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Autore: VeraNora    16/03/2013    16 recensioni
Mi cimento nel mio primo "What If": Damon lascia Mystic Falls due giorni dopo la scelta di Elena. Lei non è morta, non è diventata vampiro. Lui va via senza dire niente, senza salutare nessuno e nel lasciare quella vita, si ritrova a dover prendere una decisione, come già accaduto nella 2x12 con Jessica. Questa decisione si ripercuoterà sul suo futuro, e 20 anni dopo quella notte, capirà che al destino non si sfugge, mai.
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«Ho avuto 20 anni per pensare ai “forse”, ed ho capito che il destino non si evita. Niente e nessuno avrebbe potuto cambiare il corso degli eventi, niente e nessuno avrebbe potuto evitare di farci trovare qui e ora, così. Nemmeno tu»
Genere: Fluff, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena, Damon/Katherine, Elena/Katherine
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Jessica giocava con il grosso pastore maremmano, correndo e lanciandogli una palla di gomma. Pochi istanti dopo fu raggiunta da quella che aveva capito essere la dottoressa Fell, ovvero l’ultima vittima di Elena. Il particolare sfuggito nella storia della vampira era che, al momento della morte, la donna aveva del sangue di vampiro in circolo. Era quindi diventata un essere soprannaturale a sua volta e, a quanto pareva, stava con suo zio.
 
Il momento in cui lo vide entrare in salotto le fece, letteralmente, fermare il cuore. I suoi occhi corsero veloci ad osservare Damon. Stefan non perse tempo e corse ad abbracciarlo. Lei osservò la scena con una gioia inconsulta nel cuore. Per fortuna il cagnolone, che l’aveva presa subito in simpatia, la distrasse impedendole di iniziare a piangere.
 
«Io sono Meredith, comunque… piacere!»
si presentò la dottoressa.
«Jessica… Jessica Salvatore!»
rispose la giovane. La vampira le sorrise stringendole la mano e, con un’espressione curiosa, disse:
«Ho sempre saputo che c’era molto di più dietro quella maschera da strafottente… ma un padre… questa è stata una sorpresa»
Jessica si illuminò e si trattenne dall’abbracciare la donna.
«Ti sei appena guadagnata tutta la mia simpatia… e credimi, è un gran vantaggio! Chiedi alla bionda!»
disse la giovane, indicando con un cenno del capo Caroline.
«Non è male… se la conosci bene…»
la difese, Meredith.
«Ne sono sicura… ma tu parti comunque in vantaggio!»
«Posso sapere il perché?»
«Perché hai dimostrato di conoscere mio padre, nonostante ai tempi non avesse molti fan…»
La dottoressa annuì.
«Beh… era molto amico di… un uomo speciale,  che mi ha parlato bene di lui…»
Jessica la interrogò con lo sguardo.
«A-Alaric… loro… loro erano molto amici…»
spiegò Meredith.
«Alaric il professore pazzo?»
domandò sconvolta Jess.
«Beh… prima di impazzire… è una storia lunga e complicata…»
sospirò la vampira. La giovane incrociò le braccia sul petto, chiuse gli occhi e sollevò le sopracciglia.
«Fortuna vuole che io abbia tempo da vendere!»
affermò. Il cane spinse il muso sulla gamba della ragazza, cercandone l’attenzione.
«Sì, sì, bel cagnolone… giochiamo!»
Le due si dedicarono a far divertire l’animale.
mentre ancora giocava con Tayler , Jessica  vide Damon e Stefan uscire dalla casa e raggiungere Elena e Caroline, sedute a parlare poco distante. Capendo di essere di troppo Lo zio e la bionda lasciarono soli i novelli fidanzati e le raggiunsero.  Jessica smise di giocare con il cane e si voltò a guardare il volto dell’uomo che aveva immaginato infinite volte.
Era completamente diverso da come se lo era prefigurato, eppure somigliava in modo strano a Damon. Non avevano gli stessi colori e non avevano la stessa struttura fisica, ma c’era qualcosa nelle loro espressioni che li rendeva simili, come quella particolare ruga sulla fronte. Entrambi sembravano tormentati dallo stesso dolore.
«Così… tu saresti mia nipote…»
disse avvicinandosi, Stefan.
«Eh già! Hai intenzione di stupirti anche tu per Damon-papà?»
chiese lei. Lui ci pensò su e rispose:
«No… affatto… in un modo un po’ contorto, è sempre stato una specie di padre…»
«Per te?»
«Per tutti…»
Il viso della ragazza tornò ad illuminarsi e,  nuovamente, dovette sopprimere l’istinto di abbracciare qualcuno.
Caroline la guardava con circospezione, temendo di dire qualcos’altro che avrebbe potuto irritarla. Jessica se ne accorse e decise di tenerla un po’ sulle spine osservandola di sottecchi.
«Posso chiederti come siete arrivati qui?»
volle sapere, Stefan. La giovane si morse un labbro e guardò in direzione dei due vampiri che si avvicinavano per scambiarsi un bacio.
«La storia è un po’ lunga… e vorrei non doverla ripetere… andiamo dai piccioncini, credo sia giunto il momento di dire la verità a D. su un paio di cose…»
rispose. Insieme si diressero verso Damon ed Elena.
 
