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Autore: VeraNora    15/03/2013    12 recensioni
Mi cimento nel mio primo "What If": Damon lascia Mystic Falls due giorni dopo la scelta di Elena. Lei non è morta, non è diventata vampiro. Lui va via senza dire niente, senza salutare nessuno e nel lasciare quella vita, si ritrova a dover prendere una decisione, come già accaduto nella 2x12 con Jessica. Questa decisione si ripercuoterà sul suo futuro, e 20 anni dopo quella notte, capirà che al destino non si sfugge, mai.
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«Ho avuto 20 anni per pensare ai “forse”, ed ho capito che il destino non si evita. Niente e nessuno avrebbe potuto cambiare il corso degli eventi, niente e nessuno avrebbe potuto evitare di farci trovare qui e ora, così. Nemmeno tu»
Genere: Fluff, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena, Damon/Katherine, Elena/Katherine
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Damon rimase impietrito nel vedere suo fratello entrare nel salotto. Trovò a malapena il fiato per pronunciare il suo nome,  poi sentì la gola seccarsi e chiudersi.
 
Stefan arrivò sul vialetto della casa di Caroline e, vedendo la Camaro celeste parcheggiata, corse veloce dentro casa. La macchina era uguale a quella di Damon, ma lui non poteva essere lì, non dopo tutti quegli anni passati a cercarlo ovunque. Entrò chiamando la vampira e tenne gli occhi fissi sull’auto, temendo che, distogliendo lo sguardo,  sarebbe sparita. Si mosse verso il salotto, sicuro di non avere allucinazioni e rivolse la sua attenzione all’interno, trovandovi  quattro individui:  due cristalli di ghiaccio sbiadirono tutto il resto catturando la sua attenzione:  «Damon» disse in un filo di voce. Credette di sentire il cuore rientrargli in funzione. «Stefan» aveva risposto quella visione, eliminando l’ipotesi che fosse tutto frutto della sua immaginazione.
 
