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Autore: francar2225    14/03/2013    2 recensioni
"Mi voltai leggermente e mi fermai ad osservare Renesmee che dormiva appoggiata alla mia spalla. I lunghi capelli che ricadevano sparsi e disordinati sul mio petto, il viso che diventava sempre più brillante man mano che il tempo passava, i suoi occhi chiusi, la sua bocca, il suo corpo nudo che aderiva perfettamente al mio: Renesmee. Mia moglie."
Questa fanfiction riprende la mia fanfiction "Novità", ma cambia il soggeto. Stavolta e Jacob che racconta, invece di Edward.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jacob Black, Renesmee Cullen | Coppie: Bella/Edward, Jacob/Renesmee
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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Novità – Jacob
 
 
Prologo

Il sole era già alto nel cielo quando aprii gli occhi. Mi guardai intorno smarrito, non riuscivo a ricordare altro che un senso di totale appagamento misto ad una felicità che sembrava scoppiarmi nel petto come una miriade di fuochi d’artificio. Sbattei le palpebre cercando di tornare alla realtà, ma la realtà era che non ne avevo voglia. Volevo rimanere così. Per sempre.
Nell’attimo stesso in cui chiusi gli occhi per continuare ad assaporare quella sensazione, qualcosa accanto a me si mosse. Mi voltai leggermente e mi fermai ad osservare Renesmee che dormiva appoggiata alla mia spalla. I lunghi capelli che ricadevano sparsi e disordinati sul mio petto, il viso che diventava sempre più brillante man mano che il tempo passava, i suoi occhi chiusi, la sua bocca, il suo corpo nudo che aderiva perfettamente al mio: Renesmee. Mia moglie.
Nel sonno si avvicinò ancora di più a me ed io, al contatto con la sua pelle, venni pervaso da ondate di desiderio che minacciarono di soffocarmi.
Lentamente cominciarono a riaffiorare nella mia mente gli avvenimenti della  notte appena trascorsa: la ripetizione infinita di tutte le notti che io e Nessie (così ero solito chiamarla fin da quando era bambina) avevamo trascorso negli ultimi quindici giorni. A isola Esme.
Quando Esme ci aveva proposto di andare sull’isola, inizialmente mi ero mostrato contrario. Non volevo trascorrere la mia luna di miele dove l’avevano trascorsa i mie suoceri, ma alla fine Renesmee mi aveva convinto ed avevo ceduto. Come sempre. Non ricordavo una sola volta, da quando era nata, in cui fossi stato in grado di dirle di no. Questo non aveva fatto che rafforzare la mia opinione sull’imprinting. Ci rende dei perfetti imbecilli.
Sorrisi. Non riuscivo proprio a pensare ad Edward e Bella come i miei suoceri. Avevamo affrontato insieme talmente tante tragedie noi tre, che  continuavo a vederli più come un fratello ed una sorella maggiori, considerato anche il fatto che dimostravamo tutti più o meno la stessa età. E,  c’era da dire, che quando io e Renesmee eravamo scesi dal motoscafo, avevo capito molte cose a proposito della loro luna di miele.
Per anni mi ero chiesto come avesse potuto Bella essere stata così pazza da avere rapporti intimi con un vampiro quando era ancora umana. Ora lo capivo perfettamente. Isola Esme doveva essere magica. Non c’erano spiegazioni razionali per quello che era in grado di provocare in chi vi metteva piede. Io e Renesmee trascorrevamo  tutto il tempo possibile a letto, concedendoci delle pause solo per andare a caccia, e fare qualche bagno nel mare cristallino che ci circondava, bagno  che concludevamo sempre alla stessa maniera. Facendo l’amore sulla spiaggia.
Baciai Nessie sulla fronte e, per tutta risposta, lei si strinse ancora di più a me, come quando era piccola e si rannicchiava contro il mio pelo accanto al camino della casa dei suoi genitori. In realtà,  durante questa luna di miele non mi ero trasformato molto, lo facevo solo quando andavamo a caccia. Volevo godermi mia moglie come un umano e non come un licantropo. Le sensazioni che provavo quando la stringevo e facevo l’amore con lei potevo provarle solo come uomo. Era finito il tempo in cui mi trasformavo quando lei me lo chiedeva perchè voleva un cagnolino con cui giocare.
Dovevo ammetterlo: Trasformarmi per Nessie annientava tutta la mia forza distruttiva e mi faceva diventare come un cucciolo gigante che aspetta solo un po’ di coccole dalla padroncina. Che umiliazione! soprattutto per l’erede di Ephraim Black.
Comunque anche Nessie era cresciuta, ed anche lei preferiva di gran lunga il mio corpo forte e muscoloso. Non sapeva più che farsene del lupo. Ma io ero felice lo stesso. Renesmee mi amava, ed era solo quello che contava, tanto più che l’imprinting con una mezza vampira poteva avere delle conseguenze imprevedibili. Lei avrebbe potuto anche non ricambiare il mio amore.
D’un tratto la mia mente venne inondata dalle immagini della nostra prima notte di nozze.
Il primo flaskback  che mi pervase fu un bacio. Il bacio che mi aveva fatto perdere totalmente il controllo. Chiusi di nuovo gli occhi assaporando la visione e considerando che non era stato il bacio in sè che mi aveva provocato quella reazione, ma la mano che Nessie aveva infilato sotto la mia maglietta di cotone. Il tocco di quella mano sulla mia pelle nuda aveva fatto aumentare la pressione delle mie labbra sulle sue, mentre mi rendevo conto che quelle carezze sul mio petto mi stavano togliendo il respiro. Perche io, al contrario della mia nuova famiglia, respiravo ancora. O almeno ci provavo.
Gli avvenimenti successivi faticavano a trovare un senso nella mia mente. Quello che invece era chiaro era che da lì a ritrovarci sul letto a fare l’amore il passo era stato breve. Troppo breve. Non ero riuscito a contenere le forti emozioni che mi attraversavano fin nel profondo, ma Renesmee sembrava non farci caso. Quando avevo allentato la presa, in un barlume di lucidità, per paura di averle fatto del male, lei, con disappunto, si era stretta ancora di più a me, devastandomi emotivamente.
Non ricordavo molto altro di quella notte, ma di una cosa ero assolutamente  certo. Quando era arrivato il giorno ero un altro uomo. Marchiato a fuoco da mia moglie. Più di quanto lo fossi stato la prima volta che l’avevo vista.
Le immagini continuarono ad invadere la mia mente.
“Nessie così non vale.”
Renesmee si era svegliata. Lo avevo capito nel momento in cui avevo cominciato a “vedere” la nostra prima notte. Era lei che me lo mostrava. Era il suo dono di vampira, una sorta di inversione del dono di suo padre, che leggeva nel pensiero.
Insomma, per dirla tutta,la mia mente era costantemente manipolata dai Cullen. Mi chiesi con disappunto quante volte Jasper  si fosse divertito  a controllare le mie sensazioni senza che io me ne rendessi conto.
Renesmee sorrise. “Ti amo Jake.”
“Anche io ti amo. Ma così non vale lo stesso.” La baciai.
Lei rispose al mio bacio, poi si staccò da me e, sorridendo cominciò a mordermi il collo.
“Nessie….”
“Hmmm….”
“Sai che non mi piace.” Era vero. Non mi piaceva essere morso. Quando lo faceva provavo dolore. Io non ero un vampiro e, anche se ero un umano un po’ particolare, la mia reazione ai morsi era uguale a quella di ogni altro uomo. Quando Nessie era piccola glielo permettevo, ma i suoi dentini di allora non erano certamente come quelli di adesso. E meno male che non era velenosa.
La sentii sbuffare “Uffa.”
“Se hai voglia di mordere possiamo andare a caccia. Ci sono tutti gli animali che vuoi sull’isola, e, se ti va il sangue umano, possiamo andare a Rio.”
Scoppiò a ridere. “Ma che dici Jake! Non ho voglia di sangue. Ho voglia di te.”
Scossi la testa ritornando a baciarla. Mi piaceva il suo modo di essere così diretta.
Si, in fondo la caccia poteva aspettare. Mentre sfioravo la sua pelle dura e vellutata mi ritrovai a pensare a come si cambia col tempo. Prima che lei nascesse odiavo i vampiri ed avevo come unico scopo quello di proteggere gli umani da loro. Ora, non solo ne avevo sposata una, ma non mi importava neanche più che gli umani potessero morire. Se la mia Nessie avesse avuto voglia di sangue umano l’avrei accompagnata e l’avrei aiutata a compiere una strage. Bastava che fosse felice. Fortunatamente non era mai successo. Renesmee era molto più saggia di me su questo punto.
L’ultimo pensiero coerente della mattinata fu questo. In un attimo  Renesmee era salita sopra di me e aveva cominciato a baciarmi il collo.
“Così va bene?” Mi aveva sussurrato senza staccare le labbra dalla mia pelle.
“Oh, si…” le avevo risposto un attimo prima di perdermi in lei.
 
