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Autore: dragon_queen    16/03/2013    8 recensioni
"Feci viaggiare lo sguardo per il cielo scuro, sul quale spiccavano tante e infinite stelle. Conoscevo l'astronomia, il vecchio Einar me l'aveva insegnata. Fissando quindi la posizione degli astri, riuscivo ad intuire il nome del pianeta sul quale in quel momento mi trovavo, a quel punto più che sicura che non fosse il mio: Midgard.
D'improvviso delle luci in lontananza, segno che gli abitanti di quel mondo non avevano tardato ad accorgersi del mio arrivo. Che avrei dovuto fare?
Combattere e proteggermi o arrendermi e aspettare di scoprire il mio destino?"
* * * * * * *
Rebekka è una ragazza combattiva, ma che, coinvolta in un'avventura più grande di lei, incontrerà qualcuno che la farà capitolare. Non ha ricordi del suo passato, ma sa che nasconde qualcosa di importante. E se poi infiliamo anche una strana convivenza con alcuni dei nostri Vendicatori e il dio degli inganni, allora sarà tutta da ridere. E Loki troverà finalmente qualcuno che saprà guardare al di là delle sue malefatte?
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La prima parte della storia sarà attinente al film, mentre la seconda tutta di mia invenzione.
Spero di vedere qualche recensione, positiva o negativa :3 :3
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Rimasi pietrificata dov'ero, dando le spalle ad un Loki, ne ero certa, che mostrava uno dei suoi sorrisetti più maligni.

-Per chi mi hai preso scusa? Scordatelo- ringhiai, voltandomi leggermente per fulminarlo con lo sguardo.

-Oh Rebekka, vedrai che prima o poi cederai. Non resisterai per molto alla tentazione. Dopotutto, sono sicuro che tu qualcosa per me lo provi-

-Certo, come no. È la stessa tentazione di quando si ha una carie, sempre che tu sappia cosa significa. Ti dico solo che è fastidiosa e dolorosa. Adesso scusa, ma ho cose più importanti da fare-

Detto questo uscii da quella stanza, percependo quasi immediatamente una sensazione di sollievo. Era come se la presenza di Loki mi chiudesse la gola, ogni volta mi mandasse il cuore in fibrillazione e sentivo il piccolo anello legato alla catenina al mio collo come se diventasse pesante come un macigno. Forse avrei dovuto liberarmene, ma qualcosa dentro di me non ne aveva il coraggio. Era come se rappresentasse una parte della mia vita passata che non volevo assolutamente perdere.

Quando mi riaffacciai nella stanza che faceva da sala e cucinotto, vidi Tony e Thor che confabulavano e che, quando si accorsero di me, si allontanarono con aria evasiva e poco colpevole.

-Dunque, di cosa state parlando voi due di così segreto che io non posso sentire?-

Vidi il gigante biondo distogliere lo sguardo, iniziando a fissare il soffitto come se fosse la cosa più interessante del mondo, mentre l'altro si allargò leggermente lo scollo della maglietta come se avesse cominciato a fare molto caldo.

-Ecco...noi...io devo tornare in laboratorio- disse svelto quest'ultimo, saettando di sotto prima che io avessi la possibilità di fermarlo.

Rimaneva Thor, il quale se la stava già svignando in punta di piedi.

-Ehi, asgardiano, dove pensi di andare?-

-Mi spiace Rebekka, ma non riuscirai a farmi dire niente, quindi non provarci nemmeno- e detto questo si dileguò, chiudendosi nella sua stanza.

Sospirai, affranta. Odiavo quando le persone avevano dei segreti, significava che non si fidavano di me.

Così decisi che forse era il momento di uscire un po' da quell'attico e farsi un giro per Manhattan. Forse mi sarebbe servito staccare un po' la spina, dato che stavo cominciando a impazzire, soprattutto con la presenza di Loki.

Afferrai così una giacca leggera e premetti il pulsante dell'ascensore.

-Dove vai?- mi chiese la voce di Thor, affacciato appena dalla porta della sua camera.

-A fare un giro. Capisco quando sono di troppo- e con un veloce cenno di saluto, sparii verso le affollate strade della città.

