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Autore: Faffina    15/03/2013    11 recensioni
C'è Daniel che è sempre stato etero.
Scott è gay ma non lo sa nessuno.
Gabriel, bello e ricco, è deciso a vedere il mondo da solo.
Ely, dalle ciglia lunghe e dai lineamenti delicati rischia di sembrare ciò che non è.
Kyle è scappato da casa all'età di 15 anni e non sa nemmeno più da cosa sta fuggendo.
Cinque ragazzi che vogliono iniziare una nuova vita a New York. Quattro di loro nascondono un segreto.
Scappano spinti dal bisogno di stare soli, senza sapere che è proprio la cosa da cui fuggono.
Impareranno a conoscere sé stessi, la paura, l'odio, l'amore e il sesso, che a volte si nascondono dietro l'amicizia.
Quando Dan alzò lo sguardo, Scott aveva le lacrime agli occhi. Abbassò il viso sulla sua pizza per nasconderle. Un posto in cui sentirsi a casa. Non era ciò che cercavano tutti?
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 4

Nostalgia di casa

 

Everybody's got a hungry heart 
Everybody needs a place to rest 
Everybody wants to have a home

Hungry Heart - Bruce Springsteen 

 

 

Ely si sentì immediatamente a suo agio nel piccolo appartamento di Kyle, non era elegante come quello di Gabriel, ma era caldo e accogliente e rispecchiava la sua personalità. «Tu puoi dormire qui» disse Kyle liberando il divano letto dalla chitarra che vi era appoggiata sopra. Quel giorno aveva i capelli sciolti, castani e leggermente ondulati che gli arrivavano sotto le spalle. Indossava una maglietta bianca, un paio di infradito e dei pantaloncini corti nonostante fosse ormai autunno; probabilmente quando passi tanto tempo all'aperto ti abitui a non temere più il freddo. «Lì invece c'è il bagno, la mia camera e la cucina. E' piccolo ma posso permettermelo senza dover rischiare di saltare i pasti.»
Approfittando della pioggia che impediva a Kyle di suonare e del fatto che Ely avesse il week end libero dal lavoro, si misero a riadattare l'appartamento per due. Presto i vestiti trovarono posto nell'armadio, lo spazzolino si sistemò in bagno e lo zaino venne infilato sotto il letto di Kyle in attesa di una partenza non troppo prossima. 
«Che bella stanza.» Disse Ely girando su se stesso nella piccola camera di Kyle. Un'altra chitarra classica ed una acustica erano appoggiate ad una parete, il cui intonaco bianco era ricoperto interamente di parole e frasi. Sembravano testi di canzoni. «Wow, l'hai fatto tu? Cioè, sono canzoni tue?»
Kyle annuì «La risposta è sì ad entrambe le domande. Quando mi viene l'ispirazione vengo qui e scrivo. E' un modo per non perderle e per averle sempre vicino. E poi fino ad ora non le aveva mai viste nessuno.» Lo disse con naturalezza, senza imbarazzo.
Ely lo fissò sorpreso senza dire nulla, era il primo che entrava in quella stanza? «Potresti insegnarmi a suonare la chitarra, mi piacerebbe provare.» Propose rompendo il silenzio. Da quando aveva conosciuto Kyle e l'aveva visto suonare, aveva desiderato intensamente poter muovere le dita sulle corde con la sua stessa grazia e la stessa sicurezza, dava l'impressione di creare dipinti di note. 
«Ma certo, è ancora presto per pranzare, possiamo iniziare subito.» Rispose Kyle con l'entusiasmo che riservava solo alla musica, afferrando una chitarra ed invitandolo a sedersi sul letto. 
Kyle gli dispose le dita sui tasti, insegnandogli la posizione migliore delle dita e del polso per premere con più forza sulle corde. Ely intravide dei calli sui polpastrelli, aveva delle mani forti e abbronzate che facevano uno strano contrasto con le sue dita bianche e sottili abituate a tenere in mano solo un pennello o una matita. Per un attimo sentì il bisogno di dipingerle, l’impulso che spingeva Ely a disegnare probabilmente era lo stesso che animava lo scrittore e il fotografo nel pieno della loro ispirazione. La necessità di fermare emozioni che solo così potevano essere condivise. Era un formicolio alle dita, un bisogno che a volte sentiva forte quanto la fame e il sonno. Quando era bambino disegnava su tutto ciò che riusciva a trovare, ricordava ancora le urla della madre alla scoperta di nuovi capolavori sui muri del salotto, ma poi anche lei si era accorta che c’era qualcosa di speciale in quel bambino troppo fragile per giocare a calcio, i cui occhi limpidi e azzurri vedevano cose sconosciute al resto del mondo. Il bambino col tempo era cresciuto, ma aveva mantenuto lo stesso sguardo di allora.
Mentre Ely si esercitava nel passaggio tra il Re e il Mi, il telefono squillò. 
«Pronto?» rispose Kyle, lasciando la stanza per non disturbare. Era Dan che borbottò qualcosa a proposito di un blocco per gli schizzi dimenticato. Kyle lo interruppe «Adesso te lo passo. Gli sto insegnando a suonare la chitarra, si è ambientato perfettamente. El, è per te!»


