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Autore: Ino chan    16/03/2013    2 recensioni
#SEGUITO DI DAZED AND CONFUSED.
-Quella che si prepara è la più grande battaglia per il genere umano.-
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Bruce Banner/Hulk, Clint Barton/Occhio di Falco, Loki, Nuovo personaggio, Tony Stark/Iron Man
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Erano passate solo poche ore dal rapimento di Diane e la situazione alla Torre era andata di male, in peggio, allo schifo più totale.
C’erano state tragedie per ogni gusto, come una perfetta soap opera messicana c’era stato l’amore rifiutato, ovvero Bruce che in un totale stato di ottenebramento (o almeno Tony lo sperava da morire che fosse  un momentaneo attacco di follia) dopo aver scaraventato un pc a terra urlava a Darcy che non doveva stargli sempre così appiccicato.
Gli amanti  clandestini, ovvero Charles che per la prima volta dava prova di sapersi arrabbiare anche lui proprio nel momento in cui avrebbe fatto tanto comodo  a tutti la sua calma da bonzo in libera uscita. Tony l’aveva visto dalle telecamere, che non smetteva mai di ringraziare visto le chicche che gli regalavano ogni volta, litigare furiosamente con Erik, e avere anche un medio fenomeno di telecinesi per i nervi, scagliandogli addosso un  volume dell’enciclopedia senza toccarlo [*]. Tony aveva fatto tanto d’occhi a  seguire la registrazione, senza sonoro purtroppo, soprattutto perché gli era bastata guardare la faccia contrita di Erik che si massaggiava il braccio colpito per capire che anche quello era un litigio fra innamorati.
Il meglio però si era toccato grazie a Clint.
Come in un dramma scespiriano il soldato fedele aveva affrontato il suo oscuro signore  per chiedere lumi sul suo passato. Il problema che Clint non l’aveva fatto con grazie e in endecasillabi sciolti, ma urlando come solo un irlandese incazzato sa fare e  puntando su Fury non una, non due, ma tre frecce assieme.
Una cosa che Tony aveva visto fare solo in Robin Hood-Un uomo in calzamaglia [**]
C’era volta la mano del Cielo, ma soprattutto una sberla ben assestata di Natasha per calmarlo e fargli rimandare a poi le spiegazioni su suo padre,  su come fosse diventato il primo Trick shot, e soprattutto su chi avesse ordinato il suo assassinio a dopo.
Fury aveva cercato lo sguardo di Coulson , ma per la prima volta, il suo “occhio buono” non aveva guardato verso di lui , ma gli aveva dato decisamente le spalle.
Per quanto la strada per l’Inferno sia lastricata sempre di buone intenzioni è difficile trovare qualcuno disposto coscientemente a seguirti. Tony lo sapeva bene.
Allungò una mano nel lettino e la passò sul peto di Howard che dormiva a pancia all’aria.
Fermò il palmo sul suo piccolo torace e chiuse gli occhi. Sentiva il suo cuoricino battere, una sensazione deliziosa che aveva imparato a conoscere con Pepper, la prima notte che avevano passato assieme si era addormentato con la testa sul suo petto .
Prima di allora non si era mai preoccupato di sentir vivere qualcuno.

-Tony?-

Pepper era ferma sulla porta.
Tony la guardò da sopra una spalla prima di tornare al piccolo che dormiva saporitamente, ignaro che quella poteva essere l’ultima notte in compagnia di suo padre. Chissà che gli avrebbe raccontato Pepper di lui.

-Ho affittato una cosa ad Adelaide, domani tu , lui, Darcy  e Jane la raggiungerete.-
Pepper sgranò gli occhi - Avrei voluto aggiungere anche Sharon nel pacchetto, ma  è pur sempre un agente anche se in  malattia e non può allontanarsi dal suolo americano senza il permesso di Fury.- sospirò guardando Howard  che volse la testolina sul guanciale - Ho intenzione di mandarla in Cile, tecnicamente è sempre America.-