Dovevo essermi assopito. Aprii gli occhi per la seconda volta in quella mattinata, ma stavolta non sentii l’appagamento e la felicità di qualche ora prima. Strano.
Eppure era stato tutto meraviglioso come sempre ….
Qualcosa non andava. L’istinto allenato tipico degli animali me lo gridava a pieni polmoni nel cervello. Cercai di ignorare il senso di inquietudine ma non ci riuscii.  Qualcosa stonava.
Allungai il braccio per sentire mia moglie, quando di colpo scattai a sedere. Renesmee non c’era. Per la prima volta da quando eravamo sposati non era accanto a me.
Mi alzai in preda al panico.
Corsi come un folle fuori dalla stanza, ma mi sembrò di essere troppo lento, così decisi di trasformarmi. Come lupo i sensi mi avrebbero aiutato meglio e sarei stato più veloce.
Dove poteva essere andata? Cosa poteva esserle successo?
Mentre mi muovevo furtivo sulle mie quattro zampe, cercavo di capire, di immaginare.
Ma niente mi aveva preparato a quello che vidi.
Nessie, la mia Nessie, giaceva senza vita sul pavimento. Rimasi per un attimo paralizzato, poi mi avvicinai e posai il mio muso sul suo collo. Respirava.
Non credo che sarò mai in grado di spiegare quale sollievo mi colse.
In un attimo tornai umano e la presi tra le braccia.
“Nessie, Nessie, mi senti? ” Niente.
“Nessie amore, per favore, svegliati!” Niente.
Il fatto che fosse ancora viva non sembrava essere un buon segno. Renesmee era ancora umana per metà. Il suo sangue scorreva nelle sue vene ed il suo cuore batteva come il mio. Sarebbe stato così ancora per due anni, poi sarebbe diventata immortale.
Non poteva farmi lo scherzo di morire proprio ora.
Come avrei fatto senza di lei?
Mi venne in mente che sarei potuto andare da Edward a chiedergli di uccidermi, in fondo, anni prima io gli avevo fatto la stessa promessa: me lo doveva, ma scacciai il pensiero. Se fosse successo qualcosa a Renesmee, Edward lo avrebbe saputo leggendomi nella mente, e mi avrebbe ucciso senza che avessi avuto il tempo di aprire bocca. Questo ultimo pensiero assurdamente mi rincuorò ed in un attimo presi la mia decisione.
 
L’ospedale di Rio era affollatissimo. Seduto su una panchina della sala d’aspetto, non facevo che darmi dell’idiota. Quale persona sana di mente porta un vampiro in un ospedale pubblico?
Quando ero arrivato con Nessie tra le braccia, un infermiere l’aveva presa e portata via scomparendo dietro due porte scorrevoli  e  lasciandomi solo, impalato, in mezzo al corridoio. Non seppi mai quanto tempo fosse passato da quando avevo deciso di sedermi, in attesa. Seppi solo che subito mi ero reso conto dello sbaglio che avevo commesso. Se fossi stato lucido avrei chiamato Carlisle, ma non mi era venuto in mente.
Mi presi la testa tra le mani. Il vuoto mi devastava.
“Signor Black?”
Sussultai e guardai l’infermiera. Era entrata in sala d’aspetto senza che io me ne rendessi conto.
“Sua moglie vuole vederla.”
Quelle parole riecheggiarono nella mia mente impietrita dalla paura aprendo un o squarcio. Se Nessie voleva vedermi, allora era sveglia. Mi alzai.  Sentii che il mio cuore stava ballando il valzer.
“Venga, l’accompagno.”
Seguii l’infermiera oltre le porte bianche che conducevano al reparto e arrivai nella stanza dove si trovava Renesmee. Entrai e rimasi di sasso. Non mi capitava spesso di dover fare i conti con  la natura umana di mia moglie, ma quella era di gran lunga la volta peggiore. Era sdraiata sul letto, pallida, con la flebo sul braccio ed una sacca di sangue appesa ad un uncino sulla spalliera. Soffocai una risata isterica e mi avvicinai a lei baciandola lievemente sulle labbra.
Anche Renesmee sorrise, debolmente.
“Il dottore dice che ho bisogno urgente di sangue. Quanto sono stupidi gli esseri umani!”  mi sussurrò in modo che solo io potessi sentirla.
Aspettai che l’infermiera fosse uscita dalla stanza, poi tolsi l’ago dal braccio di Nessie e andai in bagno. Tornai con un bicchiere e staccai la sacca dal letto. Lei sorrise.
“Non ce n’è bisogno.”
Prese la sacca e affondò i suoi denti appuntiti nella plastica. In un attimo bevve tutto il sangue. Quando finì, mi guardò con aria soddisfatta.
“Non immaginavo di avere tanta fame!”
“Era buono?” La stuzzicai mentre rimettevo tutto accuratamente a posto.
“Era sangue umano tesoro. 0 negativo.”
Annuii, felice. 0 negativo, il suo preferito.
Sorrisi, forse avevamo cacciato troppo poco, presi come aravamo da altre attività. Forse Renesmee aveva solo fame. Dovevo tenere più in considerazione alcuni suoi bisogni.
Mi ero preso un bello spavento, ma sembrava tutto ok. Forse saremmo potuti tornare a isola Esme già in serata.
L’arrivo del dottore mi riportò alla realtà.
“Signor Black?”
“Si?”
“Ho qui i risultati delle analisi di sua moglie.” Sorrise “Congratulazioni. Aspettate un bambino.”
Sbarrai gli occhi. Ora si che ero pietrificato.
“Cosa?” la voce di Renesmee riecheggiò nella mia mente sconvolta. Il medico continuava a sorridere.
“Lei è incinta signora Black. Di tre mesi.”
Mi sentii mancare e mi appoggiai alla spalliera del letto. Se non fossi stato già seduto accanto a Nessie, sicuramente sarei stramazzato al suolo. Non era possibile. Io e Renesmee non avevamo mai fatto l’amore prima del matrimonio. Non ero cosi stupido da sfidare Edward fino a questo punto.
Scossi la testa pensieroso. Certo che era possibile. La gravidanza di Renesmee poteva benissimo essere anomala come quella di Bella. Cosa ne sapevamo?
Pensai di chiamare Carlisle, ma cosa avrebbe potuto dirmi? Renesmee era unica. Lo avevamo sempre saputo. E se un matrimonio tra un vampiro ed un’ umana era altrettanto unico, quello tra un licantropo ed una mezza vampira non era certo da meno. I risvolti potevano essere imprevedibili.
Osservai mia moglie. Sorrideva.
Mi sfiorò il viso ed io percepii chiaramente la sua felicità.
Un figlio. Aspettavamo un figlio. Stavo per diventare padre. Oh mio Dio!
Abbracciai Nessie con forza, e lei per tutta risposta mi baciò con passione incurante del medico che ci osservava sorridendo.
Quando riuscii a staccare le mie labbra dalle sue mi voltai verso il dottore.
“Quando pensa che potremmo tornare a casa?”
“Per me va bene anche dopo la flebo.” Il medico controllò la sacca di sangue vuota, e rimase a fissarla per alcun i minuti, perplesso. Inorridii.
“Oh perbacco! E’ già finita! Bene allora potete andare. Mi raccomando: riposo, molto riposo.”
Renesmee sorrise ironica leccandosi le labbra leggermente sporche di sangue. Meno male che il medico non aveva notato i due piccoli forellini al centro della sacca.
“Renesmee, per favore….” Le sussurrai spazientito. “Cerca di non dare nell’occhio”.
Per tutta risposta, lei mi sorrise beffarda, ed io alzai gli occhi al cielo maledicendo di nuovo l’imprinting.  
Quando il dottore uscì tirai un sospiro di sollievo. Poi mi abbandonai alla felicità.
“Non ci posso credere. Avremo un bambino Ness.” L’ Abbracciai di nuovo. Ero felice come non lo ero mai stato.
Non Avevo mai realmente pensato all’eventualità che Renesmee potesse darmi un figlio. In fondo presto sarebbe diventata Immortale, con tutte le conseguenze che ne derivavano.
Avrei dovuto immaginarlo che  Isola Esme avrebbe compiuto un secondo miracolo.
 
