Storie originali > Giallo
Segui la storia  |       
Autore: Anacarnil    15/03/2013    1 recensioni
Tra le vie di Glasgow, caotica metropoli scozzese, si consuma un delitto dalle tinte oscure ed insondabili. la polizia solleva le mani, incapace di ficcare il naso in questioni tanto subdole, e toccherà così a Rachel, giovane detective inglese di belle speranze, assieme al suo ragazzo Nathaniel, consumato e seducente poliziotto e a due nuovi innesti sollevare il velo caduto su questa misteriosa dipartita.
Genere: Drammatico, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Nathaniel si costrinse a mantenere gli occhi arrossati e gonfi bene aperti, mentre osservava lo schermo del vecchio Dell con aria assonnata e le braccia conserte. Era abbandonato su una scomoda sedia in legno, intento a  seguire con lo sguardo la ricerca che Rachel stava portando avanti da ormai quattro lunghe, interminabili ore.

L'unica fonte di illuminazione all'interno della vecchia stanza che sapeva di stantio era lo schermo del computer che i due avevano di fronte, il resto era avvolto dalle tenebre, tenebre che non potevano neppure tentare di dissipare, considerata la parete in comune con la stanza di Simon Gillespie, il vetusto pastore silurato dai protestanti per perpetrati problemi di alcool.

La donna si costrinse a sorridere, pensando ironicamente al silenzio 'religioso' che albergava all'interno della stanza, interrotto sovente dai 'click' del mouse e, meno spesso, dal ticchettio che le sue candide dita producevano premendo sui tasti della tastiera. 

«Niente, - Rachel gettò con frustrazione la tastiera verso il vicino posacenere pulito, sospirando - abbiamo provato tutte le possibili parole chiave che descrivessero questo Picklewick And Davencroft. L'unica cosa che abbiamo guadagnato è una pizza gigante che Hawthorne ancora non vuol portare.» La voce della poliziotta era rotta dalla stanchezza, bassa, trascinata per pietà dalla sua ormai labile forza di volontà. Rischiò di abbandonare il capo sulla scrivania e rilassarsi, ma riuscì ad intuire lo sbaglio che stava per commettere appena in tempo e, sobbalzando, si tirò indietro sullo schienale.

«Se la sarà già divorata.» Concluse Nat, lo sguardo fisso su un punto non meglio precisato a lato dello schermo, tirando su col naso.

Ormai pareva che anche lo sgargiante Doodle in onore di San Patrizio disegnato da Google sghignazzasse ai loro vani sforzi, ammiccando suadente lì, nell'angolo a sinistra della pagina di ricerca aperta.

«Forse stiamo cercando dalla parte sbagliata. Non esiste niente che riguardi Picklewick And Davencroft nel mondo. Deve essere stato qualche cretino con manie di protagonismo che ha impresso il nome suo e della sua mogliettina su un cazzo di pugnale.» Sussurrò Rachel, palesemente di malumore. Il cervello era arroventato, decisamente lontano dalla lucidità necessaria per accompagnare un qualsivoglia ragionamento logico della donna. Portò lo sguardo astioso sul maledetto logo di Google, fissandolo con idiosincratico odio mentre tentava vanamente di trovare una via d'uscita da quella trama indistricabile e senza sbocco.

Nathaniel sospirò, mordendosi un labbro.

«Che ore sono?»

«Nemmeno le undici.»

«Ancora? Non ci credo.»

«Controlla tu stesso.» Rachel si sporse di lato per permettere a Nat di avere visione dell'orario, in basso a sinistra sullo schermo.

«E siamo distrutti.» Sospirò ancora, questa volta seccamente, il principio di un lungo sbadiglio che distolse i suoi residui di attenzione dallo schermo.

«Alle quattro cosa combineremo allora? Questa storia non ha un capo né una coda. Non so più nemmeno cosa cercare.» Rachel si stava arrendendo lentamente alla realtà dei fatti, e cioé di essersi illusa di avere tra le mani la soluzione semplicemente perché qualcuno aveva deciso allegramente di impazzire, cambiare nome all'anagrafe e tagliuzzarsi polsi, caviglie e volto con un pugnale che poteva benissimo aver trafugato dai beni di valore di Marilyn Manson.

Nathaniel concluse lo sbadiglio con aria teatrale, lasciando che un paio di lacrime dovute alla stanchezza pervadessero gli occhi di ghiaccio.

«Dormiremo.» Rispose con un mezzo grugnito alla domanda posta poc'anzi dalla donna con un sogghigno.

