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Autore: Janasel    14/03/2013    1 recensioni
Dopo i Secondi Giorni Bui, Panem deve ricominciare a vivere, ricordando ai cittadini ex privilegiati di Capitol City che ora devono stare al loro posto. Così vennero creati Gli Ultimi Hunger Games. Giovani donne e giovani uomini cresciuti a Capitol City dovranno sfidarsi nell'arena, nell'ultima edizione dei giochi. Niente mentori e nessun sponsor potrà aiutarli a sopravvivere.
“Popolo di Panem, con grande fatica oggi ci risolleviamo dai Secondi Giorni Bui. Una guerra che ha dimezzato l’ormai stremato popolo di questo paese. Oggi inauguriamo gli ultimi Hunger Games, un monito per ricordare che anche i fortunati possono precipitare nella disgrazia. Possano questi ultimi Giochi portare la buona sorte su tutta Panem.” /
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gale Hawthorne, Katniss Everdeen, Nuovo personaggio, Plutarch Heavensbee
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Whiterose Snow

Sono bellissima. Il vestito che indosso è un regalo di Katniss Everdeen. No, non la odio, perché dovrei farlo? È stata un burattino conteso tra le mani di Capitol e quelle dei tredici, come molti altri del resto. Semplicemente la ammiro. Non molti hanno avuto il suo coraggio, e nemmeno lei ne è uscita vincitrice. Lei è la mia mentore per oggi, il giorno dell’intervista. Credevano di svantaggiarmi mettendomi a guida qualcuno che avrei dovuto odiare, ma non è così. 


Katniss Everdeen

In ascensore, mentre io e Peeta saliamo dai tributi a noi affidati, penso a cosa dirò a quella ragazza. Non so chi sia, non la conosco, ma so che se l’hanno affidata a me è perché sanno che mi odia. Gale, in una lettera, mi ha parlato della sua triste storia, e dell’innocenza nei suoi occhi. Io so solo che, qualunque cosa accadrà, avrò per sempre la sua morte sulla coscienza. Quando la porta si apre, rivedo tutto come la prima volta che entrai nell’attico. Risento addosso la stessa paura e la stessa tensione, e mi sudano le mani. E loro sono lì che ci aspettano, più tesi e spaventati di noi. Cole ci corre incontro e ci abbraccia e poi ci presenta Rose, che abbassa gli occhi e sussurra un ciao. Le appoggio una mano sulla vita e l’accompagno verso la sua stanza. 

“Rose, non ti chiederò scusa per quello che abbiamo fatto, perché andava fatto. Mi dispiace che tu sia finita qui, non è giusto, ma sappi che cercheremo di tirarvi fuori al meglio. Stasera devi raccontare la tua storia nel modo più accattivante possibile. Mostrati debole, impaurita e in soggezione. Non fargli vedere la determinazione. Tu sei una vittima, punto. E se proprio devi esagera anche la tua vita precedente. Questo è per te”
Le allungai il sacco che tenevo in mano. Accennò un si con la testa e si affrettò ad aprire la zip. I suoi occhi si spalancarono di meraviglia: era uno dei miei abiti da sposa, modificato per l’occasione. Sullo scollo e sulla vita vi avevo fatto cucire delle rose. Mentre lo provava sorrisi, le stava perfettamente.
Venia, Flavius e Octavia, ovviamente, si occuparono del trucco della ragazza. Ed io le acconciai i capelli in una treccia a corona sopra la testa. Gale aveva ragione, il pudore e la timidezza del suo sguardo ricordavano Prim, ma, come la mia sorellina, negl’ occhi aveva scintille di determinazione e coraggio.

Whiterose Snow

Caesar mi accoglie sul palco con un sorriso un po’ meno smagliante del solito. I suoi capelli sono grigi di vecchiaia, le rughe sulla fronte sono segno di stanchezza. È soltanto l’ombra dell’uomo smagliante che tutti conoscevamo. 
“Whiterose Snow! La nipote del vecchio presidente, che ci dici di te?”

Ed io iniziai a narrare la mia storia, i dolori della mia vita, la morte dei miei genitori, il cinismo del mio nonno paterno, che mi aveva negato l’amore di un padre e di una madre e riempito di ninnoli senza valore alcuno. L’isolamento in cui avevo vissuto, l’amore dei nonni materni che ora stavano morendo di dolore. Non dovetti fingere le lacrime che cancellavano gli strati della cipria e lasciavano righe di mascara e dolore sul mio viso.

Il pubblico assorbiva ogni mia parola in un angosciato silenzio. Avevo trovato il modo di entrare nei loro cuori. Quanti di loro avevano perso un amico, un parente, un conoscente per aver mosso contro il governo? Quando scadde il mio tempo non fu un boato di acclamazioni a farmi scendere dal palco, ma un silenzio commosso e carico di emozioni.
Cole mi sorrise, passandomi al fianco. La sua intervista più veloce della mia catturò il pubblico alla stessa maniera. Un altro figlio nascosto per tanti anni. Avevamo conquistato i cuori di Capitol City. Avevamo fatto altrettanto con i distretti?
   
 
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