1.
 
Quando arrivai in salotto con il bicchiere colmo di sangue in mano, Renesmee era seduta sul divano con le gambe incrociate, l’I-Phone in mano e l’aria perplessa. Il mio primo istinto fu di toglierle il telefono e baciarla fino a stordirla in modo da cancellare quell’espressione, ma scacciai il pensiero. Se lo avessi fatto sarei stato io ad avere la peggio, e avrei finito con l’implorarla di fare l’amore.
Invece dovevo controllarmi. Non sapevo nulla sull’evoluzione della sua gravidanza, e prima di riprendere i rapporti intimi con lei volevo parlare con Carlisle.
Carlisle … Chissà come l’avrebbe presa. Presto avrebbe aggiunto un altro membro al clan dei Cullen. Un altro membro ancora più unico di Renesmee: mezzo vampiro e mezzo licantropo.
 “Papà non risponde.”
 Mi sedetti accanto a mia moglie, appoggiai il bicchiere sul tavolo e la presi tra le braccia.
“Forse è andato a caccia. O forse lui e tua madre sono impegnati in qualcosa per cui la tua telefonata è alquanto fuori luogo.” Sorrisi ironico. Se Edward non rispondeva al telefono, era più probabile la seconda ipotesi.
Dal sorriso malizioso di Renesmee compresi che anche lei la pensava come me.
“A proposito di caccia.” Mi fissò intensamente. “Perché non mi hai portato con te?”
Sospirai. “Ne abbiamo già parlato Renesmee.”
Sbuffò. Odiava quando la chiamavo col suo nome per intero, sapeva che lo facevo solo se non avevo intenzione di discutere. E questa era una di quelle volte. Tenevo troppo a lei e al bambino per poter anche solo pensare di perderli. Quindi, niente caccia  fino a quando non fossi stato sicuro al cento per cento che non era pericoloso per entrambi. Avrei cacciato io, e le avrei portato il sangue di cui aveva bisogno. Pregai solo di avere le forza di non cedere al suo incantevole broncio.
“Voglio venire a caccia.”
“No. E’ escluso. A Proposito ….” Sapevo che quello che stavo per chiederle non le sarebbe piaciuto. “Perché non mangi un po’ di cibo? Magari potrebbe farvi bene.” Data la sua natura ibrida, mia moglie era perfettamente in grado di mangiare, solo che preferiva di gran lunga il sangue.
I suoi occhi scintillarono.
“Tesoro” Cercai di essere il più gentile possibile. “Non sappiamo quali sono le necessità di nostro figlio. Tua madre ha rischiato di morire, quando era incinta, anche perché non riuscivamo a capire di cosa tu avessi bisogno per nutrirti.”
Sospirò. “E papà non me l’avrebbe mai perdonata…”
“Nessie” Sapevo dove voleva arrivare. “non mettere mai in dubbio l’amore che tuo padre prova per te. Ha scatenato una guerra contro i Volturi per salvarti, lo sai.”
“Hai ragione. Scusa.” Mi fissò con i suoi grandi occhi che cominciavano a perdere il loro naturale colore nocciola. “Va bene. Appena saremo a Forks ti prometto che inizierò a mangiare anche del cibo. Dovremo riempire il frigo di uova.”
La baciai, sollevato. “Grazie ….”
Chissà se sarei mai stato così forte da confessarle, un giorno, che quando era nata avevo desiderato la sua morte più di ogni altra cosa al modo.
Decisi di no e chiusi l’argomento.
Nessie nel frattempo era salita sopra di me e mi stava baciando. Aveva cominciato dalle labbra, poi era scesa fino al collo, e, ancora più giù, sul mio petto.
“Nessie…”
“Sta zitto.”
Dio solo sapeva quanto avrei voluto, ma non potevo, non potevo fare l’amore con lei. Non potevo ne volevo rischiare. Cercai febbrilmente un appiglio. Qualcosa da dire o da fare per fermarla senza farla arrabbiare. Ma la mia mente sembrava avermi abbandonato. Renesmee continuava a baciarmi, facendomi  contemporaneamente “sentire” il desiderio che aveva di me. No, non potevo farcela, a meno che….
“Nessie ….” Feci un ultimo disperato tentativo. “Tuo padre …..”
Come avevo sperato, lei si fermò, ed io cercai di riprendere il controllo.
La sentii sospirare e scivolare al mio fianco. Chiusi gli occhi cercando di far rallentare il battito del mio cuore. Quando finalmente ci riuscii, vidi Renesmee che componeva il numero di Edward.
Come l’avrebbe presa? La gravidanza di Bella era stata la prova più dura che avesse mai dovuto affrontare in tutta la sua lunga esistenza, ed ora che anche io mi ritrovavo ad affrontare un esperienza simile, capivo perfettamente quale dovesse essere stato il suo inferno personale. Se Renesmee fosse morta per dare alla luce questo bambino, io non ce l’avrei fatta a sopravvivere.
“Ciao papà! Come stai?” Renesmee mi prese la mano ed io sentii tutta la sua agitazione.
Di colpo ridacchiò guardandomi maliziosamente, ed io capii che avevo avuto ragione. Edward e Bella erano impegnati in qualcosa che avevamo decisamente interrotto.
“Volevo dirti che io e Jake stiamo tornando a casa.” Strinse più forte la mia mano. “Oh no Papà! Isola Esme è meravigliosa, ma credo sia il caso di rientrare, anche Jake è d’accordo …. Papà, stai bene?”
Fissai  Nessie in allarme. Il mio istinto di lupo mi stava dicendo che le cose stavano prendendo la piega sbagliata. Edward aveva capito.  In fondo non era così difficile, bastava saper contare. Quindici giorni. Come per Bella. Ora si che mi avrebbe ucciso. Guardai mia moglie che fissava il vuoto. No, così non andava. Non volevo che si agitasse, poteva farle male, o peggio fare male anche al bambino. Mi avvicinai ancora di più a lei e la strinsi come per proteggerla. Renesmee era tutta la mia vita.
Se Edward avesse voluto la guerra, allora l’avrebbe avuta. E non sarebbe stata una novità.
“Mamma!” Concentrato com’ero nel cercare di darle il mio silenzioso conforto, sobbalzai nel sentire la sua voce. La baciai sulla fronte. “Mamma, sono incinta. Ti prego, dimmi come sta papà, non diceva più nulla …. Dici davvero? Gli passerà? Ok….” La sentii sospirare di sollievo.
Da quello che avevo colto della conversazione sospettai che Edward doveva averla presa peggio di quello che ci saremmo aspettati, e quando Nessie mi passò il telefono, compresi che i miei sospetti erano fondati.
Senza lasciare mia moglie, presi l’ I-phone  che mi porgeva.
“Sputa il rospo succhiasangue.” Sapevo che era lui.
“Jacob Black !” Sentii Edward ringhiare spaventosamente. Era fuori di se. “Quando ti dissi che ero disposto anche a vedere dei  Lupi che mi passeggiavano per casa, non era a QUESTO che mi riferivo!”
Se non lo avessi  conosciuto come lo conoscevo  avrei  benissimo potuto pensare che fosse furioso. In realtà era terrorizzato. Glielo lessi nella voce, nella nota disperata che traspariva da quel ringhio rabbioso.
Cercai di sdrammatizzare: “Sono felice anche io di sentirti Edward!”
“Avrei dovuto ucciderti la prima volta che hai messo gli occhi su Bella! Così avrei evitato di farti sposare mia figlia!” Scoppiai a ridere. Doveva essere davvero sconvolto se ricominciava con la storia di Bella.
Ok, era vero, avevo cercato di portargliela via, ma era solo perché Renesmee non era ancora nata. Ora sapevo che quello che avevo provato in passato per Bella era solo una stupida cotta adolescenziale che nulla aveva a che vedere con l’amore vero, quello che provavo per Renesmee. E non avrei saputo dire quanto c’entrasse l’Imprinting in realtà.
“Anche io avrei voluto ucciderti, quando ho saputo che Bella era incinta, lo sai. Invece sono stato costretto ad ammettere che Renesmee è stata l’unica cosa che hai fatto nella tua vita che abbia avuto un senso. In assoluto.”  Era vero. Io non ero come lui. Se qualcuno si fosse avvicinato a Renesmee lo avrei sbranato. 
“Non mi provocare!” Edward continuava a ringhiare ed io mi chiesi se mai Bella sarebbe riuscita a calmarlo. Scossi la testa sorridendo. Certo che ci sarebbe riuscita. Stiamo parlando di Bella.
“Edward, Nessie è mia moglie e siamo entrambi umani. Certi  tipi di rapporti sono una cosa normale tra noi”. Sottolineai il “noi” con forza. “Sicuramente molto più normali di quelli che avete avuto tu e Bella in passato. Ci vediamo domani all’aeroporto.”  Gli dissi con un tono che non ammetteva repliche, poi  chiusi la conversazione e lancia i l’I- Phone sul lato più lontano del divano.
Renesmee  mi sorrise, inquieta.
Ricambiai il suo sorriso. “E’ tutto ok Nessie. Stai tranquilla. ”
“Papà era furioso.”
“No, tuo padre ha solo paura per te. Deve essere terribile per lui rivivere questi momenti.”
“Io non sono come la mamma.”
La baciai. “Invece, tesoro, sei proprio come tua madre. Ma sei più fortunata. Hai sposato me.”
Scoppiò a ridere, ed io la imitai.
“Ora devi mangiare.” Le dissi mentre ridevo, ma prima che potessi capire cosa stava succedendo, Renesmee era salita di nuovo sopra di me ed aveva ricominciato da dove aveva interrotto per telefonare a suo padre. Stavolta non avevo più scuse. Sperai che fosse ragionevole, che comprendesse le mie paure, ma Renesmee non era mai stata ragionevole in vita sua, perché avrebbe dovuto iniziare proprio adesso?
Continuò a baciarmi per un tempo infinito, facendomi  “sentire”  di nuovo  il suo desiderio.
“Nessie …” Provai con una nuova, debole protesta,che lei ovviamente ignorò, e alla fine cedetti.
La presi in braccio e la portai in camera da letto.
 