«Perché non provi ad essere d'aiuto ogni tanto? Hai la fama del poeta maledetto in grado di risolvere ogni caso e di portarsi a letto la principessa di turno, ma io fino ad ora ti ho visto solo trastullarti con fumetti  scritti da idioti e sigari che tanto non fumi ma che ti diverti ad osservare pensando di fare più il figo maneggiandoli qui e lì quando capita una bella pollastra.» Esplose piccata Rachel, evidentemente risentita per l'atteggiamento noncurante e manifestamente indifferente del proprio ragazzo.

«Se la principessa è già mia non c'è gusto.» Nathaniel abbozzò uno dei suoi soliti sorrisi affascinanti, rovinato dallo stato fisico in cui l'investigatore di Liverpool versava al momento.

La donna resistette all'impulso di rovesciargli sul bel visino il contenuto bollente della sua tazza di caffé riscaldato, decidendo piuttosto di berne un lungo sorso per tentare di svegliarsi e di non rispondere all'altro.

«Probabilmente Evelyn porterà qualche fresca notizia in grado di svegliarci. Perdere la testa su due nomi in fila non ci porterà da nessuna parte, Rachel, e lo sai.»

«E quindi cosa vorresti fare adesso?»

«...Farmi un'altra bella tazza di caffé.» Nathaniel schioccò la lingua sul palato, facendo per alzarsi, dirigendosi flemmaticamente sul tavolino spartano, versando dal thermos altro caffé nella sua tazza, bevendone subito un sorso.

La poliziotta lo guardò stranita, decisamente irritata dai fiumi di caffeina che in quel momento scorrevano copiosi nelle sue vene e dal solito comportamento distaccato del freddissimo Nathaniel Rogers. Scosse il capo.

«Stronzo. E questo posto fa pure schifo.»

«Fidati. Ho controllato io stesso l'operato di Hawthorne, ci sa fare quando smette di pensare alla prossima terrificante battuta da tirar fuori. Questo Gillespie poi si ingrazia facilmente...» La sua mano corse a dare dei colpetti quasi affettuosi sulla tasca del lungo cappotto, laddove giaceva una bottiglia del miglior Scotch invecchiato di Perth.

Seguì un silenzio cogitabondo, questa volta assolutamente completo e interrotto da null'altro se non il ronzio sommesso del laptop a breve distanza.

«Come fai ad esserne così sicuro?» Rimbrottò esausta la donna.

«Certe informazioni il miglior investigatore di Glasgow deve possederle.» E accennò ancora una volta un sorriso sprezzante, mentre si rimetteva a sedere sorseggiando il suo caffé.

«E come può un ex pastore protestante avere qualcosa a che fare con strani culti in seno al cattolicesimo?»

«Siete tutti uguali voi atei. » Scosse il capo, seguitando a sorseggiare con calma.

«Tu che non lo sei quindi che mi diresti?» Continuò impaziente la Fraser.

«Che la matrice è la stessa, e che chiunque abbia un ruolo nel clero di qualsiasi religione, conosce aspetti che al comune laico sono preclusi.»

A Rachel quel piccolo particolare era sfuggito, forse perché troppo lontana dalla mentalità religiosa per potervi attingere pienamente. In questo, Nathaniel era risultato molto più efficace di quanto lei stessa avesse sperato quando l'aveva coinvolto nelle faccende che riguardavano le morti misteriose, i Vangeli Apocrifi e le Sacre Scritture, e aveva saputo contribuire, nonostante lei non avesse alcuna voglia di ammetterlo, alla buona riuscita di diverse indagini, con le sue intuizioni fulminanti e le idee brillanti che fino a quel momento, con dolente incostanza, aveva mostrato. C'era un filo comune che univa tutta quella raccapricciante serie di decessi, e riguardava criptici versetti di libri dimenticati e tutt'ora irrintracciabili, di elementi dell'iconografia cristiana e in genere del macrocosmo delle religioni monoteiste, argomenti che lei aveva sempre ripudiato, allontanato e ignorato durante la sua esistenza. Il caso che le avevano offerto tre mesi prima inizialmente pareva non riguardare altro se non un semplice quanto efferato delitto, di quelli che si era trovata a risolvere semplicemente puntando una pistola alla tempia di un indagato dalla fedina sporca e facendolo parlare. Ed era forse effettivamente questo il motivo per cui in tutti questi omicidi, presunti suicidi e delitti non aveva ancora trovato la chiave di volta, il bandolo della matassa: ragionava semplicemente senza considerare tutte le possibili implicazioni che un caso poteva mettere in piedi. In altri termini, stava violando senza volerlo e senza accorgersene, il protocollo standard che riguardava le procedure di investigazione.