Damon osservava la figlia mentre si mordeva l’interno della guancia. «Ahm… forse è il caso che ti riveli una cosuccia…» aveva detto. Egli aveva intuito che la figlia aveva escogitato qualche intrigo, ne aveva avuto il sentore. Non si stupì, in fondo glielo aveva insegnato lui: «Ricorda, se vuoi che un piano riesca, devi prepararne uno di scorta, e, comunque , averne approntato un terzo nascosto!».
La giovane provò a dire qualcosa, ma non ci riuscì.
«Dimmi solo se hai mai avuto intenzione di trovare i tuoi parenti»
chiese lui, per darle un punto di partenza. Jessica scosse la testa in segno di diniego, continuando a torturarsi il labbro. Il vampiro chiuse gli occhi, sospirò e poggiò la testa sul braccio di Elena, ancora seduta sulle sue gambe.
«Jess… ti prego… dimmi che non mi hai fatto passare mesi a fare ricerche per nulla!»
disse esasperato.
«Per nulla? L’ultima volta che ho controllato il tuo albero genealogico contava un fratello ed una fidanzata in meno! Non direi “nulla”!»
replicò lei.
«Aspetta… tu… hai… hai organizzato tutto?»
domandò confuso.
«B-beh… l’apparizione di Elena è stata una mano santa nel mio piano… ad essere onesta…»
«Del tuo piano? Quale, quello condiviso con me o quello di scorta?»
«Il … terzo nascosto…»
disse esitante lei. Il vampiro fece una smorfia indurendo la mandibola.
«Posso sapere di che piano si tratta?»
«Beh… io non avevo puntato così in alto… mi ero limitata a rintracciare il posto dove sarebbe potuto essere zio Stefan… ma non sputo in faccia al risultato…»
Damon spalancò la bocca incapace di realizzare quello che gli stava rivelando la figlia.
«Rintracciato… ma… che…»
«Ho… conosciuto… una strega… un po’ di tempo fa… abbiamo… noi abbiamo fatto delle prove… e alla fine abbiamo trovato sue tracce in questa parte dello stato e…»
«Cosa? Ma di che parli? Strega? Quando! Dove!»
proruppe lui. Jessica fece un gran respiro e si sedette. Pensò a lungo a cosa dire ed iniziò:
«La storia è lunga e contorta… è iniziato tutto qualche anno dopo aver scoperto la verità su… sì, su mia madre…
 
…Jessica aveva ricostruito il suo passato in maniera sommaria. Sapeva chi era e da dove veniva, ma tanto altro ancora non le era chiaro. L’uomo con cui era cresciuta, fuggendo, aveva ucciso la donna che l’aveva messa al mondo e poi aveva preso lei, l’aveva cresciuta, le aveva offerto una vita perfetta: viaggi, avventure, affetto. Si era sempre ritenuta una bambina fortunata, speciale. Quando scoprì  la verità,  molte delle sue certezze vacillarono. “È un vampiro, Jess! Da oltre un secolo! Cosa ti aspettavi? Che avesse messo incinta un’umana utilizzando qualche arcana magia?” aveva pensato.
L’incompatibilità dell’immagine dell’uomo con cui era cresciuta, con la sua natura soprannaturale, la misero in crisi. Dopo ore passate a macerare nel tormento decise di salire al piano di sopra, a parlargli: le aveva sempre detto la verità, lo avrebbe fatto anche quella volta.
Si avvicinò alla porta della sua camera da letto e lo sentì piangere.
«Ha scelto lui… lei… Stefan… il mio fratellino… Agh! Che si fottano! Si fottano tutti!»
vaneggiò lui, ubriaco.
 