2

L’aereo era partito in perfetto orario. Circa dieci minuti dopo il decollo Renesmee si era addormentata appoggiando la sua testa sulla mia spalla. La osservai  assorto per un lungo momento. Quando sarebbe diventata immortale, questa sarebbe stata una delle cose che mi sarebbe mancata di più: Tenerla tra le braccia e guardarla dormire.
Per un attimo sorrisi al pensiero che quel giorno  Renesmee sarebbe già stata la madre di mio figlio, ma tornai serio quasi subito. Se fossi  vissuto abbastanza da vederlo nascere!
Stavolta non sarebbe stato facile convincere Edward a risparmiarmi la pelle. L’unica speranza che avevo poteva essere solo Bella. Ma fino a che punto Edward l’avrebbe ascoltata?
Scossi la testa. Stavo diventando paranoico. Edward ascoltava sempre Bella. Da quando lo conoscevo, non era mai stato capace di negarle nulla. L’amava con un intensità tale che avrebbe fatto di tutto per lei, non importava se giusto o sbagliato. Proprio come me con Nessie.
Quindi, avere Bella dalla mia parte, era decisamente un punto a mio favore.
Renesmee si strinse ancora di più accoccolandosi tra le mie braccia. Chiusi gli occhi assaporando il suo calore. Anche quello mi sarebbe mancato, ma erano piccole cose rispetto all’eternità che ci aspettava. Vedendola crescere ad un ritmo cosi veloce, in passato avevamo avuto veramente paura di perderla. Ma lei era sempre stata una continua sorpresa. Per tutti noi.
Le sfiorai la nuca con un bacio e la vidi sorridere nel sonno. Con il cuore che sembrava volermi scoppiare nel petto, appoggiai la testa al sedile e chiusi gli occhi ritornando indietro nel tempo. Al giorno più felice della mia vita.
 
La terra stava tremando. Un terremoto in piena regola.  
In piedi davanti all’altare, la sentivo tremare al punto da non riuscire a rimanere in equilibrio. Mi chiesi se per caso non fosse Benjamin, con il suo potere di controllare gli elementi, a farmi questo scherzo, ma, guardandolo, scacciai il pensiero: era totalmente assorto in una conversazione con Esme.
“Calma Jake.”
La voce di Seth, che mi era accanto, mi giunse remota come se provenisse da un altro mondo. Mi voltai verso di lui, assente. “Cosa?”
“Calmati, stai tremando come una foglia.”
Stavo tremando? Allora non era la terra …. Ero io.
Respirai a fondo, poi alzai una mano per osservarla. Era vero, stavo tremando.
“Tranquillizzati Jacob. E’ il giorno del tuo matrimonio, goditelo.” Mi voltai verso Jasper , anche lui accanto a me, di colpo rilassato come non lo ero da giorni. Mi sorrideva incoraggiante. Sapevo che stava controllando il mio nervosismo. Forse era per questo che Renesmee aveva tanto insistito perché lo lasciassi fare il testimone. Ero proprio un idiota.
Sorrisi. Un sorriso tirato. “Non immagini quanto vorrei essere un vampiro in questo momento, almeno non mi mancherebbe il respiro!”
“Ti sbagli amico, il respiro manca ancora anche a noi in alcuni casi.”
Mi accorsi che Jasper non mi stava più guardando. La sua attenzione era stata catturata da qualcos’altro. Guardai nella sua stessa direzione e compresi a cosa si riferiva. Dal fondo del giardino stavano arrivando la damigelle della sposa. Alice era in prima fila, minuta, con i capelli cortissimi, gli occhi color oro che scintillavano ed un abito lilla che le stava d’incanto. Guardava Jasper in una maniera tale che avrebbe fatto mancare il respiro a chiunque.
Dietro Alice scorsi Rosalie, di una bellezza sconvolgente, del tutto diversa da quella di sua sorella. Alta, con un fisico mozzafiato, i capelli biondi lunghissimi, dello stesso colore dei suoi occhi, e l’abito lilla che poggiava perfettamente sulle curve. Io e Rosalie non eravamo mai andati molto d’accordo, però non potevo negare di doverle tutto. Era stata lei che aveva difeso Renesmee con le unghie e con i denti  fin da quando era nel grembo di Bella, ed era stata sempre lei che aveva aiutato Bella a ribellarsi ad Edward che voleva farla abortire, convinto che Renesmee fosse un mostro.
In pratica, questo giorno così felice lo dovevo a lei anche se mi costava ammetterlo.
La fila delle damigelle era chiusa proprio da Bella. Su di lei non c’erano parole. Era la mia migliore amica, era stata il mio primo amore, ed era la madre della donna con cui avevo deciso di vivere la mia vita. Colei che aveva scelto di dannare la sua anima per amore di un vampiro e ne era felice. Che donna fenomenale!
Mi sorrise ed io risposi sorridendo a mia volta, poi la terra tornò a tremare, segno evidente che Jasper era ancora distratto da Alice.
Immersa in una nuvola di tulle bianco, vidi arrivare lei, Nessie, al braccio di Edward, con le guancie leggermente arrossate e gli occhi nocciola, segno tangibile della sua complessa diversità dal resto della sua famiglia. Mezza vampira e mezza umana.
Guardai Edward che non sembrava stare meglio di me e questo, assurdamente, mi consolò.
Mi scrutò per un attimo con quello sguardo freddo che doveva aver terrorizzato molti esseri umani in passato, eccetto me e sua moglie, e, se non fossi stato così agitato, sarei scoppiato a ridere.
Non mi disse nulla quando arrivò all’altare, ma il suo sguardo si addolcì leggermente per un istante, un istante così breve che mi chiesi se per caso non me lo fossi immaginato. Sapevo che Edward era felice di sapermi al fianco di sua figlia, l’unico ostacolo era l’ amore sconfinato che provava per lei, e la sua avversione per la nostra scelta di sposarci prima che fosse diventata una vampira a tutti gli effetti.
In realtà la scelta era stata di Renesmee. Io l’avevo solo assecondata. Come sempre.
Nessie lasciò la mano di suo padre e prese la mia. Nel momento stesso in cui sentii il contatto con la sua pelle, smisi di tremare. Finalmente eravamo insieme e lo saremmo stati per sempre. Non c’era altra certezza al mondo. Era così che doveva essere.
 
3.
 
