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Autore: Lady Po    14/03/2013    6 recensioni
Cloe è una ragazza brillante e creativa, schiacciata dal peso di un cognome importante e contrastata dalla passione per il giovane professsor Bexter. Fin quando a lungo è possibile soffocare i sentimenti? fin quando è possibile nascondere una relazione? Infine, riuscirà l'amore a battere gli schemi sociali? Buona lettura!
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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                                                           Ice and warm

SPAZIO AUTRICE: Hola girlssssss..eccoci qui con un nuovo capitolo. Vi scrivo prima e non alla fine per chiarirvi alcune cose. Come detto nel capitolo precedente, questo nuovo capitolo inizia con un salto temporale di due mesi. La seconda novità introdotta nel capitolo è *squillo di trombe* un POV di BEXTER. Eh si..leggendo capirete perché. Ultima nota prima di lasciarvi al capitolo, è la presenza di una scena un po’ “hot” . Non credo di aver superato il limite imposto dal bollino arancio quindi enjoy it!

DUE MESI DOPO...
Rosso, rosso e ancora rosso.
Comincio ad odiare tutto quello che è di quel colore. Ovunque mi giri ogni cosa, dalla vetrina di un negozio di animali al cappello di un'anziana signora che passeggia amabilmente hanno quella nota rossa che rimanda al periodo forse più mieloso di tutto l'anno:il natale.
C'è da dire che in questo periodo il cinismo è una sorta di ombra cucita alla mia immagine. Sono irritante, intrattabile, isterica e nervosa fino all'inverosimile; senza contare che odio ogni forma di romanticismo e dolcezza. Insomma, una palla al piede.
Ho innalzato un muro grande e spesso per proteggermi dagli altri -da lui- mi corregge la voce della coscienza. Si, da lui.
Dal giorno dopo la festa a casa del rettore, Bexter non mi hai più rivolto nemmeno uno sguardo, nulla. E' come se fossi sparita dalla faccia della terra e lui non se ne fosse accorto. O peggio ancora come se non fossi mai esistita.
"Cloe, dannazione mi stai ascoltando, perché non parli?". La voce di Kevin quasi mi perfora un timpano.
A volte non tollero la sua insolenza e la sua mania di protagonismo così sfacciata. E' da più di due mesi che ormai portiamo avanti quest'assurdo piano che mi ha portato solo una popolarità che non voglio e non ho mai voluto. Il giorno dopo la festa infatti, un giornale locale titolava in prima pagina che la figlia di uno dei più potenti banchieri del New Jersey e il figlio di uno dei più stimati chirurghi avevano annunciato il loro amore in occasione della festa dei Miller.
Risultato? Fotografi ad ogni angolo della strada e della facoltà, ragazze svenevoli che si complimentavano per "l'ottimo acquisto" -neanche Kevin fosse un indumento- e il totale disinteressamento dell'unico uomo a cui tenevo, per cui ho attuato questo assurdo piano da cui ahimè non è affatto facile uscire.
E pensare che fino a qualche mese fa non mi sarei mai sognata di giocare e di pianificare qualcosa come l'amore. Sono sempre stata contraria a qualsiasi forma di complotto o di intrigo eppure eccomi qua, seduta in una panchina di Princeton con il mio finto fidanzato che proprio oggi ha deciso di lamentarsi della mia scarsa loquacità.
"Si Kevin, ti sto ascoltando e come vedi so parlare ancora" sbotto, acida come un limone appena spremuto.
"Vieni da me a pranzo? Mia madre dice che Esmeralda ha preparato il tuo piatto preferito" ripete pazientemente, un barlume di speranza negli occhi.
Tonto. Crede di rendermi felice facendo preparare alla sua cameriera uno dei miei piatti preferiti? A volte penso che lui si senta in colpa per essersi fatto prendere un pò troppo la mano con questa storia del piano e tenti in ogni modo di rimediare, fallendo miseramente ogni volta.
"Ho da studiare, domani ho un esame. L'ultimo prima delle vacanze. O almeno spero dato che non ci lasciano tregua" borbotto.
