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Autore: Doila483    15/03/2013    2 recensioni
Alex, una ragazzina di quindici anni, con un sogno, che condivideva col resto del mondo.
Il suo sogno aveva un nome: Justin Bieber. Il suo idolo. Nonostante non l'avesse mai incontrato, mai visto, credeva nel Never Say Never. Sapeva che sarebbe arrivato il suo momento... e non si sbagliava.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Alex aveva 15 anni e viveva a Los Angeles.
Era una ragazza solare, loquace, molto sensibile, ma forte e determinata.
Aveva però dei problemi in famiglia. Era orfana di padre. 
Questo era morto quando Alex aveva solo sette anni, per colpa di un tumore al cervello. 
Alex viveva, poi, in una piccola casetta un po' malridotta per via della sua orribile situazione economica.
La madre lavorava in un supermercato non molto distante da casa loro; non aveva dunque un gran stipendio e non riuscivano quasi mai ad arrivare a fine mese.
Era una situazione orribile, che viveva ormai da otto anni.
Alex si era ripromessa più volte di riuscire a trovare un lavoro che desse dei buoni profitti, per aiutare sua madre con le faccende economiche, e quelle dannate pene di morte che arrivavano ogni mese, puntuali come -neanche a farlo apposta- la morte: le bollette.
Erano già due mesi che Alex cercava lavoro. Sua madre aveva sempre storto il naso per questo argomento: non voleva che sua figlia lavorasse a soli 15 anni, per aiutarla a pagare le bollette, e quant'altro. Si sentiva in completo imbarazzo. Ma dove s'era vista una mamma che si faceva dare i soldi da una figlia di 15 anni ?
Ma Alex insisteva, e per lei non si trattava di 'prestare soldi'. Quella situazione economica coinvolgeva inevitabilmente anche lei, e non ne poteva più di vedere sua madre con le mani fra i capelli, domandandosi ancora una volta come avrebbero fatto ad andare avanti.
Inoltre Alex credeva che fosse il momento giusto per cominciare a lavorare, per crescere, e prendersi qualche responsabilità.
Avrebbe fatto di tutto per sua madre, le era debitrice per ogni cosa.
Ma avrebbe fatto comunque di tutto per sua madre.
Lei meritava più di quel che aveva, meritava di star bene e sorridere, meritava di avere qualcuno accanto. Meritava un uomo che l'amasse e la sostenesse.
Per il momento, però, erano solo loro due, e questo ad Alex, comunque, non dispiaceva poi così tanto. 
Alex era una ragazza che nonostante il dolore andava avanti, si aggrappava a tutte le cose belle, anche le più banali, pur di sorridere. E le piaceva questo lato di sé.
Ma la parte migliore di sé, per lei, era un'altra. 
Era una parte che niente e nessuno sarebbe riuscito a sostituire o eliminare del tutto. Era la parte più bella, che la rendeva completa in un certo senso. Era la parte migliore della sua vita.
Il suo idolo.
Un ragazzo dai capelli biondo scuro, corti, con gli occhi color miele e una voce così bella, bianca, rassicurante, da far accapponare la pelle. Così lo descriveva Alex.
Un nome, dodici lettere, e mille e più emozioni inspiegabili.
Justin Bieber.
Erano tre anni che seguiva quel ragazzo. Tre anni che lo sosteneva, tre anni che gli apparteneva, tre anni che la faceva sognare, tre anni che lo amava, tre anni che lo viveva.
In tre anni non l'aveva mai visto, eppure ne aveva avute di occasioni.. ma per la sua situazione economica, non poteva permettersi neanche un biglietto. Quella situazione faceva male ad Alex.
...E non solo ad Alex.
La madre, Mila, soffriva nel vedere la propria figlia in quelle condizioni. Sapeva benissimo quanto lei tenesse a quel ragazzo. Era lei che sentiva sua figlia urlare quando lui vinceva qualche premio; lei la sentiva cantare ogni giorno le canzoni del suo idolo; lei la vedeva piangere quando trasmettevano qualche live in televisione; lei la sentiva parlare ininterrottamente di lui; lei, lei soltanto.
Odiava essere così impotente. Voleva portarla a qualche suo concerto, anche una sola volta, voleva vederla felice, voleva vedere i suoi occhi brillare per davvero, ma non ci riusciva mai, le era impossibile ogni volta. Alex non faceva altro che ripetere quanto costasse un biglietto, e quanto fosse difficile comprarlo, dato che una volta dato il via alle vendite, dopo pochi minuti, c'era già il tutto esaurito.