Nell’ aria vibravano leggere le note di una musica dolcissima, ma io non l’ascoltavo. Stringevo Nessie tra le mie braccia felice e assaporavo la meravigliosa sensazione che mi provocava la consapevolezza di averla finalmente tutta per me. Era mia moglie, e niente ci avrebbe più separato.
La strinsi ancora più forte come per assorbire tutto il suo essere, ma la sentii gemere piano. Allentai la stretta dispiaciuto. Mia moglie era ancora umana per metà, stringerla troppo significava farle male, ed io non volevo che accadesse.
“Non è niente Jake. Mi piace quando mi abbracci.”
“Non voglio farti del male, Ness.”
“Non mi stavi facendo male. Non sono così fragile come credi.”
Sorrisi. Sapevo benissimo com’era Renesmee. Non l’avevo lasciata un minuto dal giorno in cui era nata.
“Come sta?”
Ci misi un po’ a comprendere le sue parole. “Cosa?”
“non riesco a vedere papà.”
Mentre continuavo a stringere mia moglie, lasciai che il mio sguardo vagasse per il ricevimento. Fu così che vidi le sue amiche morire d’invidia, e poco più avanti, vidi Rosalie che maltrattava un  cameriere totalmente ipnotizzato dalla sua bellezza. Emmett rideva trionfante mentre  Jasper ed Alice stavano ballando. Bella chiacchierava con i suoi genitori e Esme e Carlisle ci osservavano senza dire nulla.
Di Edward nemmeno l’ombra.
Poi, d’un tratto lo vidi. Se ne stava seduto in disparte, lontano dalla folla, immerso nei propri pensieri. O in quelli degli altri?
Conoscevo Edward troppo bene per essere tratto in inganno. La sapiente scelta di un tavolo al margine del ricevimento, la posizione immobile, lo sguardo perso nel vuoto ….
Non stava analizzando i propri pensieri, stava analizzando i nostri.
Tornai a guardare Nessie concentrandomi su di lei. Non dovevo pensare. “Tutto ok.”
“Tutto ok cosa Jake?” Lei mi fissò con aria interrogativa.
Sorrisi “Tuo padre sta passando in rassegna i pensieri di tutti i presenti.”
“Come fai a saperlo?”
Continuai a sorridere. “Nessie, Edward è un libro aperto per me. Non ho bisogno di avere il suo dono per comprenderlo.”
Rincuorata dalla mia risposta, Renesmee si strinse di nuovo a me e appoggiò la testa sulla mia spalla. Non riuscivo ancora a credere che fosse tutta per me. Potevo sentire il suo calore che avvolgeva il mio corpo e passava attraverso il leggero tessuto della camicia provocandomi scosse elettriche sulla spina dorsale, e potevo osservare il suo volto dai lineamenti perfetti che tanto ricordavano quelli di suo padre. Solo gli occhi erano diversi. Erano gli occhi di sua madre, gli occhi che Bella aveva avuto da umana.
Perso tra le braccia di  Nessie, non mi accorsi che la musica era finita. Lo compresi solo quando la sentii allontanarsi leggermente da me. La fissai per un attimo smarrito, allora lei appoggiò la sua mano sulla mia guancia, e tutti i suoi pensieri inondarono la mia mente come un fiume in piena.
“Ness…”
Lei non disse nulla, continuò ad accarezzarmi la guancia e a farmi sentire quanto amore provava per me. Per un attimo ne rimasi abbagliato. Molti di quei pensieri non me li aveva mai mostrati prima, e alcuni di essi erano decisamente troppo espliciti.
“Nessie, tuo padre….”
Sorrise maliziosa: “Hai paura?”
“Sai, gradirei trascorrere la luna di miele con le ossa tutte intere, se non ti dispiace.”
Scoppiò a ridere mentre io guardavo in direzione di Edward. Era tranquillo, segno che non era ancora arrivato nella mia mente. Bene.
Mi allontanai a malincuore da mia moglie e decisi di prendere il toro per le corna dirigendomi con passo deciso in direzione di colui che in passato avevo tanto odiato.  
“Stai bene?”  Gli chiesi quando fui abbastanza vicino. La mia era, ovviamente, una domanda retorica.  Sapevo quanto Edward fosse combattuto. Adorava sua figlia e ne era terribilmente geloso, quindi non doveva essere facile per lui accettare di separarsi da lei.
Mi guardò sorpreso. “Perché non dovrei? La mia unica, adorata figlia, ha appena sposato un licantropo. Sono il vampiro più felice del mondo.”
Mi sedetti accanto a lui. “la tua ironia è fuori luogo.” Sentivo il bisogno della sua approvazione, volevo essere sicuro di meritare la fiducia che nonostante tutto mi stava concedendo. 
Era inutile negare che io e Edward avevamo iniziato male i nostri rapporti. E non solo perchè Licantropi e vampiri erano nemici naturali. Per quello che  mi riguardava personalmente, io avevo iniziato ad odiarlo nel preciso istante in cui lui si era innamorato di Bella. Avevo tentato il possibile e l’impossibile per portargliela via, lo avevo fatto soffrire più di quanto sia concesso di soffrire ad un essere umano, perché sapevo quanto amasse Bella, eppure non mi ero fatto alcuno scrupolo. Lo odiavo e basta, senza alcuna possibilità di ripensamento, e più lui accettava passivamente i miei atteggiamenti, più aumentava il mio odio.
Ancora oggi non riuscivo a comprendere quel suo modo di essere. Se qualcuno avesse anche solo provato a fare a me quello che io avevo fatto a lui, non avrei avuto pace fino a quando non l’avessi ridotto a brandelli.
Di colpo venni colto dal panico. Quanto aveva letto di queste considerazioni?
Lo fissai per un attimo e tirai un sospiro di sollievo. Edward stava osservando Bella con aria adorante, segno che non intendeva leggere il mio pensiero. Almeno non ora.
 “Sai, Edward, che passerò la mia intera esistenza a renderla felice.” Gli dissi sinceramente.
“Lo credo bene. A meno che tu non aspiri ad una morte lenta e dolorosa.” La sua voce era fredda e carica di tensione.
Scoppiai a ridere. “Credevo che non sarei mai stato capace di trovarti simpatico, succhiasangue.”
Era la prima volta che esprimevo ad alta voce questo mio pensiero. Ovviamente Edward lo conosceva, leggeva tutto quello che pensavo con una facilità inquietante, eppure sentirselo dire chiaramente lo colpì più di quanto fosse  disposto ad ammettere. Glielo lessi  nello sguardo.
Mi scrutò pensieroso, senza dire nulla, per un lungo istante, ed io mi sentii a disagio. Non lo avrei ammesso nemmeno sotto tortura, ma Edward aveva lo straordinario potere di mettermi in soggezione. Non avevo paura di lui, sia chiaro, ma qualcosa nel suo modo di fare, di muoversi  e  di parlare, mi faceva pensare che fosse meglio averlo come amico piuttosto che come nemico, e che lo avevo sfidato molto più del lecito. Durante tutti questi anni trascorsi con lui e Bella, avevo conosciuto molti vampiri, ed ero arrivato alla conclusione che nessuno di loro avrebbe saputo essere più spietato di Edward se se ne fosse presentata l’occasione.
Lo  osservaii di sottecchi per un lungo istante. Stavolta sembrava veramente assorto nei propri pensieri, e mi sentii frustrato come non mai, perché avrei dato qualsiasi cosa per sapere cosa gli passasse per la testa.
“A cosa pensi?”  Chiesi.
“A quando cercavi di portarmi via Bella.”
Mi diedi dello stupido. Quando avevo formulato quella domanda sapevo già che la sua risposta non mi sarebbe piaciuta. Ma fu peggio.  Fu come una folgorazione: non mi aveva mai perdonato.Aveva accettato la mia presenza accanto a Bella e a Renesmee solo perché le amava troppo per vederle soffrire.
Edward era uno che non dimentica. Avrei dovuto saperlo.
“Chi avrebbe mai immaginato tutto questo?” Cercai di darmi un tono, di assumere un’aria indifferente, ma il macigno che avevo nel petto sembrò volesse soffocarmi.
“Già, chi lo immaginava….” Concordò.
“Non ti sono mai piaciuto.” Fu un’affermazione più che una domanda. Come avrebbe potuto essere altrimenti? Ai suoi occhi ero colui che aveva cercato di portargli via sua moglie e desiderato di uccidere la sua unica figlia. Ciliegina sulla torta: avevo avuto l’Imprinting con una bambina in fasce.
Sorprendentemente, scosse la testa. “Non è vero, lo sai. Se lo fosse stato non ti avrei permesso di entrare nelle nostre vite. Mai.”
