Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: lattebiscotti    15/03/2013    0 recensioni
E' una giornata bellissima.
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ho scritto questa piccola storia un anno e mezzo fa, infatti sono sicura che se la riscrivessi adesso farei le cose molto diversamente, ma preferisco pubblicarla adesso prima che la botta di coraggio svanisca.
Ispirata da Only if for a Night, di Florence + The Machine.
Come sempre, le critiche e le recensioni sono ben accette ♥

***




E' una giornata bellissima.

C'è il sole, il cielo è azzurro e fa quasi caldo sotto il cappotto nero che mi ha fatto mettere la zia prima di uscire. Anche se io volevo mettere quello rosa che mi fa mettere mamma la mattina prima di andare a scuola: mi mette il cappotto, lo zaino sulle spalle, poi mi fa fare una piroetta per mettermi la sciarpa e ne approfitta sempre per tirarmi verso di sé e darmi un bacio sul naso. Solo lei mi da i baci sul naso.

Mamma stamattina non c'era però, anche se quando torno a casa dopo aver dormito dalla nonna è sempre davanti la porta ad aspettarmi, ed è da quando sono andata a scuola ieri mattina che non la vedo. Ieri è venuta a prendermi la nonna e mi ha portata a prendere la cioccolata calda perché doveva dirmi una cosa importante e secondo lei le cose importanti vanno sempre discusse davanti una tazza di cioccolata calda perché aiuta a far scivolare meglio i pensieri dentro la pancia.

 

Adesso sono in macchina con la zia e la nonna e c'è tanto silenzio, anche se di solito la zia non fa altro che parlare di qualsiasi cosa. Come quella volta che eravamo in macchina e la zia raccontava di un cliente a lavoro che le aveva portato tanti fiori quanti i giorni dell'anno ed era così impegnata a raccontare che ha sbagliato strada e siamo arrivate a casa che era già buio, trovando papà in cucina che cercava di preparare la cena, ma era riuscito solo a far uscire tanto fumo dal forno e un arrosto nero come il legno nel camino dopo che il fuoco si è spento.

 

Stiamo camminando da un bel po' e la zia ancora non parla, nemmeno quando le chiedo dove stiamo andando. Anzi, dopo la mia domanda la nonna singhiozza, il che è strano perché lei ride sempre. Arriviamo vicino un prato enorme che riconosco subito perché una volta sono venuta qui con mamma e papà che mi hanno portata davanti a una pietra con scritto il nome del nonno. Dicevano che il nonno era andato via prima che io nascessi, ma non capivo bene perché di tutti i posti in cui poteva andare aveva deciso di andare proprio sotto quel bel prato.

 

Mentre camminiamo verso un gruppo di persone la nonna mi tiene per mano e sento che trema; le sue mani tremano sempre ultimamente, persino quando mi pettina i capelli, solo che lo trovo sempre così rilassante e così rassicurante che a volte sciolgo le trecce che mi ha fatto la mamma e mi spettino i capelli apposta così che lei mi li possa pettinare di nuovo. Mi sento un po' in colpa perché mamma ci mette tanta cura per farmi le trecce, si mette persino a cantare a volte, ma il modo in cui la nonna mi accarezza la testa con quelle mani che tremano un po' è tutta un'altra cosa.

 

Man mano che camminiamo vedo che tutte le persone verso cui ci dirigiamo sono vestite tutte di nero e che sono tutti molto silenziosi, tutti stretti attorno a una lapide e una grande fossa e trovo che siano tutti molto buffi fermi lì a fissare una fossa. Quando ci avviciniamo se possibile il silenzio è ancora più pesante, tutti fissano me e io fisso papà. Non vedo nemmeno lui da ieri mattina, ma è così diverso con quel vestito elegante, i capelli pettinati all'indietro che sembra un'altra persona. E poi ha le guance tutte rosse e bagnate, e non può essere il mio papà perché il mio papà non piange mai, tranne quando guardiamo il Re Leone.