-Io non voglio andare.-
-E io non voglio discutere.-
Da che si erano incontrati, nessuno dei due non era mai riuscito a vincere uno scontro verbale con l’altro, i loro erano sempre stati dei risicati pareggi, ma stavolta Tony non aveva intenzione di rassegnarsi ad un uno ad uno. Si alzò, voltandosi verso la compagna - Non ho intenzione di ripeterlo.- attraversò la stanza - Se dovesse andare male, se tutti noi dovessi fallire…- si fermò sotto l’arco della porta accanto a Pepper che fissava la culla del figlio -…Se io dovessi morire ... - Tony la sentì irrigidirsi accanto a lui - …A lui e a chi verrà con lui il compito di vendicare la terra.[***]-
Si allontanò a passi lenti lungo il corridoio e Pepper si avvicinò ad Howard. Si allungò  a sistemargli la copertina, ma si bloccò a vedergli qualcosa poggiato sul torace, qualcosa di piccolo, simile al telecomando di un cancello appeso ad un cordino in caucciù.  Pepper lo sollevò perplessa ,  senza sfilarlo dal collo del figlio, non aveva idea di cosa potesse essere  quell’aggeggio  prima di voltarlo e guardare  l’incisione sul coperchio che ne proteggeva i tasti.


“A te il mio privilegio e la mia maledizione. Papà.”


Pepper sentì gli occhi bruciare mentre realizzava che in quella culla dormiva l’unico vero dono di Tony Stark al mondo  che nulla aveva a che fare con le armi e il denaro.
Nel momento stesso in cui lei  era rimasta incinta, Tony  aveva regalato qualcosa di inestimabile per l’umanità. Una speranza. Il prossimo Iron Man.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

 

Darcy chiuse gli occhi voltando la testa sul cuscino.  Finalmente ora sapeva per quale ragione Rocky, dopo il combattimento con Apollo Creed sembrava così suonato da mettersi a gridare senza senso. Non era  per la fatica dell’incontro appena concluso no, era perché sicuramente anche lui aveva il suo stesso concerto di cornamuse in testa. Dio, i  dolori localizzati al viso sono terribili da sopportare.
Si era costretta ad andare a letto,  non per sonno, ma per evitare di cadere di faccia sul pavimento e farsi ancora più male,  aveva dormito una mezz’ora più o meno, per il resto si era girata e rigirata sotto alle coperte alla ricerca di una soluzione.
Non riusciva a capire perché Bruce non potesse accettare che lei andava bene così com’era.  Che potesse volergli bene, desiderare la sua presenza nella sua vita anche con l’ombra dell’Altro a seguire i loro passi. Le aveva fatto paura in laboratorio, quell’eccesso di rabbia le aveva fatto vedere quanto profonda fosse la sua sofferenza e il suo malessere nel non riuscire  a venire a patti con sé stesso.
Aveva visto, con i suoi occhi, quanto a fondo può finire un uomo senza più riuscire a vedere la luce del sole. Si alzò, scostando le coperte. La sveglia sul comodino segnava le due del mattino e lei era quasi certa che , girando per i corridoi del bunker avrebbe trovato qualcuno di sveglio.
Tony sicuramente, visto l’insonnia che lo divorava, magari Peter. Chissà.
Uscì in corridoio,  il cemento freddo sotto i piedi nudi era quasi gratificante. Si sentiva la febbre, gli antidolorifici che Jane le aveva iniettato le avevano fatto salire vertiginosamente la temperatura, avrebbero dovuta assopirla, stordirla per non farle sentire dolore, ma la sua testa si rifiutava di crollare sotto l’effetto dei farmaci.
Arrivo nel salone  che faceva da raccordo al dedalo di stanze occupate dai Vendicatori, ma non trovò nessuno stranamente. Morse il labbro inferiore e fece per voltarsi quando un movimento  colse la sua attenzione.
Da sotto la porta della stanza di Bruce, visibile  perché vicina al salotto, filtrava una luce chiara. La ragazza premette le labbra una contro  l’altra.
Andare o non andare?
Si avvicinò alla porta e bussò una volta.
Nessuna risposta, che si fosse addormentato con la luce accesa? Darcy aggrottò la fronte da sotto i ciuffi scuri che le contornavano il visetto paffutello e martoriato. No, non era da lui. Aprì la porta e quello che vide rischiò di fermarle il cuore in gola.
-BRUCE!-
Bruce aveva fra le mani  una pistola mitragliatrice  Uzi [****] puntata contro il mento. 
I due si fissarono e Darcy sentì chiaramente una goccia di sudore freddo rotolarle lungo la schiena.
Non aveva idea di quanto fosse potente quell’aggeggio, aveva visto una volta Natasha smontarlo e rimontarlo ed era stata lei a dirle che quella specie di cannone in miniatura poteva sparare 600 colpi in 60 secondi. Praticamente poteva ridurre la testa di un uomo in una marmellata, nemmeno Hulk, stavolta avrebbe potuto salvare il dottore se avesse premuto il grilletto.
-Bruce.- ripetè Darcy entrando nella stanza -Mettilo giù.-
Bruce scosse la testa e rinsaldò la presa all’arma, la ragazza pensò che sarebbe svenuta.
-Ti prego. Non lo fare.- bisbigliò. Avrebbe potuto mettersi a gridare, nello stato di agitazione in cui vivevano tutti, le sarebbe bastato  poco per far piombare lì tutto, ma  era quasi certa che Bruce si farebbe fatto saltare la testa per risposta - Fallo per me.-
-Non ce la faccio più Darcy.-
-Non è vero. Ce la fai. Ci stai riuscendo.-
-Guarda che ti ho fatto.-
Darcy si sarebbe presa a sberle, lo stava facendo per lei, per colpa sua, perché le aveva fatto del male. Si odiava da morire.  Si avvicinò ancora e Bruce si spinse verso il fondo del lettino su cui era seduto - Non è stata colpa tua.-
-Avrei potuto ucciderti.-
-Non l’hai fatto.-
-Ma avrei…-
-Solo se premi quel grilletti mi farai male sul serio. Queste sono ferite, fra un paio di settimane non avrò più nulla.-
 Bruce  chiuse gli occhi, la canna dell’Uzi premeva dolorosamente contro il suo mento.
-Sei un uomo dolce, intelligente…- bisbigliò Darcy avvicinandosi piano -… Un amico fedele per tutti quelli che hanno la fortuna di conoscerti.- Bruce scosse la testa -…Hai salvato tante vite,  quello che ti è successo è una disgrazia che non ha intaccato quello che sei.-
-Sono un mostro.-
-Sei un uomo buono a cui è capitato un grande fardello da sopportare.-
-Rompo tutto quello che tocco.-
-Io sono ancora qui.- Bruce sentì le mani di Darcy poggiarsi sulle sue -Ti prego, mettila giù.-