Non era la prima volta che lo trovava in quelle condizioni e spesso tutto quello che gli sentiva dire riguardava  Stefan, lo zio scomparso.
Ma c’era dell’altro. C’era qualcun altro con cui inveiva in quelle crisi alcooliche: una donna.
Una donna che gli aveva spezzato il cuore in frammenti tanto minuscoli, che non riusciva a nominarla nemmeno quando si riduceva in quello stato. Il pensiero che potesse trattarsi di sua madre l’aveva sfiorata un paio di volte, ma qualcosa lasciava intendere che quella misteriosa donna fosse ancora viva.
 
Decise di lasciar perdere. Ci sarebbe stata occasione per chiedergli la verità, ma non quella sera. Il tempo passò e Jessica capì che c’era qualcosa, un tassello mancante, per comprendere l’uomo che amava come un padre. Le successive crisi di pianto e rabbia, nelle altre occasioni in cui si riduceva come una pezza da piedi, la convinsero che la chiave, per risollevarlo da quel tormento, fosse Stefan. Lo doveva trovare, doveva capire perché i due si erano allontanati, perché Damon non ne parlava volentieri e, soprattutto, doveva assolutamente scoprire cosa fosse successo in quei due anni passati a Mystic Falls: “se non me lo dirà lui, me lo farò raccontare da Stefan!” si era ripromessa. Quando si trasferirono a Denver,  incontrò  una strega che le dimostrò di saperne abbastanza del  mondo sovrannaturale guadagnandosi la sua fiducia. Jessica le spiegò il suo piano per ritrovare lo zio: la strega spiegò quanto fosse difficile l’incantesimo di localizzazione che le stava chiedendo. Sarebbe servito un oggetto legato alla persona da cercare, e lei sapeva che Damon non aveva niente di tutto ciò.
Lo sconforto fu sovrastato dalla sua ostinazione : voleva a tutti i costi trovare  una scappatoia. Dopo  due anni di vani tentativi con oggetti a caso, sangue e ciocche di capelli di Damon, ebbe un’illuminazione :“il libro!”. Quante volte gli aveva sentito dire: «Jess! Tratta bene quel libro… è un ricordo di famiglia… ci tengo!»?
Di quale famiglia parlava? Da quel che ne sapeva la madre morì dando alla luce Stefan ed il padre non dimostrò mai di amarlo… l’unico a rimanere in gara era…
 
Decise di giocarsi il tutto per tutto e chiese al vampiro, con finta  indifferenza:
«Chi te lo ha regalato questo libro? Dimmi la verità!»
Quella era la formula con cui lui era costretto a rispondere sempre onestamente. La guardò e pensò che quella storia non avrebbe comportato nessun trauma, né in lui, né in lei, quindi rispose sinceramente:
«Stefan… era in partenza per la seconda guerra mondiale… avremmo dovuto partire insieme, ma all’ultimo momento io ci ho… ripensato… lui mi  regalò il libro la sera prima, dicendo che i protagonisti gli ricordavano noi due…»
 
