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Autore: FabTaurus    15/03/2013    5 recensioni
Lo Stregone avanzava furtivo nel chiarore imminente dell'alba, borbottando senza sosta un incantesimo di occultamento. Curvo e ingobbito come se stesse sotto un manto troppo piccolo, si destreggiava fra le carcasse di auto abbandonate, la meta del cammino ben chiara in mente.
Aveva consultato per mesi i Tarocchi, studiato gli allineamenti planetari, viaggiato varie volte sia nel mondo Inferiore che in quello Superiore per consultare spiriti e demoni di varia sapienza, e infine era riuscito a ottenerla...
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Lo Stregone avanzava furtivo nel chiarore imminente dell'alba, borbottando senza sosta un incantesimo di occultamento. Curvo e ingobbito come se stesse sotto un manto troppo piccolo, si destreggiava fra le carcasse di auto abbandonate, la meta del cammino ben chiara in mente. 
Aveva consultato per mesi i Tarocchi, studiato gli allineamenti planetari, viaggiato varie volte sia nel mondo Inferiore che in quello Superiore per consultare spiriti e demoni di varia sapienza, e infine era riuscito a ottenerla.
La Formula. 
L'unico incantesimo in grado di porre fine all'oscuro male che stava divorando il mondo di Mezzo. 
La Nera Fonte poteva ora essere sigillata, per questo si era messo in viaggio attraversando tutta l'Europa destreggiandosi magnificamente tra le varie avversità.
Ovviamente tutto aveva un costo, e il lungo cammino gli aveva richiesto un elevato dispendio di energie sia vitali  che magiche: sentiva la propria Fiamma Interiore così esausta da essere sul punto di spegnersi. 
Tuttavia era vicino, vicinissimo alla Soglia del Negrore: ne percepiva gli influssi putridi al pari dell'olezzo di un'ulcera purulenta.
Non si sarebbe arreso né ora né mai, e nondimeno una sosta era indispensabile. 
L'ultimo consulto dei Tarocchi.  
Si accovacciò cauto nell'androne di una palazzina dalle porte divelte, stringendosi addosso una coperta trovata lì in giro, evidente segnale che la Dea Madre vegliava sulla sua missione. 
Pian piano l'intirizzimento si dissipò un poco e lui fu in grado di flettere le falangi indurite. Aveva sempre odiato i mezziguanti, ma in quel momento più che mai aveva bisogno di poter  tracciare in aria i Segni del Potere e intessere trame di magia. 
In pochi e brevi gesti dispose le carte davanti a se con la mano destra, mentre con la sinistra incideva l'aria gelida di antichi sacramenti. Terminato il rito inspirò profondamente, rivolgendo una preghiera a Sorte e Fato perché gli svelassero per l'ultima volta i mutamenti del Destino, ma proprio in quel' istante un possente urlo di vento s'insinuò tra i battenti scardinati, spazzando via le Carte.
Lo Stregone rimase imperturbabile. Tutto era un segno e questo indicava che il tempo dell'azione era giunto. Con un passo più vigoroso si rimise in cammino verso Piazza Statuto, Torino.
 
La nera statua del Principe delle Tenebre svettava come una faro nella agorà vuota. 
La crosta di ghiaccio e neve scricchiolò al passaggio dello Stregone, mentre le dure suole dei suoi scarponi avanzavano fino a pochi passi dal cupo monolite angelico. 
Quivi egli si fermò e s'azzittì: il fascino esercitato da quel volto efebico era nullo se confrontato all'inarrestabile potere magico che permeava ogni anfratto di quel luogo, e tuttavia era così vivido da irretirlo.
Tutto in quella scultura raccontava dei sottili incantesimi sussurrati al bronzo durante la fusione e la forma, studiata lungamente alla luce di ceri dissacrati, congiungeva evidentemente il simbolismo alla gestualità, chiaro retaggio di sette dimenticate.
Una lama d'argentò sfavillò intercettando per un attimo il primo raggio albino per poi essere immersa nel avambraccio sinistro dello Stregone, tingendosi così tingersi del rosso del sangue,.
Il forte vento che spazzava la piazza dipanò il soave aroma sanguigno per tutta la città risvegliando gli Affamati. 
Con uno stilo di mandragola intinto nel proprio umore vitale lo Stregone tracciò a terra, attraverso intricati arabeschi, un cerchio magico superiore per potere a qualsiasi altro.
Le greggi di dannati belarono e mugghiarono ferali la loro fame insaziabile, accorrendo come armenti infernali verso il trogolo, cosicché i loro versi giunsero in breve alle orecchie dello Stregone, intento a salmodiare il rito salvifico.
Il Mondo sarebbe stato ripulito.
Questa convinzione gli brillava nel petto come un piccolo sole, così impetuosa da annullare tutte le altre percezioni e così nemmeno si accorse quando i cadaveri, facendosi beffe degli arabeschi sanguigni e di tutte le sue magie, superarono il rosso anatema tracciato sulla neve, avanzando inesorabili sino a lui.
Una donna, il cui volto scarnificato pendeva a brandelli dalla mascella inferiore fu la prima ad avventarglisi contro, affondando i denti nella tenera carne della sua guancia e mozzando la vuota litania.
Solo allora lo Stregone comprese il mistero più grande di tutti. 
La magia è solamente una gran cagata da vecchie comari e scemi patentati.
Poi morì.
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essere un DOVERE di ogni LETTORE**
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