Lo fissai basito mentre se ne stava in silenzio, perso in chissà quali ricordi, poi si voltò verso si me con uno sguardo che mi trapassò da parte a parte. “Tuttavia, l’avere salvato mia figlia dal Branco, quando era in fasce sarebbe comunque bastato a farmi cambiare idea su di te.”
Il mio cuore cominciò a battere così forte che mi sembrò che tutti, nel raggio di un chilometro potessero sentirlo. Come se il macigno che mi attanagliava si fosse alzato provocando un esplosione. Dunque, Edward, dopo tutto, non mi odiava. Sorrisi tra me e me scuotendo la testa, poi qualcosa attirò la mia attenzione: la risata cristallina di Renesmee. La guardai con infinito amore: non potevo vivere senza di lei.
“Beh, almeno ora capisci cosa provo io per Bella.” 
Smisi di contemplare mia moglie e tornai a guardare Edward irritato. Ero talmente preso da Nessie che avevo dimenticato la sua facoltà di leggere la mia mente.
“Piantala di leggermi nel pensiero.”
Edward scoppiò a ridere per la prima volta dall’inizio di quella  lunga giornata ed io mi irritai ancora di più. Sapevo che la sua era solo una sottile vendetta, ma le sue parole avevano colpito nel segno. Era vero. Ora che anche io amavo in modo immenso e totale, comprendevo perfettamente il vampiro che mi stava seduto accanto.  E non mi piacevo, o meglio, non mi piaceva il mio comportamento passato. Sentivo di non meritare di far parte di quella strana e meravigliosa famiglia che erano i Cullen.
Tuttavia non potei fare a meno di punzecchiarlo  “Ridi, ridi. Chissà dove saresti adesso se Bella mi avesse dato retta e non fosse corsa in Italia a salvarti la pelle!”
Stava per rispondermi a tono quando l’arrivo di Bella e Renesmee lo fece voltare. Entrambe erano così straordinarie da togliere il fiato. Bella si sedette sulle ginocchia di Edward, mentre Renesmee mi baciò con una passione tale da farmi stare male. Mentre rispondevo al bacio, pregai che Edward non leggesse attraverso il mio pensiero quello che mia moglie mi stava mostrando: io e lei che facevamo l’amore in maniera tale da essere decisamente censurata.
Per mia fortuna suo padre si soffermò sul bacio senza indagare oltre. La presenza di Bella doveva averlo distratto.
Ciò non le impedì, tuttavia di ringhiare “Nessie, risparmiaci per favore!”
“E dai Ed!”
“PAPA’, Renesmee.” Puntualizzò.
La nota ferma della voce di Edward mi fece sorridere. Da quando Renesmee era diventata adulta, aveva sempre faticato ad accettare la finzione che lo vedeva fratello di sua figlia, ma non aveva avuto scelta. Lui e Nessie ormai dimostravano la stessa età, quindi, ufficialmente Renesmee non poteva che essere figlia di Carlisle.
Su un punto però Edward non aveva voluto sentire ragioni: a casa ed in famiglia Renesmee lo avrebbe chiamato papà, come era giusto che fosse. Il problema era che lei, era solita chiamarlo “Ed” ogni volta che  aveva intenzione di provocarlo. Come in quel momento, e probabilmente il battibecco tra padre e figlia sarebbe continuato se Bella non fosse intervenuta. La vidi baciare suo marito con dolcezza sulla fronte e compresi che gli stava mostrando i suoi pensieri.
Era sorprendente come madre e figlia avessero lo stesso potere di tenerci in pugno con questa loro facoltà di farci entrare nella loro mente solo quando volevano.
“Jacob, facciamo due passi.”
Fissai Edward per un lungo momento,  pensieroso. Preso com’ero ad osservare mia moglie, mi ero quasi dimenticato di lui.
Questa sua idea mi lasciò perplesso. “Non mi piace quando mi chiedi di fare due passi.” Ricordavo ancora l’ultima volta che me lo aveva chiesto: alla fine della passeggiata mi aveva detto senza mezzi  termini che Bella stava morendo.
“Non ti ucciderò, tranquillo, se lo facessi Nessie soffrirebbe, e non potrei sopportarlo.”
Sorrisi ironico, non avevo mai avuto paura di lui, ovvio, ma,  per l’ennesima volta in questa giornata, non aveva colto al volo l’occasione di leggermi nel pensiero. O cercava di non farlo per lasciarmi un po’ di privacy, o la sua mente era davvero sconvolta.
Mentre lo seguivo tenendo Renesmee per mano, optai per la seconda ipotesi. Edward non aveva mai perso un occasione di leggere la mia mente in passato.
Ci dirigemmo sul retro di casa Cullen. Edward e Bella ci precedevano, tenendosi per mano.
Cercai di dominare la curiosità pensando a quanto fossero perfetti  insieme. Dovevo essere stato proprio cieco in passato per pensare che Bella avesse potuto amarmi come amava lui. Ora non aveva più importanza. L’unica cosa che contava era che Renesmee amasse me  come Bella amava Edward.
“Dove stiamo andando?” chiesi. La curiosità aveva avuto la meglio nel momento in cui avevamo svoltato l’angolo e mi ero reso conto che eravamo nei pressi del  garage della villa. 
“Ora lo vedrai.”
L’aria enigmatica di Edward mi irritò, ma non ebbi il tempo di fare commenti, perché nel frattempo eravamo arrivati proprio davanti al garage e lui lo aveva aperto dirigendosi oltre la Lamborghini Gallardo nera di Nessie e la Ferrari rosso fuoco di Bella, verso l’angolo più remoto dell’ edificio, dove era parcheggiata un’automobile ricoperta da un telo nero.
Quando fummo tutti  fermi davanti alla vettura, Edward estrasse una chiave dalla tasca dei pantaloni e me la lanciò. La presi al volo.
“Felice matrimonio Jake. A te l’onore.”
Rigirai la chiave tra le mani perplesso. Non riuscivo a capire il senso di ciò che stava succedendo. Guardai Edward con aria interrogativa, ma lui se ne stava immobile, in attesa. Allora guardai Bella e Renesmee. La prima mi sorrideva incoraggiante, la seconda sembrava perplessa almeno quanto me.
Poiché nessuno sembrava darmi le spiegazioni di cui avevo bisogno, feci la cosa più ovvia: mi avvicinai alla vettura e con un colpo secco feci cadere il telo.
Sentii Edward che rideva mentre, immobile, guardavo la Bugatti Veryon bianca che mi stava davanti, senza parole ne’ pensieri.
Istintivamente presi mia moglie per mano.
Non capivo. Cosa ci faceva un’auto del genere nel garage dei Cullen?
Non era quel tipo di auto che si vede in giro spesso. Era la più costosa presente sul mercato. Nessuno possedeva tanto denaro.
Mi corressi. Nessuno a parte Edward!
“Allora, è di tuo gradimento?” Sentii a malapena le sue parole.
Lo guardai con gli occhi spalancati mentre un’idea assurda si faceva strada nella mia mente. “E’ …. Mia?”
“Certo che è tua.” Replicò spazientito.
“Edward …. Io …. E’ troppo, davvero.” Non sapevo cosa dire, la mia mente stava categoricamente rifiutando l’idea che quella meraviglia potesse appartenere a me.
“No, Jacob, niente sarà mai troppo per te. Non mi basterebbe la mia eternità per ringraziarti di quello che hai fatto per me e per la mia famiglia.”
“Non l’ho fatto perché desideravo ….. Quella!” 
Credevo che la Kawasaki Ninja verde mela che avevo ricevuto per il mio compleanno dalla mia nuova famiglia fosse il miglior regalo mai ricevuto  in assoluto, ma, ancora una volta, avevo sottovalutato Edward Cullen.
 Lui Sorrise. “Lo so, ma io voglio il meglio. Per te, e per la mia bambina.”
Bella, che fino a quel momento era rimasta in disparte, si avvicinò. “Che ne dite di andare a farvi un giro?”
Le sue parole mi diedero la certezza che non stavo sognando. Quel gioiello era mio, e, anche se nulla valeva confronto alla mia Nessie, il pensiero di salirci e di andare a fare un giro a folle velocità, mi fece sentire euforico come non lo ero mai stato in vita mia.
Tenendo sempre stretta la mano di Renesmee, mi avvicinai all’auto. Salii seguito da mia moglie.
L’accesi ed il rombo del motore riempì le mie orecchie.
Sono un meccanico, conosco i motori, e non esagero se dico che il quel rombo non poteva essere altro che musica. Sorrisi a Nessie, poi ingranai la marcia, e partii come se fossi al Gran Premio di Montecarlo.
“Tornate in tempo per la torta!”  Sentii Bella che me lo gridava mentre ridevo felice insieme a Renesmee e mi dirigevo verso la statale.
 
