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Autore: elyforgotten    17/03/2013    11 recensioni
Questa è la 2 parte della fanfic di Briony e Elijah, il seguito di "My story with an Original..with Elijah!"
Come si sconfigge il destino?
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Dal capitolo 34:
Briony era pienamente consapevole di aver bisogno di Elijah, più di quanto avesse bisogno nel sentirsi la pelle intatta sopra le ossa, nel sentire l’aria fluire nei polmoni e il cuore battere regolare per farla vivere. Tutte quelle cose necessarie per qualunque altro essere umano erano influenti per lei se non aveva Elijah accanto.
Il pensiero di saperlo morto valeva per lei come qualcosa di intossicante che le si ficcava in gola e la privava dolorosamente del respiro, fino a far morire lei stessa.
Non sarebbe mai più riuscita a vivere senza di lui, le era entrato troppo dentro con quello sguardo magnetico e freddo, con quell'espressione che a volte le faceva venire voglia di scappare via a gambe levate ma inevitabilmente rimaneva sempre lì con lui.. con quegli occhi neri, profondi e tristi che dicevano di non credere nell'amore quando invece aveva proprio cominciato a crederci stando con lei.

Revisionata/Aggiornata
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elijah, Nuovo, personaggio
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I'm always in this twilight, in the shadow of your heart. '
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31 CAPITOLO

 

 

Alle spalle di Caroline c'era la festa. Ma quella festa si stava trasformando in un massacro.. Era riuscita a difendersi dai colpi dei cacciatori per miracolo; spinta dall'istinto di sopravvivenza aveva combattuto fino allo stremo anche se non ne sapeva neanche il motivo. La sorpresa di quell'attacco l'aveva colta alla sprovvista, lasciandola inerme come una bambina spaventata.

E la musica... Quel richiamo mortale percorse il suo corpo come una lama, un fendente fatto di tortura e sofferenza. Altri uomini continuavano a emergere con le balestre ma Caroline roteava sempre su se stessa per sfuggire loro. Vide avvampare delle fiamme in un padiglione come se ci fosse l’inferno in terra, e altri paletti sollevarsi nell'aria ricoperta da pioggia e cenere.

Caroline sentiva le urla così alte e così disperate da superare il frastuono di quella musica mortale. C'era caos intorno a lei, troppo caos che quasi ebbe l'istinto di chiudere gli occhi e immergersi in un buio silenzioso. Sperò che l'incubo finisse come nei classici sogni in cui ti svegli di soprassalto, ma quando riaprì gli occhi la realtà rimaneva dolorosamente tale e quale.

C'erano cacciatori ovunque che inseguivano e trucidavano vampiri. << Non ha senso!  >> pensò gridando dentro di sé. Quella gente la conosceva da tutta una vita, la signora Lockwood non avrebbe mai potuto ordire una trappola del genere. << Non ha senso!! >> i suoi pensieri folli furono distorti quando vide un cacciatore dirigersi verso di lei con un paletto in mano. Subito Caroline sfoderò i denti e lanciò per aria quel tizio come se fosse stato un sacco di patate.

All'interno dell'unico padiglione rimasto in piedi in giardino, Chuck stava dando prova della sua improvvisa forza, mettendo k.o numerosi cacciatori più alti di lui. Anche lui si era fatto prendere alla sprovvista perché non si sarebbe mai aspettato un simile attacco dai suoi ex soci. Ma poco importava ora perché stava combattendo strenuamente dalla parte in svantaggio, ma che era quella più giusta. Si era arrampicato ad un lampadario grazie alle braccia e aveva lanciato numerosi calci in testa ai suoi nemici. Dopo di che con un urlo di guerra si era lanciato contro la mischia.

Caroline intanto cercava di difendersi dai numerosi attacchi, un dardo le si era piantato nel fianco. All'improvviso qualcosa sovrastò l’atmosfera, rendendo più agghiacciante quell’inferno: un urlo. Il grido più disperato che Caroline avesse mai udito.. Così forte come la tempesta di un uragano, ma anche così vulnerabile come foglie che si sgretolano a terra.

Il grido riecheggiò attorno a lei: Briony. Il nome di sua sorella prese forma nella sua mente e Caroline sentì il panico strozzarle la gola. Saettò in avanti per correre in aiuto di Briony che doveva trovarsi nella villa, ma un'altra voce la immobilizzò.

"Che diavolo sta succedendo qui?!?"

Caroline si girò e al suo fianco vide Klaus: sembrava shockato e devastato quanto lei, ma la  rabbia cavalcava ancora tutte le altre emozioni sul suo viso. Sembrava parecchio messo male anche lui: aveva tutti gli indumenti stracciati, il corpo ricolmo di sangue. Caroline non sapeva se fosse suo o quello dei cacciatori, ma non perse tempo che infatti lo raggiunse in un lampo, prendendolo ad un braccio:

"Fa qualcosa! Aiutaci!" lo incitò in preda al panico. Klaus sembrò fissarla come se fosse un'estranea apparsa lì per caso; guardò poi davanti dove c'era la villa e luogo dove si stava tenendo il maggior massacro.

"C'è anche la tua famiglia là dentro! Klaus mi stai ascoltando?!" Caroline lo scosse maggiormente perché sembrava che l'ibrido non la stesse udendo: continuava a fissare il vuoto di fronte a sé, con occhi sgranati ma rimanendo immobile come una statua.

"No." rispose lui in un ringhio voltando il viso abbassato.

Caroline non sapeva a cosa si stesse riferendo ma l'attenzione fu doverosamente rivolta a un cacciatore che stava per sopraggiungere da loro. La bionda vampira gli squarciò in due la gola, facendolo cadere a terra.

"Klaus!" tornò a invocarlo per ottenere il suo aiuto ma lui rimaneva inspiegabilmente immobile. "No.. Non riesco.. C'ho provato.. Non.." sembrava stesse combattendo una lotta contro se stesso dal modo in cui curvava la schiena, in cui serrava il viso digrignando i denti, e soprattutto dal modo in cui si teneva il braccio destro come se volesse tagliarselo dal proprio corpo.

"Cosa non puoi? Aiutaci, non posso farcela da sola!" E infatti subito un cacciatore le saltò addosso.

Klaus continuava a rimanere immobile con uno sguardo da invasato. Lo sguardo era sempre rivolto alla villa, come se la cosa che volesse di più fosse andare lì dentro ma qualcosa di fortissimo gli impediva di farlo, fino a spremerlo di tutte le forze.

Le urla della sua famiglia gli arrivarono alla mente in una preghiera di aiuto, e Klaus digrignò più i denti come se li volesse spaccare da un momento all'altro. Le unghie incidevano sempre di più il braccio e i piedi combattevano per camminare in avanti. Ma una statua non può sperare di muoversi.

Ci fu un istante in cui la pioggia battè più forte fino a lanciare fulmini e nello stesso istante Klaus gridò, combaciando con il rumore terribile del cielo: "No!"

Caroline intanto era riuscita a liberarsi da alcuni cacciatori e stava correndo verso Klaus: "Andiamo dentro e uccidiamoli!" L'unica reazione però che Caroline ottenne fu il nulla.

"Sono morti." La voce e lo sguardo di Klaus erano vuoti come le profondità della morte.

La razionalità stava bisbigliando a Caroline con voce malefica il senso di quelle parole, e soprattutto di chi si stava riferendo, ma il cuore negò con tutte le sue forze:

"No! No no! Possiamo ancora salvarli!"

"Sono morti." ripeté Klaus con la stessa identica voce di prima.

"Basta! Smettila di parlare così! Fai qualcosa!"

"Guarda! Maledizione, guarda!" la voce di Klaus ringhiò ma il corpo continuava a rimanere immobile.

E Caroline allora si guardò attorno. Le gocce delle pioggia le bagnarono il viso, nascondendo le lacrime nascenti.

La festa di Mystic Falls si era tramutato in un campo di battaglia.. O meglio ancora, nell'antro di un macellaio.

La morte si estendeva in mezzo a loro, le fiamme avvolgevano i padiglioni e si levavano alte nel cielo fino a formare vapore di cenere. Dovunque risuonava il canto di morte.

Caroline saettò in avanti ma Klaus l'afferrò per un braccio. Per un attimo vide proprio nel braccio dell'Originario qualcosa che brillava ma poi tutto si fermò attorno a lei: le grida, la musica... Tutto era cessato.

"Vieni. Dobbiamo andarcene." disse la voce sconosciuta di Klaus.

Il cielo nero piangeva, il vapore formato dal fumo sembrava creare un suono stridente e agghiacciante, anticipando il triste epilogo. La faccia di Caroline era bagnata dalla pioggia e dalle lacrime.

"No...  No!" la sua voce era debole, come quella della ragazzina studentessa che era. "Mia sorella é là dentro! Devo salvarla, dobbiamo salvarla! C'é anche la tua famiglia!"

I cacciatori avevano cessato di combattere. Per un solo motivo...

"Dobbiamo andare a prendere mia sorella." Caroline continuava a ostinarsi ma la voce di Klaus era immobile e tagliente:

"Morta pure lei."

Caroline sentì il cuore fermarsi per davvero, senza possibilità di ripresa.

"Non possiamo fare più niente ormai. Se andiamo là dentro non torneremo mai più fuori." la voce di Klaus era inumana e fredda. Ma il viso era ricolmo dallo shock che sembrava perforarlo in due metà, quasi potesse sentire ancora le grida dei suoi fratelli però non potesse fare nulla per loro. Voleva salvarli anche in quel momento in cui non c'era più nulla da fare, voleva vendetta, ma qualcosa di potente lo bloccava.

"Rimani qui o vieni via, la scelta sta a te.."

Ma Caroline schizzò di lato, non ascoltando il proseguimento della sua frase. Corse verso la villa, per andare a salvare sua sorella. Non correva per se stessa perché tanto se il creatore della sua stirpe era morto, non c'era più nulla da fare. Corse e nessuno sembrava badare a lei. Forse era troppo tardi, alle sue orecchie sopraggiungeva solo il silenzio e il rumore del vento che si portava dietro per la corsa selvaggia.

Stava per arrivare alla porta principale.

Ma poi qualcosa la colpì e Caroline perse i sensi.

Oblio…

 

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Vuoto. C’era solo vuoto in lei, non avvertiva più nulla dentro di sé. Un arido deserto di vuoto.

Non c’era rimasto più niente per lei, nulla da aspettare né da amare. Se tutto attorno a lei era vuoto, allora anche dentro sarebbe stata vuota.

Il cuore batteva ma solo per non morire. Non c’erano pulsazioni vitali perché Briony Forbes non voleva più averle. Se si sarebbe concessa il benché minimo lusso di ricordare o provare, si sarebbe lasciata divorare dalla disperazione. Conosceva bene quanto profondo fosse quel baratro e non voleva ricaderci mai più… e non perché volesse vivere serenamente.

Non desiderava la felicità né il dolore. Non voleva sentire niente perché niente batteva dentro di lei.

Continuava a fissare il vuoto, l’eterno vuoto di fronte a lei senza mai stancarsi perché tanto di sensi la sua vita ne aveva perduti molti.

Era sdraiata su un fianco in un lettino d’ospedale, coperta da un classico camice bianco. Il volto doveva essere deturpato e irriconoscibile, chissà quanto avevano scavato il sangue e le lacrime dentro di esso, ma non voleva guardarsi allo specchio pur di non annegare di nuovo.

Il bip bip del monitor dimostrava che la paziente era sana e quel rumore continuo significava vita. Ma lei non era sicura di volerla. Aveva invocato la morte di venirla a prendere, di permetterle di abbandonarsi al suo abbraccio di pace, di aiutarla a non soffrire più quel calvario eterno di agonia.

Tecnicamente Briony non aveva nulla che non andava. Era quel vuoto continuo che non andava bene, che l’avrebbe lasciata marcire dentro fino a spremerle le ossa e svuotare gli occhi.

Sentì un pizzicore alla gola, segno che non poteva evitare i suoi bisogni all’infinito. Era pur sempre un essere umano e così Briony accennò a muovere il braccio per prendere un bicchiere d’acqua e così dissetarsi. Per poi tornare al vuoto.

Il braccio non si allungava abbastanza quindi dovette inclinare un po’ la schiena. Durante quel gesto una scintilla di un ricordo le assalì la mente, così forte da provocarle un’emicrania di dolore alla testa. Lei che cercava di allungare la mano per cingere il corpo di Elijah in un caldo abbraccio, così da scacciare la fredda morte che stava per venire a prenderlo.

Ma la sofferenza aveva fatto capolinea su tutto, l’aveva privata di ogni cosa e quelle braccia umane non avevano potuto fare niente per contrastare quelle della morte.. anche se le sue erano piene di amore e speranza. Due sentimenti che non contavano nulla in quel mondo fatto di morte.

La mano di Briony tremò nel prendere la bottiglia, barcollava perché i residui dei ricordi si stavano prendendo tutto di lei fino a corroderle ogni pezzo d’anima. Alla fine il braccio si arrese nell’allungarsi di più e la paziente tornò a sdraiarsi con un sospiro.

Non voleva chiudere di nuovo gli occhi… se l’avesse fatto le urla sarebbero ritornate ad annientarla. Quel buio le faceva troppa paura e i ricordi ne facevano parte.

Provava troppo dolore affinchè riuscisse a muoversi e allora continuava a rimanere immobile. Voleva che oltre le forze, si spegnesse anche il cervello ma quello col tempo cominciò a crearle delle immagini che le perforavano gli occhi e le bruciavano il cuore.

