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Autore: Ailis_    15/03/2013    2 recensioni
Julya Peskov non era certo prevista nella vita di Stefan.
Eppure quando lei ritorna, la sua presenza è come un uragano nella vita di Stefan.
Julya nasconde un segreto, qualcosa che ha dominato la sua vita per secoli e che ora è talmente vicino da non poterselo lasciare sfuggire.
Il rapporto con Stefan si è incrinato tanto tempo prima, ma lei ha bisogno di lui per la sua ricerca. E quando lui deciderà di aiutarla, Julya scoprirà di provare qualcosa di più della semplice amicizia.
Ma è davvero così? Riuscirà Julya ha trovare ciò che ha cercato per tutta la vita? E perché ne ha così bisogno?
Quando pensano di avercela fatta, ogni certezza crolla e il suo mondo verrà sconvolto. All'orizzonte, comparirà una vecchia conoscenza, qualcuno in grado di riportare a galla qualcosa che Julya pensava di aver dimenticato, un amore che ha segnato la sua vita e il suo cuore, indimenticabile ed eterno. Cosa succederà? Saprà dare retta al proprio cuore ed essere felice?
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kol Mikaelson, Nuovo personaggio, Stefan Salvatore, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Andai a cercare l'amore e mi persi'
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Capitolo 5 Ekleipsis

Buondì!
Cercherò di pubblicare il venerdì ora che The vampire diaries è ripreso regolarmente , ma se la settimana si rivelasse più leggera del solito magari passerò a due aggiornamenti, chissà.
Comunque, nello scorso capitolo avete avuto modo di conoscere meglio il passato di Julya. Ora, il suo presente sarà l'oggetto del capitolo, in particolare il rapporto Julya/Stefan.
Ma non vi anticipo nulla, se no che sopresa è?
Vi avverto, il capitolo non è lungo, ma è di passaggio e mi serviva per “sistemare” alcune cose.
Buona lettura.

 

Lo dedico alle splendide persone che leggono e commentano.
Ma anche a quelle che leggono e basta.


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I'll hold you 'til hurt is gone



Never gonna be alone!
From this moment on, if you ever feel like letting go,
I won't let you fall.
Never gonna be alone!
I'll hold you 'til the hurt is gone.
Nickelback- Never gonna be alone



L'ultima volta che ho partecipato a una festa era il 1945, gli abiti erano decisamente diversi e i cocktail... no, quelli sono rimasti uguali” ammise sorseggiando il liquore direttamente dalla bottiglia che un ragazzo, abbastanza ubriaco da non aver bisogno di essere soggiogato perché mollasse la sua preda, le aveva gentilmente lasciato.
Caroline rise e lanciò un'occhiata all'amica, quella sera più bella che mai nel suo abito nero e viola che faceva risaltare ancora di più il contrasto tra la pelle chiara e i capelli color cioccolato.

Davvero è stata l'ultima volta?”
“Da quel momento non ho fatto che studiare e cercare”

Allora mi sa che hai molte cose da recuperare”
Credo che inizierò da quella bottiglia di vodka laggiù”
Julya si diresse verso il tavolo dove erano state appoggiate bevande e cibarie varie ma si voltò quando Caroline la chiamò.

Non pensi di aver già bevuto abbastanza?”
La guardò con un sopracciglio inarcato e l'espressione divertita.

Care, sono russa” e se ne andò con passo sicuro, facendosi largo tra la folla come se non esistesse.
Si versò un bicchiere di vodka e la sorseggiò piano. Aveva un buon sapore e le ricordava la sua vita da umana, quando beveva la vodka rubata a loro padre durante le feste di paese con i suoi fratelli.
Stefan comparve al suo fianco con un bicchiere vuoto da riempire e l'espressione neutra. Non si parlavano ancora e non le piaceva quella situazione.
Qualcosa doveva cambiare perché se avessero continuato ad asserragliarsi sulle loro posizioni, Julya non avrebbe mai potuto convincerlo ad aiutarla.
Dentro di sé sapeva che era una scusa, un modo per non ammettere con se stessa che voleva solo essere perdonata e avere di nuovo qualcuno al proprio fianco.
Forse sarebbe bastato chiedere scusa, supplicarlo di perdonarla fino a quando non lo avesse fatto... forse sarebbe bastato inghiottire l'orgoglio e parlare con il cuore in mano.
Lo fermò prima ancora di aver deciso cosa fare.