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Loki inspirò profondamente.
Infondo era quello per cui era venuto al mondo, no? Compiere il male per far andare bene le cose, faceva parte della sua natura, era la molla che faceva girare il suo mondo. E allora perché ora non riusciva a seguire la corrente?
Sarebbe stato poco, uscire dalla Torre, andare a bussare alle porte del castello di Thanos, prendere Diane che non c’entrava nulla in tutta quella storia di guerre fra mondi , riportarla alla sua vita di tutti i giorni e prendere il suo posto. Infondo era lui che Thanos voleva, che aveva sempre voluto.
Avrebbe compiuto il male tradendo la fiducia che Thor e gli altri riponevano in lui, ma avrebbe salvato una vita innocente da un destino di marionetta nelle mani dell’Eterno.
Il problema era che non riusciva a mettere la parola fine a quella vita.
Gli piaceva l’idea di essere accettato, di sentirsi parte di qualcosa, di avere qualcuno accanto e non ai piedi.
Se seguiva il piano che sentiva martellare in testa avrebbe salvato Diane, ma l’avrebbe persa lo stesso. Sarebbe caduto di nuovo nelle nebbie in favore di quella parte di male nero che viveva dentro di lui e non sarebbe più riuscito ad uscire stavolta.
Avrebbe detto addio a tutto e non si sentiva pronto.
Non voleva farlo.
Loki si afferrò la testa fra le mani e spinse forte le palme contro le tempie che sentiva dolore forte per via dello sforzo di mettere in fila i pensieri. Era l’inattività, l’attesa a sfinirlo si disse, anche se non era proprio così convinto.

 

 



 

 

FINE CAPITOLO:

Un capitolo dai toni decisamente cupi.
Tony affida la missione di vendicare la terra al figlio in caso di sconfitta degli Avengers, Bruce sopraffatto dai sensi di colpa tenta ancora il suicidio e Loki si ritrova a pensare se magari non sia al caso di tornare a seguire la sua natura di dio delle malefatte e incarnazione del male necessario.

 

NOTE:

[*] In Ultimate X-Men, Charles è anche un modesto telecineta.
[**]E’ un film di Mel Brooks del 1993. Una parodia su tutti i film dedicati a Robin Hood.
[***] E’ un riferimento al discorso che Tony fa a Loki durante il film The Avengers.
[****]http://digilander.libero.it/MutenDb/lupin/armi/uzi_s.jpg

   
 
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