Il cuore quasi le scoppiò per la gioia. Corse dalla sua amica strega con il libro e la pregò di non rovinarlo.
L’incantesimo funzionò e scoprirono che il vampiro doveva trovarsi da qualche parte in Canada. La magia non poteva essere più precisa, ma era qualcosa  in più rispetto al nulla assoluto. Non restava che convincere Damon a partire e,  quando tornò a casa quel pomeriggio,  lo trovò in salotto, intento a rigirarsi un paletto tra le mani. Il vampiro aveva deciso di dirle la verità. La storia di come lei fosse stata strappata alla sua vita da un gesto impulsivo e disperato, si rivelò essere propizia: quale migliore occasione per proporgli un viaggio in cerca di quella famiglia a cui era stata tolta? Pensò in fretta a qualcosa per giustificare la sua richiesta, seguì l’istinto. Lui pose la condizione della laurea, lei si finse scocciata dalla cosa ma in cuor suo gioì al pensiero di poter aver 7 lunghi mesi in cui affinare il suo piano. Passarono il tempo a fare ricerche sui vari parenti e lei cercò di pilotare , senza farsi troppo notare, l’itinerario, creando un percorso che li avrebbe avvicinati alla sua meta. Le prese il panico quando si rese conto che non sarebbe stato facile per niente: “cosa ti sei messa in testa? Il Canada è immenso! Come pensi di trovare un vampiro che, probabilmente, è un genio nel mimetizzarsi? Farai bene a pregare in una botta di fortuna!” pensò disperata. Ma il racconto che lui le fece il giorno della laurea, le diede nuova carica. In quel momento più che mai, pensò che la felicità di suo padre era legata a quella parte di vita che fuggiva da anni. Doveva assolutamente ricongiungere i due fratelli. L’incontro con quella che si era finta Katherine, però,  le fece pensare che il suo piano sarebbe andato in fumo. Se era vero quello che soleva ripeterle Damon, quella donna avrebbe portato sventure e disgrazie. Ma la buona stella della ragazza aveva continuato a splendere, rivelando la vera identità della vampira: Elena. La donna misteriosa, l’innominabile era sbucata dal nulla, e sembrava intenzionata a non sparire nel buio. Chi meglio di lei avrebbe potuto aiutarla? Non era forse lei la causa di tutto quel marasma? Non era forse lei quella che aveva ridotto suo padre ad uno straccio? Non era lei che aveva scelto Stefan, condannando Damon a quella vita miserabile?
Passò la notte prima della partenza da Denver, a  pensare a come avrebbe potuto condurre il gioco. Sicuramente si sarebbe dovuta mettere alla guida ad un certo punto,  per  dirottarli senza farli accorgere. Li avrebbe stremati utilizzando la sua lingua lunga, augurandosi che bastasse.
Un nuovo giro della ruota a suo favore era arrivato il giorno dopo, quando fu lasciata momentaneamente sola nella camera di motel di Elena.
 
