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Autore: Ukki    15/03/2013    2 recensioni
[Questa fanfiction partecipa al contest "Parallel Times" indetto da Flame_Fairy e _Nyarlathotep_]
Bjorn x Alek
Quanto sei disposto a rischiare per difendere la persona che ami? E se il vostro amore venisse considerato sbagliato, anzi, illegale?
L'amore è amore, punto e basta. Non ne esiste un tipo giusto e uno sbagliato.
Genere: Angst, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Crack Pairing | Personaggi: Altri
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Autore: Ukki

Titolo: Broken Crystal

Prompt: //

Epoca: prima metà del 1900.

Parole: 2247 (secondo Libre Office)

Pairing: Bjorn x Alek (cosa vi aspettavate da me, se non una crack?)

Note: la fanfiction si svolge in Germania durante l'ascesa del regime nazista: nella “notte dei cristalli”, per la precisione.

I miei protagonisti non sono scelti a caso, anche se questo è ciò che si potrebbe pensare. Secondo IE Aleksander (Alek) fa parte della rappresentativa tedesca, mentre Bjorn è il capitano dei Desert Lion. Qui c'è il link delle loro foto, per chi non li conoscesse:

Bjorn: http://static.zerochan.net/Bj%C3%B6rn.Kyle.full.1106365.jpg

Alek: http://static.zerochan.net/Aleksander.Hausen.full.1413722.jpg

Per ulteriori spiegazioni ci vediamo in fondo!

 

I cavalli pascolavano tranquillamente nella radura che circondava la carovana, uno spiazzo erboso scintillante di rugiada sotto la luce perlacea delle stelle.

Non c'era il solito chiacchiericcio scherzoso ad allietare l'aria, quella sera, e anche i piccoli falò crepitanti erano stati spenti, lasciando il posto a tristi mucchietti di cenere e rametti carbonizzati.

Tutti si erano ritirati da molto: con le nuove leggi che condannavano gli zingari era meglio non farsi vedere in giro più del minimo indispensabile.

All'inizio non avevano dato troppa importanza ai manifesti che avevano cominciato a comparire per la città, e avevano continuato le loro attività non troppo prudentemente, ma quando, due giorni prima, il loro capo era stato barbaramente assassinato da un paio di SS avevano capito che era meglio ascoltare ciò che l'uomo con i baffi a pennello diceva.

Non era la prima volta nella loro storia che qualche esaltato con manie di potere cercava di sterminarli, ma nessuno si era mai rivelato tanto crudele. La famiglia non aveva neanche riavuto un cadavere su cui piangere.

La disperazione aveva avvelenato il cuore di tutti. Le donne piangevano, i bambini singhiozzavano, persino gli uomini si erano lasciati appesantire dal dolore.

Bjorn no. Lui non aveva emesso un singolo gemito quando il corpo squartato di suo padre era stato dato alle fiamme e volute di fumo nero si erano innalzate verso il cielo. Una settimana di lutto, e poi sarebbe stato lui il capo, in quanto figlio del precedente. Che cosa fastidiosa. Non che si potesse opporre, ovviamente: quelle erano le tradizioni, e non rispettare le tradizioni veniva considerato sacrilegio.

Era comunque abbastanza intelligente da sapere che gli uomini con l'effigie del doppio fulmine avrebbero ammazzato anche lui, non appena fosse salito al potere. Anche in questo frangente non aveva diritto di veto.

Uscì silenziosamente dalla carovana dove dormiva con la sua famiglia e rivolse uno sguardo contrariato alla falce di luna che scintillava lattiginosa nel cielo, per poi lasciarsi andare a un sospiro frustrato accompagnato da una smorfia.

Emise una specie di sibilo a mezza voce e un cavallo alzò la testa, iniziando a fissarlo con i grandi occhi liquidi.

Un cenno del capo e la bestia gli si avvicinò docilmente per lasciarsi montare.

Partirono a trotto leggero nella foresta, accompagnati da un silenzio ovattato, rotto saltuariamente dal richiamo di qualche rapace notturno.

Il cavallo era spaventato, Bjorn lo capiva dal battito frenetico del suo cuore. Certamente anche lui aveva sentito gli spari sempre più frequenti e meno distanti. Le SS scandagliavano il territorio con la minuziosità di un geologo e, presto o tardi, li avrebbero trovati.

Il ragazzo strinse la presa sulla criniera del baio, intimandogli di accelerare. Quando tutto ciò si fosse verificato, lui sarebbe stato pronto a lottare.