Non ce la faccio a essere arrabbiata con te” ammise “e vorrei che tu mi aiutassi in ciò che sto facendo”
Stefan la guardò come se pensasse che fosse impazzita “Non hai capito? La risposta è sempre no”

Sei tu che non capisci”
Forse era ubriaca, probabilmente se ne sarebbe pentita entro poche ore, ma lui era Stefan e questo sembrava bastarle in quel momento.

Come hai potuto credere davvero che io agisca solo per ambizione?” mormorò amareggiata “Se tu sei arrabbiato, io sono delusa. Credevo mi conoscessi abbastanza da capire che c'è molto di più”
Gli scoccò un'occhiata piena di rimpianto e se ne andò, non prima di aver rubato dalla tavolo una bottiglia di ottimo whisky.



Con suo enorme rammarico, Julya aveva scoperto di essere il tipo da sbornia triste.
Aveva sperato che il whisky e la vodka e il bourbon -che era davvero buono e Damon aveva ragione, ma lei non glielo avrebbe mai detto- potessero cancellare il suo lato più cupo e triste... e invece no.
Se non altro, quella sera non avrebbe avuto problemi di sete: aveva abbastanza liquore in corpo da poter gestire la fame per tutta la notte.
Si appoggiò con i gomiti sulla balaustra del terrazzo su cui aveva trovato rifugio. Fuori, la band cambiò canzone e attaccò con un lento.
La ragazza aveva una bella voce, roca, intensa, da brividi sotto la pelle e c'era un bel vento freddo che le ricordava la sua Russia e che portava il profumo della prima neve.
In un attimo di follia, si issò sulla balaustra con un mezzo sorriso e gli occhi socchiusi. Le sfuggì una risata e si ricordò che a lei piaceva davvero l'inverno.
Le piaceva il ghiaccio su cui pattinare perché le ricordava la Neva a Dicembre, la neve, le luci, gli alberi spogli.
La gente odiava l'inverno, ma lei no. Le portava un pezzo di casa a ogni ventata, in qualunque parte del mondo fosse.

Dovresti scendere”
Aveva sentito arrivare Stefan, ma perché scendere quando stava così bene lì?

Io non credo. Qui si sta bene”
Preferirei che scendessi”
Non fare finta che ti importi. E comunque” gli ricordò con un sorriso “io non posso morire. Sono già morta, ricordi?”
Va bene”
Lo sentì avvicinarsi, ma non se ne curò fino a quando non la prese in braccio e la trascinò giù di peso. La portò tra le braccia come se fosse una principessa fino all'interno dello studio di casa Lockwood mentre la musica cambiava.
La mise a terra e lei si allontanò, stizzita e contrariata, senza dire una parola. Era alticcia e cominciava a sentire la stanchezza -anche se era piuttosto certa che fosse una reazione psicologica- gravarle addosso come un peso. Non aveva la forza di preoccuparsi del disprezzo di Stefan o di ciò che stava pensando.

Ti sei mai pentita di essertene andata?”
Julya si chiese se fosse il caso di dirgli la verità. Lo guardò negli occhi e vide che finalmente qualcosa era cambiato.
Brillavano di una luce che non c'era mai stata e Stefan sembrava di nuovo come lo ricordava. Forse, chissà, era l'alcool che le faceva vedere ciò che voleva, ma non le importava. Aveva così tanto bisogno di lui.

Ogni giorno ho rimpianto di non averti chiesto di venire con me”
E perché non sei tornata?”
Perché, per quanto volessi disperatamente averti accanto, non potevo dimenticare il motivo per cui me n'ero andata”
La tua ambizione...”
Non si aspettava che Julya si voltasse di scatto, sferzando l'aria con i lunghi capelli bruni.

