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Autore: JonSnow11    14/03/2013    1 recensioni
Hola! Sono qui ritornato con un nuovo racconto, stavolta molto più lungo! Almeno spero di poterlo continuare il più possibile. E' un'idea che mi venne in estate e che iniziai a scrivere, giorni fa gli ho dato una revisione, non accurata ma ho fatto il possibile. Spero vi piaccia e scusatemi per il prologo lungo! D: Se vi va, non sentitevi in obbligo, recensite pure! Mi farebbe piacere ricevere una vostra recensione, sia negativa o positiva. Quindi, beh, alla prossima! X°D
Genere: Dark, Fantasy, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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LA STORIA DELLE NOVE ISOLE: LA STRAGE DEI GRAIG

PROLOGO

Era una sera nebbiosa. Si notavano le lanterne accese del castello a partire dalle scuderie, fino ad arrivare alle torri principali, nonostante la fitta nebbia che lo sovrastava. Il castello e una piccola cittadina erano situati all’interno di un’isola.
Dalla torre di guardia si poteva notare un gruppo di soldati arrivare a cavallo con degli stendardi verdi e con uno stemma rappresentante una freccia incrociata ad un pugnale.
«Mio signore! Lord Graig! Gli uomini dei Rosgrait si stanno avvicinando sempre di più al castello!», urlò un uomo vestito con una corazza enorme che gli impediva di respirare.
«Presto! Preparate le truppe! Finiremo con questa farsa stasera stessa!», urlò Lord Graig stritolando la maniglia della poltrona su cui era seduto.
La stanza del Lord era molto accogliente. Aveva un caminetto acceso sul lato, un bellissimo letto matrimoniale, nonostante il suo celibato e tante decorazioni nobili sulle pareti. La luce flebile che attraversava la piccola finestra, accompagnata dal bagliore del focolaio del camino, illuminava di un bagliore rossastro la folta barba di Graig. Era un uomo alto e robusto, aveva avuto una figlia da Stinna, una donna che lo abbandonò in passato insieme alla bambina.
Si alzò di colpo fissando inquieto il delizioso caminetto.
«Stork Rosgrait, grandissimo bastardo. Me la pagherà cara!», sussurrò con le braccia conserte.
Il tizio corazzato rientrò in stanza. «Mio Signore, Lord Graig, sua figlia Marey è chiusa nella sua stanza insieme ai suoi due bambini. Stia tranquillo, sono protetti!»
«Grazie, Treit. Questa sera scriveremo la storia. Gli uomini dei Rosgrait spariranno dalla faccia della terra una volta per tutte!», disse deciso Lord Graig.
«Mio signore! Stanno irrompendo! Tra un po’ faranno fuori gran parte della nostra gente!» esclamò una guardia irrompendo nella stanza correndo.
«Diamine, devo prepararmi!», urlò esterrefatto Lord Graig indossando immediatamente la sua corazza con lo stesso stemma verde.
Uscì al volo dalla stanza e dopo aver percorso una lunghissima scalinata, si ritrovò nella sala principale.
Non appena gli uomini dei Rosgrait sfondarono il grandissimo portone, calò uno stranissimo silenzio ed entrambe le fazioni restarono immobili. Dal lato nemico uscì un uomo grosso, corazzato fino agli occhi.
«Graig, caro mio, ci rivediamo!», esclamò lo strano uomo.
«Stork, tu e la tua famiglia, cosa volete da noi?»
«Noi?! No. Noi non vogliamo nulla!», disse il Rosgrait, girandosi verso i suoi uomini e guardandoli sorridente «Anzi no, mi correggo. Volevo solo annunziarvi che la mia cara figliola si è ammazzata poco tempo fa!»
«Scusa, chi intendi?», chiese Graig, percosso da un brivido che salì freddo sulla sua schiena, come una carezza gelata.
«Idiota baffuto, si è suicidata Stinna!», urlò seguito da una risata ironica.
«Cosa?», chiese balbettando Graig. In quel momento non capì niente, ripensò solo a Stinna che gli lasciò la bambina.
«Si, quella si è ammazzata. E non posso far altro che dire: finalmente! Non la sopportavo più. Non faceva altro che dire Graig di qua, Graig di là, mia figlia di qua, mia figlia di là. Diamine, una tortura! Ma finalmente è nelle mani del creatore e non posso fare altro che esserne felice!», aggiunse Stork allargando le mani in segno di soddisfazione.
«Ora ho capito…Stinna ci ha lasciati solo perché tu l’hai costretta!»
«Esatto! Vedo che sai usare il cervello!»
«Tu! Maledetto, io ti ammazzo!» e detto questo Graig sfoderò la sua enorme spada, ma non ebbe nemmeno il tempo di muoverla che la sua armatura fu trafitta da un’enorme lancia. In quel momento scoppiò la guerra.
Gli uomini nemici arrivarono persino sopra la torre in cui era nascosta Marey. La ragazza perse suo marito per mano dei Rosgrait, una vendetta in più nel suo libro nero. Rimase sola con i suoi due figli: Roz, il maggiore di 15 anni e Tires, il minore di 13. Entrambi avevano i capelli castani e gli occhi dello stesso colore. Erano una perfetta copia del padre ormai defunto. Arrivate in cima alla torre, le guardie iniziarono a picchiare violentemente contro la porta, con intento di sfondarla.
«Roz, Tires, coraggio, venite qui!», urlò la povera ragazza. I due ragazzini andarono da lei. «Presto, uscite da qui e non fatevi vedere!».
