entrava più dalla porta di casa.
 
Aveva studiato che non era una specie di drago particolarmente grossa per dimensione, ma alla fine dell’estate la sua protetta era già alta come mezza palazzina babbana e non le era più concesso farsi vedere in giro con lei.
Comunque non smise di passare con Sonny tutto il suo tempo libero e, appena poteva, le saltava in groppa e si faceva scarrozzare in ogni dove, adorava quella sensazione indescrivibile di libertà…
Ben presto scoprì che la draghetta non era solo una spassosa compagna di giochi ma anche il mezzo principale con cui recarsi nella sua nuova scuola, che era piuttosto lontana dalle coste irlandesi dove la sua famiglia viveva.
 
Il primo giorno di scuola, al termine delle lezioni babbane, che Lily aveva sempre trovato orribili e noiose, anche perché erano frequentate da bambini crudeli con lei, prese i suoi libri, infilò al volo la divisa e salì sul dorso di Sonny.
Mentre quest’ultima si levava da terra sbattendo le enormi ali e creando un mini-tornado in cortile, la biondina si voltò verso i genitori, visibilmente commossi:
- Ciao mamma, ciao papà!
- Fa attenzione!- le gridò Aracne con apprensione, guardandola sparire all’orizzonte.
Ben la strinse a sé:
- Non preoccuparti cara, sai che se la caverà.- disse prima di rientrare in casa.
- Lo spero…lo spero davvero.- sussurrò la donna con lo sguardo al cielo, prima di richiudersi la porta alle spalle.   
 
Da quel giorno la vita di loro figlia, la luce dei loro occhi, non sarebbe più stata la stessa.



Saaalve :3

Sono tornata! 
Dopo un periodo relativamente lungo di impegni e di stallo per il mio cervellino,
ho partorito una nuova fic.
Per ora è una mezza idea e più o meno ho già pensato alla struttura,
ma se la trama non mi convince vi avverto già da ora che non se ne farà niente
e che potrei stopparla a metà.
Pensavo a un progetto un po' più impegnativo e lungo rispetto alla mia prima ff.
Vedrò cosa posso fare...

PS.
(So perfettamente che avrei potuto scrivermi un paio di capitoli almeno
prima di postarla, giusto per per capire se mi piaceva l'idea,
visto che molti scrittori qui addirittura finiscono la storia e solo dopo la postano a rate...ma non sono il tipo!
Accettatemi così, non posso resistere alla tentazione di ricevere un parere da voi,
anche se è solo un prologo ^__^ ).

Anyway, sono molto molto contenta di essere tornata.
Recensite in tanti, gooooooodbye!

_ApriL_ :)
 
  
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