Stefan perse il controllo sul proprio corpo: la bocca si spalancò in un sorriso, gli occhi si riempirono di lacrime, i piedi si mossero veloci e le sue braccia si strinsero intorno all’apparizione. Spinse le mani sulle spalle del fratello godendo di quella consistenza: aveva bisogno di sentirlo reale, tangibile.
Damon rimase immobile, incapace di reagire, ma quando sentì la forza dirompente di quell’abbraccio, sollevò le mani e ricambiò la stretta. Un calore sconosciuto lo invase e chiuse gli occhi sentendo i ghiacciai che gli avvolgevano il cuore sciogliersi.
«Sei vivo!»
esclamò Stefan. Il fratello provò a sorridere, ma anche lui non era più padrone dei suoi muscoli. Gli ci volle qualche secondo per riprendersi da quella sensazione di torpore. Scosse la testa e provò a parlare:
«Sì… io…»
Tornato completamente in sé e collegò l’ultima frase pronunciata da Caroline all’arrivo del fratello. Si liberò  dalla stretta e guardò prima lui e poi lei.
«Tu… lei… voi..»
Farfugliò. Caroline, rimasta a guardare stringendosi la maglia in un gesto di tensione, si affrettò a rispondere:
«Oh! No! Noi… no… lui…»
Ma prima che potesse finire di formulare la frase, un grosso pastore maremmano, dal pelo bianco e lungo, entrò correndo in casa, si fermò a guardare gli ospiti e decise di andare a fare le feste a Jessica. La ragazza cadde a sedere sul divano sotto il peso di quel cucciolone, e cominciò a ridere accarezzando quella valanga di affetto. Una donna entrò correndo dietro al cane esclamando:
«Tesoro! Ma che ti è preso? Il cane mi ha quasi fatta cadere a terra per inseguirti!»
si bloccò vedendo gli ospiti inattesi.
«…Damon»
Anche lei pronunciò quel nome in bilico tra incredulità e gioia.
Il vampiro, con le mani ancora sulle spalle di Stefan, la guardò con la bocca spalancata.
«C-credevo… io … non dovresti essere morta?»
domandò stupito.
«Tecnicamente lo sono»
rispose lei. Lui si voltò verso Elena che fece spallucce.
«Avevo così tante cose da dire che mi è sfuggito quel particolare»
rispose imbarazzata.
«Ti è sfuggito di dirmi che è diventata un vampiro?»
ribatté scioccato.
«Beh… con tutte le mie ricerche per curare le persone in modo “alternativo”, ti aspettavi che non facessi qualche esperimento su di me?»
cercò di giustificarsi la donna. Damon boccheggiò, di nuovo la sua testa si collegò a quanto aveva sentito dire alla donna: si era rivolta al fratello chiamandolo “tesoro”.
«Tu e… Meredith? Complimenti… non ti facevo tipo da panterone!»
commentò.
«Hey! Non ho nemmeno 30 anni!»
esclamò risentita la dottoressa Fell.
«E lui nemmeno 18!»
replicò.
«Tecnicamente ne avrei quasi 200»
Si giustificò Stefan.
«Hey! Mi sono fatto la mamma di Elena e quella di Matt… non sono la persona giusta per giudicare! Solo… mi sorprende…»
lo tranquillizzò, Damon.
«Agh… non mi abituerò mai a saperti “attivo” sotto quel punto di vista… ma la storia della mamma di Elena mi intriga parecchio! Credo di aver appena trovato la mia seconda domanda di oggi… tranquillo, tranquillo… non ora… più tardi!»
proruppe Jessica, libera dalle feste del cane. Stefan guardò la ragazza confuso: chi era? Perché si rivolgeva a Damon in quel modo? Cosa ci faceva lì?
Decise di dare voce ai suoi dubbi e chiese:
«Lei… chi è ?»
Caroline fece una risata isterica attirando l’attenzione di tutti.
«Cosa? Voglio vedere la sua reazione quando lo saprà»
si difese.
«S-sapere…c osa?»
«Sono sua figlia!»
esclamò divertita la ragazza.
«T-tu… c-cosa? Lei… che significa? Figlia?»
balbetto il più piccolo dei fratelli Salvatore.
«Oh… per farla breve: ho ucciso sua madre andando via da Mystic Falls e ho deciso di crescerla come mi figlia»
«Proprio così!»
squittì Jessica.
Stefan rimase a bocca aperta, sconvolto da quella marea di informazioni da metabolizzare. Il cane saltò sulle spalle della ragazza che si era rimessa in piedi, facendole perdere momentaneamente l’equilibrio.
«Tyeler! Fai il bravo!»
lo richiamò, Caroline.
Damon scosse la testa.
«Lo hai… chiamato come il tuo ex?»
chiese. Jessica, inginocchiata a giocare con il cagnolone, disse:
«Che c’è di male? Scommetto che lui ha comprato una gatta e le ha dato il nome di lei!»
«Jess!»
la riprese il vampiro.