* * *

Che razza di soprannome è El? Sbuffò Daniel premendosi più forte il telefono sull’orecchio per cercare di captare i suoni in sottofondo. Percepiva gli accordi esitanti di una chitarra che si interruppero quando Ely prese il cordless.
«Ciao Daniel, che succede?» 
Improvvisamente a Dan mancarono le parole e l’immagine del bacio tornò ad affacciarsi alla sua mente mandandolo in confusione. 
«Hai dimenticato l’album da disegno. Potrei… ehm, potremmo vederci per…» Dan picchiò il pugno contro il muro della cucina. Perché si impappinava in quel modo? Non era da lui. Dava quasi l’impressione sbagliata.
Dalla voce con cui Ely rispose era chiaro che stesse sorridendo «Ma certo che possiamo. Oggi e domani non lavoro, quindi sono libero.» Ma c’era anche tanta dolcezza nel suo tono.
Dan gli avrebbe dato appuntamento anche subito, per togliersi quel pensiero una volta per tutte, ma sfortunatamente dovevano andare a prendere Gabriel all’ospedale. «Facciamo domani pomeriggio, al bar dell’altra volta.»

Quando riagganciò si accorse di aver stretto l’album così forte tra le dita da averne spiegazzato i fogli. Lo aprì ancora una volta, nonostante conoscesse ormai a memoria tutti i disegni che vi erano contenuti, finché una voce alle sue spalle non lo fece sobbalzare. «Con chi parlavi?» chiese Scott entrando in cucina per preparare il pranzo. Dan richiuse di scatto il blocco appoggiandolo sulla mensola più alta, come se lì non potesse essere raggiunto. «Uh, niente, ho chiamato Ely per dirgli che ha dimenticato qui il suo blocco da disegno, glielo riporterò domani.»
Scott ridacchiò, rompendo delle uova in un tegamino «Sono passate solo poche ore e già muori dalla voglia di vederlo?» scherzò. Il silenzio imbarazzato proveniente da Dan lo costrinse ad alzare lo sguardo.
«Oh cavolo, aspetta! Ho indovinato?» Scott rimase a fissarlo sbigottito, Dan era la persona più etero che conoscesse. Era uscito con più di una ragazza, non poteva essere gay. 
Non era come lui.

