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Autore: Dalhia_Gwen    14/03/2013    6 recensioni
Questa è la storia di una diciassettenne di nome Gwen che, nonostante tutte le ingiustizie e il passato che ha vissuto, riesce finalmente a trovare la felicità che aveva perso, grazie ad uno dei suoi più grandi hobby, la quale sarà in grado di scalfire il suo ormai cuore di diamante, immune fino a quel momento...
Tratto dal capitolo 28:
“....Cominciò a ticchettare il piede destro sul tappeto color del deserto, rendendosi conto di non riuscire a sopportare tutta quell’ansia che la stava letteralmente mangiando, ma fu proprio in quel momento che avvertì la carica giusta per poter affrontare la competizione nel migliore dei modi. Una mano calda e tremante quanto la sua intrecciò le dita con quelle della mano della gotica, esattamente qualche minuto prima del fischio. Scattò a quel tocco così intimo e che desiderò da fin troppo tempo, per poi girarsi velocemente verso la sua sinistra. Ad attenderla vi erano gli occhi decisamente più luminosi del solito del punk, che nel frattempo era arrossito quanto lei per quel gesto nato spontaneamente..."
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Courtney, Duncan, Geoff, Gwen | Coppie: Bridgette/Geoff, Duncan/Gwen
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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Tuttavia, in quel lunedì pomeriggio piovoso decise di andare anche in palestra, intenta a non perdere nessun incontro, sia per i vari benefici che ne ricavava il suo corpo, e sia per la speranza di poter incontrare i suoi amici, soprattutto Duncan. Le piacevano le persone che la sfidavano, l’elettrizzava troppo. Ma anche quel senso di essere considerata, osservata ed apprezzata non le dispiaceva affatto. Scosse la testa leggermente, come se volesse cancellare quel pensiero assurdo ma fin troppo vero dalla sua testa, per poi abbassare l’ombrello e il cappuccio fradici che la coprivano dalla pioggia e fare ingresso nella hole della palestra. Pulì più volte i suoi stivali sul piccolo tappetino che giaceva sul pavimento proprio davanti a lei, appena entrata e in segno di rispetto e, come sempre, con un cenno salutò la reception per poi dirigersi dentro lo spogliatoio. Scese velocemente gli scalini che portavano al grande salone attrezzato, come se avesse una voglia matta di iniziare a sudare un po’. Ma la verità era un’altra: non se lo spiegava nemmeno lei, ma si accorse con grande stupore che in quel momento ciò che più sperava era proprio di ritrovarsi di fronte i due nuovi amici, Duncan e Geoff, quei due ragazzi che la facevano sorridere e ridere. E come se il destino volesse ascoltarla, almeno per una volta, ecco che tra quella folla di palestrati intravide un’appariscente cresta verde, troppo inconfondibile per non riconoscere a chi appartenesse. All’improvviso dentro di lei si accese una felicità inspiegabile,tanto da contagiare labbra ed occhi, che gioivano insieme all’organo da cui partì tutto, il suo cuore. E senza pensarci due volte, come se spinta da una forza immaginaria, cominciò a correre verso il punk, il quale si accorse della presenza della ragazza solo dopo averla avuta più vicino a sé, udendo la sua dolcissima voce invocare il suo nome. Il ragazzo intanto era concentrato sul sollevare un peso che incrementò quel giorno stesso, sotto il consiglio di Luigi, che era accanto a lui per controllare la sua forza, aumentata dopo mesi di allenamento, soddisfando di molto anche l’istruttore. Dopo aver realizzato che qualcuno lo stesse chiamando, si alzò faticosamente appoggiando il peso di 100 chili sulle proprie gambe, in maniera cauta, e respirando con un po’ di fatica per lo sforzo appena applicato, alzò il capo per ritrovarsi poi l’angelica figura della minuta ragazza che gli rapì il cuore con un solo ed unico sguardo.