 

Camminavo tranquillamente per le vie della città, mentre attorno a me il mondo si muoveva ad un ritmo a dir poco frenetico. Da quando ero arrivata sulla terra, la mia casa era stato lo S.H.I.E.L.D., quindi non mi ero ancora abituata a quella marea di persone che si muovevano senza curarsi di quelli che gli stavano intorno.

Un paio di volte rischiai di cadere a causa di un paio di violente spallate, per le quali non ricevetti neanche dele dovute scuse, ma decisi di non curarmene.

D'un tratto mi fermai dinnanzi alla vetrina di un negozio vicino al centro, nel quale probabilmente non mi avrebbero fatto neanche entrare. Era lussuoso già dall'entrata. Un'insegna color dell'oro ne riportava il nome, mentre due finte colonne ne delimitavano l'entrata.

Mi specchiai nella lucida vetrina, nella quale un paio di manichini facevano bella mostra di altrettanti incantevoli abiti. Rimasi a fissarli per qualche istante, sentendo dentro di me il desiderio di entrare e provarmeli entrambi.

Mi stupii però, in quanto rima di quel momento non mi era mai interessato di apparire femminile e sofisticata, anzi. Più mi dimostravo forte e maschile, più gli altri mi rispettavano. Forse però qualcosa dentro di me stava mutando, qualcosa di molto più umano di quanto pensassi. Probabilmente era solo il desiderio di sentirmi bella.

Mentre ancora il mio riflesso si specchiava nella vetrata, qualcosa attirò la mia attenzione: mentre un improvviso brivido di freddo mi si propagava lungo la schiena, vidi sopra la mia testa un paio di occhi luminescenti che mi fissavano, mentre un'ombra scura mi sovrastava.

Sentii un'improvviso terrore propagarsi nel mio corpo, improvvisamente paralizzato. Vidi quelle che parevano due grandi mani chiudersi su di me, come se volessero farmi sparire.

L'unica cosa che riuscii a fare fu quella di chiudere gli occhi, aspettando la fine. Ma quando li riaprii, l'ombra era scomparsa e, anzi, una delle commesse del negozio mi guardava, stupita.

In un primo momento mi guardai intorno, per poi riportare lo sguardo sul mio riflesso: l'ombra era sparita.

Dopodichè, lanciando un'occhiata alla ragazza che ancora mi guardava dall'interno della vetrina, le accennai un sorriso e me ne andai.

Fissandomi i piedi che si avvicendavano in un passo svelto, le mani ben carcate nelle tasche dei jeans, decisi di fare ritorno verso la Stark Tower. Probabilmente quelle visioni erano date solo dalla stanchezza e lo stress, niente di più, anche se quell'ombra che avevo scorto alle mie spalle era molto simile a quella che avevo sognato.

All'improvviso mi fermai di fronte ad un'alta scalinata, la quale finiva ai piedi di un edificio futurista, completamente costruito con pareti di vetro, al cui interno si scorgevano le cose più disparate e interessanti. Doveva essere stato aperto da poco, in quanto non ci avevo mai fatto caso.

Così, incuriosita, salii le scale ed entrai. Era un museo d'astrofisica e scienza, spiegata però nei termini che si possono usare con un bambino, molto semplicistici. Postazioni sparse per l'edificio spiegavano, tramite ologrammi e proiezioni, dalla nascita dell'universo alla composizione di un atomo.

D'un tratto, mentre camminavo affascinata tra i vari cilindri computerizzati, mi capitò di udire una voce ormai conosciuta. Mi voltai, vedendo il dottor Selvig, accompagnato da una donna di qualche anno più di me, mentre stringevano la mano a quello che probabilmente era il direttore del museo.

Chissà cosa ci facevano in un posto come quello.

-Ehi Doc!!- lo chiamai quando vidi che il dialogo tra i due uomini era finito.

Alzai una mano per farmi vedere, dato che il dottore si era voltato verso di me, ma sembrava non riuscire a vedermi.

-Rebekka!!- esclamò, un grande sorriso sulle labbra, mentre mi veniva incontro.

-E' da un po' di tempo che non ci vediamo- ricambiai io il sorriso, stringendo la mano che lui mi porgeva.

-Vero. È stato quella mattina nel parco, quando...-

Non finì la frase, dato che ci raggiunse anche la donna che era con lui, la quale mi fissò un po' titubante. Così Selvig passò alle presentazioni:

-Rebekka, questa è Jane Foster, un'astrofisica che mi aiuta nelle mie ricerche. Jane, questa è Rebekka, un'agente dell' S.H.I.E.L.D.-

-Ex agente- sottolineai io.