«Ma che dici? Non è vero. Non mi manca assolutamente.» Negò con forza Dan.
«Hai detto di no tre volte di fila, questo significa che stai mentendo.» Rispose convinto Scott. Da dove le tirava fuori certe perle di saggezza? Dan scrollò il capo, mesto. Poteva pensare ciò che voleva, non gli importava. «Almeno io qualche ragazza l'ho baciata, anche se non ci sono stato insieme.» La frecciata di Dan rivolta all'amico sembrò avere il suo effetto, Scott arrossì e chinò il capo, ferito, tornando a concentrarsi sulle uova. Era vero, Dan aveva baciato più di una ragazza, o meglio, erano state loro a baciare lui. Non era stato neanche tanto male, se non si calcolava il primo all'età di quindici anni, in cui era rimasto così sorpreso che aveva morso la lingua della ragazza talmente forte da farla sanguinare. E l'ultimo, che sapeva così tanto di fumo da fargli venire la nausea. Quello di mezzo probabilmente era il meno peggio, anche se non se lo ricordava molto bene, doveva essere troppo ubriaco. Si pentì di aver reagito in quel modo, Scott non se lo meritava e quello era sempre stato un tasto delicato, tra loro. Il suo migliore amico aveva mostrato da subito un interesse esagerato per i suoi appuntamenti. Dopo ogni uscita voleva sapere com’era andata. Sospettava che fosse invidioso, anche se non l'aveva mai ammesso. Scott era sempre stato troppo timido per piacere alle ragazze o per aver il coraggio di chiedere a qualcuna di uscire. Era un bel ragazzo, ma non se ne rendeva conto. Nascondeva gli occhi sotto la frangia di capelli tagliati a casaccio, occhi che da soli sarebbero bastati ad incantare una donna: Daniel ricordava che da piccolo ne era sempre rimasto affascinato, avevano un colore a metà strada tra l'azzurro e il grigio, sembravano sempre diversi ogni volta che li guardava, anche se erano sempre velati da un ombra di tristezza. 
Mise da parte l’orgoglio e fece quello che avrebbe dovuto fare da anni: prese Scott per le spalle e lo abbracciò. «Mi dispiace, andrà tutto meglio adesso che siamo lontani da casa.» Mormorò con il viso contro i suoi capelli scuri. Lo sentì irrigidirsi per la sorpresa e poi rilassarsi tra le sue braccia, annuendo e stringendolo a sua volta, impacciato.

 

* * *


Casa dolce casa. Gabriel era abituato a viaggiare, a volte passava mesi senza mettere piede a New York, ma non aveva mai sentito la mancanza di casa sua quanto in quell'ultima settimana passata in ospedale. 
Varcò la soglia bilanciandosi cautamente su un paio di stampelle e sorrise nel vedere che tutto era come l'aveva lasciato, persino l’odore non era cambiato. Si lasciò cadere sul divano un po' affaticato, muoversi su quelle cose era più faticoso di quanto sembrasse e la gamba gli faceva ancora male. «Grazie ragazzi, sono felice di essere a casa.» disse a Scott e a Daniel che erano venuti a prenderlo all'ospedale e che continuavano a fissarlo con aria preoccupata. 
«Sei sicuro di stare bene? Sei molto pallido.» Chiese Scott. Gabriel rese più convincente il suo sorriso e annuì. Non sfuggiva nulla a quel ragazzo. «Credo che mi serva un'altra di quelle pastiglie.» Tre piani di scale senza ascensore e con una gamba ingessata erano un pochino oltre ciò che l'infermiera Gill gli aveva concesso di fare e ora ne capiva il motivo. 
Afferrò al volo lo zaino che gli lanciò Dan e ci infilò una mano in cerca dell'antidolorifico, non aveva più aperto quella sacca dal ritorno dal Vietnam «Per fortuna è uscita illesa dall'incidente, al contrario di me» disse, disponendo sul tavolino una grossa conchiglia, un piccolo Buddha di giada e un braccialetto di cuoio intrecciato.
Scott gli si sedette accanto, porgendogli una bottiglietta d'acqua per prendere le pillole e chiese «Viaggi sempre da solo?» la domanda aveva un tono titubante, quasi temesse di toccare un tasto delicato. Gabriel sorrise, più per la sensibilità di Scott che per vero divertimento e rispose «Non conosco altri modi.» Nonostante il sorriso, nei suoi occhi c'era un'ombra di malinconia che non era riuscito a nascondere.
Lo squillo del telefono interruppe il silenzio teso che si era creato, Gabriel fece per alzarsi, dimenticandosi per un attimo della gamba ingessata e ricadde sul divano con un gemito. «C'è un telefono di fianco al televisore, potete rispondere? Ormai è anche casa vostra.» disse indicando l'apparecchio. Fu Dan a prendere la chiamata, rimase in silenzio per un minuto e mormorò «Sì, è qui, glielo passo.» Poi si rivolse a Gabriel porgendogli il cordless «E' per te, è tua madre.»
Il ragazzo si irrigidì, troppo stupito per parlare, era ovvio che non si aspettava quel genere di telefonata. Prese il cordless dalla mano di Dan quasi con rabbia e premette il tasto per interrompere la chiamata. «Se telefona qualcun altro che dice di essere un mio parente, io non abito più qui.» disse a denti stretti.
Si alzò a fatica dal divano, rifiutando la mano di Scott ed ignorando le stampelle, e zoppicò fino alla sua stanza con una smorfia. «Il cartello vale ancora.» Aggiunse con un cenno della testa rivolto alla scritta “Qui NON potete entrare” appesa all’ingresso, si sbatté la porta alle spalle e nel salotto scese di nuovo il silenzio.


