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Autore: Sirene Chan    01/10/2007    2 recensioni
Se Goku fosse nato femmina, come sarebbero andate le cose sulla Terra?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Goku
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Gli allenamenti del genio erano estenuanti ma rinvigorenti. I due allievi non la smettevano di sfidarsi e miglioravano vistosamente. Herion era diventata di potenza inaspettatamente superiore a quella di Crillin, e quest’ultimo non riusciva a digerirlo.

La Kame House era un’abitazione confortevole, e i due ragazzi erano molto onorati di essere allenati da un grande lottatore come il genio delle tartarughe. Cercavano infatti di renderlo felice come potevano, anche se la ragazza mai e poi mai si sarebbe concessa al vecchio, nonostante questo fosse uno dei desideri del nonnetto.

Una mattina come tante i due giovani si stavano sfidando in riva al mare. Il ragazzo stava per lanciarsi all’attacco, ma una gomitata violenta di Herion lo fece cadere a terra, disteso. Era la quindicesima volta che succedeva, mentre la mora non era stata stesa neanche una volta.

Lui si massaggiò il naso dolorante, guardando deluso l’amica.

- Non è giusto, non puoi sempre vincere tu… - le disse. Lei rise.

- Dai, Crillin! Non te la prendere! – gli disse la ragazza, porgendo all’amico una mano per alzarlo. Lui la afferrò, e in un battibaleno fu in piedi, a scuotere i vestiti per togliere ogni granello di polvere rimasta.

- Pausa! – implorò lui, e lei annuì.

Crillin si diresse un attimo in casa, mentre Herion si accomodava in riva al mare ad ammirare lo splendido paesaggio che la circondava. Le onde cristalline creavano una deliziosa schiuma bianca sulla battigia, che rendeva delicato e grazioso l’ambiente.

Poi la mora alzò gli occhi per vedere i pennuti che ogni mattina circolavano intorno all’isola. Ma al posto di vedere i soliti uccelli, vide un volatile molto particolare.

Herion strizzò gli occhi: quel volatile le ricordava tanto il mezzo che Bulma usava per spostarsi… Quando poi realizzò che quello le stava andando incontro, si alzò in piedi, quasi certa della sua supposizione.

Difatti, quando l’elicottero atterrò pochi metri lontano da lei, non poté far a meno di rallegrarsi. Una ragazza uscì dall’uscio appena questo si aprì, e si buttò letteralmente al collo della mora. Quest’ultima ricambiò l’abbraccio, provando il solito imbarazzo che le mettevano le scene con affetto.

- Bulma! – esclamò, scostandola per guardarla in viso. L’altra sorrise a trentadue denti, poi si voltò verso il mezzo con cui era arrivata; una persona ne stava uscendo impacciata. – Satan! – riconobbe la mora, sorpresa.

Lui fece un veloce cenno con la mano, prendendo nell’altra la capsula in cui rinchiudere l’elicottero. Poi il ragazzo si avvicinò alle due; Bulma gli prese la mano, affiancandosi a lui.

I due stettero in silenzio, ed Herion ebbe il vago presentimento che toccasse a lei dire qualcosa. Fortunatamente Bulma era rimasta impaziente, perciò parlò lei.

- Abbiamo una notizia. – disse, nascondendo malamente la propria emozione.

La mora li squadrò un attimo: non avevano l’aria di persone che volessero avvisarla di un imminente torneo, ne di persone che morivano dalla voglia di prepararle un gustoso pranzetto. Perciò stette in silenzio, attendendo la novità.

Bulma fece una smorfia, ma la felicità sul suo volto non andò via neanche per un secondo.

- Ci sposiamo! – esclamò, raggiungendo il culmine della gioia. Dopodiché la ragazza si strinse al suo futuro marito, mentre Herion aveva stampato in volto un espressione perplessa: sposare? Cosa significa? Per lei quelle parole non avevano senso.

Subito il genio delle tartarughe uscì dalla casa, pronto ad abbracciare l’amata, ma lei lo bloccò immediatamente. Difatti lui si fermò, ma il metodo usato fu differente: Bulma sporse verso lui la sua mano destra, mettendo in bella mostra un anello e sorridendo felicemente maligna.

Lui si rannicchiò a terra, iniziando a piangere a dirotto, mentre Crillin, uscito dietro al genio, cercava di consolarlo.

Herion si rivolse verso l’amica, che guardava raggiante il ragazzo al suo fianco.

- Cosa significa "ci sposiamo"? – chiese, non tenendo nascosta la sua ignoranza nell’argomento. Bulma fece un espressione irritata, ma glielo spiegò.

- Quando si ama una persona, si vuole restare con lei per tutta la vita. Il matrimonio è quello che rende ciò tale. – disse. Ma poi, vedendo l’espressione confusa dell’amica continuò la spiegazione, in modo più sbrigativo. – Faremo una grande festa ed una cerimonia, e voi siete invitati. – disse, guardando male il genio: si capiva che Bulma non aveva nessuna intenzione di averlo al proprio matrimonio.

Herion ci ragionò un attimo su; poi ebbe un lampo di genio.