Gwen però, che si era appena sciolta dall’abbraccio affettuoso che rivolse al suo istruttore, ormai diventato grande amico, non si accorse, fino a quel momento, che il suo caro amico punk era a dorso nudo, e mostrava così la perfezione dei suoi addominali, a cui la ragazza non fece mai caso: il suo torace era troppo bello per essere un sogno, come se fosse stato scolpito da un famoso scultore, talmente le tolse il fiato dallo stupore. Non aveva mai visto così tanta perfezione, e ne rimase pietrificata, o meglio abbagliata. Rimase immobile con lo sguardo rivolto alla tartaruga del suo compagno per un paio di secondi, utili a far capire a Duncan che i suoi muscoli fossero un’arma fin troppo vincente per sedurre le ragazze, e che in questo caso avessero incantato anche la sua dolce ed indifesa preda. Così, tutto soddisfatto, ammiccò ad un seducente sorriso, rispondendola.
“Ehi Gwen..” disse il punk, poggiando i gomiti sulla trave che reggeva i pesi appena alzati, avvertendo una strana felicità pervadergli il cuore. D’altro canto Gwen, resasi conto del suo piccolo stato di trans che però le parse infinito, si risvegliò da esso scuotendo la testa velocemente, e nel momento in cui incrociò gli occhi ghiaccianti di Duncan, che la stavano fissando da un bel po’, arrossì violentemente all’idea delle sue fantasie che le vennero in mente nel vedere un fisico così, ma totalmente innocenti. Incastrata da un’emozione più grande di lei, girò la testa a sinistra, per cercare in tutti i modi di non far notare ai due ragazzi il rossore che improvvisamente colorò le sue pallide guance, anche se invano, mentre sussurrava un lieve “Ehi..”.
Luigi, che aveva capito fin troppo bene l’intesa che si creò tra i due dal primo giorno, rise sotto i baffi, e imbarazzato anche lui, preferì lasciarli soli, congedandosi con un semplice “Ehm..Okay Duncan, molto bene, vado a registrare i dati del tuo nuovo record sulla scheda..” per poi dirigersi dall’altra parte della sala, dove vi erano degli scaffali pieni di documenti e coppe.
“E’ un piacere rivederti..” incominciò Duncan, per sciogliere il ghiaccio che si creò tra loro.
“N-non mi aspettavo di rivederti..” rispose Gwen molto timidamente, con rivolto ancora il capo da un lato.
“Non sei felice di rivedermi?” le domandò lui in maniera strafottente.
“Ooh..beh..i-io..” ma vedendo che la ragazza continuava a tener voltato il suo volto, oramai acceso più che mai, la costrinse a girarlo verso di lui, e fu così che anche lui si perse in quel meraviglioso sguardo penetrante e profondo, che più che mai era ciò che la descrivesse meglio.
Continuando a tenere la mano sul viso candido di lei, i due non si spiegarono come adesso i loro volti erano estremamente vicini, tanto che i loro nasi potevano sfiorarsi. Gwen, che ormai era entrata di nuovo in trans, cominciò ad esporre frasi senza senso, mentre lui, divertito, si inebriava della sua essenza che sapeva di mirtilli.
Le piaceva stuzzicarla, lo appagava troppo. In quel momento il suo desiderio più grande era quello di congiungere le sue labbra con quelle di lei, assaporando la delicatezza e la raffinatezza della sua bocca. Ma si rese conto di correre troppo, che stava commettendo un grosso sbaglio, tanto da perderla per sempre e così, per evitare ciò, decise con grande rammarico di non provarci, e di aspettare che la loro amicizia maturasse di più e magari diventasse qualcosa di speciale. Dovette però fare un grande sforzo,dato che gli bastava una leggera spintarella per ritrovarsi poggiato sulle sue labbra.
“Sai, ho cambiato turno.” Disse lui per frenare quel discorso insensato della gotica, per poi allontanarsi da lei con l’intento di farla riprendere e rispondere in maniera coerente. E come se avesse previsto tutto, la ragazza cominciò a sentire le sue guance raffreddarsi piano piano, e il suo cuore riprendere a battere in maniera regolare. Ma che diamine le prendeva? Non era certo da lei comportarsi in quella maniera così sdolcinata. Era sempre stata una persona forte, non condizionabile troppo dalle emozioni, eppure il contatto estremamente vicino con un ragazzo di cui ammetteva con tutta onestà di esserne attratta, l’ha resa completamente indifesa e vulnerabile. Perché? Infondo aveva visto sulle riviste delle edicole che le sue amiche si scambiavano, molte immagini di bei ragazzi a dorso nudo, ma le erano completamente indifferenti, tanto da considerarli persone vanitose che arrivavano a quei livelli solo per puro esibizionismo.  Ma allora perché questa non curanza non la riusciva a provare anche con Duncan? Perché avvampò così tanto nel vedere tale fisico? Sarà stata l’emozione nel vedere una perfezione così nella realtà, con i suoi stessi occhi? Era profondamente turbata da queste domande, mentre era intenta a riprendersi e rispondere finalmente al punk in maniera sensata.
