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Autore: northernlight    17/03/2013    3 recensioni
‘Dio, non avete capito un cazzo di me, tutti quanti’ li accusò mentalmente ‘solo lei capisce, lei. Lei che è come suo figlio. Se ci fosse stato Dom a tenermi a galla in questa merda mi avrebbe solo detto buongiorno e non mi avrebbe fissato come state facendo voi ora’.
Genere: Angst, Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Christopher Wolstenholme, Dominic Howard, Matthew Bellamy, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
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Eternally Missed, capitolo V.
(aprimi prima di iniziare a leggere)




Flash forward, ritorno al presente.


La leggera brezza che soffiava da giorni, portò l’odore del mare alle narici di Matt, il cimitero di Teignmouth era vicino alla spiaggia, vicino al molo dove da piccoli passavano intere giornate. Mentre ora erano tutti lì, tutti meno uno e quell’uno mancante stava per essere sotterrato sotto metri di umido terriccio scuro. Erano tutti lì, stretti attorno alla signora Howard, ad Emma, stretti attorno a Matt, stretti l’un l’altro per farsi forza a vicenda. La sua famiglia, la loro famiglia. Matt era al centro, perfettamente in linea con la lapide.
Alla sua sinistra, la mamma di Dom stretta al braccio di Emma e alla sua destra c’era Kate che lo teneva saldamente per mano, guardando la mano libera della sua donna protettiva sul pancione ebbe una fitta al cuore pensando che suo figlio non avrebbe mai conosciuto Dom. Scosse la testa, sperando di cacciare anche quell’ennesimo terribile pensiero. Gli altri erano dietro di lui: Chris abbracciava il maggiore dei suoi figli, Alfie, che aveva insistito per essere presente e Kelly che teneva per mano Ava. Tom stringeva Jaclyn con mani tremanti, l’altro Dom, come lo chiamavano tutti, anche se ora era rimasto l’unico, e la sua ragazza Kari e poi Morgan con sua moglie Felicity. Erano tutti lì ad aspettare Dom, davanti ad una fossa capeggiata da una bianca lapide di marmo. Poco prima c’era stata una breve funzione in chiesa con poca gente, erano riusciti a contenere l’esplosione della notizia. Matt era rimasto tutto il tempo accanto alla signora Howard, non voleva abbandonarla, sapeva quanto avesse bisogno di lui. Una volta fuori, aveva messo su un bel sorriso forzato e aveva stretto mani a non finire ringraziando per le condoglianze. Tom poi gli aveva raccontato che nei giorni precedenti, milioni erano stati i messaggi di cordoglio da tutti coloro che conoscevano il batterista, soprattutto da parte dei fan e Matt era stupito nel vedere il rispetto che quelle persone avevano per loro, per il loro dolore e infatti nessuno di troppo si era presentato in chiesa. Poco prima, però, mentre salutava fuori dalla chiesa, aveva scorto una paffuta ragazza dagli scuri capelli ricci che aveva lasciato accanto alla macchina che avrebbe portato Dom al cimitero, un mazzo di girasoli con attaccato un pupazzetto di pezza a forma di leopardo. Altra fitta al cuore di Matt che incrociò lo sguardo della ragazza e le fece un cenno con la mano, lei annuì e ricambiò il gesto, si asciugò le lacrime e corse via. Finiti i saluti, era andato a recuperare il mazzo di fiori e l’aveva dato ad Ava che a sua volta l’avrebbe messo su... insomma, quando Dom sarebbe stato lì sotto. Il rumore di una macchina riportò Matt con i piedi per terra. Era arrivato, era lì e stava per scomparire sotto terra. Il gruppo si divise: Chris, Morgan, Dom e Tom si erano presi il compito di “portare” la bara di Dom dalla macchina alla fossa. A Matt non era andato giù il fatto di non poter aiutare, essendo ben più basso dei suoi amici e quindi avrebbe reso l’azione pericolante. Il suo istinto lo spinse a precipitarsi ad aiutare i suoi amici ma una mano lo bloccò.

“Umpf” disse il cantante ricordandosi che non sarebbe potuto essere di nessun aiuto.

“Non importa, Mattie” lo incoraggiò la signora Howard che l’aveva bloccato poco prima “tu mi servi qui adesso, non accanto  a mio figlio. Hai dovuto subire fin troppo, non ti avrei mai permesso di portare il suo peso letteralmente sulle spalle.”