Mentre il caffé tornava a stimolare i recettori neurali dei due inglesi di Scozia e già qualche collegamento tornava al suo posto nella miriade di possibilità prospettate, il rumore secco e squillante del campanello rischiò di far sobbalzare Nat, e fece letteralmente saltare in aria Rachel, che dovette porsi la mano sul petto per rallentare il battito, erompendo in un breve e strozzato grido spaventato.

Nathaniel ruppe in breve gli indugi e si alzò per aprire la porta, contro ogni istintiva volontà della donna londinese al suo fianco. Dinanzi a loro si parò la figura minuta della McGonagall, un paio di occhiali dalla montatura leggera inforcati sugli occhi e un sorriso vispo sulle labbra rosse. Sotto braccio portava il grosso tomo rilegato in pelle consunta che avevano avuto il permesso di portare via dalla villa di Kellie-Smith e l'espressione stanca di chi, come loro, aveva passato le ultime ore a lavorare a tamburo battente.

«Ho analizzato il volume. Non vi è una sola pagina su cui sia vergata una sola parola che non sia latina. Ho comunque desunto si tratti di una sorta di manifesto di un culto molto vicino a quello cattolico, basandomi su archivi e sulle mie scarse conoscenze della lingua.»

Come sempre, la professionalità della specializzanda lasciava poco spazio ad obiezioni. Rachel e Nathaniel si limitarono a fare spazio per permettere ad Evelyn di fare il suo ingresso nella stanza, e non appena richiusero la porta, un urlo bieco si spanse dalla stanza affianco.

«Siate dannati e portati alla perdizione da Satana, che Dio mi aiuti, un povero vecchio senza pace, un povero vecchio col tormento, un povero vecchio senza pane e senza l'acqua di Nostro Signore. Misericordia, misericordia... »

Lo sproloquio del delirante vecchio Gillespie si spense in un accesso violento di tosse, prima che il silenzio tornasse a regnare sovrano nella sporca stanza d'appartamento di Lochinver Street ottantadue.

I tre si scambiarono un'occhiata perplessa, prima che Rachel prendesse un'altra sedia stipata accanto al tavolino e la offrisse pratica ad Evelyn.

«Ti ringrazio.» Fece cenno col capo la scozzese.

«Nulla.» Fece eco distrattamente la londinese, tornando a prendere posto insieme a Nat di fronte al laptop.

«Dunque, voi invece cosa avete desunto dalle parole incise sulla lama?»

La domanda a bruciapelo li disorientò. In effetti, avevano perso quattro ore a bighellonare, a scambiarsi opinioni, a cercare qualche parola chiave che permettesse loro di comprendere cosa quella scritta potesse significare. Ma nulla di così consistente da dare loro fiducia. Anzi, a dire il vero, nulla di nulla. Picklewick And Davencroft era un elemento fantasma, inconsistente ed evanescente nella loro indagine, che si stava rivelando più un peso inutile e dannoso che un elemento di spicco per le loro riflessioni.

Rachel si trovò a chinare il capo, arrossendo nell'ombra, imbottigliata in una sequela impressionante di scuse e giustificazioni con le quali suffragare la propria inettitudine, e pertanto rimase in silenzio. Nathaniel, invece, si limitò ad un:

«Ci stiamo ancora lavorando, abbiamo raccolto poche informazioni, ma sappiamo per certo cosa Picklewick And Davencroft sicuramente NON può essere.» Enfatizzò sul “non”, come a voler in realtà comunicare all'altra con un elaborato giro di parole di non aver concluso poi granché. Ma la bionda dal pesante accento scozzese si limitò a sorridere ed annuire.

«Più complicato di quel che si potesse pensare in principio dunque.»

«Puoi dirlo forte.» Fecero eco i due inglesi.

Impiegarono quindici minuti buoni per riprendere a lavorare. Dopotutto non era facile impiegare fruttuosamente del tempo quando la morsa dello sconforto si stringeva lentamente su di loro, lasciando che la stanchezza li inebriasse silenziosamente, spingendoli ad abbandonare qualsiasi tipo di ragionamento ed a rassegnarsi tra le invitanti braccia di Morfeo. Per quanto fragile fosse l'enorme volume portato via dalla villa Kellie-Smith, Rachel lo sfogliava distrattamente, adocchiando le frequenti figure che comparivano tra una pagina e l'altra con la vana speranza che i suoi neuroni reagissero agli stimoli più velocemente rispetto ai suoi occhi stanchi. Righe e righe di latino fitto si srotolavano dinanzi al suo capo chino, senza nessun apparente motivo e senza nessun apparente significato, data la sua pressoché totale ignoranza in merito a quella lingua morta.