Il bip bip del monitor fece un rumore strano e preoccupante ma a lei non gliene importò. Che la morte venisse pure a prenderla, era quello che voleva di più al mondo. Come avrebbe vissuto senza Elijah, senza Caroline? Senza niente?

Ogni speranza di vita era morta quando questa aveva lasciato il corpo di Elijah mentre era tra le sue braccia… lui che le sussurrava il suo nome tra i capelli, la sua mano gelida che le lasciava la spalla, il suo corpo così pesante da farla precipitare nel baratro… il suo ultimo sguardo in cui ordinava a Willas di lasciarla andare…

In un istante Briony si ritrovò sola e immersa in quei ricordi, con l’unica compagnia di una lacrima che le rigava il volto.

Più ricordava, più il cuore si faceva male e più il bip bip del monitor fremeva impazzito.

Perché la morte tardava ad arrivare? Connor le aveva portato via tutto, che venisse pure a finire il suo lavoro… ma probabilmente non aveva senso privarla del cuore, quando già lo aveva perso. Eccola la punizione più grande, la morte sarebbe stata soltanto una soluzione di pace.

Immobile e sfiancata, si stringeva le mani tra loro, come nell’arrancarsi ad un ultimo appiglio per sopravvivere. Ma anche nelle mani c’era il vuoto.. non c’era niente... Colta da un brivido di allarme Briony si rizzò sulla schiena, incurante del dolore fisico.

Si guardò attentamente la mano: non c’era più… non c’era più!

<< Dov’è l’anello? >> pensò in un attacco di panico, guardandosi attorno come in cerca di un salvagente che l’avrebbe aiutata a non affondare.

<< DOV’E’ IL MIO ANELLO? >> Sembrò gridare come una pazza invasata ma quel pensiero gridò soltanto nella sua mente. 

Non potevano toglierle l’ultimo ricordo più caro che aveva di Elijah… se lo avesse perso, si sarebbe uccisa lei stessa con le proprie mani.

Armeggiò con uno dei cassetti lì vicino e quando aprì il primo, lo vide.

Era proprio lì… solitario e bellissimo, in attesa che la sua proprietaria lo reclamasse perché solo una persona aveva il diritto di portarlo.

Il più importante frammento dell’animo di Elijah… quella piccola pietra che sembrava illuminare e portare luce in ogni cosa. Ma quando lo prese in mano, Briony fu sommersa non dal sollievo ma dalla tristezza: quell’anello non avrebbe illuminato un bel niente perché lei stava precipitando in un baratro oscuro in cui non era prevista alcuna luce… non meritava persino di possederlo… non dopo ciò che era successo…

<< Lui è morto, perché io non lo sono? Dov’ero quando aveva bisogno di me, perché non ho potuto fare niente per salvarlo? Perché non ho combattuto di più? E invece cosa ho fatto? Niente. Sarei dovuta morire al suo fianco. >>

Briony non riuscì a sostenere il vuoto ancora per molto, perché il mare di sofferenza stava per giungere con tutte le sue onde per farla affogare. E alla fine andò giù e non riemerse.

Lasciò liberamente che le lacrime scendessero lungo il suo viso, fino a che il petto non ebbe degli spasmi per via dei singhiozzi. Si sdraiò mollemente, mettendosi una mano alla fronte. L'altra racchiudeva l’anello portandoselo al petto, mentre il viso era l’immagine del suo dolore.

Era un grande vuoto. 
Era cumuli di cenere. 
Era lacrime.

Briony era tutte queste cose e non era niente allo stesso tempo.

Immersa dal tormento, non si era nemmeno accorta che era entrata un’infermiera per controllare i dati del monitor e per darle un calmante, visto che le onde del dolore stavano già facendo il loro mostruoso effetto e stavano per soffocare il suo cuore.

L’infermiera si raccomandò di nuovo di stare calma ma Briony continuava a non ascoltare, perdurava nel suo pianto di agonia. Non si accorse neanche che erano entrate altre persone nella stanza, ma non avrebbero mai ottenuto la sua piena attenzione perché lei voleva vedere solo due distinte persone passare per quella porta… e sapere che era impossibile contribuì ad altre lacerazioni nel suo cuore.

L’infermiera si raccomandò con i due visitatori di non farla stancare troppo viste le sue condizioni precarie. Briony stava per mandare al diavolo quell’insulsa infermiera perché le condizioni precarie ce li aveva chi aveva una costola rotta… lei aveva qualcos’altro di ben più rotto…

Quando il silenzio finì per sommergere ogni cosa, Briony si decise di alzare gli occhi e di far smettere alle lacrime di scendere: c’erano Chuck e Jennifer lì con lei, e i loro sguardi dovevano essere impietositi per qualcosa che scorgevano nel suo viso.

Chuck aveva una benda al braccio che doveva essersi rotto, mentre Jennifer portava sempre il gesso alla gamba e si teneva in piedi con le stampelle. Briony sapeva razionalmente che non doveva avercela con loro, ma la rabbia sembrò penetrare dentro di lei e voleva un bersaglio per farla esplodere.

“Che cosa ci fate voi qui?” domandò acidamente.

Jennifer sospirò in maniera grave: “Dio Briony… ti giuro, mai avrei pensato che succedesse una cosa del genere… non me l’ero neanche immaginato..”

“E’ questo che servono le feste di Mystic Falls no? Creare sorprese.” La voce di Briony sputava continuamente acido pur di non versare altre lacrime.

Chuck si fece avanti, l’espressione impietosita nella sua piccola grande faccia: “Ti giuro che non accadrà mai più una cosa del genere..”

“Oh beh certo… anche perché tutti i vampiri sono morti. Ripeto, che cosa volete? Vedere con i vostri stessi occhi chi è l’unico superstite di quella carneficina?”

Briony… so che adesso non riuscirai a crederci e fatichi a sopravvivere, ma vedrai che col tempo… riuscirai a farcela come prima, con un po’ di terapie tornerai come nuova.” la voce di Jennifer era piena di speranza e amicizia, ma Briony ribattè in maniera molto più violenta. La rabbia l’assalì fino a darle una forza strana:

“Non è di questo ciò che ho bisogno! Non capite? Ciò che voglio è vedere quei luridi vermi di cacciatori strisciare a terra e pagare per quello che hanno fatto! E visto che voi fate parte del club, direi che è meglio se vi togliete dalla mia vista!” Gli occhi sputavano sangue, la lingua sembrava sibilare come un serpente e le braccia si muovevano convulsamente, incurante degli aghi della flebo.

Briony… noi non ne sapevamo niente altrimenti sicuramente avremmo potuto fare qualcosa prima. Ho cercato di combatterli più che ho potuto..”

“Anche io non ne potevo sapere niente, ero incollata nella poltrona con la gamba rotta. L’unica cosa che devi fare è non lasciarti divorare dal rancore perché sei davvero viva per miracolo, Briony.”

Chuck e Jennifer cercavano in tutti i modi di far sollevare l’amica, di infonderle coraggio e il loro sostegno, ma era come domare un fuoco implacabile.

“Viva..?” ripetè Briony facendo intravedere quanto dolore avesse dentro e che le scavava i lineamenti del viso, dentro l’anima. “Io non voglio nessuna esistenza, non voglio essere viva in questo modo e non senza di lui!” Ogni sensazione non le provocava altro che sofferenza, la quale sembrava scivolarle dentro come un cancro letale. Non poteva più sopportarla dal gran che era terribile.

“Non potete aiutarmi, nessuno di voi può! E ora lasciatemi in piace!” Gridò le ultime parole con una determinazione tale che le si contorse il collo. Le lacrime le incendiavano gli occhi scavati, indeboliti dalla troppa sofferenza emergente in essi.

Chuck e Jennifer arretrarono quindi sui loro passi, come sorpresi dall’ira montante di quella ragazza che faticava a sopravvivere.

Lo sconcerto però apparve in Briony quando vide qualcuno affacciarsi alla porta della sua camera. Per poco le parole d’odio non le si strozzarono in gola.

“Avete finito di fare schiamazzo? Vi fate sentire per tutto il corridoio dell’ospedale, e io che vi credevo così civilizzati!”

Con quanta semplicità e arroganza Willas si era appoggiato allo stipite della porta e guardava i presenti con glaciale sufficienza.

Briony tremarono le labbra per fermare le bestemmie rivolte a quell’essere rivoltante, mentre anche la sua fidanzata faticava a rimanere calma: “Will? Che diavolo ci fai qui? Ti avevo detto..”

“Lo so Jen. Ma in fondo la tua amica è viva quindi è inutile tergiversare sul passato. Chiamalo un mio gesto di commiserazione.” rispose lui semplicemente abbottonandosi i polsini della giacca.

“Veramente Briony non è stata risparmiata dalla vostra cosiddetta commiserazione. E’ riuscita a sopravvivere perché i termini della sua morte rimangono gli stessi, anche senza i suoi poteri. Altrimenti ora sarebbe già crepata.” replicò Chuck acidamente e fissando di traverso il cacciatore.

Willas fece uno stizzito gesto con la mano: “Sia come sia. Sono proprio venuto qui per porgervi i miei saluti visto che me ne vado. Il mio compito qui è finito e finalmente posso definirmi in pace.” Mormorò soave e quasi allegro.

Jennifer lo fissava come se fosse pazzo o appena uscito da un circo, mentre Briony faticava a credere che quel tipo potesse stare in sua presenza in maniera così menefreghista.

“Pace..?” sibilò lei duramente. “Non avrai pace, non con me. Avresti dovuto uccidermi a quella stramaledetta festa perché io non ti darò pace fino a quando tu e il tuo padrone finirete sotto terra.”

Willas inclinò il capo da un lato con sguardo ilare: “So cosa provi... la voglia di vendetta, mi avete fatto rimanere solo al mondo, eccetera eccetera. Ma non sono disposto a soddisfarti visto che ci tengo alla mia pelle. E in fondo... era l’unico finale per questa storia.”

“Il finale ci sarà quando voi assassini sarete morti, quando sarà fatta giustizia per il massacro che avete ordito alle nostre spalle.” Le nocche di Briony stavano diventando bianche a forza di serrare le mani, il bip bip del monitor stava cominciando ad impazzire.

“Assassini?” Willas ripetè quella frase come se non la conoscesse nel suo vocabolario. “Io ho solo fatto ciò che era giusto, mischiando il mio fine alla vendetta. I Mikaelson dovevano morire, la morte non ripagherà per tutto il male che hanno fatto ma almeno l’inferno è il posto che a loro spetta. Non mi dispiacerò per questo perché aspettavo questo momento da troppi anni.”

“Will ora basta, non incominciare con la solita storia. La tua vendetta non può giustificare il vostro atto feroce!” replicò Jennifer in maniera scandalizzata.

Willas stranamente la guardò storto. Guardò storto tutti i presenti:

“Feroce? Ve lo dico io cosa è feroce… perdere la propria famiglia per mano di luridi mostri.. vederli con la gola sgozzata e i loro corpi tagliati a metà quando si è solo dei bambini.. quando si è inermi per tentare anche solo di difenderli. Questa è ferocia. E i Mikaelson hanno avuto quello che si meritavano.”

Jennifer scuoteva la testa con compassione e sospirava:

“Dopo così tanti anni la gente cambia..”

“Non mi interessano i tuoi motivi.” Ribattè Briony all’improvviso con sguardo da invasata. “Ti sentirai meglio adesso, ma non quando ti taglierò la testa.”

Willas le sorrise in segno di sfida.

“Provaci. Non ti conviene. E tu che ti definisci tanto buona e pura, ma poi dici che non ti interessa quanta morte e sangue si portano dietro i Mikaelson da millenni! Dovevo lasciarti in mano a Connor, la tua stupida vita è uno spreco per chi non può più viverla.” finì in maniera feroce e dura.

Briony allora grugnì, stringendo i pugni delle mani sopra il lettino. Il cuore stava per scoppiarle nel sentire tali parole rivolte al vampiro che aveva tanto amato:

“Non Elijah! La tua famiglia potrebbe essere morta per mano di Klaus o di Kol.. loro ne sarebbero capaci, ma non Elijah! Lui non c’entrava niente, lui…” il tono di voce si abbassò come se la corde vocali avessero perso le forze. Il respiro si stava spezzando, quasi i polmoni si fossero otturati. “Lui non era un mostro.” Una lacrima le fece compagnia in quella frase.

“Sì, e le favole esistono.”

“Ora basta Will! Non hai un briciolo di pietà? Lasciala in pace altrimenti dimenticati il mio numero!” Jennifer era sul punto di lanciare una stampella al suo ex ma lui la fulminò prima con lo sguardo, faticando a riconoscerla:

“Dio mio Jen.. proprio tu che sei una cacciatrice dovresti pensarla come me! I vampiri sono vampiri! Non cucciolotti da redimere e da amare! Noi potremmo essere crudeli e dei mostri dopo l'attacco alla festa, ma i veri mostri erano loro. I Mikaelson e anche il tuo Elijah.” Disse poi guardando Briony “Più bestia che essere umano, quel mostro gonfio di superbia e sete di sangue. Ed era anche pericoloso dalle prove che ho riscontrato: si nascondeva dietro la facciata dell'onore e poi faceva i suoi luridi comodi senza troppi problemi di coscienza. Elijah Mikaelson? Era un ignobile mostro, e come tale é morto."