Matt annuì silenziosamente, stringendo la mano di Kate e guardando il piccolo corteo che si avvicinava. La bara era di legno scuro, davanti c’erano Chris e Tom, dietro Dom e Morgan. Camminavano a passi incerti, lentamente, come se questo rallentare passo dopo passo potesse ritardare quel momento. Poteva vedere lo sguardo di Chris, fisso su Kelly, fisso sull’unica cosa che sembrava dargli calma: la sua donna e i suoi figli. Si stava sforzando di non piangere, Matt lo sapeva e lo poteva vedere dagli occhi che lentamente diventavano rossi per lo sforzo. Quante volte l’avevano visto in quelle condizioni quando stava cercando di smettere di bere? Matt lo sapeva e avrebbe voluto risparmiargli quel dolore, il dolore di portare Dominic, ma “non è colpa mia se sono alto un metro e un plettro”, come aveva detto quasi urlando quando avevano concordato su chi dovesse farlo. Improvvisamente Kate gli strinse la mano come a richiamare la sua attenzione. Matt si girò a guardarla, aveva lo sguardo diretto verso un punto ben preciso dove Matt sapeva già cosa trovare.

“M-ma quelle due non son-...
 iniziò a dire la sua compagna.

“Sì, sono loro” confermò Matt interrompendola.

“Ma che ci fanno qui?” chiese Kate.

“Le ho invitate io. Mi hanno chiamata due giorni fa per farmi le loro condoglianze ed era giusto che ci fossero” intervenne la signora Howard che aveva sentito le parole dell’attrice.

“Ma...” sussurrò Kate “tu lo sapevi e non hai detto niente, Matt?”

“Non è il momento, Kate, tieni la tua stupida gelosia per dopo se proprio ci tieni” sibilò Matt a denti stretti “e in realtà, se ti aggrada saperlo” aggiunse il cantante con enfasi “prima erano anche in chiesa ma si sono tenute a distanza. E ora è giusto che siano qui.”

Matt lo sapeva che c’erano, le aveva notate appena aveva messo piede in chiesa poco prima. In realtà si era accorto della presenza di una delle due dal suo profumo, non sarebbe mai riuscito a dimenticarlo. E ora le vedeva da lontano, in piedi sotto un albero mano nella mano, strette l’una all’altra. Erano proprio come le ricordava, erano rimaste amiche dopo tutto quel tempo ed era contento perché in fondo si volevano bene e lui voleva bene a loro e dividersi non sarebbe stato giusto. Ed era contento anche di vedere che nessuna delle due era interamente vestita di nero, loro conoscevano Dom quasi quanto lui e la signora Howard: Gaia portava un leggero vestitino rosa pallido con su un cardigan nero e Jessica indossava un vestito giallo, che Matt era abbastanza sicuro fosse un regalo fattole da Dominic, e un cappottino nero. Come quasi tutti a quel funerale, indossavano degli enormi occhiali da sole scuri. Matt continuava a ripetersi che era giusto che fossero lì, erano state parte della vita del suo amico e in quel momento si trovò a desiderare ardentemente di poter abbracciare Gaia. Scosse la testa e cacciò quel pensiero. La voce della signora Howard lo riportò in quel cimitero.

“Matthew” sussurrò lei con voce tremante. Erano arrivati, il corteo e la bara erano giunti fino a loro.

Tutto ciò è surreale’ pensò Matt ‘se qualche anno fa mi avessero detto che avrei assistito ai miei amici che trasportano il corpo di Dom per seppellirlo, mi sarei fatto solo una sonora risata.

E invece era tutto vero. I suoi amici, aiutati dagli addetti del cimitero, posero la bara sul carrello che l’avrebbe poi lentamente calata nella fossa. Chris piangeva, gli tremavano le mani quando tornò a prendere posto accanto alla sua famiglia come fecero tutti gli altri. In quel preciso istante il tempo era come se fosse fermo, c’era solo il cinguettare allegro degli uccellini e al rumore calmo della risacca del mare così in contrasto con ciò che stava succedendo lì. Dopo interminabili secondi di silenzio pesanti come un macigno sullo stomaco, sentì la flebile vocina di Ava e si girò a guardarla.

“Mamma, p-posso adesso?” chiese innocentemente. Kelly annuì e Ava si avvicinò lentamente e con passi tremanti alla bara, l’accarezzò con le dita della mano che non reggeva i fiori e poggiò la manina paffuta sul legno.

“Questi non li ho presi io, però sono belli e sono gialli” disse la bambina guardando i girasoli che teneva in mano “ti sarebbero piaciuti tanto, secondo me e ti somigliano pure! Ora devo andare, zio Dom, ti vorrò sempre bene” e posò il mazzo di fiori sulla bara con l’innocenza e la delicatezza che solo una bambina di undici anni può avere. Mentre posava i fiori fu raggiunta da suo fratello Alfie che in mano reggeva le sue prime bacchette della batteria. Dom, quando poteva, gli insegnava ciò che poteva sulla batteria e Alfie era davvero bravo.