«Ma che fine ha fatto Greg? Doveva essere qui un'ora fa, e ho decisamente fame.» Si lamentò annoiato Nathaniel, sospirando mentre prendeva dalle mani di Rachel il tomo e iniziava a sfogliarlo egli stesso. Dopotutto, tra i tre era quello che più masticava il latino, e forse qualcosa avrebbe compreso anche tra le righe. 

Andarono avanti così per un tempo che non riuscirono a definire con esattezza, troppo intorpiditi per poter davvero prestare attenzione anche al tempo che passava lento ed inesorabile.

Da qualche parte nell'altra stanza, il pastore Gillespie tornò a borbottare quello che ipotizzarono fosse il suo personalissimo rosario da ubriaco, vomitando parole prive di senso in un mare di idiozia e bigottismo.

Le due donne evitarono di devolvere importanti risorse mentali nell'offrire una risposta sarcastica all'investigatore di Liverpool. Sembravano, anzi, completamente assorbite da una nuova ricerca che Nathaniel non si era minimamente accorto che stessero effettuando proprio in quel momento. Wikipedia riportava qualcosa riguardo Flavio Domiziano e la persecuzione ai danni di San Giovanni, il noto evangelista sopravvissuto a Gesù Cristo. 

Si raccontava, in particolare, che Domiziano avesse immerso Giovanni in una caldaia di olio bollente e lo avesse rasato completamente in segno di scherno, ma Giovanni era sopravvissuto all'olio ed allo scherno, perfino a Domiziano stesso, spentosi prima del vetusto apostolo di Cristo.

Ma allora, pensò Rachel, perché tutte le icone cristiane nella villa di Kellie-Smith? Perché tutta quella devozione, la documentazione e la presunta fede accorata nella religione cristiana?

Vi era una flebile voce che sussurrava nella sua mente, lasciando che le intuizioni fluissero ora come luce a penetrare le tenebre, mettendo in moto meccanismi sopiti pigramente all'interno del cervello della donna londinese.

«Bingo.» Si illuminò Nathaniel, un sorriso soddisfatto a piegare le labbra sensuali mentre osservava lo schermo.

Evelyn alzò lo sguardo per prima, posandolo in quello di ghiaccio dell'investigatore, che annuì.

«Complimenti per l'idea, ragazze.» Seguitò l'uomo.

«Frena l'entusiasmo, Nat. Se è vero che questa storia può avere anche un minimo senso, perché  un tale devoto ha assunto...»

Nathaniel alzò una mano per interromperla, adocchiandola ormai pienamente consapevole e pienamente sveglio per l'adrenalina che fluiva nel suo corpo come in quelli delle altre due presenti.

«Quale punizione più grande dell'onta di portare il nome del tuo più grande nemico per il resto della tua vita? O, in alternativa, c'è sempre la regola fondamentale che ogni cristiano che osi definirsi davvero tale dovrebbe mettere in pratica: perdona il prossimo tuo, o porgi l'altra guancia.» Suggerì quindi, iniziando ad inanellare i suoi ragionamenti illuminanti e istintivi, il sorriso che andava allargandosi sul volto ben costruito.

Rachel spalancò gli occhi, colpita. Affiorò prepotente un'immagine chiara, nitida, come se fosse stata sempre lì ad attenderla, tanto vicina e tanto lontana ed inarrivabile al contempo. Nella liturgia cristiana, prima della recitazione di un tratto di un qualsiasi Vangelo, i fedeli segnavano una croce immaginaria con le dita su fronte, labbra e cuore, ma Giovanni era sempre stato il più lontano dalla mentalità degli altri apostoli ed al contempo il più vicino, così si narrava, alla figura di Cristo. L'ultima croce sul mento rappresentava la massima espressione della teologia che Giovanni aveva incarnato e tutt'ora incarnava, e l'abbandono di ogni tentativo di de costituire la fede in ogni sua forma ed espressione. Era il rifiuto dell'intelletto nella sua interezza come entità da frapporre tra l'uomo e Dio. 

«Una setta su San Giovanni in seno al movimento cristiano.» Concluse il ragionamento la compita McGonagall, come continuando a voce il discorso su cui aveva focalizzato Rachel nella sua mente. Annuì con veemenza, sveglia come mai nelle ultime ore.

«Esattamente.» Continuò Nathaniel, voltando il libro aperto e mantenendo il segno per permettere alle due di poter dare un'occhiata all'interno.