Scese un gelo silenzioso. Briony guardava Willas con gli occhi sbarrati come se stesse per calpestarlo come un insetto. Nel tempo di un ringhio acuto di rabbia, Briony si avventò sul cacciatore. Insieme a lei caddero anche le flebo e altre aggeggi, ma non le importava. L'unica cosa che desiderava era cavare la pelle dal viso di quel bastardo; le braccia si muovevano convulsamente e dalle labbra uscivano dei sibili rabbiosi.

Willas sotto di lei non riusciva a parare i suoi colpi perché preso troppo alla sprovvista. Ma in breve Briony venne divisa a forza da lui e portata verso il letto disfatto: continuava a calciare, a lanciare grida di rabbia e sguardi da invasata.

"Lo sapevo che eri pazza." biascicò Willas rimettendosi in piedi.

"Will ora vattene!" Jennifer si impose nella maniera più autoritaria che tutti ricordassero e questo lasciò sbigottito il cacciatore, in maniera tale che quasi perse il controllo delle sue emozioni, ma poi in due secondi liquidò la tensione con una smorfia:

"Vi auguro di vedere la vostra famiglia macellata sotto i vostri stessi occhi. Poi vedremo quanto troverete belli e buoni i Mikaelson." ribatté lui durissimo prima di dileguarsi fuori dalla stanza.

Intanto Briony faticava a rimanere calma e immobile, continuava a scalpitare come una pazza tanto che accorse la dottoressa Fell:

"Ha bisogno subito di un sonnifero."

"No!" gridò Briony cacciando via la siringa che la dottoressa Fell brandiva. "Non ho bisogno di questo! Ho bisogno di pistole, fucili e proiettili! E di magia che mi aiuti a trovare quel bastardo di Connor! E poi.. Ho bisogno di armi.. Di.." la voce di Briony poco prima folle ai limiti dell'umano, adesso si stava indebolendo fino a tremare come quella di una bambina spaventata. La sua follia era tutta dovuta alla sofferenza troppo terribile che rischiava di annientarla.

Si portò le mani ai capelli, la bocca era distorta per il richiamo d'aiuto che voleva che fuoriuscisse ma sentiva di avere un'enorme groppo in gola. "Ho bisogno di..." la voce tremò e si spezzò, le ginocchia cedettero mentre le lacrime avevano ricominciato a scendere senza che se ne accorgesse.

Non aveva le forza di finire la frase perché era già plateale di chi avesse bisogno, ma ammetterlo sarebbe valso come l'ennesimo sale sulle ferite, altre lame pronte a inciderle l'anima. Perché era impossibile che ciò avvenisse.

"Non posso.. Non ci riesco.. Non ce la faccio.." continuava a bisbigliare con voce strozzata dal pianto, senza più le forze in grado di fronteggiare quel mare di dolore da cui venne investita irrimediabilmente.

Il viso era rivolto verso l'alto, come se volesse guardare il cielo perché quel mondo non le apparteneva più, e perché poi uno spirito di vento le aveva portato via la persona che più contava per lei portandola lontano.. dove lei ora guardava. Era lassù il paradiso? Non ci poteva essere l'inferno perché quello ce lo aveva proprio attorno. Le sue fiamme sembravano artigliarle la pelle così dolorosamente che fu costretta a piantarsi le unghie nei capelli.

"Briony, calmati. Che cosa ti ho sempre insegnato? La paura uccide più del.."

"Non ho paura Chuck" replicò Briony rimanendo a terra, le lacrime formavano laghi infuocati nel suo viso "E’ la verità! E questa mi uccide! Non ho più niente! Elijah non c'è più, si é portato via anche Caroline.." i singhiozzi le impedivano di parlare, gli occhi faticavano a rimanere aperti come se l'agonia l'accecasse nella sua grandezza.

Voleva provare odio per soppiantare la sua perdita, anche verso il vampiro che le aveva portato via il sangue del suo sangue, ma come sempre la sofferenza fece capolinea su tutto.

Qualcuno la issò poi in piedi, conducendola nel lettino. Briony stranamente si lasciò trasportare senza opporsi, le lacrime erano diminuite perché non voleva che degli sconosciuti venissero bagnati dalle gocce del suo dolore, perché quelle potevano essere condivise solo da lei e da chi aveva il potere di spegnerle. Tutte illusioni e speranze che svanirono, portate via da un crudele vento.. Con un debole sospiro Briony si lasciò sdraiare lungo il lettino.

"Starai bene. Presto tornerai a casa." disse una voce.

E rieccolo il vuoto.. lui che le stava strappando via l'anima sempre di più, riducendo il suo corpo ad un involucro privo di vita.

La risposta in Briony venne automatica e facile: si formò prima nella mente poi a parole.

"Io non ho più una casa."

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Ombre. Le ombre albergavano infime in quel luogo piccolo, desolato e fuori dal mondo. Albergavano in ogni cosa, in ogni essere, in lui

"Non potremo stare qui per sempre." mormorò Ylenia a bassa voce come se avesse paura che qualcosa si risvegliasse. Era seduta in un angolo mentre vicino a lei una figura alta stava in piedi a guardare fuori dalla finestra, l’unica luce che permetteva di illuminare quella fitta ombra.

"Lo so." rispose quella figura non muovendosi di un centimetro.

"Molte vite sono state spezzate in  quella maledetta festa. Ma tutto questo continuerà a esistere finché tutto andrà per il meglio.  Molte cose possono sembrare morte, ma sono solo spezzate."

"Come loro." disse la figura misteriosa voltando il capo e fissando un punto preciso che stava in ombra. Poi tornò a guardare la strega. "Come me. Nemmeno io sono ancora morto"

Ylenia provò un brivido freddo nel fissare gli occhi neri, agghiaccianti, di Elijah Mikaelson.

 

 

 

Willas si trovava nella vecchia cascina, un tempo luogo dei cacciatori. Stava seduto a contemplare il disegno che aveva fatto lui stesso e che ritraeva l’anello dell’assassino di suo padre e di sua sorella. Finalmente la sua famiglia era stata completamente vendicata, aveva svolto il suo compito, e un senso di audace appagamento lo invase.

Gli fuoriuscì un sorriso perfido mentre ricordava la fine dei Mikaelson. Avevano avuto quello che si meritavano, per lui erano solo dei mostri da combattere e aveva aspettato anche troppo tempo per vendicare la sua famiglia... ora potevano essere in pace.

Innalzò un bicchiere per un brindisi tutto per sé e svuotò il drink in un solo sorso. Non era ancora finita però: Klaus Mikaelson era ancora in vita, se vita la si poteva chiamare visto che a causa di quel trabocchetto che avevano escogitato era adesso una marionetta in mano di Connor. Appena finito lui, Willas si sarebbe allora sentito davvero in pace e avrebbe deciso cosa fare della sua vita…

Sicuramente avrebbe lasciato quel posto schifoso, avrebbe ricominciato una nuova vita lasciando da parte i tetri ricordi e tutte quelle morti… Non ne provava rimorsi, in fondo lui era un cacciatore e il suo destino era stato scritto più di mille anni fa. Inutile combatterlo e inutile avere sensi di colpa quindi. Anche perché non ne voleva proprio avere, si sentiva troppo inebriato quel giorno.

Bevve un ultimo sorso e all’improvviso comparve Jennifer: la ragazza sembrò alquanto sorpresa nel vederlo lì, infatti spalancò gli occhi.

“Non credevo fossi qui.” disse dura e mostrando un’espressione ostile. Non aveva più le stampelle, solo una piccola fasciatura.

“Fai pure quello che devi, in fondo questo posto non appartiene a me.” rispose Will semplicemente. Jennifer stava per congedarsi, non avendo alcuna intenzione di rivolgergli la parola ma lui si alzò fulmineamente.

“Senti Jen, non possiamo parlarne?”

“E di cosa? Di come mi hai rotto la gamba di proposito affinchè non andassi a quella dannata festa?” ruggì lei voltandosi.

Willas allora sospirò: “Era l’unico modo per tenerti al sicuro.. volevo tenerti fuori da tutto quel casino e se tu ci fossi stata..”

“Vi avrei ostacolati.”

“No saresti rimasta uccisa per la tua tremenda istintività e il tuo malsano desiderio per i vampiri.” sibilò Willas duramente.

“Quindi adesso sono in debito con te?” Jennifer rise amaramente “Non provarci nemmeno. Quello che avete fatto è sbagliatissimo! Vi siete messi al loro pari livello!”

“Ma ho ottenuto quello che volevo. Non mi convincerai a provare dei rimorsi. Volevo i Mikaelson morti da secoli e ora lo sono. Ciò che è giusto è giusto, fine della discussione.”

“Certo.. credi che la tua famiglia sarebbe contenta se ti vedessero come un feroce assassino?” Jennifer azzardò troppo, soprattutto nel tono, e questo Willas non glielo perdonò dal modo in cui la guardò in maniera terribile.

“Non osare parlare di loro. Tu che ne sai? Hai sempre avuto una vita facile.” Sibilò lui tetro fissandola come se fosse un nemico. Andò dritto al tavolo e gli sferrò un pugno come per placare l’ira che lo stava assalendo: “Dovevano morire! Se sono diventato un assassino è a causa loro! Per colpa di ciò che hanno fatto!”

Diede un altro pugno e Jennifer allora traballò per la sua tremenda furia. A causa dei colpi, il disegno cadde a terra e la ragazza si abbassò per prenderlo: “Dovresti calmarti, questo tuo caratteraccio ti porterò alla rovina Will. E lo dico per il tuo bene perché sono talmente stupida che ci tengo ancora a te! Quindi..” Ma all’improvviso si bloccò e le parole le morirono in gola mentre guardava il disegno dell’anello.

“E questo.. perché l’hai tu?” domandò tentennante.

Willas le lanciò una debole occhiata: “E’ l’anello che uno dei Mikaelson teneva quando ha sterminato la mia famiglia… ma ora non mi serve più visto che loro sono all’altro mondo.. anche se mi sarebbe piaciuto sapere chi fosse precisamente il proprietario perché allora gli avrei dato una morte più..”

“Ma quest’anello non appartiene ai Mikaelson.” disse Jennifer improvvisamente.

Quelle parole furono come una freccia scoccata per Willas, che si paralizzò di colpo. Non aveva mai avvertito una voragine così profonda provocata per una ferita invisibile: “Cosa?”

“Sì.. l’ho visto da un’altra parte..”

“E come? Quando?!” Willas riprese il senso della realtà e gridò quelle parole non riuscendo a farne a meno. Possibile che si fosse sbagliato? Era sicuro che fosse stato un Mikaelson.. forse un altro vampiro allora… Ma dopotutto tutta la razza dei vampiri presto sarebbe stata estinta quindi si era vendicato comunque.

“L’ho visto da Connor.”

Quella risposta contribuì alla freccia di penetrare sempre più nel suo petto, apparentemente muscoloso e infrangibile.

“Che cosa?” Willas sembrava sputasse del vetro dal tanto che non ci credeva.

Jennifer traballò non sapendo se parlare o meno, visto lo sguardo di fuoco dell’uomo.

“Parla! Che cosa sai?!” Willas ruggì come non mai, faticava a rimanere calmo e stringeva i pugni fino a far diventare bianche le nocche.

Jennifer deglutì: “Eravamo qui… lui era in una stanza e io sono entrata senza bussare perché credevo non ci fosse nessuno… c’era un portagioielli aperto e mostrava un sacco di aggeggi.. tra cui alcuni anelli… lui si è giustificato dicendo che erano anelli magici e mi ha ordinato cortesemente di uscire… non c’ho dato molto importanza, in fondo Connor è sempre stato un tipo strano..”

“Strano?! Non può essere una coincidenza strana il fatto che lui porti l’anello che ho visto indosso all’assassino della mia famiglia!!” Willas gridò come un forsennato e agitò le braccia. Gli occhi erano rossi come il sangue e Jennifer avrebbe tanto voluto fuggire via a più non posso, ma la gamba le pizzicava dolorosamente, impedendoglielo.

Il cacciatore si mise poi una mano alla bocca per tentare di calmarsi e di ragionare: “Deve essere per forza uno sbaglio… sicuramente ti sei sbagliata! Era un altro anello!”

“No.. no no, è quello dipinto nel disegno. Ne sono sicura!”

Willas deglutì la bile che aveva in gola. Guardava Jennifer come se fosse un’aliena, qualcuno che gli aveva sputato appena addosso… il suo cuore non riusciva a crederci… possibile che Connor fosse coinvolto nel massacro della sua famiglia? E perché poi? Per quale motivo..? L’uomo che gli aveva fatto da maestro, che lo aveva guidato in tutti quegli anni… Si sentì stringere in una morsa e avrebbe tanto voluto gridare dalla rabbia per essere stato vittima di un tradimento tanto vile.

Strinse invece i pugni delle mani fino a farle sanguinare. “Ne sei certa Jennifer? Devo esserne sicuro prima di..”

“Prima di.. che cosa? Non fare sciocchezze!” ribattè subito Jennifer perché aveva capito che il cacciatore aveva intenzioni folli. Bastava guardare il suo sguardo da invasato.

Willas però non le diede retta e si avviò come un toro impazzito verso la porta. Jennifer cercò malamente di bloccarlo: “Will aspetta..”