* * *


Solo alcune ore più tardi Scott si decise ad andare a bussare alla porta di Gabriel, voleva essere sicuro che stesse bene, gli era sembrato parecchio turbato dopo quella telefonata. Dall'interno della stanza non giunse alcun suono, così aprì uno spiraglio e sbirciò dentro. Gabriel era sul letto, il suo petto si alzava e si abbassava regolarmente, sprofondato nel sonno pesante dato dagli antidolorifici. Scott entrò cautamente, ignorando il cartello, fece attenzione ad evitare i vestiti di cui era disseminato il pavimento, a cui si erano aggiunti quelli che indossava al ritorno dell'ospedale: il maglione blu di Daniel e un paio di pantaloni della tuta. Appoggiò lo zaino di Gabriel e le stampelle ai piedi del letto, in modo che li trovasse al suo risveglio, e si prese un attimo per guardarlo. Dormiva a pancia in su, sopra il lenzuolo, indossando solo un paio di boxer, il bianco del gesso contrastava violentemente con la coscia abbronzata. Aveva un bel corpo, snello ma forte ed evidentemente abituato ad ogni tipo di sport; nonostante la penombra intravide un grosso livido in via di guarigione in corrispondenza delle costole e una vecchia cicatrice sul fianco destro che spariva sotto l'elastico dei boxer, probabilmente il risultato di un vecchio trauma.
Stava per uscire quando si accorse di un foglio che spuntava da sotto il suo cuscino. Combattuto tra il desiderio di fare la cosa giusta e la curiosità di saperne di più su quel ragazzo misterioso, restò immobile mordicchiandosi il labbro inferiore. 
Non ci volle molto prima che la curiosità avesse la meglio e, quasi senza averlo pensato, si ritrovò a sfilare il foglio da sotto il cuscino. Era una pagina strappata da un quaderno a quadretti su cui erano state scritte decine di nomi di città e di bellezze naturali di tutto il mondo, in una calligrafia fluida ed ordinata che non gli era del tutto sconosciuta, ma che non apparteneva sicuramente a Gabriel. 
Una quindicina di destinazioni erano state cancellate con un tratto di penna, tra cui il Vietnam, il cui segno era così violento da aver bucato il foglio. Lo rimise a posto e si guardò intorno per l'ultima volta. Fu allora che capì dove aveva già visto quella calligrafia.