Ormai ho imparato a conoscere Kevin e quasi prevedo le sue mosse. Di certo, non si arrenderà ad un primo rifiuto.
"Puoi portare Ben se vuoi, è simpatico" butta lì, cercando di compiacermi. Ma ha fatto male i suoi conti se pensa di abbindolarmi con la storia della spalla da portare.
"Ben è con Joy ad una mostra cinematografica" ribatto scocciata dalla sua insistenza.
Ah, giusto, non lo sapete. In questi due mesi, oltre al totale disinteresse di Bexter nei miei confronti è successo qualcos'altro. Qualcosa di veramente inaspettato.
Ricordate quando avevo "accidentalmente" passato il numero di Joy a Ben? Beh, il mio caro amico non ha resistito alla tentazione di chiamarla. E la mia migliore amica a quella di rispondergli. Da quel pomeriggio si sentono tutti i giorni e Joy con mio enorme piacere si è praticamente trasferita a casa nostra, almeno nei giorni senza lezioni da seguire e nei week-end. Fingono ancora di non sopportarsi e non accennano mai anche solo ad una carezza in mia presenza. Delicatezza verso il mio periodo anti-amore, suppongo. Purtroppo per loro però, sono diventata un'ottima osservatrice dotata di uno spiccato acume. Spesso di notte, sento Joy sgusciare fuori dal letto che divide con me per dirigersi qualche stanza più avanti, da Ben. I loro risolini e lo schiocco dei loro baci riuscirebbe a sentirli perfino un sordo. E allora mi scappa un sorriso -forse l'unico della giornata- e mi addormento serena certa che prima o poi mi comunicheranno la loro "simpatia" reciproca.
"Dai Cloe, non farmi insistere. Accetta il mio invito e non fare sempre tante e inutili storie" sbuffa Kevin, riportandomi al nostro discorso.
"Nessuna storia, se non quella che ho da ripassare per l'esame di domani. Ti prego non insistere, non serve a niente. Ho lezione tra meno di un'ora" dico, sperando con il mio tono fermo e deciso di porre finalmente fine alla discussione.
Non deve essere affatto facile starmi accanto e Kevin sembra avere i primi segni di cedimento. Si alza di scatto e va via senza salutarmi nemmeno.
Beh, sono una stronza, me lo merito.
Non tento nemmeno di rincorrerlo e scusarmi, semplicemente non mi va. In questo momento la mia priorità è di trovare un posto abbastanza isolato dove potermene stare per conto mio e magari mettere qualcosa sotto i denti. Il mio stomaco non vede cibo da qualche giorno. Sono stata troppo impegnata nell'attività che mi riesce meglio in questo periodo: compiagermi. Ho dovuto trovare il tempo anche per studiare data l'imminenza dell'appello. Storia americana. Come se si potesse veramente ricordare tutto ciò che è successo anni addietro.
Sospirando per l'inadeguatezza che riscontro nel mio approccio alla materia, mi avvio in un bar qualche metro più avanti.
Lo osservo un attimo, dovrebbe essere abbastanza fuori mano. Nessun paparazzo in vista e nessuna svampita pronta a succhiarmi il sangue pur di avere informazioni.
Appena entro, un profumino di brioche appena sfornate mi invade le radici. Non esito ad ordinarne una e mi siedo su uno dei tanti tavoli liberi. Con una mano sorreggo il mio pranzo e con l'altra il libro di storia. Ogni momento è buono per ripassare. Ho ancora parecchie lagune da colmare. Peccato che gli altri non la pensino come me e dopo dieci minuti il mio telefono inizia a vibrare. Chi sarà adesso?
Poggio il libro sul tavolo e abbastanza scocciata lo tiro fuori. Il nome di Ben, mi fa tirare un sospiro di sollievo. Lui e Joy sono gli unici di cui non ho mai abbastanza.
"Cake, dove sei?"
"In un bar, perché?"
"Io e Joy abbiamo appena finito di visitare quella mostra di cui ti abbiamo parlato stamattina. Ci chiedevamo se potevamo pranzare assieme. Che ne dici?" chiede con il tono più dolce che gli riesce.
"Oh, mi dispiace. Ho già pranzato e tra poco torno in facoltà. Ho lezione" mormoro.
Un silenzio improvviso mi mette a disagio.
"Ben? Ci sei?" domando.