Il cacciatore agì d’impulso e senza pensarci, troppo preso dall’ira che lo divorava: sbattè la rossa contro il muro lì vicino, afferrandola prepotentemente per la gola. L’unica cosa che Jennifer fece fu sbarrare gli occhi per via dello shock.

“Non intralciarmi.” sibilò Willas semplicemente e lasciandola poi andare con uno scossone.

Jennifer tossì, e senza poter fare niente per impedirlo lo vide andarsene in fretta e furia. Sapeva che erano in arrivo altri guai ma questa volta, anche volendo, non poteva evitarlo.

 

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La porta si chiuse dietro di lei con un cigolo. Briony non lo sentì neanche, si era lasciata sommergere dal silenzio e dal vuoto. Camminò a passo di fantasma lungo la sua casa.. anche se non la considerava più tale... l’avrebbe smantellata pezzo per pezzo, magari bruciata perché non voleva più viverci..

Ogni cosa intorno a lei le faceva capire che Elijah le mancava, era una continua persecuzione: come uno spirito che alleggiava attorno a lei, facendole ricordare quanto aveva amato e quanto aveva perso. Quello spirito malvagio si stava insediando dentro di lei, conducendola alla pazzia e doveva fare qualcosa per scacciarlo…

Avrebbe rotto ogni ricordo, ogni pezzo della sua vita che riguardava Elijah Mikaelson perché il dolore era troppo grande da affrontare per una persona sola. Se avesse ricordato ogni singolo momento bello passato con lui, si sarebbe lasciata affondare da quel mare di agonia e per adesso doveva vivere… vivere almeno per vendicarlo, per vendicare tutti quanti.

Con un sospiro Briony lasciò cadere mollemente la borsa e si massaggiò le gambe nude: portava una maglia e una gonna, ma si sentì comunque la pelle d'oca anche dopo il massaggio. C’erano voluti dieci giorni prima che la dimettessero dall’ospedale.. dieci giorni infernali e pieni di veleno che lei digeriva ogni volta che ricordava.

Si diresse poi in salotto. Lo sguardo spento e sconosciuto perfino a se stessa. Si versò un drink per cercare di rimettersi in piedi e di smettere di deprimersi: il primo sorso non valse niente e nemmeno il secondo. Tutto l’alcool del mondo avrebbe riempito il suo stomaco ma non il buco che aveva nel cuore.

Un sorriso forzato le increspò le labbra: lo strano scherzo del destino era che voleva lottare ma non aveva più nessuno per cui farlo.. era stata abbandonata persino dalla morte che il destino si era rifiutato di concederle.

Qualcun altro sano di mente lo avrebbe ringraziato per questo, ma lei no. Si mise davanti a uno specchio ma ciò che vi trovò era una sconosciuta. Non era lei: le cicatrici erano andate via, non c’erano quasi più i segni delle sue unghie sul viso ma Briony poteva sentire le ferite lambirle ancora la pelle, come piccoli segni bianchi. Chiuse gli occhi e nel buio della sua mente tornò a rivivere i momenti in cui l’avevano attaccata alla festa, colpi su colpi e sangue.

L’ultima lama le fece male come se fosse davvero reale, e Briony si portò le mani alla testa, scuotendola di continuo per spegnere i ricordi.

Andò a passi spediti verso alcuni scaffali del salone, dove per fortuna erano rimaste alcune armi. Le prese fuori tutte, quasi con foga perché era troppa la rabbia ed aveva urgente bisogno di sfogarsi.

Fece il giro della sala per prenderne altre ma con la coda dell’occhio vide qualcosa che catturò la sua attenzione. Si voltò con enorme sforzo: c’erano troppe foto lì, troppi ricordi che rischiavano di farla ricadere nel baratro. Non riusciva ad affrontare tutto quel tremendo dolore, quella solitudine assillante senza morirne, e per questo velocemente gettò per terra tutte le foto che ritraevano lei e la sorella, i suoi amici, tutte le foto che le capitavano a tiro. Le lanciò via per rompere tutta la sua vita: dei gemiti di rabbia e di dolore le fuoriuscivano di continuo dalle labbra per la consapevolezza orribile che la stava attagliando.

La casa era tutta sottosopra, anche i libri erano stati tirati fuori dalla libreria a causa del suo attacco di disperazione.

Si staccò poi la collana che Caroline le aveva regalato per il suo compleanno, la buttò da qualche parte, e si tolse anche un gioiello che portava all’anulare sinistro. Ma quando stava per gettarlo, la sua mente si bloccò nel fissarlo e così anche il suo corpo. Il suo cuore sembrò rinascere.

I suoi occhi scavati osservarono l’anello che le aveva regalato Elijah. Persino adesso sembrava risplendere... ma quella luce stava aggiungendo in lei una desolazione inaudita. Non riusciva a buttarlo, non riusciva a tenerlo.. se ne stava in un limbo e non trovava la via di fuga.

Soffocò il singhiozzo nascente e decise di rimettere l’anello al suo posto, dove doveva stare per l’eternità… quello non sarebbe cambiato.

Si portò poi le mani al viso, come se volesse nascondersi dal mondo... prendere il suo dolore dagli occhi e cacciarlo via… tutti tentativi vani perché fini per piangere, ancora e ancora.

Ti amo Briony. Non potrei sopportare di vivere altri 1000 anni senza di te.

Ricordare quelle parole contribuì a farsi aumentare il dolore, che valse come una mitragliatrice. Non avrebbero mai passato l’eternità insieme…nemmeno un secolo… nemmeno un giorno… i loro sogni erano stati tutti strappati via e trasformati in un incubo.

Pianse tanto forte da chiedersi come avrebbe fatto a sopravvivere anche solo per 10 minuti senza di lui, figuriamoci per il resto della giornata. Per il resto della vita.

Stava per crollare a terra, per chiamare un nome prima che tutto il dolore lo potesse anche solo sbiadire.

Ma ad un tratto qualcosa le toccò la spalla da dietro e lei saettò come un animale in gabbia. Prese fulmineamente un paletto e si girò rabbiosa per affrontare il nemico.

Una mano le bloccò il braccio a mezz'aria, ancor prima che lei identificasse il volto del suo avversario. Ma quando lo fece, quando osservò quegli occhi, tutto in un lampo improvviso cambiò.

Il respiro le si inchiodò in gola, il cuore fece un rimbalzo poi affondò di nuovo, lo stomaco si contorse come assalito da un pugno.

Presa dal terrore lasciò cadere di sua spontanea volontà il paletto a terra. Il rimbombo non fece alcun effetto su di lei perché rimase impietrita, tutte le ossa ghiacciate.

Era lui. Lui era proprio di fronte a lei. Il suo sguardo la ammaliava, la immobilizzava come aveva sempre fatto. Gli occhi neri erano più profondi del solito e la pelle più raggrinzita, ma sempre lui.

Incredula e fuori da ogni comprendonio, Briony gemette per la privazione del respiro e si portò le mani alle labbra, sconvolta da quell'apparizione.

Elijah fece un passo in avanti, incatenando gli occhi ai suoi. Briony al tempo stesso si portò giù le mani lentamente, il viso bianco come un cadavere e gli occhi tremolanti mentre guardava la persona che più aveva amato e che credeva persa. Mossa da una smania urgente, le dita tremanti vagarono lente  per tutto il petto dell'Originario, per testare la pelle al di sotto e far sì che non fosse solo un'illusione. Gli occhi guardarono la sua mossa, incapace di crederci, il respiro era mozzato per via della troppa emozione.

"Già una volta ti ho detto che non ti avrei più lasciata. E io le promesse le mantengo sempre." Il suono profondo di quella voce, profonda quanto gli abissi dell'oceano, contribuì a gonfiarle il cuore che fu sul punto di esplodere.

Non potendo reggere una tale potenza, Briony si adagiò debolmente contro il suo petto, il respiro era sempre mozzato e gli occhi chiusi come se fosse in un sogno.

Ma la mano di Elijah che le sfiorò i capelli la sentì benissimo, il suo dolce respiro accarezzò la sua nuca come per voler allontanare il freddo dal suo corpo.

"Grazie a Dio stai bene." le sussurrò lui a voce bassa.

Briony singhiozzò sgomenta: "Non é possibile... Tu eri morto.." bisbigliò con voce spezzata.

"Lo sono da molto tempo"

Sentire il sorriso nella voce di Elijah non contribuì a farla stare meglio. "No no.. Non é possibile... É un sogno.." le lacrime sopraggiunsero di nuovo ma nonostante le sue parole lei gli si strinse di più, avvolgendogli le spalle come per non lasciarlo andar via e far perdurare il sogno.

"Briony.." Elijah cercò di scansarla per guardarla dritto in viso, ma lei lo serrò di più nel suo abbraccio disperato, continuando a scuotere la testa e a bagnargli il petto con le sue lacrime.

"Sono tornato solo per sincerarmi che stessi bene... É pericoloso per te che io stia qui." disse lui ad un tratto.

Le sue parole destabilizzarono Briony che si fece subito assalire dal panico. "No..." mormorò spostandosi di poco per guardarlo in faccia. Il suo sguardo era così serio che perse troppi battiti. "No no... Pure in sogno mi devi abbandonare?"

Elijah sorrise lievemente scuotendo la testa: "Non é un sogno.. Sono davvero qui."

 Briony indietreggiò istintivamente quando lui stette per avvicinarsi:

"No no… Sono pazza.. Questo non può essere reale, é solo un'illusione o una qualche magia perversa di Connor." farfugliò tra sé e sé aspettandosi quasi che quell'Elijah fosse sul punto di tramutarsi in un'orrida bestia a tre teste.

A sentire il nome del druido,  il viso di Elijah si serrò freddamente: "Se fosse una sua magia sarei il primo a ribellarmi a una scelleratezza del genere."

Briony continuava a scuotere la testa: "Allora vuol dire che sono pazza… Dovevano rinchiudermi in un manicomio.."

Elijah fece un passo in avanti, propendendo le braccia per cingerla e sussurrando il suo nome, ma Briony si divincolò ancora come se avesse delle furie dentro: "Stai lontano! Vuoi maledirmi ancora??" urlò dannandosi e portandosi agitata le mani nei capelli. Elijah allora si immobilizzò, fissandola serio e indecifrabile.

Colta da un lapsus Briony abbassò piano le mani con gli occhi ancora sgranati: "Se non é un sogno.. Allora sei rimasto vivo per tutto questo tempo?" In preda al gene della follia stava quasi per colpirlo. "E dove sei stato?! Perché ti fai vedere solo adesso?! Hai idea di quanto sia stata male? Quanto sia stata dura per me? Se avessi tardato un altro giorno mi avresti trovato nelle vesti di un fantasma e di una larva umana! Valgo così tanto disturbo per te da aspettare 10 giorni che sono stati i più infernali della mia vita?” le sue corde vocali gridarono per il dolore che le stava scendendo dentro il cuore, che la attraversava inesorabilmente fino al punto della pazzia.

Il viso di Elijah si era fatto talmente indecifrabile tanto da apparire incolore e privo di emozioni, mentre Briony continuava a sputare fuori la raffica dei suoi pensieri e delle sue lacrime amare:

“Non ti importava di come io stavo!” Sbottò e riuscì a malapena a terminare la frase, perché la bocca di Elijah arrivò a posarsi sulla sua, impedendole così di parlare ancora.

Briony non riuscì a definire le emozioni che la attraversarono in quel momento, era impossibile.. troppo devastante anche solo pensarci. Le mani di Elijah si erano posate sul suo viso come per non farla scansare più via, le sue labbra premevano con decisione sulle sue.

Il cuore di Briony era come impazzito e quasi temeva che potesse fuoriuscirle dal petto da un momento all’altro, proprio ora che non accettava la benché minima idea di morire perché quel solo momento sarebbe valso come una vita intera e lei voleva assaporarlo sempre più.

Mano a mano la sua mente si assopì, smise di formulare pensieri folli e si lasciò andare a quel bacio che le rubava il respiro. Sorprendente, visto che l’ultimo respiro doveva essere esalato dalla morte ma Briony invece avrebbe tanto voluto che il suo ultimo respiro lo ricevesse lui.

Quando Elijah fu sicuro che lei non si sarebbe scansata, abbassò le mani per cingerle la schiena e attirarla così di più a sé. Briony sentì il cuore cantare gioia dentro il petto, e accorse a stringerlo a sua volta in una maniera così disperata che si arrancò a lui, e Elijah la sorresse in alto fino a farle alzare i piedi da terra.

Non le importava di avere la mente devastata, sul punto di sfracellarsi a terra per tutte quelle sensazioni esplosive e impossibili da sopportare. L'unica cosa che voleva era stringere di più Elijah a , baciarlo fino a rimanerne completamente sazia e consumarsi in lui.

Continuava a rimargli aggrappata, il respiro era affrettato dalle lacrime quando le loro labbra si separavano brevemente per iniziare un altro bacio intenso e forte e nei momenti in cui lo faceva sussurrava il nome di Elijah, come se fosse una preghiera esaudita.

Elijah invece ricambiava la stretta come se avesse la morte di nuovo alle calcagna e intendesse assaporare più che poteva un unico momento con lei.

Le loro labbra si consumavano a vicenda, i loro respiri erano una cosa sola e i baci continuavano a ripercorrersi incessantemente, come se volessero imprimersi dentro il sapore l'uno dell'altra che valeva molto più del sangue o di qualsiasi altro cibo.