* * *

Dan tamburellò nervosamente sulla copertina dell'album che aveva in grembo, controllando ancora una volta l'orologio. Era in ritardo. Si erano dati appuntamento alle tre ed erano già le tre e cinque.
Poi lo vide. Dal lato opposto della piazza due ragazzi si fecero strada verso di lui, uno era inconfondibilmente Ely, lo riconobbe dall'andatura. Si può riconoscere qualcuno dal modo di camminare? Ely sì, i jeans che gli fasciavano il corpo snello e la tracolla che gli dondolava dalla spalla assecondavano i suoi movimenti aggraziati e sinuosi. Il vento gli spinse indietro i capelli dal volto e fece svolazzare la camicia aperta. Daniel si asciugò le mani sudate sulle ginocchia dei jeans maledicendosi per essere tanto nervoso. 
L'altro ragazzo, Kyle, salutò Ely con una pacca sulla spalla e agitò la chitarra in direzione di Dan, prima di sparire diretto a qualche marciapiede o galleria della metropolitana, probabilmente.
«Daniel, ciao. Grazie per avermi portato l'album.» Lo ringraziò Ely scivolando a sedere e chiamando il cameriere con un cenno distratto della mano. Ordinò un caffè e fissò di nuovo i suoi occhi azzurri su Dan «Non mi devi dire nient'altro?» chiese a bruciapelo. 
Dan annaspò, passandosi la mano tra i capelli castani, come aveva fatto molte altre volte quel giorno. Fece scivolare lo sguardo per la piazza in cerca di qualsiasi cosa potesse venire in suo aiuto, ma a quell'ora c'erano solo un paio di mamme con i passeggini e un senzatetto che chiedeva l'elemosina. Trovato. 
«Allora, quel Kyle ce l'ha una casa? Una casa vera.» Chiese Dan senza riuscire a trattenersi. Le labbra di Ely si contrassero in un broncio adorabile «Certo che ha una casa, e non chiamarlo "quel Kyle". E' stato gentile ed è solo una soluzione provvisoria.» Il viso di Ely si aprì in un sorriso che gli illuminò gli occhi «Sei geloso?»
Dan rischiò di soffocarsi con la Coca-Cola «No. Certo che no, non sono geloso.» L'aveva fatto di nuovo: tre negazioni in una sola frase. Se ci fosse stato Scott avrebbe detto di nuovo che era una bugia. Anche Ely però sembrò pensarla allo stesso modo, perché ridacchiò da dietro la tazza di caffè e la sua espressione apparve d'un tratto molto compiaciuta.
Dan fece un bel respiro, la discussione stava prendendo una piega pericolosa. «Ti piacerebbe che fossi geloso?» disse sperando di metterlo a disagio.
«In tutta onestà... Sì.» Ely annuì e sostenne il suo sguardo, mentre Dan si sentì arrossire senza sapere il perché.

 

 

 

 


________________________

* Angolo dell'Autrice *

Oh oh oh! *grassa risata da Babbo Natale* Sono particolarmente compiaciuta di questo finale... e di ciò che verrà dopo ^^ Ma per vostra sfortuna tra poche ore partirò per una piccola vacanza e quindi il seguito arriverà tra una settimana. Mi porterò il pc e scriverò sicuramente, ma non avrò internet ç_ç quindi pubblicherò al mio ritorno. Ed ora, ragazze (meravigliose ragazze che mi fate sempre commuovere!), cosa ne pensate? La trama sta prendendo forma, ci sono molte cose che ancora non vi ho detto sui nostri personaggi.. Diciamo che sto seminando in giro indizi ^^ 
Ed ora una domanda, alcune di voi me l'hanno già detto, in ogni caso alla luce degli ultimi sviluppi, qual è il personaggio che vi ispira di più? (sono curiosissima ^^)
Io forse non dovrei fare delle preferenze, (shhh, non diteglielo!) ma ho preso particolarmente a cuore Scott (è il tipo di personaggio che piace a me: timido, gentile, che non è ancora riuscito a trovare il suo posto nel mondo.) Di lui sapete dall'inizio che è gay (non ditemi che non lo sapevate, è scritto nell'introduzione XD), ma non se ne è ancora parlato, lui stesso cerca di dimenticarsene, spera quasi di essersi sbagliato... Arriverà anche il suo momento, forse prima del previsto. Da parte mia non vedo l'ora di scriverlo!
Ed ora una cosa importante. Non trovo le parole giuste per ringraziarvi, se questa storia continua è solo merito vostro, che mi date fiducia e mi fate capire che vale la pena continuarla! Non sono i soliti ringraziamenti di rito. E' un grazie alle dolcissime ragazze che recensiscono, a chi su facebook mi sprona a pubblicare, a chi mi scrive per dirmi che si è affezionata ad un personaggio. E' per questo che io scrivo. Per far emozionare la gente. E sapere che sto muovendo piccoli passi in quella direzione mi riempie il cuore di gioia (e gli occhi di lacrime, ma non lo deve sapere nessuno!! ^^) Se continuo così rischio che le note diventino più lunghe del capitolo! Spero di sentirvi presto tutte ^^ Grazie anche alle 21 persone che mi seguono, a chi preferisce, a chi ricorda e a chi legge soltanto!

Baci

Faf

PS mi è appena arrivata una splendida notizia, avevo partecipato con una mia storiellina, una OS originale, ad un paio di contest, ha conquistato un primo ed un secondo posto *.* Queste sono soddisfazioni *.* Se vi va di leggerla la trovate qui: Legami.

   
 
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