Ad un tratto Marey iniziò a spingere lateralmente la libreria, rivelando un passaggio segreto.
«Presto! Correte! E ricordate, io vi voglio bene con tutta la mia vita!», così dicendo, li baciò.
«Madre, perché non puoi venire?», urlò Roz.
«Perché non posso, il passaggio può essere chiuso solo dall’esterno! Ora andate! Andate!» Urlò, sfrecciando un’ultima occhiata ai figli.
Pochi secondi dopo che il passaggio fu chiuso, i Rosgrait sfondarono la porta, prendendo Marey per i capelli e trascinandola giù per le scale, portandola nella sala principale, dove un enorme cespuglio di rovi aleggiava al centro.
«Marey, che bellezza! Figlia di Graig e di mia figlia. Adesso, tanto per non farti soffrire, te lo dirò delicatamente. Molto delicatamente. Tuo padre è morto per mano mia e tua madre mi ha risparmiato la fatica!», urlò ridendo Lord Rosgrait, subito seguito da un urlo di dispiacere della povera ragazza.
«Rosgrait, giuro che morirai! Morirai! Avrai pure sterminato i nostri uomini, ma non tutti! Tu morirai! Dovessi farlo con le mie stesse mani!». Marey sapeva quel che faceva, infatti, Roz e Tires sarebbero passati da sotto la sala e avrebbero sentito tutto. Loro due sarebbero stati coloro che li avrebbero vendicati. Dopo che Marey finì di urlare, Lord Rosgrait accese il rovo e la spogliarono totalmente. «Non guardate, cari miei!». La frustrarono tra le urla di gioia dei Rosgrait, la legarono ad un palo e la gettarono nel rovo. Lei non aprì bocca...non gli avrebbe mai dato la soddisfazione di sentirla soffrire. La carne iniziò a bruciare lentamente e mentre moriva, pensava e ripensava. Sperava nella vita dei propri figli ed era più che sicura che ce l’avrebbero fatta. Morire davanti la sua gente, contenta di vederla sul rogo, non era la morte serena e tranquilla che aveva sempre desiderato.
Roz e Tires attesero fino all’alba che i nemici furono andati via. Uscirono da una botola e videro tutta la loro città bruciata, piena di corpi decapitati, nudi e trafitti. Fu una visione veramente oscena. Le strade brulicavano di cadaveri. Il sangue era sparso dappertutto, tirato fuori senza alcuna pietà.
«Roz, ora cosa facciamo?», chiese Tires.
«Non lo so Tires, non lo so!»
In fondo erano ancora solo bambini. La loro “passeggiata” fu interrotta dal pianto di un bambino. Strillava fortissimo, un gemito assordante. Entrarono subito nella casa dove lo trovarono nascosto in un baule. Aveva nove mesi circa.
«Non possiamo lasciarlo morire qui!», esclamò Tires.
«Non possiamo nemmeno portarlo con noi, Tires! Non siamo in grado di prendercene cura!», disse dispiaciuto Roz osservando il bambino che piangeva.
«Beh, ma come ho già detto, meglio non lasciarlo morire qui! Gli uomini dell’armata nemica torneranno sicuramente!», ribatté Tires al fratello.
«Bene», rispose Roz. «ma se le cose dovessero mettersi male, lo lasceremo a qualche famiglia!»
Si incamminarono verso il porto, dove presero una barca e andarono verso la vasta isola maggiore Workplag.
Dopo circa 2 ore di viaggio in barca, Roz e Tires sbarcarono sulla prima riva che trovarono.
«Dove siamo? E ora cosa facciamo?»
«Non lo so, Tires, non lo so.»
Si erano ritrovati davanti una fitta foresta. Ancora i fuochi dell’alba erano sull’accendersi, non mancava molto. La foresta era ugualmente inquietante, il buio che riposava all’interno di essa trasmetteva ai ragazzi una sensazione di paura. Tires aveva fatto addormentare finalmente il piccolo. Non fu molto difficile.
«Proviamo ad attraversare questa foresta e vediamo di trovare una fattoria o un paesino!», propose Roz con aria responsabile. «Prendi tu il bambino, io non posso in questo momento!» 
«Bah, d’accordo!», rispose Tires, prendendo goffamente il bambino in braccio. Non aveva molta esperienza, anzi, non ne aveva per niente. Il cammino fu molto lungo e, nonostante gli insetti e il freddo, riuscirono in poco meno di un’ora ad attraversare la foresta, ma la vista non fu molto piacevole. Trovarono una fattoria…all’interno non vi era nessuno, o almeno, nessuno di vivo. I cadaveri di 3 bambini sui due anni circa, accompagnati dai genitori morti, erano stesi nella stalla. Fu molto difficile per Roz seppellirli lontani, sia per il tanfo che per l’orrore di quell’atrocità. Gli uomini Rosgrait sicuramente saranno passati da quella fattoria. Avevano martoriato la famigliola sgozzandola e la donna, nuda, fu apparentemente violentata. Il maggiore prese i corpi e tramite una piccola piattaforma di legno legata a delle corde trovata nella stessa stalla, li trasportò davanti la foresta dove li seppellì, mentre Tires era rimasto col bambino. Da quel che si poteva capire, il bimbo era biondo, aveva degli occhi azzurri come il ghiaccio, non era nemmeno magro dato che Lord Graig non ha mai trascurato il popolo, anzi, mangiava più la sua gente che lui. Ormai, quella fattoria, era diventata la loro casa.
«Avrà un nome?», chiese Tires.
«Beh, contando che non so tutti i nomi della città, credo di sì. Lo potremo chiamare…Roster, come nostro nonno», rispose Roz indeciso.

   
 
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