 

Accanto alla fossa c'è una grande cassa di legno scuro che prima non avevo notato e un prete che riconosco a stento perché non andiamo a messa molto spesso. Mamma dice che non le piace che in chiesa siano tutti seri quando invece la domenica è un giorno di festa, così molto spesso la domenica io, mamma e papà rimaniamo in pigiama tutta la mattina cucinando frittelle: io aiuto mamma a mescolare l'impasto e papà non aiuta affatto in realtà, anzi distrae mamma perché non fa altro che darle baci e sussurrarle cose all'orecchio e anche se la cosa mi secca un po' perché la mattina mi alzo sempre affamata non riesco a dirgli di smetterla perché il sorriso di mamma è così bello che anche in pieno inverno mi fa pensare alla primavera e alle giornate come quella di oggi. Non credo che possa essere più luminoso di com'è ora, ma sono sicura che se la mamma fosse qui sicuramente il sole esploderebbe in mille pezzi colorati e gli uccellini canterebbero così forte da sovrastare qualsiasi altro rumore. Oh sì, e papà smetterebbe subito di piangere.

 

Il prete inizia a parlare e fa il nome della mamma. Cosa interessa a lui se la mamma se n'è andata? Sembra interessi a tutti, anche se la mamma è la mia. Sì, mancherà anche a me, ma tanto tornerà presto. Anche la nonna ieri cercava di dirmi che se n'è andata per sempre, ma loro non sanno. Io e mamma avevamo fatto una promessa, una sera che papà era bloccato al lavoro a causa di un temporale e io e mamma avevamo spostato il divano del salotto verso la finestra e guardavamo i lampi cadere lontani nel bosco dietro la città, lo stesso bosco davanti al quale ci troviamo noi adesso. Mi aveva promesso che non mi avrebbe lasciata mai, che se mai fosse successo qualcosa lei sarebbe tornata sempre da me; le avevo promesso che pure io, se mai fossi andata via lontano, lontanissimo, sarei sempre tornata da lei. Avevamo giurato tutte e due anche se la maestra dice che giurare è sbagliato, ma noi ci volevamo troppo bene quindi mamma aveva detto che non contava. E poi non avevo mai fatto nessun altro giuramento, con nessun altro.

 

Quando il prete finisce di parlare degli uomini che non conosco si avvicinano alla cassa di legno e, prima di farla scendere dentro la fossa papà si avvicina e da un bacio al coperchio, lasciando cadere là sopra una camelia rossa, come quella che portava a mamma ogni anno per il loro anniversario.

No.

Non può di certo essere.

Non avrebbero certo messo mamma, la mia mamma, lì dentro.

Perché poi? E' andata via, va bene, ma se la tengono là dentro come farà a tornare a casa? Soprattutto se la stanno mettendo sottoterra! Il nonno è sottoterra, lui non l'ho mai visto e non lo vedrò mai proprio per questo!

 

Sono così sconvolta che inizio a piangere senza nemmeno rendermene conto, silenziosamente, la mia mano ancora stretta in quella della nonna. Le altre persone stanno pian piano andando via, così la lascio e mi giro verso papà perché lui deve sapere, devo spiegargli che io e mamma abbiamo fatto un giuramento e che sì, può rimproverarmi dopo, ma intanto devono tirare mamma fuori di lì o rimarrà bloccata e non potrà tornare e questo è sbagliato, sbagliato, sbagliato.

 

Quando arrivo da lui lo tiro per la giacca per farlo girare. Le sue guance sono asciutte adesso, ma mi guarda in modo così strano, prima di allontanarsi da me. Non potrebbe essere più diverso da quando mi prende in braccio e ci mettiamo a girare su noi stessi finché non finiamo sul divano e lui mi abbraccia ancora più forte e mi dice che sono bellissima perché io e la mamma ci somigliamo in così tante cose che a volte quando guarda me negli occhi si innamora di nuovo.

 

Mentre cerco di chiamare papà sento la nonna e la zia di nuovo vicine a me, e mentre ci allontaniamo, anche con gli occhi appannati di lacrime, mi sembra di vedere una figura appoggiata ad un albero dall'altro lato del prato. Non la vedo bene perché è lontana, ma sono sicura che sorrida, prima di girarsi e sparire per sempre.

  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: lattebiscotti