Il contenuto di un borsone gettato ai piedi del letto attirò l’attenzione di Jessica. Si mosse veloce per indagare, ma la paura di essere scoperta la fece desistere dall’approfondire. Si limitò a registrare quella che sembrava una cartina geografica,  degli articoli di giornale ed un diario vecchio e logoro. Sentendoli tornare, si sedette lesta sul letto e fissò il soffitto cercando di apparire meno sospetta possibile.
L’occasione d’oro per riuscire a ficcanasare meglio, le si presentò un’ora più tardi, quando tornarono a casa a fare i bagagli. I due vampiri giocavano al gatto col topo e lei decise di lasciarli soli, approfittando delle due ore concesse loro,  per andare ad indagare nel borsone,  lasciato incustodito in macchina. Quello che trovò fu una vera miniera d’oro. Non solo sembrava che la vampira avesse girato il mondo sulle loro tracce, ma c’era un diario in cui era scritto un tormento lungo  15 anni. Il nome di Stefan compariva diverse volte: l’aveva aiutata per un periodo a cercare Damon. L’instabilità dovuta all’assenza del vampiro, però, l’aveva portata ad allontanare tutti e, nel corso degli anni, si era ritrovata sola a proseguire le sue ricerche. Il tempo a sua disposizione terminò e dovette rientrare in casa, ma ora sapeva che se avesse giocato bene le sue carte avrebbe potuto ottenere informazioni  utili per rintracciare Stefan.
Partirono, ma stare tutti nella stessa stanza non avrebbe reso le cose facili a nessuno. Un farabutto , poi, aveva deciso di importunare la ragazza sbagliata, la sera sbagliata.  La situazione tragica si rivelò essere un’ulteriore colpo di quella sfacciata sfortuna che la stava accompagnando in quell’impresa: “Jess, mia cara… tutto questo ti si rivolterà contro, in un modo o nell’altro” si disse, ma non ebbe tempo di dar retta al pessimismo. Quando Damon corse dietro ad Elena sconvolta, lei si chiuse in camera,  scossa per quanto successo; poi la calma prese il sopravvento,  facendole capire che ghiotta occasione le si era appena presentata. Controllò dalla finestra che i due non fossero già di ritorno e rovistò nel borsone: recuperò il diario e tornò a cercare indizi tra quelle pagine colme di parole. Non trovò nulla di nuovo o di interessante ma il cellulare di Elena iniziò a suonare, sul led brillava un nome : “Caroline”. Quel nome era comparso nel diario più volte: anche lei l’aveva aiutata nella ricerca ed anche lei era stata allontanata.  Fu quasi tentata di rispondere, ma non poteva rischiare di essere scoperta. Sbuffò pensando all’occasione persa, ma quel vento di ponente non aveva smesso di soffiare sulla sua buona sorte: Caroline mandò un messaggio che lei si affrettò a leggere: “Hey… sono contenta tu abbia trovato Damon… che ne dici di venire a farmi visita? C’è anche Stefan! Sono sicura che muore  dalla voglia di vederlo… non gli dirò nulla se non mi prometti che passerete, non posso fargli sapere che l’hai trovato se lui non vuole vederlo… sarebbe atroce. Ti mando l’indirizzo di casa mia… aspetto tue notizie, C.”.
Jessica baciò il cellulare invasa da una gioia incontrollabile. Saltò sul letto e quasi pianse dalla felicità. Ritrovò lucidità, e si ricompose : mise a punto un nuovo piano. Aveva l’indirizzo e la certezza che Stefan si trovasse a Woodstock. Le serviva solo di poter tracciare le nuove coordinate. Perciò,  quando i due tornarono,  li lasciò soli ed andò in cerca di un internet-point in cui fare le sue ricerche. Tornata  al motel non fu difficile riprendere le redini della situazione, e la storia di Elena fu un ottimo diversivo per non far notare la deviazione presa…
 