Non è mai stata quella! Ti prego, credimi: ho mille motivi per volere quel calice, ma l'ambizione non è mai stato tra quelli”
E Stefan non dubitò neanche per un momento delle sue parole e sì, poteva fidarsi perché conosceva Julya e, anche se aveva scelto di vedere in lei solo un'ambiziosa egoista, sapeva che non lo era mai stata.
Era ferito e aveva voluto credere che fosse una creatura spregevole: così sarebbe stato più facile odiarla.
Ma lei gli stava chiedendo di perdonarla e vedeva la muta richieste nei suoi occhi lucidi e ardenti.

Mi sono sentito così solo” soffiò mentre Julya si avvicinava a lui.
Ho ucciso migliaia di persone e tu te n'eri andata, lasciandomi senza nessuno a cui appoggiarmi quando ne avevo più bisogno”
Julya guardò nei suoi occhi e vide il rimpianto, il dolore straziante dettato dalla consapevolezza delle proprie azioni, il senso di abbandono.
Di slancio lo strinse a sé e Stefan la avvolse con le proprie braccia, premendosela contro per sentirla più vicina, stringendo tanto da farle male.

Non ti lascerò più cadere, non sarai di nuovo solo”
Le sembrò che all'improvviso tutta la sofferenza di quegli anni, le morti, le devastazioni e gli inganni fossero tornati alla mente di Stefan e tornò a galla anche il proprio senso di solitudine.
In quel momento, sembravano entrambi due naufraghi alla disperata ricerca di un modo per sopravvivere.
All'improvviso non fu più Julya la roccia nella tempesta mentre Stefan affondava il capo tra i suoi capelli. Lasciò che sfogasse tutto il suo dolore contro il suo collo mentre lo stringeva più forte, come a dirgli che non lo avrebbe lasciato andare una seconda volta.

Andrà tutto bene” si ritrovò a mormorare accarezzandogli i capelli. Non lo avrebbe lasciato andare, non più.
E sapeva che Stefan non l'aveva ancora perdonata del tutto, l'aveva letto nei suoi occhi prima che la stringesse a sé, ma non le importava. Era un primo passo sulla via giusta, sulla strada per tornare al punto in cui erano lasciati, un nuovo inizio.

*


Ehi”
Julya alzò lo sguardo dal libro e lo posò su Stefan. Era appoggiato allo stipite della porta e le rivolgeva un sorriso un po' tirato, ma Julya apprezzò il tentativo.

Ciao”
Come procede?”
Julya si stupì per la domanda, ma la sua sorpresa raggiunse l'apice quando Stefan si fece avanti e si appoggiò con le mani allo schienale della sedia.

Bene” ammise ed era vero, per una volta.
Per ora il libro non mi ha detto nulla che non presumessi già, ma se non altro ora posso dire di essere certa di averci sempre visto giusto”
Stefan pensò che si stesse contenendo e che doveva essere davvero difficile per lei non gongolare spudoratamente.
Gli venne da ridere: Julya non era cambiata dagli anni '20.
La discussione di due sere prima, alla festa di Tyler, li aveva riavvicinati e aveva permesso a Stefan di imboccare la via del perdono.
Certo, erano ben lungi da riavere il loro vecchio rapporto, ma se non altro ci stavano provando.
Un passo alla volta, si era detto e sembrava che Julya accettasse il suo modo di procedere.

Davvero? E quali erano queste supposizioni?”
Stefan, vuoi davvero saperlo? Insomma, so che non è così, ma se ti raccontassi tutto avrei l'impressione che tu mi stia aiutando”
Stefan soppesò un momento il problema poi prese la sua decisione “E se volessi aiutarti?”
Julya lo guardò con dolcezza e gratitudine, ma scosse la testa.