Le dita di Briony accorrevano imperterrite su ogni parte disponibile del corpo di Elijah in una tale posizione: sui capelli, sul viso, sulle spalle.. il suo corpo dipendeva da lui e finchè vi rimaneva attaccato non aveva bisogno di nessuna urgenza umana.

Il cuore batteva più veloce, le farfalle svolazzavano nel suo stomaco come se fossero pipistrelli.

Quando venne il momento di staccarsi, lei trattene il suo ultimo respiro al sicuro dentro di lui. Aveva il fiato mozzato ma la sofferenza era svanita dai polmoni.

Si guardarono negli occhi, in un’emozione sorprendente e liberatoria. A Briony sembrava di non sentire più il proprio peso, perché troppa attaccata nel farsi sommergere dallo sguardo di Elijah che non aveva perso nulla del suo magnetismo. Forse non era limpido come le altre volte a causa della morte prematura, ma quando Briony lo sfiorò amorevolmente lo trovò perfetto. Non chiedeva altro dalla vita.

Elijah la guardò attraverso i suoi occhi profondi, in maniera talmente intensa come se le stesse proclamando il suo sentimento senza bisogno di parole. Si allungò poi su di lei a darle un altro bacio e le fece appoggiare i piedi a terra.

Briony comunque non si allontanò, continuava a fissarlo estasiata. Lui si chinò poi su di lei, appoggiando la fronte sulla sua e il respiro le soffiò sulle labbra. Briony tremò allora, troppo tentata dal prenderlo di nuovo.

L'Originale poi sorrise, scostandosi un po’ mentre le accarezzava il viso: “Perdona il mio gesto poco galante” disse fermando una mano sul suo zigomo destro. “Ma non sono riuscito a trattenermi.”

Il suo sorriso affascinante contribuì a farle salire il sangue alle guance, infiammandole. Il grande Elijah che non si trattiene… se non fosse stata tanto scombussolata, Briony avrebbe riso.

Elijah le sfiorò ancora delicatamente il viso per eliminare le ultime lacrime che le bagnavano il viso, come se non volesse vederle mai più.

Quel gesto era reale, intimamente reale che quasi Briony sentì il cuore schizzarle fuori.

Guardò quel vampiro come se fosse una visione celestiale: “Mio dio… non può essere..” sussurrò ancora non staccando gli occhi da lui. Voleva crederci ma era devastante il pensiero che fosse tutto frutto di una sua follia mentale.

“Ancora con questa storia?” Elijah le sorrise ilare e si propese per baciarla ancora, come per dimostrarle che non fosse  solo un sogno. Briony questa volta non riuscì a trattenersi e gli allacciò quasi violentemente le braccia al collo per spingerlo di più verso di lei. Lo sentì sorridere sulle labbra per poi cingerla a sua volta.

Per Briony poteva anche essere un maledettissimo sogno ma non si sarebbe fatta sfuggire quell’occasione. Il suo desiderio sembrava tinto di violenza mentre lo stringeva di più, nel modo in cui dischiudeva le labbra contro le sue, stuzzicandole per assaggiare di nuovo il loro sapore. Elijah fece la sua parte nel medesimo modo, strappandole il fiato ad ogni contatto, mentre quel bacio diveniva sempre più profondo e intimo.

Briony istintivamente inclinò la schiena all’indietro e lui seguì la sua direzione, portando entrambe le braccia a cingerla fortemente.

Lei si sentiva soffocare, stritolare, ma non le importava. Non c’era alcun male esistente che potesse fermare quel momento.

Briony portò le mani al suo viso mentre lui scendeva per baciarle il collo. Le labbra seguirono poi i contorni del suo mento mentre Briony per assaporarlo si metteva in punta di piedi.

“E se questo è un sogno..” le sussurrò lui con voce rauca. “Ucciderò chiunque dovesse provare a svegliarti.”

Briony sentì allora le ginocchia tremare ma non per quella minaccia. Era una sensazione troppo stupenda, troppo avvolgente da sprofondare nell’amore più totale. Non era un sogno, se ne rese benissimo conto in quel momento e avrebbe voluto ridere dalla gioia immensa.

Invece con un sospiro appoggiò il viso sulla sua spalla, in balia di lui che l'attirava a sé in un forte abbraccio. Elijah le mise una mano fra i capelli, fermandola in essi, e stringendola a sé come a saziare un bisogno umano.

Briony amava quei gesti, quegli abbracci di quelli stretti che la incantavano e che non la lasciavano spazio per muoversi. Come se il suo corpo smettesse di essere uno solo e divenisse un tutt’uno con quello di Elijah. Non c’era bisogno di cercare una nuova casa.. era già a casa.

Sospirò di nuovo, scuotendo la testa: “Siete tutti vivi..? Come..”

Elijah non la lasciò finire. “Sì lo siamo tutti.. merito della magia perché altrimenti ora non sarei qui.”

Briony sgranò gli occhi: “Ylenia.”

“Sì.”

Briony si sentì invadere dall’euforia e alzò lo sguardo con gli occhi che brillavano. C’era tempo per spiegare i dettagli ma voleva godersi quel momento senza troppe parole.

Elijah però si fece più scuro in volto, quasi tenebroso che per un attimo Briony faticò a riconoscerlo. Era molto più fatale del solito da quando era riapparso.

L’Originario lasciò ricadere la mano: “Briony, come hai potuto anche solo pensare di dare la tua vita per salvare la mia?” domandò in tono severo.

La ragazza si aspettava una simile ramanzina, d’altronde non sarebbe stato Elijah se non si fosse opposto a una simile diavoleria, ma lei non riuscì a non deglutire.

“Dovevo restare a guardare mentre ti uccidevano?”

“Non oso pensare a cosa sarebbe successo se Connor avesse accettato. Non hai idea dei pensieri che ho fatto allo scopo di proteggerti.”

Il suo sguardo divenne più profondo, quasi letale. Briony dolorosamente ricordò gli attimi orribili in cui lui tentava di alzarsi nonostante le numerose ferite, quando lui si opponeva al suo sacrificio noncurante della propria debolezza.

Quei ricordi sarebbe sempre valsi come sale sulle ferite aperte, ma in quel momento voleva proprio scacciarli via.

“Ma non è successo… non devi pensarci..” gli sussurrò dolcemente toccandogli il viso.

Elijah sostenne gravemente il suo sguardo poi le prese la mano, abbassandola. I suoi occhi all’improvviso scorsero l’anello che ancora teneva sull’anulare sinistro, e allora un flebile sorriso venne disegnato sulle sue labbra.

Briony ricambiò e gli si avvicinò, sussurrandogli che lo amava.  Gli accarezzò le labbra con le proprie e lo attirò a sé, stringendogli la giacca sulle spalle.

Elijah si scansò per darle un bacio sul collo: "Fingerò di non pensarci per adesso." le sussurrò lui fintamente minaccioso. Briony tremò per la sua voce ma quando lui stette per rialzare il viso, lei fu veloce ad appoggiare le labbra sulle sue.

Elijah si scostò poi veloce da lei, osservandola di sottecchi. Briony si sentì incendiare letteralmente le viscere. Sempre guardandosi così, avvicinarono contemporaneamente le labbra l'uno all'altra. Fu uno scambio breve, tornarono a guardarsi ad una piccola distanza e lo rifecero più volte, trattenendo un sorriso. Quando arrivò al punto limite della sopportazione, Briony gli prese il viso tra le mani e lo baciò per davvero, selvaggiamente come non aveva mai fatto.

La reazione di Elijah non si fece attendere che infatti Briony sentiva sotto la lingua i denti affilati del vampiro sferzarla, usciti per via dell'istinto predatorio e di quella mancanza di controllo.

Accorgendosene, Elijah si irrigidì e tentò di scansarsi da quel bacio violento, ma Briony non ebbe paura che infatti lo attirò per il tessuto della giacca e indietreggiò, portandoselo con .

Briony si sentì cozzare contro il ripiano della libreria, ma per il movimento fulmineo del vampiro che aveva abbandonato in quel momento la razionalità.

Un gemito della ragazza le morì sulla labbra di lui, che sembrò invaderle la bocca. Non sembrava risentito in quel momento per quell'approccio pericoloso e così Briony gli allacciò un braccio sulla spalla mentre i loro corpi aderivano perfettamente. Sentiva il rumore dei cocci dei pezzi buttati sotto i piedi, il fastidio degli spigoli di legno contro la schiena ma l’unica cosa che veramente avvertiva era il suono delle loro labbra che si scontravano, dei loro respiri che si rincorrevano fino a fondersi totalmente. Elijah muoveva il viso contro il suo, afferrandole avido ogni singolo fiato e deliziandola col suo fare esperto.

Istintivamente Briony si appoggiò col braccio ad un ripiano superiore della libreria, alzandosi di più per cingergli la vita con le gambe. Lui spinse di più il corpo verso il suo, le mani si muovevano sulla sua schiena mentre continuava a baciarla, cercando di allontanare i suoi istinti predatori pur di non fermare quel momento delizioso.

Briony sentì il desiderio trapassarle ogni fibra, il braccio alzato le doleva e finì per aggrapparsi alle spalle di Elijah con entrambe le braccia. Non c’era pericolo di cadere, lui non lo avrebbe mai permesso.

I baci divennero sempre più divoranti e intensi, come se ci fosse un fuoco tra loro che non si sarebbe spento nemmeno alla folata di vento più forte.

Una mano di Elijah si insinuò sotto il suo vestito, toccandole una gamba per aiutarla a reggersi e per il rendere il contatto fisico più intimo.

Sospirando dal desiderio, Briony gli infilò una mano sotto la giacca, spinta dall’urgente bisogno di toccare la sua pelle. Lui intanto era sceso a divorarle il collo con dei baci eccitanti che le diedero forti vertigini. Briony finì per alzare di più il collo, gemendo e desiderando che bevesse il suo sangue.

Voleva appartenergli di nuovo in maniera più tangibile, anche se poteva sembrare folle. "Puoi farlo se vuoi..." gli bisbigliò rauca, avvertendo il desiderio nascosto del vampiro.

Elijah non appena la udì si irrigidì, come punto da una spina. Alla fine lei lo sentì sorridere, scuotendo la testa: “Rischiare la morte non ti ha fatto riappropriare della ragione.”

Briony sentì l’imbarazzo colorarle le gote e poi un’altra strana vertigine quando lui le prese le mani che gli lambivano il petto.

Briony.. devo andare ora.” Le bisbigliò lui scostandosi di poco.

<< Cosa? >> La ragazza sgranò gli occhi mentre appoggiava i piedi a terra col cervello in tilt.

Lui continuava a cingerla ma si vedeva che si era allontanato. Lo sguardo era indecifrabile, perfettamente padrone di sé.

Connor potrebbe essersi accorto delle mie tracce.. se sto qui non sei al sicuro..”

Briony avrebbe voluto chiedergli se aveva voglia di scherzare ma rimase muta. Il corpo invece reagì e si spostò per andare al centro della stanza.

“Ritornerò, Briony. Non devi allarmarti.” Le disse lui quasi freddo.

Lei invece pensava che se lui se ne fosse andato da quella porta sarebbe morta sul serio questa volta.

Ma se fosse caduta in una crisi di panico e di angoscia sarebbe stato anche peggio. Non voleva apparire una stupida indifesa.

“Devi andartene subito?” domandò lei voltandosi verso Elijah e fingendosi normale.

Lui sostenne il suo sguardo: “Sono stato morto per un po’ di tempo, Briony.” Spiegò lui grave e ombroso, come se fosse quella la giustificazione reale per il desiderio di allontanarsi.

Lei si avvicinò tentando di rimanere calma: “Ma puoi comunque restare qui..” sussurrò mentre lui non cessava di fissarla col suo solito sguardo.

“Se sono con te corro molto meno pericoli. Lo sai che io sono una calamita per i guai.”

Elijah alzò il sopracciglio e sorrise freddamente, non scomponendosi più di tanto.

Lei si morse il labbro avvicinandosi piano: “Resta qui.” Gli bisbigliò fintamente innocente,  mettendosi in punta di piedi per avvicinarsi al suo viso. Lui rimaneva immobile, con sguardo indecifrabile attaccato al suo. “Se resti qui con me potrai sincerarti che non mi succeda niente di male.”

Il suo respiro gli soffiò delicatamente sul viso ma Elijah apparentemente non battè ciglio. Briony gli sfiorò il volto freddo, ustionandosi, e lui allora abbassò lo sguardo sulle sue labbra che si stavano pericolosamente avvicinando. L’elettricità nell’aria.

“Non andare, resta con me..” gli sussurrò un’ultima volta.

E prima che se ne rendesse conto, Elijah l’attirò prepotentemente a sé. Briony si sentì mozzare il fiato per quel gesto irruento, non tipicamente suo, ma non ne rimase affatto sconvolta. Sentì il piacere vibrarle lungo la schiena mentre le loro fronti si sfioravano. Le labbra erano dolorosamente vicine, separate solo dai loro respiri.

E il freddo autocontrollo di Elijah venne abbattuto per la prima volta, sconfitto proprio da lei. Ma non c’era alcuna amarezza in quella sconfitta.

Velocemente aveva appoggiato con bramosia le labbra su quelle di Briony, attirandola di più a sé. Lei sentì le braccia spingersi istintivamente in avanti e arrivarono poi ai capelli del vampiro.

