La mia rabbia
è un fiume
che alimenta
spontaneamente
il suo corso.
 
Nasce da una sorgente
in cima alla vetta,
e scende giù, a valle.
 
Prende velocità.
Si scava la strada nella roccia.
Erode i massi sul suo cammino
e si precipita verso la mèta.
 
Il suo corso è accresciuto
da numerosi affluenti.
Dalla pioggia battente
che ne schiaffeggia il dorso.

Quando gli argini
che la contengono
si fanno troppo esigui,
esonda.
Impazzita,
schizza da ogni parte.
Distrugge ogni ostacolo
al suo passaggio.
 
Ogni tanto s’insacca.
Scorre cheta nel sottosuolo.
Poi, appena trova un minuscolo
spiraglio,
impetuosa,
trabocca
dal ventre della terra.

Non sempre raggiunge la sua foce
nel mare.
Dove le sue mille gocce
si uniscono alle altre,
spintonandole
per ritagliarsi un posto.
Spesso il sole la secca prima,
lasciando la terra arida.
Riarsa.

Ciò che ne resta
fluttua nell’aria
minaccioso,
e fissa il suolo
con astio.
Pronto ad aggredirlo...