«Cosa? Era una constatazione! Oh, ma se ho offeso chiedo scusa… potete dare la colpa alla sindrome di Tourette»
svicolò.
«H-ha… la sindrome di Tourette?»
si informò Caroline.
«No! Le manca solo un filtro tra cervello e bocca!»
sibilò il vampiro.
«Beh… allora deve essere proprio figlia tua»
commentò Stefan. Jessica rise, si alzò in piedi e disse:
«Ah! 1 a 0 per zio Stef! »
poi si girò verso il cane e, battendosi le mani sulle ginocchia, lo chiamò a sé:
«Hey, bel cagnone! Che ne dici se lasciamo i vampiri a parlare di cose noiose ed andiamo a giocare fuori? Eh?»
Il cane cominciò a saltellarle intorno e la seguì, continuando a muoversi frenetico.
«Andiamo anche noi… è meglio che voi due stiate un po’ da soli…»
propose Meredith, accarezzando una spalla al fidanzato. Lui le sorrise ed annuì. Le tre vampire raggiunsero Jessica in giardino mentre i fratelli andarono a sedersi sul divano.
«La dottoressa, eh?»
disse Damon.
«Già… le sono stato vicino dopo… sai… la sua morte, e lei è stata vicina a me…»
rispose lui, timido.
«Ascolta, Stefan… io… non potevo… non avrei mai immaginato sarebbe successo tutto questo…»
«Lo so, nessuno di noi poteva… sono… io sono solo felice che tu sia vivo»
Gli occhi verdi del vampiro si inumidirono.
«Ti ho cercato ovunque… ora capisco perché non ti trovavo… giravi con un’umana… una figlia…»
«Sì, beh… appena ha iniziato ad avere la facoltà di invitarmi in casa, abbiamo lasciato perdere la vita negli alberghi…»
«Scommetto dopo che ha compiuto 5 anni…»
Damon sospirò, inclinò la testa e disse:
«Stefan… io… vorrei poter rimediare… non sarei dovuto andare via»
«Di che parli? Rimediare a cosa?»
«Se non fossi andato via… o se mi fossi fatto sentire… avrei risparmiato a te e ad Elena anni di sofferenza…»
«Credimi, Damon… se c’è qualcuno che deve rimediare non sei tu… se fossi stato sincero, non egoista nel volere una donna che non mi amava… non più… e se non avessi avuto fretta di… se…»
Stefan si prese del tempo per chiarire il concetto e riformulò la frase:
«Tu avevi tutto il diritto di andartene, lo avrei fatto anche io… ma se Elena è stata in quelle condizioni non è stata certo colpa tua… è solo mia la colpa…»
Il fratello maggiore corrugò la fronte non capendo il senso di quelle parole.
«Bonnie…»
«È stata in coma dopo aver provato a fare l’anello ad Elena, cosa c’entri tu?»
Gli occhi verdi di Stefan dissero più di quanto Damon non volesse sapere.
«Io… io avevo paura… credevo che, nelle condizioni in cui stava, Elena, avrebbe fatto una sciocchezza… Andai da Bonnie e la pregai di farle l’anello… io…»
«”Il gioco delle colpe è stupido e non vince mai nessuno”. C’è una ragazza lì fuori che me lo dice spesso… e credo di aver appena capito cosa intendesse …»
lo confortò. Stefan lo guardò incuriosito.
«Una figlia… Damon, che ti è saltato in mente?»
gli domandò. Damon sollevò le sopracciglia e raccontò anche al fratello la storia di come Jessica era entrata nella sua vita.
«E a lei sta bene?»
commentò lui.
«A quanto pare… senti, non lo capisco nemmeno io. Ero pronto a farmi uccidere il giorno che le raccontai la verità, invece… lei, semplicemente mi ama, come un padre… un padre vero»
spiegò.
«No… io lo capisco… il fatto che non abbia mai dato il giusto valore al nostro legame ti ha convinto che sia impossibile amarti… ho dovuto crederti morto per capire che sei tutto quello che mi resta della mia famiglia… vorrei averlo capito prima ma… come dice mia nipote “il gioco delle colpe è stupido e non vince mai nessuno” »
Damon sorrise.
«È una ragazza eccezionale… non so davvero come sono riuscito a tirarla su così. Magari è merito dei geni dei suoi genitori naturali…»
«Dal poco che ho visto, hai molti più meriti di quel che credi… e con Elena?»
«Ci servirà un po’ di tempo… ma ora che il destino me l’ha riportata non la lascio più!»
esclamò deciso. Stefan si alzò dal divano.
«Le raggiungiamo? Voglio proprio conoscere meglio questa Jessica!»
propose. Damon annuì e lo seguì in giardino, dove trovò Elena, seduta accanto a Caroline, osservare Meredith e Jessica giocare con Tyler. Le posò le mani sulle spalle e lei sollevò la testa trovando gli occhi di lui illuminati da una nuova luce. Gli sorrise e chiese:
«Stai bene?»
 