Più volte Alex si era trovata davanti al monitor del computer ad osservare come i biglietti sparissero da un momento all'altro; a leggere commenti di ragazze eccitate al pensiero di vedere il loro idolo, che era anche l'idolo di Alex, porca vacca.
Continuava a chiedersi 'perché a me?', e si autodistruggeva continuamente. Ma poi si arrendeva all'evidenza: era l'ennesima occasione gettata al vento, era andata così -di nuovo-, inutile starci male, quelle lacrime -lo sapeva- non avrebbero cambiato la situazione. 
'Magari la prossima volta..' si diceva.
Ma la tanto nominata 'prossima volta' era uguale alla precedente.
 
« Oh mio Dio. » sfiatò Alex, portandosi entrambe le mani sulla bocca, mentre una, due, tre lacrime cominciarono a rigarle il viso.
Era lì davanti alla TV, seduta sul pavimento, con gli occhi puntati su quella biondina che riceveva un mazzo di rose rosse dal suo idolo.
Non sapeva ben dire cosa ci fosse in quelle lacrime. Felicità, tristezza, rabbia...? Forse un po' di tutto.
Felicità.. forse. Capiva perfettamente quella ragazza sul palco, era felice per lei, stava vivendo quel sogno anche per Alex, inconsapevolmente. 
Tristezza.. certamente. Dopotutto non c'era di certo lei sul palco, e non era neanche tra quella folla a urlare e cantare insieme al suo cantante preferito.
Rabbia.. ovviamente sì. Non era lì, e non poteva farci niente.
« Dio mio, mamma, guardalo. Guardalo! » diceva Alex a sua madre, che era occupata tra i fornelli.
Mila si girò, lanciando un'occhiata alla televisione, dove spiccava l'immagine di una ragazza in lacrime, su uno sgabello, che stringeva in grembo delle rose rosse, e alla sua sinistra Justin. Justin Bieber. Che alzava le braccia e cantava, coinvolgendo il pubblico.
Concentrò la sua attenzione sul viso rigato della figlia. Ormai conosceva quell'espressione, quelle lacrime, e poteva dire di conoscere perfettamente i pensieri e i sogni della propria bambina.
Sospirò e le sue labbra si incurvarono di poco verso l'alto, in un amaro sorriso, di chi purtroppo sapeva tutto e non poteva far niente.
« Perché continui a guardare questo video? » chiese Mila. Insomma, non capiva. Sapeva che quel ragazzino era il suo cantante preferito, ma sapeva anche che ad Alex tutto ciò faceva male. Forse non lo faceva apposta, anzi.. sicuramente non lo faceva apposta, ma Alex si sbatteva in faccia la realtà da sola.
« Perché è bellissimo, cavolo. » disse cercando di asciugarsi quelle lacrime. Ma come ne scacciava una, ne arrivava un'altra.
« Sì, ma ti fai del male. » continuò Mila.
« No, mamma. Cioè sì, fa male vedere come le altre riescano a realizzare il loro sogno mentre io sono qui, a casa. Però vedo anche la bellezza del Never Say Never e mi dà speranza. Magari quella ragazza, all'inizio, non poteva neanche andare al concerto. Magari aveva problemi economici, o problemi con i biglietti, problemi con l'organizzazione. Ma poi c'è andata. Ed è anche salita sul palco. E' bellissimo. » spiegò Alex. Avrebbe voluto dire tante cose, ma non era sicura che sua madre l'avrebbe capita. Inoltre era già in preda alle lacrime. Qualche frase di più e sarebbe scoppiata in un pianto assurdo, lo sentiva. Si sarebbe sfogata, avrebbe tirato fuori tutti i suoi pensieri, le sue emozioni, ed sarebbe stato inevitabile piangere. Si fermò lì, sicura che ciò bastasse come spiegazione.
A Mila dispiaceva sapere quanto Alex fosse 'sfortunata', ma sapere che ci sperava ancora e ci credeva, non poteva che farle piacere. 
Abbozzò un mezzo sorriso, un misto tra felicità e dispiacere.
Prima o poi l'avrebbe accompagnata a un suo concerto. Ce l'avrebbe portata eccome. 
Alex lo meritava.
 
Quando il film finì, Alex si commosse pensando a quanto fosse bello avere un idolo come Justin. Era così fiera di lui, ed era fiera anche di se stessa per amare un ragazzo così.
Forse oggettivamente era un pensiero stupido, ma era vero, era ciò che sentiva.
Alla fine Mila si era seduta sul divano, pregando più volte Alex di alzarsi da terra, ma furono parole che come entravano da un orecchio uscivano dall'altro. Anche se Mila aveva l'impressione che non l'avesse neanche sentita. 