4.
 
“Gentili signore e signori, il vostro comandante vi informa che tra circa 15 minuti atterreremo all’aeroporto di Seattle.”
La voce cortese dell’hostess mi riscosse dai miei pensieri. Renesmee dormiva ancora ed io mi soffermai ad osservarla di nuovo prima di svegliarla. Doveva essere veramente stanca per dormire tutto il viaggio. O era la gravidanza?
Vigliaccamente, mi chiesi se non fosse stato il caso di rimanere ad isola Esme per qualche altro giorno e rimandare il confronto con Edward, ma volevo Nessie vicino a Carlisle. Non si poteva mai sapere.
“Ness, tesoro…”
Al suono della mia voce aprì pigramente gli occhi e sbattè le sue lunghe ciglia.
“Siamo arrivati?” sussurrò con un filo di voce.
Annuii accarezzandole dolcemente una guancia. Lei rimase appoggiata alla mia spalla.
“Dobbiamo allacciarci le cinture di sicurezza.” Le dissi.
Renesmee sorrise. “Manca poco eh?”
“A cosa?” La guardai con aria interrogativa.
“Ancora pochi minuti e dovremo affrontare l’ira funesta .”
“Ti proteggerò io se sarà necessario. Non avere paura. So come affrontare tuo padre. ”
Sorprendentemente Renesmee scoppiò a ridere. “Non ho paura di papà. Piuttosto stavo pensando a zia Rose!”
Accidenti! Rosalie! Dovevo ammettere di non averci mai pensato.
Lei si che poteva essere pericolosa se veniva messa in discussione l’incolumità di sua nipote. Amava Nessie totalmente. Se le fosse successo qualcosa avrei dovuto veramente raccomandare la mia anima!
“Rosalie non ti farà nulla.”
“Oh, a me no di sicuro!”
Sospirai chiedendomi  quale dei membri della famiglia Cullen sarebbe stato mio alleato in questo frangente. E me ne venne in mente solo uno: Bella, come sempre.
Quando l’aereo atterrò ero ancora immerso nei miei pensieri, gli stessi pensieri che continuavano ad affollare la mia mente, martellanti, anche mentre ritiravo i bagagli.
Ma uno, più martellante di tutti, mi stava lasciando senza fiato: stavo per affrontare Edward Cullen. Per l’ennesima volta.
 
Bene. Dovevo ammetterlo. Avevo paura. Me ne resi conto nel momento esatto in cui incontrai lo sguardo di Edward. “Ecco un’altra sfumatura che non conosco”  mi ritrovai a pensare. I suoi occhi d’oro esprimevano rabbia mista a dolore e rimprovero. Sembrava volessero dirmi : “Cosa hai fatto alla mia bambina?”
 Mentre camminavo tenendo Renesmee per mano,  incatenai il mio sguardo al suo, incapace di sostenere il peso delle mie azioni.
Aveva ragione. Cosa avevo fatto a Renesmee? Più guardavo Edward,  più me lo chiedevo.
Eppure, mai  mi ero sentito così sicuro di me come negli ultimi giorni.
L’unica cosa che continuavo a ripetermi , come un mantra, era: “Jacob, non pensare. Non pensare. Non pensare.” 
Ma dov’era Jasper quando avevo bisogno di lui?
“Paura eh?”  la voce di Renesmee si insinuò nella mia mente mentre camminavamo con passo lento in direzione della coppia che gli umani non riuscivano in alcun modo ad ignorare. Come avrebbero potuto? Bella indossava un tubino rosso che la fasciava come una seconda pelle ed un paio di scarpe nere col tacco che slanciavano ancora di più la sua figura abbagliante. Edward non era da meno, nonostante indossasse solo un paio di jeans ed una camicia bianca, sembrava irradiare forza e sicurezza: un pedatore. Un vampiro. No, due vampiri.  Se si fossero nutriti di sangue umano, non avrebbero avuto difficoltà a trovare cibo. Chissà se le persone che transitavano all’aeroporto in quel momento si rendevano conto del rischio che stavano correndo.
“Paura? No. Perché dovrei?” Sperai di essere credibile, ma sapevo già di non saper mentire a mia moglie.
Sorrise ironica: “Si, certo.”
Mentre maledicevo me stesso per aver cacciato entrambi in questo guaio, Nessie mi lasciò la mano e corse tra le braccia di suo padre investendolo in pieno.
Edward, dopo il primo attimo di smarrimento,  la strinse forte a se liberandomi finalmente dal suo sguardo magnetico. Era chiaro che in quel momento la cosa che lo interessava di più era che Renesmee stesse bene.
Mi fermai a poca distanza da loro ed incrociai lo sguardo tranquillo di Bella.
Subito compresi che Nessie stava rassicurando Edward nel modo che preferiva: mostrandogli la nostra luna di miele. La cosa non mi piacque, avrei preferito che quei momenti rimanessero una cosa strettamente privata,  ma sapevo che era l’unico modo di convincerlo a non uccidermi. Mi preparai a trasformarmi nel caso le immagini di Renesmee non gli fossero piaciute,m a subito mi diedi dell’idiota. Primo perché diventare un licantropo feroce e attaccare un vampiro all’aeroporto di Seattle praticamente in pieno giorno non era proprio il modo migliore di non dare nell’occhio;  poi perché, che a Edward piacesse o no, ero il marito di sua figlia.
Era intelligente, e sapeva che nessuno avrebbe mai potuto amarla come la amavo io. A parte lui.
E così restai  in attesa, ansioso, che lei gli mostrasse tutto, sperando  che tralasciasse i particolari più intimi.
Quando vidi  il volto tirato di Edward rilassarsi lentamente, man mano che le immagini invadevano la sua mente, mi rilassai anche io.
Poi qualcosa cambiò, un cambiamento così repentino da lasciarmi senza fiato. Edward si allontanò di colpo da sua figlia.
In preda al fuoco che mi bruciava dentro, mi posi  in allerta, pronto a combattere, e al diavolo l’aeroporto di Seattle. I miei istinti di lupo erano difficili da dominare quando c’era di mezzo Renesmee , ma compresi subito che non ce ne sarebbe stato bisogno.
Gli occhi di Edward non esprimevano rabbia, ma dolore. Lo stesso dolore che avevo letto nel suo sguardo quando lo avevo rivisto dopo il suo ritorno da Rio. Quando mi aveva detto che per Bella non c’erano più speranze.
Sentii mia moglie sussurrare a mala pena: “Scusa papà. Non avrei dovuto ….”
Allora il dolore di Edward mi fu chiaro.
Di colpo venni catapultato indietro nel tempo e mi tornò alla mente un piovoso pomeriggio di gennaio. Sembrava passata una vita, invece era accaduto solo sue anni prima….
 
