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Autore: misslittlesun95    16/03/2013    1 recensioni
16 marzo 1978, via Fani, Roma.
Il rapimento di Moro, la strage della scorta.
16 marzo 2003, Milano.
Ucciso un militante antifascista.
16 marzo 2013, Torino.
Un padre e una figlia in pullman
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopoguerra
- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di un paese di Sangue e Piombo. '
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Il professore non arriva.


Karol era tedesco, ma ormai erano passati quasi quarant'anni da quando era arrivato in
Italia per studiare all'università “La Sapienza” di Roma.
Erano gli anni settanta, e nel bel paese si respirava un clima strano.
Lui, studente di giurisprudenza, non ci aveva fatto neanche caso.
Anche se la prima volta che aveva compreso che uno dei suoi docenti, il professor Aldo Moro, era il presidente del maggior partito della nazione si era sentito strano.
Erano passati tanti anni, così tanti che ora sedeva su un autobus torinese accanto alla figlia quattordicenne Lisa, che era dovuto andare a prendere prima perché quel sabato mattina il professore di matematica che aveva le ultime due ore di lezione non era arrivato.
Aveva comunicato in ritardo che aveva avuto un problema familiare, e così la scuola di fretta aveva avvisato i genitori degli alunni affinché li facessero uscire prima o venissero a prendere.
Sedici Marzo 2013, un sabato di sole, a Torino.
Prossima fermata Marconi – Next stop Marconi”
La voce femminile aveva avvisato i passeggeri della fermata in arrivo.
Karol aveva sorriso.
- Ci credi che io a Marconi prendevo la metropolitana quando studiavo a Roma?- Aveva chiesto alla figlia.

- Davvero? Che caso! A te a cosa serviva?-
- Vivevo vicino a quella fermata, la prendevo fino a Stazione Termini e da lì andavo in facoltà a piedi, a Giurisprudenza. L'ho fatto anche trentacinque anni fa esatti, la mattina del sedici di marzo.- Aggiunse poi leggendo per caso la data sul suo orologio. - Come fai a ricordarlo? Hai tirato a caso?- Domandò Lisa curiosa.
Il padre aveva scosso la testa.
Probabilmente sua figlia quella data non la conosceva.
Aveva parlato di quel giorno, e di altri che per lui erano stati simili, con molti italiani per tutti quegli anni, e mai nessuno gli aveva detto che aveva raccontato dei fatti ai figli. Chissà perché erano così restii a parlare della loro storia, gli italiani.
Da lui, in Germania, dei crimini Nazisti si sapeva.
Invece sua figlia stava lì a chiedergli come facesse a ricordare così bene cosa avesse fatto quella mattina di trentacinque anni prima.
- Vuoi davvero saperlo?- Le aveva domandato.
- Sì, papà.- Aveva risposto Lisa.
- Hai mai sentito parlare di un uomo chiamato Aldo Moro?-
- No, chi era?-
- Era un mio professore. Ed era anche il professore della mia amica Anna, una ragazza un poco più grande di me. Ma Aldo Moro era anche il presidente del maggior partito italiano, un po' come un Berlusconi o un Bersani di oggi, ed è per questo che ricordo bene quella mattina.

Quel giorno Anna doveva laurearsi, con lui.
Era una giornata di metà marzo come tante ce ne sono, a Roma non pioveva.
Aveva piovuto il giorno prima e lo avrebbe fatto quello seguente, ma quella mattina no. A dire la verità, ora che ci penso, non era una mattina diversa da tante altre.
Eravamo, io e Julian, il ragazzo con cui condividevo una casa, in ritardo.
Come al solito, ma quel giorno non potevamo tardare, non alla laurea di Anna.
Anche perché Julian e Anna stavano insieme, e lui voleva proporle il matrimonio.
Siamo arrivati a Termini dieci minuti prima dell'inizio della laurea, e da lì abbiamo iniziato a correre, correre fino all'università.
Pensavamo di essere in ritardo, ma quando siamo arrivati erano ancora tutti fuori, doveva essere successo qualcosa.- Karol era preso dal racconto, gli sembrava di rivivere ogni minuti di quella mattinata.
- E cos'era successo?- Aveva domandato Lisa curiosa.
- La stessa cosa che è successa a te questa mattina, il professore non arrivava. Eravamo tutti un po' scocciati dal ritardo di Moro, sapevamo che la mattina andava a messa ma non capivamo perché quel giorno ci stesse mettendo tanto.
Lo capimmo più tardi, cos'era successo. Aldo Moro, non per il suo ruolo da insegnante quanto per quello politico, era stato rapito da un gruppo di terroristi di estrema sinistra. La sua scorta era stata sterminata e lui fatto prigioniero.
Lo avrebbero tenuto cinquantacinque giorni e poi ucciso, ma in quel momento non potevamo saperlo. -
L'uomo vide la figlia sbiancare, era come terrorizzata da quel racconto.
- Ma erano arabi?- Gli domandò poi.
- Arabi? Ma certo che no, erano italiani! Ma perché questa domanda?-