- Vi conoscete solo da qualche settimana! – strepitò. Se sapeva una cosa, era che non si poteva "amare" una persona solo dopo qualche settimana.

Una vena iniziò a pulsare sulla tempia di Bulma.

- Due anni! – strillò quest’ultima. – È da due anni che non ci vediamo, Herion! – la rimproverò.

La mora si passò una mano sulla nuca, ridendo imbarazzata: era passato così tanto tempo e non se ne ricordava?

- Devo avvertire anche Yamcha! – esclamò la turchina.

La mano di Herion rimase a mezz’aria, immobile. Yamcha?

Era da tanto che non lo sentiva, non lo vedeva, non lo pensava. Da quando se n’era andato senza guardarla. E a lei era mancato terribilmente.

- Sai per caso dov’è? – continuò Bulma rivolta all’amica. Lei fece cenno di no. La futura sposa ne rimase molto colpita. – Ma come, non l’hai più visto? – le chiese. Herion negò nuovamente. La Brief non si scompose, ed iniziò ad inveire contro il ragazzo. – Quel cretino! Non si è fatto sentire neanche una volta? – strepitò. – È peggio di te! – sibilò, intendendo offendere solo Yamcha e non Herion.

L’altra annuì, non ascoltando veramente le lamentele dell’amica. Il pensiero del ragazzo era prepotentemente penetrato nella sua testa, e sembrava non avesse intenzione di schiodarsi da lì.

Scuotendo la testa, Herion si ricompose. Sorrise ai due novelli sposi, notando quanto bene stessero insieme. Poi si voltò verso il genio, che continuava a piangere, e Crillin, che cercava di tirare su di morale il maestro. Poi si voltò verso l’amica.

- Lo vado a cercare io! – propose.

Bulma annuì.

- Effettivamente dobbiamo fare i preparativi per le nozze… - sembrò scusarsi.

- A quando la cerimonia? – chiese l’amico calvo.

- Due mesi. – ipotizzò lei, sorridendo nuovamente. Strinse il braccio del fidanzato, e lui annuì guardandola. Satan era rimasto zitto durante tutto il discorso, aspettando pazientemente che la sua amata finisse di parlare (o di imprecare). Si vedeva che era un uomo molto buono, sotto la sua corazza fatta di freddezza, durezza e peli.

Herion chiamò a gran voce la nuvola speedy, e quando questa arrivò, vi si accomodò sopra.

- Vuoi che venga con te? – chiese Crillin, premuroso. La mora negò.

- Ha bisogno di cure e attenzioni. – disse scherzosa, indicando il genio che continuava a singhiozzare.

Dopodiché si alzò in volo, salutando tutti con un ampio gesto del braccio. Quando fu ad alta quota, sola, pensò a dove cercare l’amico. Aveva detto che avrebbe girato, perciò non si sarebbe stabilito in nessuna parte precisa, e ciò rendeva più difficile le ricerche. Avrebbe comunque cominciato dalla città più grande che trovasse in circolazione.

Passò tutto il pomeriggio alla sua ricerca, attraversando varie città, ma non lo trovò. Al tramonto riprese la ricerca, abbandonando l’ennesima città senza un risultato. Ebbe poi un idea: ricordava ancora il posto in cui trovarono Pual per la prima volta. Quello doveva essere il loro nascondiglio, la loro base.

Sorridendo, orientò la nuvola in direzione del deserto. Dopo pochi minuti di volo, atterrò vicino alla baracca in cui doveva trovarsi l’amico.

I passi risuonavano cauti sulla sabbia, mentre con calma Herion si recava verso l’entrata. Era sicura di trovare lì Yamcha: se non per intuizione, per esclusione. Era stata in tutti i posti del globo, l’unico che rimaneva era quello.

Si fermò, indugiando sulla soglia. Posò una mano sulla maniglia: era sicura che vederlo fosse la scelta giusta? L’ultimo incontro non era stato particolarmente entusiasmante. Lui poteva essere ancora arrabbiato, per qualche motivo a lei sconosciuto. Poi però ripensò alla sua simpatia, alla sua allegria, alla sua strizza. E non poté far a meno di desiderare di rivederlo. Le mancava, tanto forse troppo, e non avrebbe permesso che una giornata no li dividesse. Spalancò la porta, e all’interno vide il buio. La puzza di marcio che si sentiva recava segni di settimane. Rimase in silenzio a guardarsi intorno, poi un tremolio la distrasse. Lei si voltò verso un angolo oscuro, e scorse appena una figura che tremava. Era piccola, era tonda…

- Pual? – mormorò Herion.

Lui tremò ancora di più, dopo aver riconosciuto la ragazza. Lei poté notare delle ferite sul suo corpo, le lacrime nei suoi occhi. Un lampo improvviso la colpì.

- Yamcha…? – chiese, impaurita dalla possibile risposta che il piccolo amico poteva darle. Lui alzò la piccola testa tonda, continuando a singhiozzare.

- E’… è stato ucciso… -

Il mondo le crollò addosso.

 

 

Salve a tutti.

Bulma e Satan si sposano, Yamcha è morto. Cosa succederà adesso?

Sirene Chan

  
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