-Allora, cosa ti porta da queste parti?- mi chiese l'uomo, facendomi segno di affiancarlo mentre camminavamo verso l'uscita.

-Sei a conoscenza delle novità al quartier generale, Doc?-

-Ho saputo, ma non ho ci ho creduto subito-

-Invece è così. L'odioso principino è riapparso e a me è stato dato il compito di tenerlo sotto controllo-

-Stai scherzando, vero?- mi chiese Selvig, bloccandosi sul posto e fissandomi senza parole.

-Purtroppo no- sospirai io.

-E dove siete? Non certo all'agenzia-

-Infatti, stazioniamo a casa di Stark-

-Di chi state parlando?- si intromise in quel momento Jane, rimasta qualche passo indietro.

Io mi voltai a guardarla, poi scambai uno sguardo con Selvig, come a volergli chiedergli quanto quella donna sapeva della faccenda.

Mi ricordai che, durante una ricerca che feci tempo prima sulla prima permanenza di Thor sulla terra, nei documenti che spulciai compariva anche il nome di Jane.

Fu allora il dottore a rispondere:

-Ti ho raccontato di quello che successe un anno fa, di quando il fratello di Thor, Loki è tornato sulla Terra per distruggerla. Immaginavo che dopo quella faccenda sarebbe rimasto sotto custodia ad Asgard, ma a quanto pare i piani sono stati differenti-

-Quindi anche lui è qui?- chiese ancora lei.

Immaginai immediatamente di chi stesse parlando e segretamente sorrisi. Vidi negli occhi di lei una scintilla di speranza e anche di qualcos'altro.

Fui allora io a rispondere:

-Se ti riferisci a Thor, allora si. Anche lui è tornato, per tenere sotto controllo il fratello e dare una mano al gruppo-

La vidi sospirare, ma poi fuggire al mio sguardo.

-Sapete, mi piacerebbe tanto rivederlo-

Rimanemmo in silenzio, poi io le sorridi di rimando.

-Sono sicura che anche a lui farebbe piacere. Perchè non venite tutti e due domani alla torre?-

-Perchè no? D'accordo- rispose Doc, lanciando poi un'occhiata a Jane, la quale pareva improvvisamente aver ripreso un po' di colorito in viso.

In quel momento guardai l'orologio, notando l'ora tarda che si era fatta. Avrei dovuto cucinare per quei tre che avevo lasciato all'attico e se fossi arrivata tardi chi li avrebbe sopportati?

-Scusate, ma adesso devo scappare. Vi aspetto domani allora- e detto questo me ne andai, continuando a salutare entrambi con la mano.

 

-Dove sei stata?- mi chiese Tony non appena uscii dall'ascensore e mi liberai dalla giacca.

-A fare un giro. Avevo bisogno di aria-

Stark e Thor erano già entrambi seduti a tavola, mentre notai un'ombra, Loki, affacciato alla finestra panoramica del salone che mi degnò di una veloce occhiata.

-Siamo affamati- mi disse nuovamente il padrone di casa, assumendo l'espressione di un bambino scontento.

Mi venne da ridere, mentre mi mettevo ai fornelli.

-Sarà pronto in un attimo. Solo un po' di pazienza-

In quel momento avvertii il volume della televisione che si alzava all'improvviso. Mi voltai un po' verso il notiziario che Thor e Tony stavano guardando. Il giornalista mandava in onda un'edizione straordinaria, nella quale mostrava immagini di strani crateri apparsi in diverse zone del globo e che nessuno si sapeva spiegare.

Mentre guardavo sconvolta i video amatoriali giunti al giornale, non potei fare a meno di sentire il gelo che mi invadeva e una strana preoccupazione che mi soffocava.





NdA Mi scuso per il ritardo, ma spero che anche questo capitolo soddisfi le aspettative. Nel complesso non succede niente di importante, ma si comincia a scorgere qualche indizio.
Inoltre, Rebekka incontra finalmente anche Jane :)

SONDAGGIO:
Quali di questi abiti che Rebekka vede nella vetrina vi piace di più? Fatemi sapere...

      

  
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