- Ma i terroristi non sono gli arabi o comunque quelli come chi ha fatto cadere le torri gemelle?-
Karol sospirò. Possibile che davvero neanche a scuola nessuno le aveva mai raccontato di quel periodo? Possibile che gli italiani non tramandassero la memoria?
- Ora, forse. Ma un tempo in Italia era diverso. È difficile da raccontare, io specialmente non capivo molto. Per me non era normale, ma non parlavo abbastanza la lingua per fare domande. Leggevo i giornali, imparavo da lì. Però credo che se avessi potuto discuterne con qualcuno sarebbe stata un'altra cosa. Era un periodo strano, il periodo delle bombe sui treni e nelle piazze.-
- Tipo quella a Bologna?- Aveva domandato la ragazzina che, nei suoi quattordici anni di vita, aveva sentito parlare solamente di quel fatto per quanto riguardava il tempo a cui si riferiva il padre.
- Ad esempio. Erano anni difficili, adesso vengono definiti anni di piombo. Il sequestro di Moro è stato forse l'episodio più significativo, quello che ha cambiato per sempre la storia di questo paese. Ma quella mattina, ovviamente, non potevamo aspettarcelo.
L'unica cosa che aspettavamo era il professore, quello che non è arrivato.-
Karol finì di parlare e guardò fuori dal finestrino del pullman. Casa loro era ancora lontana, vicino alla stazione ferroviaria del Lingotto.
- Papà, lo sai che oggi si ricorda anche un'altra cosa? Me l'ha detto in classe Mirco.-
- E cosa?-
- Dieci anni fa, a Milano, hanno ucciso un ragazzo, un antifascista. Anche di questo forse si parla poco.-
- Sì, lo sapevo. Però non ricordavo fosse proprio oggi. -
- Secondo me è difficile ricordarsi tutte queste cose. Pensi che sia più importante ricordare... com'è che hai detto si chiamasse? A sì, Moro, oppure questo ragazzo di Milano?-
Karol guardò la figlia. Il ragazzo a cui si riferiva non aveva nulla a che fare con il politico, anche se dietro entrambi i fatti c'erano, probabilmente, motivi ideologici.

Chi si doveva ricordare? Un uomo la cui morte aveva cambiato, così molti credevano, il destino del paese o un ragazzo qualunque colpevole forse solo dei suoi ideali?
- Tu chi ricorderesti, Lisa?-
La ragazzina ci pensò su un attimo, poi rispose. - Tenterei di ricordarli entrambi, così poi un giorno racconterò queste cose a qualcuno e non sarò più obbligata a ricordare tutto da sola.-
L'uomo sorrise.
Sua figlia aveva capito come si doveva trattare la memoria.


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Vorrei fare prima un appunto su Dax, Davide Cesare, il ragazzo di Milano morto nel 2003.
Non ne so molto, lo ammetto.
So che fu ucciso in quanto antifascista e che probabilmente i soccorsi tardarono.
Difficile dire quale delle due cose sia più assurda.
Fa schifo pensare che in Italia nel XXI secolo si muoia per le proprie idee, lasciamo perdere il fatto che l'antifascismo sia a mio dire una delle idee più giuste, se portata avanti correttamente.
Se esistono diverse idee è perché il genere umano ha bisogno di tutte queste, che senso ha picchiarsi, uccidersi?
È importantissimo il dialogo, specialmente quando si tratta di politica.
Poi, ripeto, purtroppo non so molto sul fatto.
Resto solo incredula davanti a certi avvenimenti che credevo passati.


Poi, il caso Moro.
Trentacinque anni fa Aldo Moro, presidente della DC stava percorrendo via Fani con la scorta, quando un commando brigatista assaltò il convoglio trucidando i cinque agenti e rapendo Moro.
Lo terranno prigioniero per cinquantacinque giorni, inviando nove comunicati e facendo trovare lettere dello stesso Moro dirette alla famiglia e ai compagni del partito.
Era richiesto dai brigatisti uno scambio di prigionieri che mai nessuno, nella DC, prese in considerazione.
Moro fu fatto trovare la mattina del 9 maggio in via Caetani, tra la sede della Dc a piazza del Gesù e quella del Pci (partito comunista italiano) in via delle Botteghe Oscure.
Forse le cose non sono andate come si dice, forse non solo ai brigatisti va la responsabilità di questo gravissimo atto.

Non so se fu posto un segreto di stato, se è stato fatto da qui a una ventina di anni dovrebbe cadere.
Cerchiamo di ricordare, anche noi che ai tempi non c'eravamo.
Toccherà a noi, una giorno, chiudere i conti con quegli anni,

   
 
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