“Come mai? Non ti trovi bene più con quell’orario?” chiese Gwen appoggiando l’asciugamani dietro la nuca.
“Oh no no, affatto. Volevo semplicemente vederti, essere insieme a te negli allenamenti…sai, tre concorrenti prossimi a delle gare devono allenarsi assieme, per il bene della squadra..” rispose il punk afferrando la bottiglietta d’acqua che prima era appoggiata per terra, per poi stapparla e bere un bel po’.
Quella risposta turbò non poco la gotica, che alzò un sopracciglio e lo fulminò con lo sguardo, tra l’imbarazzo e il dubbio. Era davvero combattuta. Perché quel ragazzo completamente estraneo le faceva così tanti complimenti, anche se indirettamente? Non capiva a cosa Duncan volesse alludere, infondo non sapeva nemmeno cosa significasse avere un amico, figuriamoci un…beh sì, un fidanzato. Non era passato nemmeno un mese da quando si erano conosciuti, stentava a crederci che il ragazzo provasse qualcosa di più intenso di una semplice amicizia. Magari, iniziando a capire come fosse fatto, voleva solo prendersi gioco di lei, capendo che, in realtà, lei era molto fragile nell’istaurare relazioni.  E lei? Cosa provava? Cos’era Duncan per lei? Di solito aveva una risposta per tutto, per ogni cosa che le chiedevano i professori e i suoi compagni di classe, ma stavolta era solo confusa e circondata da mille emozioni, che purtroppo non riusciva a distinguere. Le piaceva Duncan, la sua personalità, il suo modo di relazionarsi con gli altri, la sua allegria..lo reputava un ottimo amico, il primo che ebbe mai avuto. Ma niente di più. Eppure cos’è che non la convinceva completamente di questo sentimento? Si sentiva se stessa quando era in sua compagnia, non doveva fingere o sforzarsi di essere qualcun altro con lui, ma questo non significava che lei provasse qualcosa di più profondo di un’amicizia. No, non credeva nel colpo di fulmine, lo considerava come pura e semplice illusione, di questo era certa. Ad un tratto si rese conto di essersi persa di nuovo nei suoi complicati pensieri, ma decise di darsi una regolata, pensando di rispondere al punk con il suo stesso tono provocatorio, perché infondo era una delle cose che le piacevano di più di quel ragazzo. “Oh..beh..allora credo che dovremmo andare ad allenarci, visto che due futuri partecipanti ad una gara devono lavorare insieme…” e così dicendo diede un’ultima occhiatina all’espressione di Duncan, che nel frattempo si fece scappare un ghigno di soddisfazione, per poi fargli l’occhiolino e dirigersi verso l’attrezzo per la tonificazione delle gambe, mentre Duncan la seguì a ruota, non facendosi scappare quell’invito.
Così i due chiacchierarono del più e del meno, accorgendosi di avere tantissimo in comune, sia caratterialmente sia per quanto riguarda i passatempo. In quelle ore Gwen non fece altro che ridere, felice di essere in compagnia di un ragazzo così simpatico,mentre Duncan amava ogni sorriso che lei gli regalava e, come se non fosse mai sazio, faceva in modo di farne nascere sul volto di lei sempre di più. Ovviamente il tutto accadeva mentre facevano intensa attività fisica: lei intenta a tonificare le sue esili gambe, lui invece con l’obiettivo di scolpire ancor di più il suo torace.
“Ascolta, tu non mi hai ancora detto come mai non vedo Geoff. Hai cambiato turno senza di lui?” gli chiese ad un tratto Gwen, dopo essersi concessa un pò di pausa.