…e mentre voi pensavate parlavate e rimuginavate… io ho guidato... Ed eccoci qui!»
concluse. Il gruppo di vampiri la guardò esterrefatto.
«E-e t-tutta quella storia… dell’intuitività?»
chiese Elena, ancora sconvolta dal racconto.
«Sono più furba che intuitiva… voglio dire, ci sarei arrivata sicuramente da sola… ma aver scoperto tutto prima di partire ha dimezzato i tempi… e comunque la foto bruciata l’ho trovata sul serio»
«Jess… ma… non capisco… e i tuoi parenti? Non volevi saperne di più?»
le disse, Damon. Jessica sospirò.
«La mia unica famiglia sei tu… e ne ho saputo decisamente di più…»
«Perché vuoi tornare a Mystic Falls, allora?»
incalzò lui.
«Beh… ci sono comunque un padre biologico ed una zia a cui dire che la loro ricostruzione digitale della mia faccia non rende giustizia alla mia bellezza… e poi… perché sei scappato da quel posto per troppo tempo… tutti voi lo avete fatto, è ora di tornare indietro e sconfiggere questo ultimo mostro…»
spiegò lei. Elena si irrigidì e scosse la testa.
«N-no… non posso! Jeremy mi odia… io… io non posso tornare lì»
«Jeremy non ti odia»
la consolò, Caroline.
«Sì che mi odia! Tu non c’eri quando mi ha mandata via… tu non eri lì quando mi ha urlato che sarebbe stato meglio senza avermi avuta intorno!»
«Era disperato nel vederti ridotta in quello stato… non poteva vederti soffrire… ma non ti odiava… e sono sicura desidera vederti  e abbracciarti tanto quanto lo desideri tu»
continuò la bionda.
«I-io… non posso…»
Jessica le si avvicinò e le prese una mano.
«Elena… ricordi cosa hai detto in macchina a D.? “è tuo fratello e ti ama! Non pensare mai, mai!, che senza di te potrebbe stare meglio”…»
La vampira guardò quegli occhi verdi fiammeggiare ed annuì. Sul volto della giovane sbocciò un sorriso soddisfatto ed esclamò:
«Bene! Ora però datemi da mangiare qualcosa! E poi un letto… voglio dormire! Ho bisogno di dormire, in un letto vero, con delle lenzuola vere… Caroline… che ne dici di riscattarti offrendomi ospitalità?»
disse rivolgendo a Caroline il suo sorriso di plastica. La vampira scattò .
«S-si certo… ma certo… io… certo!»
farfugliò nervosa. La giovane scoppiò a ridere e le porse la mano.
«Tregua!»
La bionda gliela strinse ripetendo:
«Tregua…»
Passarono il resto della giornata aggiornandosi sugli ultimi vent’anni, dicendosi tutto quello che avevano rimandato per troppo tempo, conoscendo meglio Jessica, la quale non chiuse bocca un solo momento, intrattenendo tutti con i dettagli della sua vita con Damon. Arrivò la sera ed andarono finalmente a dormire.
Caroline sistemò tutti nelle varie stanze della grande casa in cui era andata a vivere.
Damon ed Elena si chiusero nella loro camera, guardandosi intorno.  
«L’hai cresciuta bene, tua figlia…»
scherzò lei. Il vampiro annuì, ancora incredulo.
«Non credevo avrei incontrato qualcuno in grado di spiazzarmi così…»
rispose. Lei fece un sorrisino storto e gli si avvicinò cingendogli i fianchi.
«Nessuno, nessuno…»
sussurrò maliziosa.
«Non ci provare nemmeno… siamo in una casa di vampiri! Orecchie dappertutto!»
le ricordò lui, bisbigliando. Lei mise il muso e lo guardò con gli occhi accesi dal desiderio, lui sentì la forza irrefrenabile dell’attrazione spingerlo ad esaudirla.
«Forse però…»
iniziò lui…
«Forse?»
si incuriosì lei. Damon si portò la mano alla bocca e la morse, procurandosi un taglio da cui iniziarono ad uscire gocce di sangue, Elena lo guardò confusa.
«Fidati di me… bevi…»
la invitò. Lei sentì l’odore del sangue mischiarsi con il desiderio, esitò solo un istante prima di affondare i  denti nel palmo di lui e succhiarne avidamente il sangue.
Sentì il fluido riempirle la bocca e scendere in gola, setoso, corposo. Ogni parte del suo corpo iniziò a vibrare ed ogni centimetro di pelle fu percorso da brividi di piacere. Il sangue di Damon la riempiva quasi fosse lui stesso ad esserle entrato dentro, vestendola. Lo spinse contro la parete, incapace di trovare un limite alla voglia che aveva di contenerlo. Lui socchiuse gli occhi in preda all’estasi, la abbracciò affondando la mano libera nei suoi capelli. Lei sollevò lo sguardo su quella maschera di godimento e gli avvicinò il polso alle labbra, lui percepì l’odore della sua pelle ed aprì automaticamente la bocca, affondò le zanne nella carne di lei e ne succhiò la linfa vitale. Stelle e scintille gli invasero la mente interrompendone  le sinapsi. Furono trascinati da un uragano fino all’esplosione finale: una supernova di piacere.
Scivolarono sfiniti a terra. Lei, ancora adagiata contro il suo petto, con gli occhi chiusi, rapita dal suo sapore, ansimò:.
«Cosa… cosa è stato?»
«Vorrei poterlo spiegare…»
sospirò lui. Le prese il viso tra le mani e la costrinse a guardarlo.
«Non devi avere paura»
le disse. Elena strinse gli occhi senza capire.
«Jeremy… non devi aver paura… è tuo fratello, la tua famiglia… può averti detto di odiarti, di non volerti più attorno… ma resti comunque  tutto ciò che ha di più caro. Ci sarò io con te… e se dovesse comportarsi male, lo soggiogherò!»
scherzò lui. Lei sorrise e si perse nei suoi occhi trasparenti, si strinse a lui e gli sussurrò sulle labbra:
«Ti amo!»
E lo baciò teneramente.
Nel frattempo, nella sua stanza, Jessica tormentava le lenzuola ansiosa di tornare a Mystic Falls: “Un'ultima verità da svelare… e finalmente il mio lavoro sarà finito…” pensò. 

   
 
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