Non riusciva a staccarsi, come se dipendesse da lui per ogni respiro. Il cuore rimbalzava dalla felicità come non mai. Elijah la strinse ancor di più a sé, costringendola a sollevarsi sulle punte dei piedi per avvicinarsi a lui e pressando sul bacio fino quasi a soffocarla. Briony si spostò per riprendere il respiro mentre le mani toccavano spasmodicamente il petto del vampiro, immaginandosi come fossero state le sue condizioni.

“Avrei dovuto esserci io al tuo fianco, non Ylenia.” Gli bisbigliò, accarezzandolo come se volesse curarlo, proteggerlo, cancellare via tutto il sangue che gli aveva macchiato gli indumenti quella sera orribile. L’immaginazione il più delle volte peggiora i sentimenti, perché amplifica sensazioni che avremmo voluto vivere sulla nostra pelle, le rimpiangiamo e le consideriamo nostre, le tramuta in un desiderio effimero.

Briony portò le labbra sul collo dell’Originario, disperdendo baci pieni di calore, per poi dirigersi più giù, stuzzicandolo maliziosamente. Elijah tirò leggermente la testa all’indietro, mantenendo l’autocontrollo in quei secondi.

“Non ti avrebbe aggradato, cara.” Le rispose in un sospiro trattenuto, per poi tirarla a sé e riprendere il possesso delle sue labbra.

Il desiderio parve non poter essere contenuto in quella stanza, i vestiti bruciavano d’attesa mentre i due amanti si stringevano l’uno all’altra con ardore.

Non resistendo oltre, Briony si spostò solamente per togliersi di dosso la maglia col respiro affrettato, mentre le labbra dell’Originario arrivavano al suo collo che sembrava pulsare sotto il loro tocco freddo e urgente.

Briony era stata all’inferno senza di lui. Con lui ritornava nel solito paradiso maledetto dove c’èra il rischio di cadere ma lui l’avrebbe sempre sostenuta.

Con velocità incredibile lei si tolse anche la gonna mentre lui non smetteva mai di sfiorarle il corpo, disegnando invisibili strisce di calore. Quel povero collo sembrava traumatizzato dai baci roventi che riceveva ma dai gemiti sommessi di Briony si intuiva che lei ne era estasiata. Si focalizzava solo sulle sensazioni che lui le accendeva nel corpo, il suo tocco la liberava dall’incubo dentro il quale era stata risucchiata, e gli si aggrappava sempre di più col respiro spezzato.

Elijah si abbassò a baciarle il petto, colorandolo di fuoco. Si accinse a togliersi la giacca e poi via la camicia aiutato da lei.

Briony si sentiva già la testa sottosopra quando si sentì spostare a velocità sovrumana verso il divano. La passione si era completamente impossessata di lei perché non aveva mai sbottonato i pantaloni di Elijah con tanta fretta e bramosia. Lui riusciva a dominare meglio di lei quell’istinto ma il bagliore intenso e bramoso nei suoi occhi nel guardare le sue mosse era ben evidente. Quando ebbe finito, Briony si arrancò desiderosa a lui e Elijah la sorresse contro di sé, cominciando un bacio impetuoso che testimoniava un desiderio e passione mai così esplicitati in passato.

In uno scatto improvviso, Elijah la fece voltare contro di sé, schiena contro petto, mentre le mani le adoravano la linea sottile del corpo e le labbra le stuzzicavano il lobo dell’orecchio. Briony si sentiva completamente frastornata, tutti i sensi erano dolorosamente all’erta e il desiderio l’accecava. Voltò il viso quanto bastava per incontrare le labbra del vampiro, la mano gli sfiorò delicata e amabile il volto, come nello stesso modo fecero i loro respiri.

Il cuore dal gran che le pareva gonfio le sembrava di sprofondare in un punto remoto del petto; le sembrava di lievitare. “Mia cara… se davvero lo è, potremmo far durare più a lungo questo sogno e a modo nostro.” Le bisbigliò lui all’orecchio, prendendo in seguito il possesso della bocca della ragazza.

Briony si sentì sovreccitare al limite, si lasciò guidare dal vampiro mentre la distendeva sul divano, sempre protraendo il bacio, fino a quando lui non le fece capovolgere la posizione, facendole aderire il petto al tessuto del divano.

Briony si sentì ribollire il sangue ardente per quel gesto, e si aggrappò con le unghie al poggia testa e ai cuscini per sopportare l’eccitazione. I polmoni erano in fiamme per il bisogno urgente di respirare.

Elijah si mise ad accarezzarle delicatamente la schiena, quasi fosse un piccolo tesoro da proteggere. Le sue dita la sfioravano come piuma, e Briony non potè fare a meno di tremare.

L’Originario si sdraiò poi su di lei facendole aderire la schiena al suo petto, i suoi muscoli si contraevano continuamente. Si appoggiava di più alla schiena di lei come a rassicurarla, non interrompendo il contatto fisico tra loro. Briony si sentiva incendiare, la pelle di Elijah la solleticava in modo delizioso e faticava a restare immobile sotto di lui.

Elijah scese a baciarle lentamente la schiena, le sue mani trovarono il gancio del reggiseno e la liberò facilmente insinuando poi una mano contro il suo petto per gettarlo via. Briony aveva i polmoni in fiamme, il respiro era mozzato e una scarica di adrenalina le percorreva tutta la schiena dove si sentiva liquefare sotto il peso di Elijah.

Lui le spostò lentamente i capelli da una parte, scoprendo così la linea del suo collo e lei istintivamente inclinò la testa da un lato per dargli così libero accesso. Briony si sentiva già fuori di testa quando lo sentì deliziarla con baci bollenti per poi morderla piano dal collo alla spalla, attento però a non penetrare la pelle con i denti.

Il respiro divenne più affrettato, Briony inclinava sempre di più il collo per permettergli di baciarla ancora in quella maniera terribilmente eccitante.

Mentre lui continuava a stuzzicarla, le sue mani scorsero lungo i fianchi di lei fino a far scorrere via abilmente i suoi slip. Briony si sentiva sul punto del collasso ma quando lo sentì spingersi deciso dentro di lei, allora fu davvero sul punto di impazzire: gli occhi si aprirono, la bocca in cerca d’aria, mentre le unghie si aggrappavano ai cuscini per sopportare quella dolorosa eccitazione.

Sentiva le mani di Elijah percorrerle i fianchi, le sue labbra baciarle le spalle nude per poi ritornare al collo facendola così surriscaldare di più. Continuava ad addentrarsi lentamente dentro di lei, facendole venire il respiro ansante in un misto di sensazioni del tutto sconosciute, intense e inesplorate fino a quel momento.

All’improvviso il vampiro le tolse dalle mani il cuscino per posizionarglielo sotto la pancia, e lei sentì in maniera efficace il respiro inchiodarsi in gola e lo maledisse tra sé e sé per l’incandescenza che aveva pervaso il suo sangue.

Elijah intrecciò poi la mano destra alla sua, intrappolandole insieme, e prendendo dei movimenti più forti e implacabili, come se volesse soddisfare quell'eccitazione che ardeva in entrambi. Briony reclinò il capo all’indietro, accompagnando il gesto a un gemito affannoso.

Elijah prese a lasciar scivolare le labbra dischiuse lungo il collo di lei, continuando a farla sua, e questo contribuì a farle nascere dei gemiti sempre più rauchi. Sentiva la forza del vampiro sovrastarla fino quasi a spezzarla in due per i suoi movimenti secchi e virili che aveva intrapreso, ma lei si focalizzò più sul piacere che sul dolore. Briony inclinò la schiena all’indietro, sentendo un piacere enorme pervaderla lungo di essa, e Elijah la accolse nello slacciare le loro mani e insinuarla contro il suo petto, all’altezza del cuore dove palpitava impazzito.

I suoi movimenti audaci avevano preso un ritmo regolare ma Briony si sentì quasi al limite; era totalmente sopraffatta da lui mentre per un attimo i loro respiri si erano scontrati in quella vibrante e assoluta alchimia che stavano condividendo.

Non riuscendo però a sostenere quella potenza, il suo corpo si accasciò di nuovo lungo il divano, accogliendo comunque l’eccitazione del vampiro e le sue labbra. I capelli le ricadevano tutti sopra la testa, si teneva stretta al divano per farsi forza mentre sentiva i muscoli delle spalle di Elijah contrarsi maggiormente sopra di lei, come a riappropriarsi della sua anima.

Briony inclinò di più la testa all’indietro, soffocando il grido che era quasi sopraggiunto quando Elijah era aveva colpito un punto sensibile con un soddisfatto gemito sommesso. Mise anche lei una mano su quella del vampiro, come un piccolo incastro che simboleggiava quanto i loro cuori si appartenevano. Nessuna lama avrebbe mai reciso il loro legame che stava per esplodere in mille piaceri in quell’istante.

Quando sentì di essere al culmine, Briony si aggrappò al poggia testa, le dita dei piedi si contorsero, e un grido venne di nuovo soffocato da una scarica di adrenalina che le squassò il cuore. Briony gemette debolmente, in preda a un’estasi così violenta che le gambe non ressero e si sciolsero lungo il divano.

La mano abbandonò la presa su quella di Elijah, il quale restava sdraiato sopra di lei. Il suo respiro spezzato la cullava e la deliziava, le sue mani non avevano smesso di sfiorarla.

Anche se si sentiva totalmente sovrastata, Briony rabbrividì quando lo sentì baciarle la schiena verso il basso. Tremò ancor più violentemente quando lo sentì risalire, le labbra sulla sua pelle sensibile, giungendo di nuovo al suo collo pulsante.

Elijah le scostò delicatamente i capelli e la baciò da sotto la spalla:

“Sei bellissima.” Le sussurrò profondamente andando a baciarle l’altra spalla.

Briony interiormente tremò anche se Elijah non era nuovo a farle simili complimenti e sapeva che il suo non era dovuto solo a un fattore fisico. Si sentì così speciale e appagata, che non riuscì a resistere al tocco delle sue labbra e tentò di girarsi.

Le ossa erano tutte indolenzite, la mente sovrastata, ma riuscì comunque a farlo. Il respiro era tremolante mentre Elijah aveva alzato lo sguardo su di lei: appariva uno sguardo pieno di promesse ma anche di una malcelata agonia per ciò che era successo e che forse non avrebbe potuto evitare un’ennesima volta.

Briony si sentì troppo emozionare dal suo sguardo e il cuore pompò più veloce. Elijah la guardò ancora, con la schiena rialzata, per poi farsi più scuro come se gli fosse venuto in mente qualcosa. Abbassò lo sguardo, toccando il corpo della ragazza come per appianare i pensieri.

Briony, io…

Ssssh.” Lo anticipò lei alzando due dita, continuando a volersi dissetare la vista di avere l’uomo che amava accanto.

Elijah rimase in silenzio mentre lei combattè la stanchezza che aveva circondato il suo corpo febbricitante e si chinò in avanti per dargli un dolce bacio; una mano sul suo viso.

Per sostenerla a sé, l’Originario le circondò la schiena con un braccio e corrispose il bacio. Sentendolo, Briony sospirò contro le sue labbra e lo abbracciò per le spalle, come un’ancora che viene attraccata finalmente alla sua reale dimora. Elijah affondò il viso contro l’incavo del suo collo, come a nascondersi dall’ombra oscura del mondo nel posto più lieto.

“Resta sempre con me.” Gli bisbigliò lei in una dolce richiesta mentre perdurava a fondere i loro corpi.

Sentì il sorriso del vampiro e lo vide alzare lo sguardo. “Non posso farti promesse che non posso mantenere.” Disse lui maturo, badando al lato tattico della questione.

Briony mugugnò come fosse d’accordo tuttavia una scintilla, non del tutto assopita, albergò nei suoi occhi quando rispose: “Il tuo potenziale non può esprimersi solo attraverso l’onore.”

“No.” Replicò lui misterioso come in una domanda o provocazione, raccogliendole il viso con un mano mentre lei lo abbassava, non permettendosi di pensare a niente che non fossero quelle sensazioni che riempivano il suo animo.

Non aveva mai conosciuto così bene se stessa come quando stava con lui, e allo stesso tempo non vi era nessun altro a tenerla in pugno, nelle sua rete, come lui.

Alzò la testa e simultaneamente Elijah lambì le sue labbra, approfondendo il contatto come per dimostrarle qualcosa. Briony gli intrecciò le mani nei capelli e lo ricondusse contro di lei, pelle contro pelle, il delicato tessuto del divano provocava un bell’effetto per la sua schiena febbricitante.

Elijah la sovrastò col suo corpo scolpito, avvolgendole i lati del viso con le braccia mentre il bacio si protraeva ancora. Le ginocchia di Briony gli cinsero fianchi come in una dolce richiesta. Distrutta e sovrastimolata com’era, agognava ancora dal possederlo e da essere posseduta da lui. Sentiva il bisogno di avere sempre di più, di non lasciarlo mai andare e farsi sopraffare dalle sensazioni travolgenti che solo lui era in grado di provocarle.

Lui era la droga dalla quale non aveva alcuna intenzione di disintossicarsi.

Sentendo il corpo di lei incitarlo, Elijah alzò la testa mostrandole il desiderio nel suo sguardo e lo abbassò subito per baciarle suadente una guancia. Non la lasciò quindi attendere e si mosse sul divano per posizionargli meglio; i muscoli delle spalle flettevano quando penetrò di nuovo dentro di lei. Briony aprì le labbra per respirare, la schiena subito si inarcò.