“Oh no, anche lui ha deciso di cambiare il turno spostandolo a questo, ma oggi è l’anniversario del suo fidanzamento con Bridg, precisamente festeggiano due anni insieme, per cui non poteva assolutamente spostare l’appuntamento, altrimenti la ragazza l’avrebbe sbranato…voi donne così siete fatte…” spiegò Duncan, pronunciando le ultime parole con un leggero sarcasmo. Gwen, che si sentì chiamata in causa, cercò di difendersi, perché assolutamente non poteva darla vinta a quel maschilista. “Che vorresti dire? Che noi saremmo capaci di lasciarvi per una simile sciocchezza? Oh ti sbagli, forse hai avuto esperienze decisamente negative per fare “l’erba tutto un fascio”..ma non tutte le ragazze sono così precisine da pretendere di festeggiare per forza l’anniversario nel giorno stabilito. Potresti offendere.” Rispose Gwen seria riprendendo a svolgere l’esercizio che sospese per un attimo. Stavolta fu Duncan a fermarsi. “Vorresti dirmi che la ragazza qui presente si è offesa?” chiese lui sfidandola. “Il mondo è bello perché è vario, e sicuramente non puoi dire che siamo tutte uguali..” rispose lei con tono serio. “Hai ragione, infatti ringrazio il Cielo che si siano ragazze che non martoriano i loro fidanzati, come te, da quanto ho capito..” disse lui ridendo.
“Dipende dal senso che vuoi attribuire alla parola martoriare, potrei essere cattiva quando mi fanno delle scortesie..” prontamente disse lei soddisfatta. Ad un tratto lui scoppiò a ridere, ammettendo che quella ragazza, oltre ad avergli fatto perdere completamente la testa, gli dava filo da torcere. “Allora devo stare attento..magari hai già fatto qualche vittima, forse a scuola..” sorrise lui malizioso.
Gwen, che fino a quel momento stava ridendo insieme al punk, si incupì non appena udì ciò che lui le aveva appena detto, ed abbassò il capo, rivivendo quei maledetti momenti che i suoi compagni di scuola le hanno fatto passare. Così riempì i suoi polmoni di tutta l’aria di cui aveva bisogno e decise di raccontare ciò che era realmente lei agli occhi degli altri. “Oh beh..io non sono mai stata fidanzata, e poi tutti gli alunni che frequentano la mia scuola mi odiano…” sorrise forzatamente per trattenere la rabbia, ma ottenne solo una smorfia.
D’altro canto Duncan, nell’udire quelle parole, rimase impietrito: non fu tanto la meraviglia che ne derivò nel sapere che la ragazza di cui si era innamorato non fu mai stata fidanzata nella sua vita,e non poté far a meno di gioire in un primo momento nel suo cuore, ma fu lo stupore nel sentire che una ragazza così bella e speciale come Gwen potesse essere trattata così male da tutti. Per lui era inconcepibile..non poteva essere vero. Come se i loro corpi fossero trasparenti, Duncan avvertì inaspettatamente una fitta al petto, non appena vide la ragazza con gli occhi lucidi che incontrarono i suoi, azzurri come non mai, e si sentì profondamente in colpa nell’averle fatto una domanda così invadente e dolorosa per entrambi. “Ehi..su dai non fare così..Perdonami, non volevo farti stare male..” cominciò a dirle lui colpevolizzandosi del dolore che stesse provando Gwen in quel momento, così le strinse la mano forte, in segno di conforto. Nel sentire il caldo contatto fisico del ragazzo, Gwen sobbalzò leggermente e frettolosamente cercò di dirgli qualcosa per rasserenarlo: “Oh..n-no non preoccuparti..non è assolutamente colpa tua, ormai sono abituata..” stavolta sorrise sincera, capendo quanto Duncan sia stato premuroso nei suoi confronti. Anche Duncan si risollevò, non appena vide che la ragazza sfoggiò un bel sorriso. Decise di risponderle, e mentre lo faceva le teneva ancora stretta la mano: “Mi spiace molto..posso sapere che razza di edificio lugubre frequenti?! Almeno li concio io per le feste!” affermò lui in tono scherzoso, al fine di alleggerire quell’atmosfera pesante che si creò pochi minuti fa. Gwen scoppiò a ridere: “Ahah Duncan! Come puoi farcela contro un intero esercito di alunni?! Apprezzo il tuo tentativo ma ho i miei seri dubbi sul fatto che ne potresti uscire vivo e vittorioso..” concluse spostandosi una ciocca di capelli che cadde delicatamente sul suo viso, mentre era intenerita per la protezione che il ragazzo le stava offrendo.