“Ho vinto!”
“hai barato Ness!”
“No, non è vero!”
“Si che è vero!”
“No!”
“Si!”
Renesmee aveva messo il broncio ed io avevo spento la Playstation che Charlie le aveva regalato per Natale,  sorridendo.
“Ok ness, non hai barato, scusa, è che sono solo molto invidioso di quanto sei brava.”
Le labbra di Renesmee si erano allargate in un sorriso, ed il mio cuore colmo d’amore si era dilatato. Valeva la pena di mentire per vederla felice.
Fuori pioveva a dirotto, ma Edward e Bella avevano comunque deciso di andare a caccia con il resto della famiglia, ed io mi ero offerto volentieri di badare a Renesmee. Non avevo molte occasioni per stare da solo con lei, era sempre circondata dai Cullen, o da Charlie, o da Renee. Ovvio che io non la lasciavo un attimo, ma non era la stessa cosa.
Quei pomeriggi,  invece, sebbene rari, erano tra i più felici che ricordassi. Non facevamo nulla di particolare, ma per me era fantastico lo stesso, soprattutto negli ultimi tempi.
Renesmee aveva ormai assunto la fisionomia di una ragazzina di circa 14 anni e cominciava mostrare per me un interesse che andava al di là del mero rapporto padroncina/cagnolino.
 “Cosa facciamo Jake?”
La sua voce aveva interrotto il corso dei miei pensieri.
“Giochiamo a scacchi?”
Nessie aveva sbuffato: “Non mi piacciono gli scacchi. Non capisco cosa ci trovino di così affascinante mamma e papà.”
Già … Chissà cosa ci trovavano …. Me lo chiedevo spesso anche io in verità.
“jake?”
“Si?”
“Tu credi che papà mi voglia bene?”
Le parole di Renesmee mi avevano lasciato senza fiato. “Ma certo! Che razza di domande fai?”
Lei mi aveva guardato imbarazzata. “E’ che … Si, insomma … Io so che tu mi vuoi bene  ….”
Io le volevo “bene”?  Mi  venne da ridere. “Bene”  era un termine riduttivo che non descriveva affatto la portata di quello che provavo per Renesmee. Lei era il mio centro di gravità permanente, ecco cos’era.    
 Cercai di distogliere la mia mente da quel pensiero per capire il senso del suo discorso.
“… E so che la mamma mi vuole bene ….”
Anche in questo caso il termine  “bene” non era sufficiente a spiegare l’amore di un’umana che aveva deciso di morire per dare alla luce un figlio concepito con un marito vampiro. Lasciai che andasse avanti.
“Ma papà … lui ama troppo la mamma….”
“Ama te quanto lei, dovresti saperlo.”  Mai ero stato più sincero.
“E’ che …” Esitò, come se avesse paura di manifestare il suo pensiero.
“Continua Ness.”  La esortai.
“Avvicinati Jake.”
Mi avvicinai a lei e lasciai che posasse la sua mano sulla mia guancia. Capivo che era ansiosa di mostrarmi qualcosa, ma non riuscivo ad afferrarne il senso. Poi di colpo sentii un enorme tristezza. Avvolse tutto il mio essere, ma stranamente non vedevo alcuna immagine. Cosa stava succedendo?  Non riuscivo a comprendere. Lentamente la tristezza aveva lasciato il posto alla desolazione, mista alla paura e all’ impotenza. Sentivo quelle sensazioni entrarmi dentro la pelle, ma continuavo a  non vedere nulla. Perché Renesmee mi faceva solo sentire la sua angoscia? Provai a rifletterci. Ci vollero un paio di minuti, poi il sangue si gelò nelle mie vene. Renesmee non mi mostrava nulla perché neanche lei aveva visto nulla: quelle sensazioni l’avevano colta nel grembo materno, e culminavano in una domanda disperata “Perché papà non mi vuole bene?”
Ero rimasto senza parole. Quanto sapeva di quello che avevo provato Io in quei momenti? Non avevo avuto il coraggio di chiederglielo.
Quando aveva tolto la mano, stavo ancora riprendendomi dallo Shock , ma dovevo dire qualcosa, non volevo che pensasse che Edward non l’amasse abbastanza. Ma come spiegarle  quello che avevamo passato prima che lei nascesse? 
Inoltre, se c’era qualcuno che aveva odiato Renesmee con tutta l’anima, quello ero io. Non Edward.
“Nessie, tuo padre ti adora.  All’inizio lo spaventavi, sai quanto sei speciale,  ma posso assicurarti che ora sei la sua vita. E, credimi, nessuno conosce tuo padre come me.”
 “Davvero Jacob?”
Nessie mi aveva guardato con i suoi grandi occhi nocciola pieni di speranza ed io le avevo sfiorato il volto.  “Certo! Ci hai visti tu stessa. Tutti pronti a combattere con i Volturi, con lui in prima linea. E non basta, mi ha permesso di starti accanto nonostante quello che sono, solo per farti felice, perchè sapeva che tu lo desideravi. Se questo non è amore…” 
In realtà, su quest’ultimo punto, mi ero sempre chiesto se per caso Edward non avesse piuttosto deciso sadicamente di vendicarsi di me concedendomi di stare con Nessie al solo scopo di umiliarmi, divertendosi a morte nel vedermi scodinzolare docile accanto a sua figlia.
mentre ero immerso in quelle considerazioni, Renesmee aveva alzato una mano ed ingenuamente aveva tracciato con il dito il contorno delle mie labbra.
Colto di sorpresa da una tentazione che non ero riuscito a controllare, avevo abbandonato i miei pensieri.  In fondo cosa importava? Avrei scodinzolato per l’eternità se quello fosse stato l’unico modo di rendere felice Renesmee.
Incapace di trattenermi, avevo appoggiato leggermente le mie labbra sulle sue e l’avevo baciata. Solo quando l’avevo sentita rispondere al mio bacio ero tornato in me. 
Cosa stavo facendo? Era una bambina, e, anche se il concetto di bambina, nel caso dei vampiri ibridi, era molto diverso dal concetto generale, mi imposi di fermarmi. Non era così che funzionava l’Imprinting, non avrei dovuto avere pensieri così impuri fino a quando Renesmee non avesse raggiunto la maturità. E non avrei dovuto avere quella voglia pressante di stringerla a me. Soprattutto non avrei dovuto avere gli ormoni umani che viaggiavano alla velocità della luce. Non ero forse un licantropo?
“Ness .. No.”  Avevo respirato profondamente, cercando di ritornare me stesso.
Lei mi aveva guardato smarrita. “Perché no?”
“Non è ancora tempo.”
“Ma io ti amo Jake.”
“Anche io. Da morire. Ma devi aspettare. Un giorno tutto cambierà, te lo prometto, ma oggi non è quel giorno.” Le avevo sfiorato di nuovo la guancia con la mano, poi l’avevo baciata sulla fronte.
“E fino ad allora?”
“Ti starò vicino. Sempre.”  Dio solo sapeva quanto mi sarebbe costato d’ora in poi.
Lei aveva annuito. “Prendo gli scacchi.”
 
Ovviamente, ne Edward ne Bella avevano mai saputo  cosa era veramente accaduto quel pomeriggio. Renesmee non ne aveva mai parlato, mentre io, quando ero nei pressi di casa Cullen, cercavo di non  pensarci per evitare che Edward mi leggesse il pensiero e decidesse di porre fine alla mia esistenza.
Tornai lentamente al presente, ancora leggermente turbato, e vidi Edward prendere di nuovo sua figlia tra le braccia baciarla sulla guancia. “Sono io che dovrei scusarmi con te. Mi dispiace tesoro, sono stato imperdonabile. Ma ti voglio bene. Da morire.”
Sentii chiaramente le sue parole, ma non ebbi il coraggio di dire nulla. Quel momento no era mio. Vidi Bella avvicinare la mano al volto di suo marito. Sapeva tutto.
“Ora lo sai anche tu….” Mi ritrovai a pensare, ed Edward, ovviamente, lo lesse. Mi guardò senza dire nulla per un istante eterno, poi prese sua figlia per mano e la fissò intensamente negli occhi. “Credevo che l’amore che provo per te e tua madre fosse il massimo che io potessi provare. Ora so che non è vero. C’è anche quello che provo per il tuo bambino.”
Tenendo sempre Renesmee per mano si avvicinò a me. Sorrideva.
“Sono veramente contento per voi.”
Annuii, sorridendo anche io.
“Non permetterò che le succeda nulla. Te lo giuro.” Glielo dissi sinceramente. Glielo dovevo.
“Lo so.”
Nessie lasciò la mano di Edward e abbracciò sua madre.“Torniamo a casa mamma. Dobbiamo dire tutto a agli altri. zia Alice non può vedere il futuro mio e di Jacob, e poi voglio vedere nonno Charlie. Tutti si staranno chiedendo come mai abbiamo interrotto la luna di miele.”
Bella scoppiò a ridere. “ Non credo che si chiedano più nulla ormai. Comunque si, meglio andare. Io e papà stasera dobbiamo andare a caccia.” Concluse guardando suo marito in maniera tale che mi ritrovai a spostare il mio sguardo altrove, imbarazzato. Sapevo perfettamente come finivano le battute di caccia di Edward e Bella. Scoppiai a ridere seguito dal mio giovane suocero, pensando che presto avrebbe battuto il Guinness dei primati e che il suo record sarebbe sopravvissuto a lungo. Chi sarebbe mai potuto diventare nonno ad un età inferiore a 17 anni?  Nessuno. Nessuno a parte me.
Mentre sorridevo a mia moglie lo sentii dire.   “Si, la mamma ha ragione Nessie. Stasera dobbiamo andare a caccia.
   
 
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