 

XxX

 

Alek non sarebbe mai stato in grado di dire da quanto tempo se ne stesse lì, immobile, circondato da una quiete che lo spaventava.

Non gli piaceva la foresta: troppi angoli rimasti nel buio, troppi rumori di cui non sapeva localizzare l'origine, troppe anche le SS che vi svolgevano i propri riti occulti. Neanche loro gli piacevano.

Sentire il familiare galoppo di Trishbar (1) lo tranquillizzò un po', ma il suo sollievo fu completo solo quando scorse la sagoma di Bjorn emergere dalla boscaglia.

Sorrise sentendo le guance imporporarsi. Gli capitava ogni volta che lo vedeva così, come un cavaliere, il petto nudo imperlato di sudore.

Il gitano smontò e lo strinse tra le braccia, senza una parola, un accenno di sorriso sulle labbra. Alek gli appoggiò la testa nell'incavo del collo, ispirando quel profumo esotico che riuniva in sé cannella e altre spezie che non sapeva riconoscere.

- Mi hai fatto aspettare. - mormorò, le labbra a solleticargli appena la pelle tiepida.

- Scusa. Ho avuto delle complicazioni.

- A causa dell'assassinio di tuo padre?

Bjorn annuì in silenzio, passandogli con dolcezza le mani tra i capelli. Quel ragazzino riusciva sempre a far emergere il lato più tenero di lui.

- Mi dispiace. Quindi tra un po' sarai tu il capo? - chiese Alek, senza nascondere il bagliore di speranza che gli animava la voce e lo sguardo.

Il ragazzo dai capelli verdi lo strinse ancora più forte e gli posò un bacio delicato sulla fronte.

- So a cosa stai pensando, Tahobi (2), ma non è così facile.

- Ma perché dovremmo continuare a vederci in segreto, se tu sei il capo?

- Perché all'uomo coi baffi a pennello gli amori come il nostro non piacciono.

Il più giovane si esibì in una smorfia infastidita che gli deformò comicamente il faccino pallido.

- L'amore è amore, punto e basta. Non ne esiste un tipo giusto e uno sbagliato.

Bjorn si abbandonò a un risata leggera che lo fece apparire come il ragazzo che era e non come l'uomo che gli si richiedeva di essere. Gli prese il mento tra le mani e avvicinò le loro labbra.

- Se fossero in tanti a pensarla come te il mondo sarebbe un posto migliore, Tahobi. - mormorò, affondando nelle iridi celesti dell'altro.

 

XxX

 

Il cielo stellato si rifletteva nell'acqua gelida del ruscello in migliaia di tremuli bagliori. Alek barcollava in equilibrio sull'argine sotto lo sguardo divertito del ragazzo più grande.

- Cadrai, se continui così.

- La sfida è proprio questa.

- E cosa farei io senza di te?

Lui ridacchiò a mezza voce. Quella domanda l'aveva reso felice in un modo quasi infantile.

- Se cadessi mi salveresti. Lo so. - affermò con convinzione.

- Sei sicuro? L'acqua è fredda, sai? Potrei prendermi una polmonite... - scherzò il gitano incrociando le mani dietro la testa.

- Disse il ragazzo che a Novembre girava a torso nudo.

- Ti piaccio di più così, no?

Il “sì” appena sussurrato di Alek lo fece sorridere. Era tremendamente divertente stuzzicare il suo imbarazzo e ascoltare le sue risposte insicure, da ragazzina.

Si avvicinò a lui e improvvisamente lo prese in braccio, ridacchiando al suo urlo sorpreso.

- Mi spieghi perché lo fai? E se ci sentono?

- Puoi sempre dire che ti ho rapito.

Gli occhi celesti del tedesco si imperlarono di piccole lacrime.

- Pensi che ti potrei lasciare solo in questo modo? - domandò gettandogli le braccia al collo.

Bjorn rimase piacevolmente stupito dall'attaccamento che gli aveva appena dimostrato, ma i suoi sensi di colpa per averlo fatto preoccupare non mancarono di farsi sentire. E dire che più di una volta aveva ammazzato qualcuno a sangue freddo. Ora si commuoveva quando un ragazzino gli diceva che non voleva vederlo morire. Bé, quel ragazzino però non era come gli altri: lui era la persona che amava.

- Mi spiace, Tahobi, scherzavo. Ti sei preoccupato tanto?

Alek annuì appena, la faccia premuta contro la sua spalla. Il solo pensiero di perderlo lo faceva rabbrividire.