Era stato molto più irruento del solito tanto da sconvolgerla, ma non le dispiaceva affatto. Era disposta a donargli tutto quello che voleva. Si aggrappò alle sue ampie spalle mentre l’aria divenne carica dei suoi respiri pesanti e accelerati.

Il corpo di Elijah la intrappolava completamente, impossessandola ma impedendole di muoversi troppo, il che era un supplizio. Sembravano imprigionarla in un bellissima gabbia d’orata da cui lei non aveva intenzione di uscire.

Man mano i suoi movimenti virili e forti le diedero il capogiro, ma troppo ubriaca di lui non riusciva a non incitarlo tramite le mani che esploravano la sua schiena.

Elijah le morse delicatamente un lobo dell’orecchio, strappandole l’ennesimo gemito, e fece leva coi gomiti premendoli sul divano per darsi stabilità, incrementando così il ritmo.

Entrambi i loro occhi erano pieni di desiderio senza limiti, lo sguardo di Elijah anche appena tornato dalla morte era talmente seducente che lei lo desiderò semplicemente guardandolo. Briony gli toccava ora avida i pettorali poi salì ad aggrapparsi al suo collo,  guardandosi negli occhi e muovendosi insieme a lui in quell’erotica danza che parve intrappolarli per non farli dividere più.

Il sopraffarsi di ogni forza non le impedì di inclinare da un lato la testa per baciargli la spalla fino al braccio. Elijah non cessava di lasciarla, il ritmo delle sue spinte era travolgente. Il suo respiro però non era più lento come sempre, ma vibrante della passione che colpiva anche lui. 

Briony sapeva che non avrebbe resistito molto in quelle condizioni, infatti perse il conto di quante volte raggiunse il culmine del piacere.

Elijah era sceso in seguito a baciarle il petto, indugiando a lungo in quei baci bollenti e tenendole lievemente la schiena inarcata con un braccio. Il cuore di Briony stava agonizzando, cercava di respirare proprio come cercava di fare di lei, invano. L’anima si dispiegava per lui, allargandosi per assorbirlo. Si sentiva completamente avvolta, stretta e piena di brividi caldi.

In preda alla passione gli graffiò forte le spalle quando lui risalì a divorarle il collo e travolgendola anche con una spinta poderosa da farla gridare. La tensione era così alta che sembrava che le vene del suo sangue pulsassero; Elijah aveva il fiato quasi pesante sul suo collo come se quell’odore delizioso lo richiamasse ma tentennasse lo stesso.

Capendo il suo desiderio nascosto Briony inclinò di più il collo verso l’alto e lasciò che i denti di Elijah le penetrassero nella carne, affondando sul collo in un morso che non le causò dolore, ma le trasmise l’intensità del suo piacere. Non era stato un gesto premeditato, né controllato e senza avvisaglie come la prima volta. Il sangue scorreva via da lei e si stupì dello stato d’estasi in cui venne sopraffatta.

Mentre Elijah beveva, con una spinta profonda e con un brivido insaziabile, la condusse al limite fino ai margini di un universo in cui c’erano soltanto loro due e tutti i problemi venivano allontanati. Briony lasciò che l’ondata del piacere la sommergesse, e con un gemito soffocato si lasciò ricadere sul cuscino.

Si sentiva completamente esausta ma beata di quegli attimi intimi che avevano condiviso. Elijah si staccò velocemente dal suo collo, respirandovi sopra col suo respiro gelido. Briony gli teneva ancora le mani sulle spalle come in un abbraccio, non avendo intenzione comunque di lasciarlo andare.

Era così debole che non sentiva più le ossa, l’ondata d’eccitazione l’aveva lasciata priva di difese.. era stato decisamente troppo ma l’avrebbe rifatto consenzientemente.

Il respiro man mano si regolava, rimanevano attaccati l’uno all’altro mentre Elijah la teneva ancora imprigionata a sé. Lui poi la fece rotolare delicatamente su un fianco verso l’interno del divano, un suo braccio le cingeva la spalla come in una sorta di scudo. Il suo sguardo profondo osservava il viso rilassato di lei come se gli occhi non potessero farne a meno, come se volesse imprimersi quei dolci lineamenti come un affresco nella sua mente.

Briony invece scorse in lui qualcosa di strano, di celato, ma forse era tutto dovuto alla stanchezza di quella eccitazione non ancora svanita. Mise poi la testa sul suo petto marmoreo, adagiandovi sopra con un sospiro. Lo tenne stretto anche con un braccio, come se volesse davvero intrappolarlo e non lasciarlo mai più.

Le loro anime si erano unite di nuovo, lui aveva bevuto la sua, e lei gliela avrebbe donata come e quando voleva.

 

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Connor si trovava nel pianerottolo di una serie di appartamenti a Los Angeles. Indossava il suo classico impermeabile grigio, aveva svolto alcune faccende e stava per salire le scale per filare in una camera per trovare riposo, quando all’improvviso scorse una figura alla fine della rampa di scale: Willas.

Il druido corrugò la fronte, ovviamente stranito: “Willas. Che ci fai qui?”

Il cacciatore gli fece dall’alto un sorriso ilare: “Volevo farti visita. Perché? E’ vietato? O c’è bisogno di un invito per entrare in casa d’altri?”

Connor salì le scale, guardando il suo protetto: “Potevi anche chiamarmi o avvisarmi. Che è successo?”

Will scrollò noncurante le spalle: “Semplice chiacchierata. La solitudine pesa a volte e tu sei la persona che mi conosce di più al mondo e di cui io mi sono sempre fidato, nonostante alcuni dissidi.”

Lo sguardo che il cacciatore gli lanciò non piacque molto al druido anche se non ne intuiva l’origine. “Lo sai che non sono mai propenso a delle chiacchierate infruttifere. Il tempo è sacro, te l’ho sempre detto. Cercami quando ci sarà qualcosa di urgente di cui parlare. Hai una bella ragazza Will perché non dedichi il tuo tempo a lei?”

Finì le scale e si mise faccia a faccia con Willas, il quale non staccava mai gli occhi ombrosi da quelli gialli di Connor. “Seriamente Willas… è stata una giornata lunga e pesante. Gradirei rilassarmi, le camere da letto sono fatte apposta. Quindi, sentiamoci domani se proprio devi.”

Stava per scostarsi con indifferenza ma Willas stranamente non glielo permise: teneva uno sguardo duro e inflessibile. Connor allora ricambiò e parlò più deciso per farsi ascoltare:

“Buona serata, Willas.” disse imperativo per chiudere definitivamente il discorso.

Ma quando stette per andarsene, il cacciatore fermò bruscamente il suo tragitto mettendo un braccio contro il muro, e bloccando così il sopraggiungere del druido.

Connor sbattè le palpebre e fissò astioso Will in cerca di risposte esaurienti per quel comportamento. Ma lo sguardo del cacciatore sembrava sputare proiettili e veleno:

“No, non è così buona.” Sibilò come un serpente. “Non per te.” A fine frase i suoi occhi divennero del color del sangue.

Senza tanti preamboli spinse il druido contro la parete, puntandogli una pistola alla fronte.

Connor rimase rigido e teso, mentre Willas si imponeva su di lui a forza:

“Che cosa sai sullo sterminio della mia famiglia? E ti conviene rispondere, figlio di puttana. Perché io non sono permissivo né fiacco come le altre tue creaturine. Ti farò sputare la verità, con le buone..” Il rosso dei suoi occhi si espanse “O con le cattive.”

 

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Willas stava facendo camminare Connor sotto minaccia, poco più avanti di lui per tenerlo sotto tiro. Si trovavano in un vecchio parco della città in cui a quell’ora tarda di notte non passava nessuno. Il buio stava inghiottendo ogni cosa ma Will non si sarebbe fatto spaventare da niente, né sarebbe retrocesso dai suoi intenti di vendetta che stavano per esplodere.

“Ero solo un bambino sai?” cominciò con voce tagliente. La pistola era puntata alla testa del druido. “Quante volte te l’ho raccontato e tu hai sempre fatto finta di ascoltare. Assentivi e dicevi che avrei avuto giustizia. E ora la giustizia me la prenderò da solo ma a te non piacerà.”

“Che cosa hai intenzione di fare, Willas?” domandò Connor in maniera calma come se non fosse affatto spaventato da quella pistola alla testa.

“Zitto! Ora parlo io!” Urlò Willas in preda alla collera. “Era una sera come tante… mia sorella mi stava conducendo nello studio di mio padre per nascondermi.. perché un figlio di puttana aveva appena messo piede in casa nostra. Quel figlio di puttana prima ha ucciso mio padre poi ha sgozzato mia sorella, davanti ai miei occhi. Solo un fottuto anello rosso mi riconduceva al mostro che aveva fatto tutto ciò. E anche dopo questi secoli, quell’immagine è rimasta impressa nella mia testa! E non se n’è mai andata, mi ha torturato e torturato per notti intere.” La voce di Willas era minacciosa e sibilante, si era indicato la testa con fare pazzoide nella frase riferente come per dimostrare quanto ne fosse uscito devastato da quell’episodio orribile.

“E alla fine ti ho trovato… Non i Mikaelson. Tu. Perché figlio di puttana? Perché?!”

Che fossero stati i Mikaelson a uccidere la sua famiglia era solo un sospetto, un indizio, ma è sempre stato Connor a incentivare quella convinzione fino a che Will non aveva finito per crederci davvero. Perché l’aveva manipolato fino a tal punto? Perché?

“Tu mi servivi.” Rispose Connor glaciale e senza troppi problemi “Eri il primo Cacciatore, una mia creatura e una mia pedina. Ed eri finito in una famiglia perbenista di babbei: tuo padre invece di fare il suo lavoro di cacciatore, studiava quadri e arte. Solo un intralcio per il mio scopo.”

Willas in preda alla rabbia gli afferrò una spalla da dietro, facendolo arretrare. La voce gli arrivò tagliente all’orecchio: “So chi era mio padre, e questo mi basta. Mi fai così schifo che non hai diritto a parlamentare su di lui. Se lo fai un’altra volta, ti taglio la lingua.”

A fine minaccia gli diede uno spintone e lo spinse ad avanzare. “Mi hai chiesto tu di spiegarti.” Replicò Connor perfettamente tranquillo “Tuo padre non voleva cederti a me… non voleva lasciarti diventare un cacciatore… desiderava che tu crescessi e diventassi un ragazzo normale come tutti gli altri… non capiva che era impossibile e visto che era duro di comprendonio, ho dovuto dargli una dimostrazione di forza.”

“E mia sorella?” Willas con uno scatto fece tenere pronto il proiettile.

“Non era nei miei piani uccidere la fanciulla ma lei si è messa contro di me e ha tentato di combattere. L’amore umano è davvero stupido. Il suo desiderio di proteggere l’abominio che aveva come fratello le ha fatto costare la vita.”

Willas grugnì cercando di non spaccargli la testa seduta stante. “E mia madre invece? C’entri anche tu lì?”

“Stranamente no. E’ stato davvero un vampiro a ucciderla. Ero venuto quella sera per prenderti ma non ti ho trovato. La tua sorellina ti aveva nascosto bene ma non così bene. Perché dopo qualche giorno ti ho trovato comunque.”

Il sorriso soddisfatto che sentì nella sua voce contribuì a far salire una rabbia montante e crudele nell’animo di Willas.

“E ora è tutto finito. Sei stato scoperto, figlio di puttana.” Con un ringhio gli diede uno spintone, facendolo avvicinare a una fossa scavata nel parco.

“In ginocchio.” gli ordinò ma Connor comunque non si scompose.

“Che cosa vuoi fare? Uccidermi non riporterà indietro la tua famiglia.”

“Ma non mi dire! Peccato che ho voglia di ucciderti lo stesso!” Willas preparò la pistola per colpirlo.

“E come mi ucciderai.. sentiamo?”

“Ti riempirò il corpo ti questi preziosi e ingegnosi proiettili. Poi ti immobilizzerò col mio bel potere che tu mi hai donato. In seguito ti taglierò in piccole fettine proprio come un bello spettacolo macabro. La tua testa la seppellirò qui, chiamalo un regalo di buon funerale. Gli altri pezzi del tuo lurido corpo li nasconderò in diverse parti del mondo così distanti e remote tra loro che faticherai molto a resuscitare con tutto il corpo intero.” Il sorriso soddisfatto e famelico gli increspò le labbra, agognando quel momento.

Connor invece sorrise furbamente: “E credi davvero che basterà? Molte persone hanno avuto la sfortuna di sottovalutarmi e ne hanno pagato il prezzo. Non farlo anche tu, sii furbo.”

“Silenzio!”

Con un mossa delle gambe Willas lo costrinse a mettersi in ginocchio. “Dì le tue ultime preghiere.” sibilò puntandogli la pistola alla nuca.

Connor finse di pensarci . “Sì.. ho un’ultima preghiera.. un ultimo favore da chiederti..” rispose calmo e rimanendo immobile.

Willas rimase a guardia alta: “Sentiamo, ma fai in fretta. Non ho molta pazienza come ben sai.”

In meno di un battito di ciglia, Connor si alzò fulmineamente da terra. Will però fu subito pronto a farlo atterrare a terra con una mossa da samurai che avrebbe spezzato il collo a una persona normale. Il druido stava per rimettersi in piedi ma il cacciatore gli diede una ginocchiata così potente da farlo capitolare a terra. Cadde di schiena e rimase immobile senza fiatare.