Guardava anche Mila quel DVD, sorridendo di tanto in tanto nel vedere quanto fosse pazzo e dolce d'animo quel ragazzino. 
Aveva sempre pensato che Justin avesse una belle voce e fosse anche un bel ragazzo, dunque capiva perché piacesse ad Alex. Ma per Mila, ovviamente, lui era un ragazzino qualunque. Con del talento, sì, ma era un ragazzo comune, come ce ne sono miliardi in tutto il mondo. Sembrava però che la figlia ignorasse deliberatamente quel pensiero, e si fosse completamente dimenticata del mondo che la circondava. 
Alex si alzò da terra con un sorriso sincero che andava da un orecchio all'altro. Mila lo vide e sorrise inconsciamente. 
'Sarà anche un semplice ragazzino, ma fa sorridere mia figlia' pensò.
Alex, dopo aver visto quel film, si sentì come se il suo cuore avesse tirato un lungo sospiro, stava davvero bene.
Sentiva il proprio cuore correre. Dio, quando vedeva Justin, sembrava che il suo cuore si allennasse per il Triathlon. 
Si passò una mano sul viso, visibilmente stanca. Aveva pianto, le faceva male la testa, e inoltre era tardi, doveva andare a dormire. 
« Buonanotte, mamma. » disse Alex piegandosi sulla mamma per lasciarle un piccolo bacio sullo zigomo.
Mila sorrise e si sporse un po' di più, lasciando anche lei un bacio a sua figlia. Da quanto tempo non le dava il bacio della buonanotte...
« Buonanotte, Biliver. » disse lei sorridente.
« ...Mamma, è Belieber. » ridacchiò Alex. 
Quant'era bella sua mamma? Non l'avrebbe cambiata con nessun'altra mamma al mondo. Sarebbe stata scema se l'avesse fatto o anche solo pensato.
« Quello, insomma. » disse Mila sorridendo. Piccolo lapsus.
Alex attraversò il piccolo corridoio che divideva la cucina dalla sua stanza, e chiuse la porta.
La sua stanza era piccola, non molto luminosa e un po' vecchiotta, ma c'era appeso qualche poster di Justin e per lei era perfetta.
Sorrise sentendosi osservata da quei poster. Cavolo, quanto avrebbe pagato per sentirsi davvero guardata da lui. 
'Sì, aspetta e spera...' si disse mentalmente.
Si cambiò velocemente, infilandosi un pigiama leggero e correndo sotto le lenzuola.
Il pavimento era freddo, ma comunque c'era un clima abbastanza caldo, considerato che era ancora in periodo estivo.
Alex, invece, amava la pioggia, la neve e il freddo. Amava l'autunno ma ancor di più l'inverno.
Le piaceva correre sotto le coperte quando sentiva l'aria fredda sulla pelle. Si sentiva coperta, protetta. Era una bella sensazione.
Sì, amava l'inverno, decisamente.
Poco prima di addormentarsi pensò a molte cose.
Pensò a quando la mamma l'aveva chiamata 'Biliver' qualche minuto prima e inconsciamente sorrise. Pensò a quando la mamma aveva detto durante il film cose come 'Che carino che è Justin!' oppure 'Che pazzo!'
Amava quando sua madre diceva qualcosa che riguardasse Justin, sentiva che quell'argomento non interessava solo a lei, e che quindi poteva parlarne liberamente. Dopotutto, sua madre la capiva, non aveva mai detto niente contro Justin. Alex era contenta che a sua madre piacesse il suo idolo. Sentiva qualcosa di bello, come se Justin fosse ben accetto nella sua famiglia. Non sapeva spiegarlo neanche a se stessa, ma era una cosa bella e non poteva che farla sorridere.
Tra i pensieri di Alex si presentò quello della verifica di matematica del giorno seguente.
Il suo sorriso si trasformò in una smorfia di completo ribrezzo. Odiava quella materia. Aveva dei problemi, ma riusciva comunque a passare le verifiche scritte e orali.
Si disse che era meglio non pensarci, che sarebbe andato tutto bene, perché comunque era preparata, e non doveva agitarsi inutilmente. 
Mise la sveglia per le sei e quaranta e si sdraiò di nuovo sul letto, spostando un po' le lenzuola, per stare più fresca. Mise il braccio sotto il cuscino e chiuse gli occhi.
Il giorno dopo sarebbe dovuta tornare a scuola e affrontare una simpaticissima verifica di matematica.
'Metterò la maglia di Justin, così mi porterà fortuna..' pensò sorridendo.
  
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