- Dove andiamo stasera? - chiese poi.

- Che ne dici del negozio del vecchio Ebreo?

Il più giovane scoppiò in una risata argentina e alzò la testa quel tanto che bastava per guardare l'altro negli occhi.

- Quel negozio? Dicono che sia maledetto.

- Bé, lì staremo in pace di sicuro. Non ci va mai nessuno.

Alek si arrese, chiedendosi con una punta di inquietudine cosa quel “staremo in pace” potesse presupporre.

 

XxX

 

Un campanellino appeso sopra lo stipite della porta annunciò cristallino la loro entrata a un bancone vuoto. I barattoli di vetro sugli scaffali si scambiarono sguardi circospetti.

Alek si strinse forte al braccio del suo ragazzo. Non glielo avrebbe confessato, ma quel posto lo metteva a disagio. Una sorta di presentimento iniziò ad agitarsi nel suo stomaco.

- Bjorn? - lo richiamò, piano - Forse sarebbe meglio scegliere un altro luogo, qui siamo molto vicini alla città.

Quelle parole sussurrate erano quasi una supplica, tanto che anche il coraggio di Bjorn vacillò. Magari era davvero più prudente andarsene da qualche altra parte.

- Io...

Un rumore di passi appena dietro la vetrina troncò il suo discorso. Ombre scure si stagliarono sul pavimento costellato di pozze di luce lunare.

- Stai giù! - sibilò appena lo zingaro, trascinando a terra Alek. Strisciarono sulle assi sconnesse e i chiodi rotti fino a rannicchiarsi dietro al bancone. Non era il massimo come nascondiglio, ma non avevano avuto scelta.

Il sangue gocciolava ritmicamente da un taglio sulla mano del ragazzino. Un ticchettio che ogni volta pareva un rimbombo.

La porta si aprì con uno schianto, uno dei cardini cedette. Non era mai stata chiusa a chiave da quando il vecchio proprietario era sparito. Non serviva una grande immaginazione per indovinare che fine avesse fatto.

Le voci concitate di due SS riempirono la stanza.

- Pensi che anche questo valga?
- Certamente, è un negozio ebreo. Conosci gli ordini.

- Aspetta, mi pare di aver visto entrare qualcuno qui prima. Diamo un'occhiata in giro.

La mano di Bjorn si premette istintivamente sulla bocca del fidanzato. Portò un dito alle labbra, intimandogli di non fare il minimo rumore.

Mentre i passi dei soldati dal doppio fulmine si avvicinavano, un velo di sudore freddo iniziava a coprirgli il corpo come una coperta ghiacciata. Non avrebbe avuto alcuna speranza, se li avessero trovati: era completamente disarmato.

Lacrime di terrore imperlarono gli occhi cerulei di Alek. Eccolo di nuovo, quel presentimento nello stomaco: adesso gorgogliava soddisfatto, quasi a rammentargli trionfante che se lo avesse ascoltato non si sarebbero trovati in quella situazione. Aveva paura come non ne aveva mai avuta in tutta la sua vita.

No, forse una volta c'era stata. Quando aveva incontrato Bjorn.

 

XxX

 

Stava camminando placidamente sul limitare della foresta, facendosi baciare dal sole di Maggio, quando aveva sentito una voce in una lingua che non conosceva provenire dal folto della boscaglia.

La curiosità era sempre stata il suo più grande difetto. Si era avvicinato silenziosamente, misurando ogni passo, finché non era sbucato in un piccolo spiazzo erboso.

Accoccolato su una roccia, accanto a un piccolo cavallo baio, c'era il più bel ragazzo che avesse mai visto. Parlava all'animale senza preoccuparsi di essere sentito, gli passava le dita nella criniera con un affetto arrugginito e una tenerezza un po' burbera.

Alek era rimasto letteralmente incantato da lui. Si era talmente concentrato sul suo volto in parte nascosto da folti capelli di un intenso verde scuro che non si era accorto del pugnale che portava appeso alla cintura. Non avrebbe mai potuto ignorare però lo sguardo gelido che quegli occhi smeraldini gli avevano rivolto scorgendolo.

- Che fai qui?

Il ragazzo parlava in tedesco con un forte accento mediorientale. Era scattato in piedi e subito la sua mano era corsa all'elsa del pugnale.

- Che fai qui? - aveva ripetuto, con furia trattenuta.

Alek non aveva saputo rispondere, o forse semplicemente tremava troppo per poter articolare anche una sola parola. Lui si era avvicinato e lo aveva scrutato, lasciandosi andare a un sospiro infastidito.