"Si, Cake. Devi seguire la sua lezione?" chiede a bruciapelo.
Ahi se fa male. Ogni volta, quando si fa riferimento a Bexter, ho sempre la stessa reazione. Brucio dentro per poi rimanere di ghiaccio fuori.
"Si" sussurro.
"Vuoi che veniamo a tenerti compagnia?" domanda premuroso.
"Naa, figurati. Non ho bisogno delle guardie, Ben. Me la caverò, come ho sempre fatto" concludo chiudendo la chiamata e dirigendomi in facoltà.
Bugia. Non me la cavo affatto, non da due mesi a questa parte. Ogni volta andare ad una sua lezione è una tortura. Averlo a pochi centimetri da me e non poterci parlare è destabilizzante. Grande! Sono pure diventata una frigniona..
 POV BEXTER:
Anche oggi ho lezione nel suo corso e anche oggi sarò costretto a vederla e fare finta di niente. Eppure quella sera alla festa, ho sperato fino all'ultimo che non seguisse il buon senso e che avrebbe lasciato quel tipo, tornando per l'ennesima volta da me.
Ma cosa dico, è stato meglio così. E' quello che mi ripeto da due mesi e a volte ne sono veramente convinto. Ma poi, quando la vedo, così fragile, così piccola, non vorrei far altro che correre da lei e abbracciarla forte, avvolgerla,  forse rende meglio l'idea.
Subito dopo mi maledico per aver permesso che quelle sensazioni nei suoi confronti si ingigantissero fino a rendermi quasi schiavo di esse.
E' per questo che combatto ogni giorno contro la voglia di chiamarla e chiederle di poterla raggiungere ovunque lei si trovi. Non sono mai stato schiavo in vita mia dei sentimenti. E non posso permettere che prevalgano, per tanti motivi. Sono il suo professore, sono molto più grande di lei e..
Entro in aula, oggi sono decisamente in anticipo, di solito non lo sono mai. Non ci sono ancora molte persone, forse quattro o cinque. Tiro un sospiro di sollievo nel non vederla ma allo stesso tempo una piccola sensazione di fastidio si manifesta dentro me.
Controllati cazzo.
Saluto i pochi studenti presenti e non riesco a schivare le occhiate palesemente provocanti delle due ragazze in prima fila. Ho sempre saputo di avere un bell'aspetto e ne vado fiero. Negli anni mi ha aiutato molto a non avere praticamente nessun problema a trovare una ragazza, ogni qual volta ne volessi una nonostante non praticassi molta vita sociale a causa degli studi intensi.
Ma qui è tutto diverso, qui ho un ruolo preciso.  Eppure questo non mi ha trattenuto dal commettere qualcosa contro la legge, qualcosa contro..
"Professore, cosa ha intenzione di spiegare oggi? Continuiamo con Shakespeare?” mi chiede una delle due ragazze in prima fila, interrompendo i miei pensieri.
“Si, oggi iniziamo qualche passo di Romeo&Juliet” rispondo. Entrambe sembrano felici della mia comunicazione ed emettono sospiri compiacenti.
Scuoto la testa abbozzando un tiepido sorriso che si pietrifica non appena la vedo arrivare. Caspita, sembra proprio dimessa. Chissà come vanno le cose con quel tizio.. Se le dovesse fare del male o torcere un capello, non risponderei più di me stesso. E sarebbe un bel problema dato che devo mantenere una certa distanza.
Distolgo lo sguardo da lei, so che mi ha visto ma chiaramente mi ignora. Brava piccola.
Decido di impiegare i dieci minuti restanti prima dell’inizio della lezione a leggere un libro, unica fonte di distrazione.
Non appena anche l’ultimo posto è occupato,  chiedo ai ragazzi di prendere l’opera per eccellenza di Shakespeare e iniziamo la lezione.
Perdonami, perdonami di amarti e di avertelo lasciato capire..” mi desto dopo non so quanto tempo quando uno studente legge con troppa enfasi questa frase.
La cerco con gli occhi, ho sempre evitato di farlo. E li trovo, sono spenti e mi fissano.
Per un attimo perdo la cognizione del tempo. Merda, devo darmi una regolata.
“D’accordo, d’accordo ragazzi. Per oggi chiudiamo qua” mormoro, ricevendo l’assenso di tutti.
Afferro le mie cose e corro fuori con tutta l’energia che ho in corpo.
 