Caroline, Elena e Meredith lasciarono ai fratelli un po’ di tempo per ritrovarsi. Raggiunsero Jessica in giardino, intenta a lanciare una palla di gomma al pastore maremmano che correva felice intorno alla ragazza.
«Damon-papà… fatico a crederci»
commentò la bionda.
«È davvero bravo… e lei… lei è una forza della natura…»
«N-non volevo giudicare… io…»
si affrettò a difendersi l’amica. Elena sorrise e la fermò con un gesto della mano.
«Lo so, lo so! Ho faticato anche io a… capire… ma lei lo ha salvato… ha tirato fuori il meglio di lui e lotta con tutte le sue forze perché lo accetti anche lui. Lei… lei… è sua figlia…»
Meredith sorrise e le accarezzò la schiena.
«Io sono solo felice di vederti così serena… vi lascio un po’ sole…»
Le salutò prima di raggiungere Jessica. Le due amiche si sedettero.
«Elena… io… volevo dirti che mi dispiace… non avrei dovuto…»
«Caroline… va tutto bene… l’importante è averlo trovato…»
sospirò Elena.
 
Due anni prima, le due amiche si trovavano in Connecticut, sulle tracce di Damon. Dopo giorni passati a setacciare tutti i motel, gli alberghi, gli hotel, le case pignorate dello stato senza risultato, la bionda vampira azzardò a dire:
«Elena… forse non vuole farsi trovare… torniamo a casa! Prima o poi tornerà e tu gli dirai tutto!»
«Spero tu stia scherzando
le ringhiò di rimando.
«Elena, stiamo girando il mondo da 13 anni senza nemmeno un avvistamento! Una traccia! Magari lui sa che lo stai cercando e si nasconde
urlò disperata,  Caroline. Elena, sentendo quelle parole, si fece prendere dall’ira e si scagliò contro l’amica, stringendole il collo.
«Non… osare! Io lo devo trovare! Devo chiedergli scusa! È colpa mia se è andato via! Solo colpa mia! Tu l’hai sempre odiato! Non ti è mai andato giù che ti abbia solo usata! Lui mi ama, capito? Lui mi ama! Non si nasconderebbe mai da me! »
urlò. Caroline le afferrò i polsi cercando di liberarsi dalla presa senza però riuscirci: sentì le ossa del collo scricchiolare e la guardò supplichevole. La rabbia defluì dal suo corpo, riportando Elena alla lucidità. Esterrefatta la lasciò di scatto, tremando.
«C-Care… scusa… io… oh mio dio! Non volevo… io…»
La bionda si massaggiò nel punto in cui, fino a poco prima, le mani dell’amica, come pinze letali, l’avevano attanagliata. Sentì il suo corpo rigenerarsi  e, riacquistate le forze, si avvicinò cauta alla vampira in stato di shock tentando di calmarla.
«Elena… va bene… non avrei dovuto… non è successo niente…»
Le accarezzò i capelli e lei crollò, piangente, tra le sue braccia.
«I-io… io lo devo tro-o-vare, Caroline… io… io non posso stare senza lui…»
singhiozzò.
«Lo so, scusa… ero solo stanca… non avrei dovuto dirti quelle cose… domani ritorneremo a cercarlo, lo troveremo
Elena scosse la testa, si asciugò le lacrime e le disse:
«No… non scusarti… questa è la mia ricerca… ti sto sottraendo alla tua vita… torna a casa, vai a trovare tua madre… io continuerò da sola
Caroline la guardò con la bocca spalancata. Moriva dalla voglia di tornare a casa, di pensare alla sua vita, ma era terrorizzata da quel che avrebbe potuto combinare l’amica da sola, senza la supervisione di qualcuno.
«Magari Stefan… lui potrebbe sostituirmi»
propose timidamente.
«No… non posso rubarvi altro tempo… lui e Meredith sono stati separati anche troppo a causa mia… non succederà nulla… ti chiamerò ogni giorno finché non lo troverò… te lo prometto!»
E così era stato finché non lo aveva trovato, fuori da un negozio di alimentari, a fare la spesa, come un comune mortale.
 Anche quel mattino aveva sentito l’amica al telefono.
 
«Dove sei, Elena
«A… Denver»
le aveva risposto, titubante.
«Ancora? Non tornerà mai a Denver! Perché non torni un po’ a casa? Jeremy vorrebbe vederti! Ed anche Bonnie… ed io… vieni a trovarmi! Ho trovato una casa bellissima! Ed ho preso un cane
«Care… non posso… non così. Senza di lui sono una mina vagante… starò qui finché Bonnie non avrà una nuova traccia…»
«Elena…»
«Caroline, non ne voglio parlare più. A domani!»
 