- Se parli forse eviterò di sgozzarti. Ti alletta l'offerta?

- Ecco, io... stavo camminando, poi ho sentito la tua voce, non conoscevo le parole, così... mi sono avvinato... volevo andarmene, ma... - aveva balbettato Alek torcendosi nervosamente le mani.

- ... Ma?

Anche se la tensione sembrava essersi un po' allentata, il ragazzo pareva ansioso di sentire la fine della frase.

- ... Ma... io ti ho visto, e tu... sei bellissimo.

Il tedesco non sentiva proprie le parole uscite dalle sue labbra, ma non era riuscito a tapparsi la bocca prima che il suo cuore le facesse scivolare fuori.

Le guance dello sconosciuto si erano imporporate. Un rosso violento aveva iniziato a brillare sulla sua pelle scura, mentre le labbra si distendevano in un piccolo sorriso.

 

XxX

 

Adesso Alek vedeva lo stesso rosso sfavillare nel buio, ma nessun sorriso, solo lacrime, lacrime a non finire. Di chi fossero, non lo sapeva, e non sapeva neanche a chi appartenesse il sangue viscoso che macchiava le pareti e il pavimento. Non era neanche certo di essere ancora vivo, ma in fondo non gli importava.

Stringeva la mano di Bjorn tra le sue, senza riuscire a percepirne il familiare calore. Ancora lacrime. Tante, troppe per lui.

Forse gli avevano sparato, forse il suo cuore aveva già smesso di battere. Aveva visto gli occhi gelidi delle SS, spiato nel buio delle canne dei fucili, sentito il freddo del metallo contro la fronte. Una luce, uno scoppio e un grido. No, non era il suo.

Vedeva i barattoli esplodere uno dopo l'altro sugli scaffali, mentre le pareti e il soffitto cadevano a pezzi in una nuvola di calcinacci. Neanche quello era importante. Lui era morto da un pezzo, ora se ne rendeva conto. Morto insieme a Bjorn.

Era crudele, pensò, che dovesse essere ancora così "presente", quando avrebbe solo voluto andarsene in qualunque luogo lo attendesse oltre quell'ultima soglia che gli si parava davanti.

Voleva andarsene, sì, andarsene insieme al ragazzo che amava.

Poi, quasi all'improvviso, tutto finì. Fiamme sanguigne si arrampicarono sulle pareti del negozietto, divorando ogni cosa con appetito insaziabile. Volute di fumo scuro riempirono ciò che restava della stanza, cercando spiragli per fuggire verso il cielo, attirate da una forza invisibile.

Anche Alek si sentiva spingere in alto dal profondo dell'anima. O forse era l'anima nel profondo di lui a essere strattonata.

In mezzo al buio si accese una piccola luce bianca, simile a una stella lontana.

Un passo, poi un altro. Non era sicuro di volersi avvicinare, ma qualcosa lo induceva a farlo.

Bjorn. La mano ancora intrecciata alla sua, Alek rivolse uno sguardo esitante al ragazzo etereo che camminava al suo fianco. Lui gli sorrise.

- Andiamo, Tahobi.

 

Note dell'autrice:

Ciao di nuovo!

Inizio dicendo che scrivere questa one-shot è stata una vera e propria impresa per me. Mi auguro di aver fatto un buon lavoro.

Ah, ecco una spiegazione per chi non ricordasse o non sapesse cosa accadde nella "notte dei cristalli": durante la notte (mi spiace per la ripetizione) tra il 9 e il 10 Novembre 1938, in Germania più di 7000 negozi appartenenti a cittadini ebrei furono distrutti, gli edifici di culto vennero dati alla fiamme e migliaia di Ebrei vennero arrestati. Viene considerata l'inizio della vera e propria politica di persecuzione razziale che attuata dal partito nazista.

Ho deciso di ambientare la mia fic durante questa notte perché è un episodio che mi ha lasciata molto segnata, pur avendovi assistito solo tramite le pagine di un libro di storia.

Per quel che riguarda il finale, forse non molto chiaro... bé, Bjorn e Alek sono a tutti gli effetti morti, ma mi piaceva pensare che se ne andassero insieme, mano nella mano.

Non saprei proprio cosa aggiungere, spero che la mia one-shot vi sia piaciuta,

Tanti kisses <3

Ukki

 

PS:

(1) Traslitterazione della parola "Forza" in arabo.

(2) Traslitterazione della parola "Amore" in arabo.

  
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