«Cosa c'è, Nat? Non vedo nulla di strano.>

Ed effettivamente si sentiva anche un po' idiota, guardando ottusamente lì dove Nathaniel aveva lasciato il segno con il dito, senza riuscire ad effettuare collegamenti di sorta.

«Comprensibile, il camuffamento è perfetto, hanno utilizzato le migliori tecniche per rendere  l'indirizzo visibile solo in determinate condizioni di luce e di angolatura.»

L'investigatore inclinò di poco il libro, lasciando che la Fraser e la McGonagall comprendessero autonomamente.

Alla luce dello schermo, ora, la pagina riguardante l'invocazione dell'Apocalisse di San Giovanni riluceva opaca. "Rivelazione... ciò che presto verrà ad accadere", si leggeva in latino. Ma accanto vi era “Glockheat Street, sedici” , che si sovrapponeva in modo impercettibile al più noto seguito di quella frase: “Nella Terra dei Giudei.”

Evelyn parve essere turbata da quell'improvvisa piega che avevano preso gli eventi.

«Impossibile, ho riletto più e più volte l'intero volume alla ricerca di qualcosa che non andasse, avrei dovuto trovarlo!»

Esclamò, nervosa più che entusiasta. A Rachel non sfuggirono le mani delicate che iniziò, per qualche istante, a contorcersi in grembo, lo sguardo sfuggente. Ma decise, per il momento, di rimanere in silenzio.

«Sei ancora una specializzanda, avrai di che imparare in questi anni.» Nat le strizzò l'occhio, bonario. Evelyn accennò un sorriso imbarazzato, arrossendo ma, almeno apparentemente, riuscendo a placare il nervosismo il tanto che bastava per tornare la donna sicura che avevano conosciuto.

Rachel ascoltò con attenzione le parole di Nathaniel, adocchiando la donna scozzese con la sensazione che forse, avrebbe avuto qualcosa in più da dire in seguito. In quel momento era in grado di sospettare di qualsiasi cosa apparisse fuori fase, e il comportamento di Evelyn aveva fatto scattare in lei un chiaro campanello d'allarme. Ambedue le donne, come bambini alle prese con un esperimento ben riuscito e soddisfacente, provarono a ripetere quanto avevano appreso cambiando angolo visivo e giocando con la luminosità dello schermo. L'indirizzo, quasi seguendo fedelmente le parole di Rogers, scompariva e compariva alternativamente.

Pervasi da un'eccitazione morbosa, attaccarono con la ricerca su Google Maps dell'indirizzo appena scoperto. Con sorpresa, scoprirono che non vi era una foto del luogo ricercato, e che la mappa topografica offriva solo un'area ristretta ma pur sempre vaga poco distante dal centro storico della città e dalla Cattedrale di San Mungo.

«Curioso, sembra che le stradine che si incrociano nella zona in evidenza raffigurino la testa di un'aquila.» Affermò distrattamente Rachel. Gli altri due la guardarono straniti.

«L'aquila è il simbolo di San Giovanni.» Concluse con gli occhi sgranati la McGonagall.

Nathaniel eruppe in una mezza risata.

«A quanto pare i nostri bravi fanatici si divertono anche su Google Maps.»

Non ci fu risposta, perché la porta si spalancò di botto dopo un rapido tintinnare di chiavi.

Si affacciò Hawthorne, il volto rosso quasi quanto i suoi capelli sciolti, un enorme cartone di pizza tenuto sulle braccia tese, l'ansito affrettato e martellante mentre faceva il suo ingresso stravolto nella casa.

«Ha cantato! Oh come ha cantato! La pizza sarà diventata pure fredda, ma la pista è calda, rovente!»

Concitato e pervaso da una scarica imponente di energia, diede una spallata ai battenti della porta che non riusciva a superare. Sbuffò, impaziente, quasi rischiando di far cedere i cardini della sottile porta in legno smaltato. I tre nella stanza ignorarono la sua penosa battuta, osservandolo mentre annaspava per entrare con l'enorme cartone.

«Lavorava in un piccolo negozio di oggetti usati nel centro della città, aveva la sua vita da pastore laico prima che l'ordine lo silurasse per gli eccessi d'alcool; indovinate un po' qual era il nome dell'esercizio?»

Rachel conosceva già la risposta.

«Picklewick And Davencroft.»

Oltre la parete, il vecchio Gillespie urlò il suo sdegno per il rumore scatenato nella stanza affianco.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Giallo / Vai alla pagina dell'autore: Anacarnil