POV CLOE:
E’ scappato via, eppure ho visto che mi ha guardata. Sarò una patetica illusa ma in quella frazione di secondo ho percepito qualcosa.
Mi affretto a scendere gli scalini e in un attimo sono fuori.
Da lontano noto la sua figura snella che avanza a passo spedito e decido di seguirlo.
Corro a più non posso rischiando diverse volte di inciampare ma alla fine sono ad un passo da lui e lo strattono afferrando un lembo della sua giacca.
Lui si gira di scatto e i nostri sguardi si incatenano. In quel momento il bruciore che mi invade dentro scioglie il ghiaccio che ho fuori. Ed è magia.
Nascosti dietro una colonna, lontano da sguardi indiscreti finalmente mi bacia.
E’ un bacio lento, sentito, travagliato.
E’ gentile ma esigente.
Le sue mani mi afferrano la vita, quasi mi avvolgono come farebbe una calda coperta.
“Mia” sussurra in un momento in cui prendiamo fiato.
Piccole lacrime minacciano di rovinare quel bel momento. Non fraintendetemi sono lacrime di gioia, di sollievo e soddisfazione. Ora so per certo che anche lui mi vuole.
“E’ meglio se ci allontaniamo da qua, qualcuno potrebbe vederci” mormora all’improvviso.
“Si, vai avanti io ti seguo a debita distanza” ribatto, schioccando l’ennesimo bacio su quelle labbra soffici, complicate ma dannatamente buone.
Senza staccare gli occhi da lui lo seguo impaziente di ricongiungermi a lui.
“Andiamo a casa mia” dice lui non appena arriviamo alla sua macchina. Mi guardo intorno per evitare sguardi indiscreti e in soffio sono dentro la sua auto.
Quel profumo così familiare invade l’abitacolo, riportandomi alla mente la prima volta che mi accompagnò a casa. Che figura quella volta..non brillavo certo per lucidità.
Seguo distrattamente il percorso verso casa sua e mi rendo conto di non esserci mai stata. E poi che fine ha fatto Emma?
La mia espressione corrucciata deve averlo fatto insospettire perché non appena accostiamo di fronte un palazzo in mattoni rossi mi chiede: “Cosa ti turba Cloe? Ti prego rendimi partecipe”.
“Emma, che fine ha fatto?” chiedo a bruciapelo. Ho deciso che non dobbiamo avere più segreti, nessuna paura di affrontare le questioni più scottanti.
La sua reazione è pacata, non sembra infastidito dalla mia domanda.
“Emma non è mai stata niente per me. La sera della festa le ho detto che non poteva più stare a casa mia. All’inizio non l’ha presa bene ma ha deciso di restarmi amica. Lei non è una minaccia” conclude imperturbabile.
“Dunque vi sentite ancora? Dov’è ora?” Oddio, devo sembrare proprio una ragazzina gelosa.
“Si, ci sentiamo. Te l’ho detto vuole restarmi amica. Ed ha preso un appartamento tutto suo qui a Princeton” dice tranquillamente, come se fosse la cosa più normale del mondo.Prendo un grosso respiro e gli chiedo come mai ha deciso di restare proprio qui a Princeton. Si, sono paranoica, gelosa e forse insicura ma dopo averlo ritrovato non voglio più perderlo.
Chiaramente lui si aspettava una domanda del genere da parte mia e mi risponde in tutta sincerità che Emma fa la biologa e ha dei colloqui da fare a Princeton per alcune aziende.
“Ora vogliamo andare? Ho voglia di fare l’amore con te Cloe, non immagini quanto” dice con la voce bassa, a due millimetri dalle mie labbra.
Deglutisco a fatica, merda la saliva ha deciso di lasciarmi proprio adesso. Quasi mi strozzo quando accenno un debole “si”.
Entriamo nel palazzo dai mattoni rossi, l’ingresso è molto rustico ma non spartano.