“Zio Dom, queste sono le mie prime bacchette, quelle che mi hai dato tu, ricordi? Ecco, io le lascio a te però ti prometto anche che un giorno diventerò così bravo che suonerò nei Muse anche io e nessuno si accorgerà che non sei tu, te lo prometto!” disse Alfie posando le bacchette accanto ai fiori, poi prese sua sorella per mano e tornarono a posto. Matt aveva il cuore in gola e si sentì ancora peggio quando udì Alfie sussurrare un “andrà tutto bene, papà” quando Chris in lacrime si chinò ad abbracciarlo. No, doveva andare via da lì, stava per esplodere. E se fosse esploso non sarebbe più tornato indietro, sarebbe arrivato al punto di non ritorno e avrebbe mandato tutto a puttane. Ma doveva resistere, almeno fino a quando Dom non sarebbe stato lì sotto. A turno guardò tutti gli altri avvicinarsi alla bara e dire qualcosa. Guardò Kate mettere una mano sulla bara del suo migliore amico e con l’altra accarezzarsi il pancione, lui però non si mosse dal suo posto, non voleva avvicinarsi e non sapeva perché. Lentamente, tramite un cenno della signora Howard agli addetti del cimitero, la bara veniva lentamente calata giù. Matt era consapevole che ormai Dom fosse morto da un pezzo, ma essere lì in quel momento era la condanna definitiva, come se non bastasse il referto medico per accertarne la morte. Stava per finire tutto, tutta la sua vita stava per finire sotto due metri e mezzo di terra.

‘Il punto di non ritorno’ ripeté tra sé e  sé. Doveva andare via da lì e anche subito.

“Non ci riesco” sussurrò all’improvviso il cantante “non posso. Io... io è come se continuassi a morire ripetutamente per tutto il tempo. Quando vedo, quando penso a lui è come se morissi sotto i miei stessi occhi, come se fosse una morte continua, una morte che non finisce mai.”

Si staccò dalle due donne che lo tenevano per mano e si mosse con passi traballanti e incerti verso la fossa, la bara era quasi arrivata giù.

“Matthe-...
” iniziò a dire Kate impaurita.

“No” sussurrò la signora Howard allungando un braccio a fermare la bionda attrice “lascialo andare, ti prego.”

Matt ora fissava il suo amico, il suo migliore amico, nel suo nuovo posto. Chissà se sarebbe mai tornato a salutarlo, tra qualche anno magari, o tra qualche secolo, quando quella fitta di pugnalate all’anima si sarebbe attenuata. E sperava si attenuasse perché non ce la faceva più. Si chinò, piegato e ricurvo sempre fissando la bara. Prese in mano una manciata di terra, la sgretolò più volte tra le dita. Una silenziosa e purissima lacrima scese sulla sua guancia per finire in quel piccolo cumulo di terra che poi gettò sulla bara.

Sei l’unico che mi ha visto piangere e soffrire realmente, è giusto che questa lacrima ti appartenga e almeno non sarai completamente solo lì sotto’ pensò il cantante.

Poi si alzò e si pulì le mani. 

Il punto di non ritorno.
Era giunto. Era consapevole di essere guardato da tutti ma non gliene fregava più niente ormai. Si tolse la giacca rossa che il batterista tanto amava, la tenne per un po’ in mano e poi la mise sulla lapide di Dom, come se stesse mettendo quella giacca sulle spalle del suo amico. Rimase per un momento con la mano poggiata sulla giacca e su tutto ciò che rimaneva di Dom e poi andò via. Non si girò, ma sentì le urla di Kate che lo richiamava. Non sapeva precisamente dove stesse andando, sapeva solo che doveva andare via da lì. Improvvisamente si ricordò di Gaia e Jessica che sicuramente avevano assistito alla scena quindi si girò nella loro direzione e vide che Gaia lo stava fissando. Lui aveva il fiatone dalla rabbia, dal voler piangere e dalla voglia di correre lì ad abbracciarla. Lei, lei che sapeva come poteva sentirsi in quel momento, lei che avrebbe appoggiato la saggia scelta di andare via per un po’. La fissò di rimando poi la salutò con un gesto della mano, un semplice cenno che racchiudeva anni e anni d’amore e di odio. Gaia ricambiò sollevando la mano libera, quella che non reggeva Jessica, per poi poggiarla aperta sul proprio petto, dove si trovava il suo cuore. A Matt bastava quello per convincerlo che stava facendo la scelta giusta. Riprese a camminare in direzione di casa Howard dove prese la sua macchina e si recò in aeroporto senza ancora una destinazione ben precisa. 






(cornerstone)
siamo giunti all'epilogo, 
parte della mia anima è nella vostra testa dopo averla letta
ed è anche nella storia stessa.
ringrazio con tutto il cuore chiunque l'abbia letta, 
recensita, 
insultata, 
amata,
odiata,
tutto.
grazie per non avermi buttato addosso merda e per avermi permesso di portarla a termine,
significa molto per me.

sempre vostra.

 
  
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