“Ah! Tu non sai chi hai di fronte, tesoro! Non sottovalutare mai una persona con questo fisicaccio! E poi io sono molto popolare nel mio istituto, sicuramente riuscirò a crearmi degli alleati per la battaglia, fidati!” esclamò soddisfatto.
Gwen scosse la testa, ora a destra ora a sinistra, divertita delle espressioni così giocose del suo amico. “Eh va bene mio salvatore: frequento l’istituto artistico Kinglsler’s High School*” Ammise. Non appena udì quelle parole, Duncan spalancò gli occhi incredulo: stava sognando o cosa? Niente di meno la ragazza che ha sempre desiderato frequentava la sua stessa scuola e lui non l’ha mai notata. Era assurdo, si ripeteva. Come non notarla poi? Si rispose ammettendo che in fondo lei fosse una ragazza fin troppo diligente e rispettosa delle regole, per cui ne dedusse che non fosse molto propensa ad affacciarsi fuori dalla sua classe durante il cambio dell’ora, o uscire dalla classe solo col pretesto di farsi notare dagli altri. Adesso capì ancora meglio con quale rarità di donna avesse a che fare in quel momento, e di sicuro doveva stare attento a non fare mosse false. “Dici sul serio?! Ma..anch’io frequento quella scuola! In che classe sei? “ gli chiese lui eccitato più che mai. Anche a Gwen le si illuminarono gli occhi, rendendosi conto che finalmente in quella orribile scuola c’era qualcuno con cui scambiare qualche parola, ridere, o anche solo salutare. Non si sentì più sola in quell’enorme edificio. “La 4°A, tu?” gli chiese lei di rimando. “ 5° A !” rispose lui ridendo. “Quindi siamo sullo stesso piano…” osservò lei sorridendo. “Ma siamo esattamente ai poli opposti del piano! Ecco perché non ti ho mai vista!” esclamò lui convinto. “E’ vero..nemmeno io ti ho mai visto” . “Strano però che, voglio dire, ti trattino male. E’ vero che non ci sia molta gente per bene, ma è anche vero che ci sono brave persone che io conosco.” Osservò lui serio. Gwen sospirò per poi fare spallucce. “Che vuoi che ti dica: evidentemente sono molto influenzabili dal giudizio degli altri..” concluse lei triste.  Ad un tratto al punk gli venne un lampo di genio, come se si fosse di ricordato di una cosa estremamente importante e cominciò a fissare un punto nel vuoto, intento a escogitare un piano. “Ascolta, domani mattina fatti trovare davanti a scuola cinque minuti prima il suono della campanella.” Disse lui sorridendo. Nel sentire quelle parole Gwen lo guardò dubbiosa. Cosa aveva in mente quel punk? Di sicuro non voleva che fossero nate delle risse, non voleva soffrire nuovamente. Stava per chiedergli cosa avesse in mente quando ad un tratto lui le posò l’indice sulla bocca, facendola arrossire inesorabilmente. “Sssh..non fare domande, presentati solo all’appuntamento. Non te ne pentirai.” E così dicendo le fece l’occhiolino, per poi dare uno sguardo all’orologio e, rendendosi conto che era ora di tornare a casa, si alzò per dirigersi verso le scale che conducevano allo spogliatoio maschile. Gwen, che non seppe muovere un muscolo dopo quel gesto, lo seguì solo con gli occhi, che erano ancora sbarrati, e rimase lì seduta per qualche minuto, prima di congedarsi anche lei, rimembrando le parole di Duncan, e cercando invano di dar loro un senso logico, sempre se di qualcosa di sensato si sarebbe mai trattato.

*nome puramente inventato dall'autrice




-Angolino dell'autrice, inguaribile romanticona-
Buonsalve popolo di EFP! :D
Rieccomi qui ad aggiornare, stavolta con un capitolo molto lungo e ricco di emozioni! <3
Spero che questo capitolo soddisfi il tempo che avete aspettato per leggere il continuo del capitolo precedente, che ammetto di aver concluso in maniera brusca ^-^
Ma non vi preoccupate, era tutto calcolato ;D
Spero di vi piaccia!! <3
Mi raccomando lasciate una vostra opinione, mi fa tanto piacere sapere cosa ne pensate, e correggetemi se ci sono eventuali errori ;)
Ringrazio sia coloro che recensiranno e sia i lettori silenziosi <3
Un abbraccio e al prossimo aggiornamento! ;D

Dalhia_Gwen
  
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