Willas vittorioso gli si avvicinò con un sorriso diabolico:

“Credo che incomincerò dagli occhi... quei tremendi occhi gialli che sinceramente non mi sono mai piaciuti.. Occhi da serpente, proprio come te.” Willas stava per alzare il pugno della mano per sfoderare il suo attacco ma Connor fu velocissimo come il vento.

Nascosta dentro il suo impermeabile, prese una piccola arma e sparò.

Willas si immobilizzò di botto. Più preoccupato del colpo di quell’arma che dal pizzicore al petto che sentiva. Abbassò gli occhi e vide che era stato colpito con una piccola siringa, come se quell’arma fosse una pistola giocattolo.

Allora rise in maniera divertita: “Volevi farmi fuori con questo?” se la staccò senza troppi preamboli e lo guardò con compatimento. “Sei davvero senza speranza allora.”

“Sei tu senza speranza, caro figliolo.” ribattè il druido stando a terra. Gli occhi gialli luccicavano maligni.

“Ti ho iniettato tre milligrammi di cenere di vampiro. Inutile dirti che tipo di vampiro.”

Willas questa volta perse un battito e il sorriso gli si congelò sulla faccia.

“Consideralo un piccolo regalo, visto che non sei ancora morto.” continuò Connor col suo solito sguardo vittorioso e deciso. Si alzò lentamente senza il benché minimo graffio:

“Il veleno agisce sui tessuti muscolari. Per prima cosa, le mani non ti rispondono più.” Il druido continuava a parlare, spiegando i dettagli del suo nuovo losco piano mentre Willas rimaneva immobile, troppo shockato per muoversi.

“Poi le braccia… le gambe… Connor prese da una tasca un cronometro continuando con la sua voce canzonatoria.

“E poi finalmente il cuore.”

Gli lanciò il cronometro che Willas prese di riflesso, anche se ormai la sua anima era totalmente orientata sulla sua fine.

“Hai 24 ore di vita.” Willas deglutì continuando a fissare glaciale il druido. “Ma esiste un antidoto… potrei aiutarti a sopravvivere anche se hai minacciato di staccarmi la testa.” Connor gli riserbò un bel sorriso “Se lo vuoi…. Devi uccidere gli Originari.”

Willas allora sbattè le palpebre, preso in contropiede: “Hai problemi di memoria, serpente? I Mikaelson sono morti..”

“Purtroppo per me e per te… non è così… qualcuno ci ha messo i bastoni tra le ruote ma per fortuna io ho avuto l’accortezza di accorgermene… non amo chi mi inganna.” La voce di Connor era seria e risoluta, tanto che quasi Willas se ne convinse anche se era tecnicamente impossibile.

“Tu uccidili. Ma uccidili sul serio, senza rischi di resurrezione. Hai il potere di farlo e io in cambio di darò l’antidoto.”

“Figlio di puttana!” Ripreso il controllo del proprio corpo, Willas si avventò su di lui con ferocia per fargliela pagare. Ma appena tentò di farlo si sentì spingere via da una potente magia che lo fece cozzare contro un albero. Fu costretto a rimanere immobile e riuscì solamente a grugnire per la furia di aver fallito.

Ma in qualche modo avrebbe rimediato… guardava Connor con sguardo di sfida, mentre questi lo fissava in maniera calmissima. Il vento svolazzava attorno a lui:

“Ti conviene fare presto. I secondi passano e non vorrei che ci rimanessi secco prima di avermi fatto questo favore. Conviene anche a te. Quindi datti da fare.”

Gli diede tranquillamente le spalle, l’impermeabile volteggiava dal basso.

“Ah..” disse poi voltandosi mentre Willas cercava di divincolarsi da lì. “I cari Mikaelson si trovano sempre a Mystic Falls. Credo ci siano affezionati. Quindi comincia da lì.”

Will comunque non lo ringraziò per quel dannatissimo indizio che infatti gli urlò di andare all’inferno. Troppo tardi, Connor era già sparito nel nulla.

Willas si staccò con un ringhio dall’albero e faticava a reprimere la furia che lo assaliva.

<< Ho fallito >> pensò duro con se stesso mentre guardava i secondi passare nel cronometro.

Ma c’era ancora una speranza… aveva poco tempo e doveva usufruirne nella maniera migliore senza troppi problemi… prima avrebbe ucciso i Mikaelson… e dopo di che avrebbe dato la caccia a Connor.

E così quell’incubo finalmente sarebbe cessato.

 

----------*******************------------------------

Briony si era rivestita da poco, ora si stava mettendo a posto i capelli mentre fissava in maniera adorante Elijah che si stava specchiando.

Il vampiro si stava rimettendo la camicia, abbottonandosela con la sua classica eleganza. Venne poi il turno della cravatta.

Briony restava ammaliata a guardarlo. Davvero incredibile come una persona potesse essere sempre così controllata, fredda, perfetta e pacata.. mentre in altri momenti… il cuore le galoppò estasiato nel petto nel ricordare nel modo in cui l’aveva posseduta poche ore prima.

Forse era un talento di chi vive da più di mille anni.

Elijah si accorse di essere osservato e si voltò verso di lei: le regalò un sorriso gentile per poi rivoltarsi.

“Andrai da tua sorella?”

“Certo. Ho troppa voglia di rivederla e di stringerla, e sia ringraziato il cielo che sia accorsa Liz alla festa per bloccare il fuoco altrimenti non ci sarebbero proprio più speranze... Dovrò fare un monumento a Ylenia anche se avrei preferito esserne informata per tempo.” Nel pensarci Briony pensò che la strega non si era fatta ancora viva. Aveva provato a telefonarle ma non rispondeva… forse era occupata in qualche incantesimo o a nascondersi di nuovo..

Sapeva che doveva avere fiducia in lei e che sapeva cavarsela egregiamente anche da sola, ma un brivido l’assalì comunque.

Si scurì la voce, cercando di far finta di nulla e prese la giacca nera del vampiro. Gli si avvicinò da dietro e gliela mise sulle spalle, scoccandogli un bacio sul collo.

Lui le sorrise di nuovo nello specchio e finì di vestirsi. Briony rimase dietro di lui e gli cinse il petto: “Incredibile davvero ma neanche la morte ha scalfito la tua eterna eleganza.” disse prendendolo in qualche modo in giro per il suo portamento regale.

Elijah sorrise insieme a lei e si voltò nella sua direzione. Gli occhi si oscurarono nel vedere i fori del suo morso e Briony lo intuì subito dalla serietà del suo sguardo. Imbarazzata cercò di far finta di niente mentre lui manteneva il suo sguardo cupo. Si voltò di nuovo verso lo specchio:

"Mi dispiace. Non avrei dovuto farlo." disse duro con se stesso.

"Ma non mi hai fatto del male." rispose  lei toccandogli il braccio, rincuorandolo sincera. In fondo Elijah era pur sempre un vampiro che si nutriva di sangue, e usciva da un momento difficile.

Lui però si scostò dalla sua presa con freddezza: "Sia come sia, sono atti che disprezzo fare. Mi inquieta davvero che tu non ne riconosca il pericolo." disse infine in maniera distaccata.

Briony sospirò sapendo che Elijah era troppo onorevole anche per sfoderare un dente, ma non si sarebbe dispiaciuta per ciò che avevano condiviso.

Vedendo tuttavia che sotto quella facciata fredda qualcosa angustiava il vampiro, rendendolo fin troppo serio, Briony lo guardò perplessa:

“E ora…. Che cosa farai?”

A quella domanda Elijah si bloccò. La mano ferma sul nodo della cravatta.

Se la strinse di più in un movimento distratto e sviò lontano lo sguardo: “Farò ciò che devo.”

Il tono fatale con cui lo disse valse come uno schiaffo in piena faccia per Briony. La ragazza si sentì il fiato corto, capendo dove volesse andare a parare. Eccola la realtà che non aveva tardato ad arrivare:

Senti… anche io avevo tanti propositi di vendetta… pensavo solo a quello… ma adesso… perché tentare di rovinarci di nuovo la vita? Siamo vivi, è questo che conta. Possiamo andare avanti e voltare pagina.”

Elijah si ostinò a non rivolgerle lo sguardo: rimaneva freddo e distaccato. Mentre lei, ancora nel suo sogno.

“Se tu ti metti di nuovo contro Connor.. lui ti ucciderà ancora.” mormorò Briony piena di angoscia.

“Questo è da vedere. Non mi faccio uccidere una seconda volta.” replicò Elijah determinato fissandola questa volta per far valere la sua autorità.

Briony subito agitò le mani in preda a un panico improvviso:

“Stai sottovalutando la situazione perché ti credi invincibile!”

“Che cosa dovrei fare secondo te? Lasciarlo vivo dopo ciò che ha fatto? Ci ha uccisi, Briony. O te lo sei dimenticata?” Il tono duro con cui lo disse le fermò il cuore.

Mai avrebbe dimenticato, ma per il quieto vivere e per la propria sicurezza avrebbe fatto una marcia indietro. Il solo pensiero di veder Elijah morire una seconda volta la neutralizzava.

“Appunto perché non voglio rivivere lo stesso dolore, che è meglio stare tranquilli e non giocare alla guerra!”

“Non è un gioco. E ho già deciso.” replicò Elijah freddamente e dandole le spalle. Un gesto tipico di quando voleva chiudere una conversazione e non farla più riaffiorare.

Briony però non voleva farti sottomettere. Strinse i pugni:

“Io non voglio che tu combatta di nuovo. Metti da parte il tuo onore una buona volta! E’ così difficile per te abbassare il capo e vivere una vita tranquilla e serena?”

La sua era una richiesta urgente, una preghiera perché davvero non ce la faceva più a vivere così… quella era una storia per i forti, per gli eroi, per quelli che combattevano sempre… lei non era forte, lei era debole senza di lui. Non era nemmeno un’eroina perché non era stata capace di salvare le persone che amava. E di combattere ormai era troppo stanca.

Alle sue parole, Elijah si irrigidì e le sue spalle divennero tese. Si voltò lentamente verso di lei: lo sguardo era più fatale e tenebroso di quanto lei ricordasse. Come se la Morte fosse ancora dentro di lui e gli squarciasse ogni benevolenza.

“Questo è ciò che sono, Briony. E la descrizione che dai di me non combacia con quella reale.”

Quelle parole glaciali la fecero sobbalzare. Parlava come se lei non lo conoscesse veramente, come se non lo capisse davvero per quel che era realmente. Ma invece era così, nessuno al mondo lo conosceva più di lei perché sembrava fossero legati a doppio filo che li univa indissolubilmente.

Però la voglia che la realtà cambiasse era troppo forte… Lei l’avrebbe fatto per lui, perché lui non poteva farlo per lei? I sacrifici erano concepibili in una storia…  ma forse per una persona normale… per Elijah Mikaelson magari era impossibile.

“Non posso permettermi di lasciar perdere. E non lo farò.” Disse poi sicuro e retto sulle sue intenzioni.

Le venne un nodo alla gola nel vedere come il suo sguardo tenebroso non diminuisse neanche di poco:

“E io non posso credere che tu stia parlando a me in questo modo... non è contato niente ciò che è successo fra noi? Cos’è, sei venuto qui a darmi il bacio d’addio e poi te ne vai come un soldato che va alla guerra? E io da brava mogliettina dovrei stare a casa ad aspettare il tuo ritorno o la tua bara!” Sbottò in preda alla collera ma di nuovo Elijah la immobilizzò col suo sguardo tetro e freddo:

“Basta Briony.

“No basta tu! Prima la vendetta per Klaus, poi quella per Esther, poi quella di Connor! E’ tanto chiederti di non essere… ciò che sei… di cambiare almeno per poter vivere un po’ di anni insieme in pace?” Aveva iniziato gridando e scalpitando perché ricordava quanti malesseri aveva sofferto e patito dall’inizio di quella storia. Ma poi la voce si era affievolita, quasi impercettibile. Come se si sentisse in colpa per le sue stesse parole ma doveva comunque pronunciarle per far capire il proprio punto di vista.

Elijah la guardò in maniera impenetrabile. Briony vide un guizzo passare sopra i suoi occhi neri ma scomparve troppo presto.. venne nascosto dietro la freddezza del suo sguardo che si ricaricò al massimo:

“Forse non posso più permettermi di essere quello che sono con te.”

La noncuranza con cui disse quelle parole funeste furono una lama per il suo cuore che era appena risorto dalle sue ceneri… neanche un giorno,  e già si stavano riaprendo le ferite. Più dolorose che mai.

Briony faticava a capire su come fossero arrivati a quel punto dopo ciò che avevano condiviso… Ma forse era inevitabile che si scontrassero sempre per le loro diversità, per quel legame maledetto che li univa dall'inizio dei tempi. Avrebbe dovuto dare retta alle brutte sensazioni che aveva sentito poco prima, ma combatté con tutta se stessa per non far salire le lacrime pur di mantenere un briciolo di dignità.

“Sono solo un peso quindi per te? Il tuo onore vuole quindi vincere sui sentimenti che provi per me? Avrei dovuto aspettarmelo, prima o poi.” mormorò cercando di mantenersi fredda, sebbene il cuore si stesse lacerando.

Elijah sviò lo sguardo, quasi si sentisse colpevole del dolore che scorgeva nel viso di lei ma comunque non retrocedette sulle sue intenzioni. Se mostrava del rammarico per come si stavano mettendo le cose, non lo dimostrò. