"Le mie finestre
sempre aperte
su un cancello.
Lo guardo fissa
e aspetto,
la valigia
pronta ai piedi del letto..."

"Insostenibile
presenza.
Mi lacera l'assenza.
Ma mi scaldo al tepore
della carne,
della mia pelle d'oca,
di quella luce fioca
che malgrado tutto
resta accesa..."

"Conto le maioliche.
Ne manca sempre una.
La rima
che mi sfugge
mi stringe la gola..."

"Avanzo,
e innanzi a me
si espande ad ogni passo.
Lo spazio
si moltiplica,
raddoppia
ad ogni battito..."

"Via
da me stessa,
dal mio vecchio colore.
Decollo
dalla notte,
dal silenzio,
dal torpore."

«Ecco, sediamoci là».
Selene aveva passato in rassegna i presenti con i suoi nervosi occhi grigi, e aveva infine indicato il tavolino da due in fondo al bar, proprio sotto la grande finestra. Senza voltarsi a controllare il proprio accompagnatore, vi si diresse con l’impeto di chi fugge da un inseguitore. Un paio di teste si voltarono al sordo toc toc dei tacchi sulle piastrelle di ceramica seguendo il volteggiare del lungo impermeabile grigio, ma se ne disinteressarono presto. Tommaso si chinò sotto l’insegna di legno all’ingresso per andarle dietro.
Quando sedette, Selene si era già accesa una sigaretta.
«Non mi aspettavo la tua telefonata».

"Spazio.
Elargito e sprecato.
E il silenzio è in agguato,
in mezzo a questo fischio
assordante,
pesante"

"Pulviscolo di coscienza,
nel vortice dell’assenza.
Mi guardo attorno:
non so dove
è il mio altrove"

"Poco prima di partire per Tropea, il 3 agosto, mi sono depilata per l’ultima volta quest’anno. Potrei stare qui a spiegarti le ragioni, ce ne sono un sacco, ma sai che c’è? Non ho bisogno di giustificarmi. Perché sono le mie fottute ascelle, le mie fottute gambe, e perché non è una cosa così importante. Eccetto il fatto che lo è. Per molte persone."

"Fossero parole…
Potrei dire
l’amore
del melodioso silenzio
in una lama di luce,
sul placido profilo
di un lago sotterraneo."

"Stella del mattino
vestita di nebbia,
stamane
il tuo cielo
è faticoso da solcare.
Avanzi incespicando:
hai tanti fiori da sbocciare,
tanti sorrisi
addormentati
da destare..."

"Oltre il muro
dell’incomunicabile
si erge
un piedistallo
instabile,
su cui barcolla
labile
la forma dell’Aurora..."

"Dura
è la roccia
che circonda la cantina.
Ma sotto le tue dita
posso essere
cristallo.
Lasciarti camminare
dove la pietra è friabile.
Che il polpastrello
curioso
scopra ogni crepa
del mio guscio."

"Seguo con lo sguardo
il flusso dei pensieri,
che veglian come alfieri
sul manto dell’asfalto.
A distanza di un salto,
il volo della vita.
Il tintinnio del vento
che sguscia fra le dita…"

"Fa’ di me
il tuo porto sicuro,
dove ammainare le vele
la sera.
Possa spirare
il vento
sulla tua bandiera,
e issarla contro
la bruma nera"