Terminata la chiamata guardò le pareti della stanza,  tappezzate di articoli di giornale che trattavano di “attacchi sospetti” e  di appunti sui vari luoghi visitati. Sopra la scrivania aveva appeso la cartina geografica,  una miriade di “x” rosse segnalavano i luoghi che erano stati un fallimento. Un mare di sangue in cui risaltava un’unica zona bianca: Denver.
Le tornarono in mente, velenose,, le parole di Caroline : la rabbia cominciò a montare e  sentì che stava per impazzire. Uscì dalla stanza  e camminò a zonzo,  cercando di distrarsi dal pensiero fisso di Damon, senza riuscirci. I suoi piedi la guidarono sulla strada del destino e quando inaspettatamente lo vide, cuore e mente si scissero in due entità: uno la spinse a piazzarglisi davanti, l’altra cercò di farla scappare via… vinse l’amore.
 
E lo aveva trovato, l’aveva amato… ma ancora non gli aveva detto tutto. Quando le mani di lui le si posarono sulle spalle lei fu percossa dalla stessa energia che l’accendeva ogni volta che lui la sfiorava. Sollevò il viso trovando gli occhi di cielo dell’uomo che aveva inseguito per anni,  e che avrebbe cercato per secoli,  se fosse stato necessario. Gli chiese se stesse bene…
 
«Sono in pace»
le rispose, sorridendo. Il corpo di lei vibrò e l’intera struttura delle sue ossa parve sbriciolarsi: lui era stato un terremoto e l’aveva rasa al suolo. Non restava loro che ricostruirsi a vicenda.
«Caroline… ti andrebbe di andare a fare due chiacchiere con mia nipote?»
chiese Stefan, offrendo il braccio alla vampira. La bionda annuì sorridente e si allontanò con il vampiro.
Damon ed Elena rimasero soli e lui le sedette accanto.
Finalmente serena,  lo guardò con occhi adoranti mentre lui osservava la sua famiglia conoscersi.
«Ti ricordi cosa mi hai detto quella volta… quando stavi per morire dopo il morso di Tyler?»
domandò lei, distraendolo dalla sua visione.
«Ho detto un sacco di cose… deliravo…»
Lei sorrise e aggiunse:
«Beh… tra le tante cose… mi hai detto che se ti avessi conosciuto nel 1864 mi saresti piaciuto…»
Lui annuì.
«Ora penso di capire a cosa ti riferissi…»
Incuriosito la guardò. Lei gli indicò la figlia.
«Jessica… ti somiglia tantissimo, caratterialmente intendo…  credo lei rappresenti quello che eri da umano, senza secoli di dolore nel cuore: la osservo e vedo te… sì,  credo proprio mi saresti piaciuto nel 1864»
Damon ridusse gli occhi a due fessure ammiccanti.
«Credevo di piacerti… così come sono ora…»
la punzecchiò lui.
«No… ti amo… così come sei ora…»
gli confessò in un sussurro lei. Negli occhi del vampiro si diradarono le nuvole e nel suo petto esplose il sole. Lei si alzò dalla sua sedia e prese posto sulle gambe di lui, gli mise le braccia intorno al collo e perdendosi nel cielo terso del suo sguardo ripeté:
«Ti amo, Damon… ed ho intenzione di amarti per sempre!»
Lui trovò la forza solo per prenderle il viso tra le mani e baciarla teneramente.
Si sentì catapultato indietro di anni, sul portico di casa di lei, quando lui la baciò e, per la prima volta, lei non si ritrasse.
«Ti amo anche io, Elena… ti ho sempre amata e, che io sia dannato… non smetterò mai…»
«Questo vuol dire che possiamo tornare?»
esclamò Jessica. I due si voltarono verso la giovane.
«C-cosa? Dove?»
farfugliò Damon.
«Ma a Mystic Falls! Mi sembra ovvio!»
«E Dallas? L’itinerario?»
le chiese.
«Ahm… forse è il caso che ti riveli una cosuccia…»
rispose lei, mordendosi l’interno della guancia.

   
 
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