Non acceleriamo i tempi, Stef. So che non sei ancora pronto per questo”
Ma io voglio esserlo! Senti, noi due abbiamo tanti anni da recuperare e quale miglior modo per perdonarti che capire perché mi hai abbandonato?”
Uno a zero per te, pensò Julya che a quell'obiezione non sapeva proprio come ribattere. Forse perché era perfettamente ragionevole e inappuntabile.
Si morse il labbro, meditando. Perché no? Perché non cedergli la possibilità di perdonarla davvero?
Perché se lo facessi, gli darei libero accesso alla mia anima, a ogni mia più piccola debolezza. E non so se sono pronta a farlo.
Ma Stefan stava facendo uno sforzo e la sua proposta era una mano tesa. In un rapporto, non sarebbe bastato che uno dei due facesse un passo avanti. Accettare il suo aiuto, ora, sarebbe stato il suo modo di prendere quella mano e stringerla forte.

Va bene, va bene. Vieni qui e ascoltarmi, ti servirà”
Gli indicò il libro “Quello è un antico manoscritto redatto dalla mano di un frate francescano in cui questi narra la vita e le gesta di un cavaliere. Ora, la leggenda vuole che questo cavaliere fosse uno dei tre fratelli che trovarono il Graal durante la prima crociata”

Come sai tutte queste cose?” le domandò alzando appena lo sguardo dal manoscritto.
Sono decenni che lavoro a questo. Ti stupiresti della quantità di cose che conosco in materia storica, Stefan”
Gli sorrise, enigmatica e un po' presuntuosa, come aveva fatto nel 1928, nel night club di Philadelphia.

Comunque” lo ammonì “il libro non rivela dove si trova il Graal, ma il cavaliere è sicuro di aver lasciato due indizi lungo il cammino che possano rivelarlo”
Sotto lo sguardo attento di Stefan, trafficò con i fogli sparsi sulla scrivania alla ricerca di chissà cosa fino a estrarre un paio di foto.

Uno è questa, una tavoletta di arenaria”
Ma è incompleta”
Giusto. L'altro indizio, è sepolto con l'altro fratello”
E immagino che non dica dove sia la tomba, vero?”
Julya rise. Se l'archeologia – o in qualunque modo si volesse chiamare ciò che stavano facendo- fosse stata davvero piena di risposte immediate, allora non avrebbe impiegato più di un secolo a raggiungere quel traguardo.
Stefan avrebbe dovuto imparare a pazientare perché ora stavano avendo molta fortuna -più di quanta ne avesse mai avuta, a dire il vero- ma le cose avrebbero potuto cambiare il loro corso molto presto.
Era una continua sfida, un incessante allenamento per il suo cervello. La ricerca e la scoperta costante erano per lei l'unica fonte di vero divertimento.

No” ammise “ma io credo che si trovi a Venezia”
E vide che Stefan stava per farle una domanda, magari su come facesse a sapere che era lì, ma Julya alzò una mano per fermarlo.

Non chiedermi come faccio. Diciamo solo che è una supposizione”
E come pensi di avvalorarla?”
Il sorriso che Julya li rivolse fu così radioso che ne rimase abbacinato per un momento.

Semplice. Andando in Italia”
E io verrò con te”
Subito dopo averlo detto, si chiese perché lo avesse fatto. In realtà, voleva andare con lei. Non perché avesse bisogno di essere protetta – era sicuro che sapesse farlo benissimo da sola- ma quale miglior modo per passare del tempo insieme di un viaggio a Venezia?
Julya lo guardò mordendosi il labbro e con uno sguardo così preoccupato che Stefan si chiese cosa avesse detto di male.

Stefan” iniziò tentennando e prendendogli una mano tra le sue “non è un viaggio di piacere, lo sai? Insomma, potremmo dover attraversare passaggi sotterranei, gallerie, cunicoli. Poi, è Venezia: vuol dire che ci sarà tanta acqua... Credi di essere pronto a rischiare che si rovinino i tuoi capelli pieni di gel?”
Stefan ci mise un momento per realizzare la battuta di Julya che aveva perciò avuto tutto il tempo di alzarsi in piedi e allontanarsi con un sorriso malandrino.
Alla fine, alzò gli occhi al cielo “Anche tu!”
Poi le lanciò un cuscino e il resto della giornata passò così, con due vecchi amici che imparavano a poco a poco a fidarsi di nuovo l'uno dell'altro.


Continua



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