Un addetto alla portineria lo saluta calorosamente prima di vederci sparire dietro le porte dell’ascensore che ci guida al 3° piano.
La tensione emotiva tra noi è insostenibile, vibro al pensiero di stare con lui.
Non appena le porte si aprono lui si fionda sulle mie labbra divorandole letteralmente, percorriamo il corridoio che porta alla sua porta senza staccarci e ansanti.
Lui fa perfino fatica a ritrovare le chiave e centrarle nella serratura. Poi la porta si spalanca e ho giusto il tempo di dare un’occhiata veloce in giro prima di essere catapultata sul divano del salotto, la prima stanza che ci viene a tiro.
Ho il respiro mozzato mentre le sue mani frenetiche alzano il mio maglioncino e tracciano un percorso che le porta dritto al mio seno. Scosta leggermente una coppa e si intrufola, accarezzandomi con ardore. Ogni suo tocco è un tuffo al cuore e un fremito lungo tutto il mio corpo. Quando mi lascia per liberarsi della giacca e della camicia sento quasi freddo. In preda all’eccitazione gli slaccio la cintura e bottone dopo bottone abbasso i suoi Jeans. Al contrario lui con un gesto repentino abbassa i miei pantaloni e libera le sue abili dita  su di me. Mi contorco per il piacere che provo in questo momento, vorrei gridarlo al mondo che lo amo. In tutte le forme possibili.
Dopo un tempo che mi sembra infinito la sua mano scosta la mia dal gioco poco casto in cui era impegnata nei “suoi” confronti e i nostri corpi si fondono. Più e più volte. Ogni spinta fa scivolare via la tristezza e l’angoscia di questi mesi, spazzando ogni paura, spessezza ogni indugio. Mi sta chiaramente dicendo che sono sua, lo sento da come stringe il mio corpo, da come bacia la mia pelle. Raggiungiamo insieme l’apice tanto agognato e stanchi e accaldati ci lasciamo cullare da un dolce sonno ristoratore.
Quando apro gli occhi non ho idea di che ore sono. Mi guardo intorno ma non riconosco il salotto in cui eravamo prima. Questa deve essere la camera da letto di Adam. E’ una stanza molto sobria, dalle pareti scure. Un grande letto al centro e l’arredamento essenziale intorno.
“Dormigliona, ti sei svegliata eh? Sono uscito a prendere la cena” dice Bexter sventolandomi sotto il naso un sacchetto di Mc Donalds.
“Grandioso ho proprio fame” ribatto.
“Dopo cena dobbiamo parlare..” fa eco lui.
“Certo”.
**
“E’ stato bello fare l’amore con te, ho voglia di farlo sempre. Mi sei mancata” sussurra Adam abbracciandomi calorosamente dopo il secondo focoso round.
“Mi hai fatta stare male” lo bacchetto fingendomi offesa
“Credevo fosse colpa di quel bamboccio che ti portavi dietro, mi sembravi sicura di volere lui”
“Mai stata. Non abbiamo mai neanche condiviso il letto. Volevo solo riportarti a me e lui era d’accordo ad aiutarmi”
“Che stronzetta, mi hai ingannato eh?” sbuffa lui, facendomi il solletico.
“No, Adam ti prego noo” sbotto in preda al panico da solletico acuto.
“E’ bello vederti ridere..ma dobbiamo affrontare alcuni punti. Dobbiamo vederci per un bel po’ di tempo di nascosto lo sai vero? Cerchiamo di controllare i nostri istinti in facoltà e in pubblico. Per il resto non ho più voglia di perdere tempo, voglio viverti fino in fondo..Cloe io..”
“Io ti amo” lo interrompo. Vedo i suoi occhi sgranarsi per la sorpresa e subito dopo un sorriso increspargli le labbra.
“Baciami amore” dice attirandomi a sé.
 
 
 
    
 
 
 
 
 
 
   
 
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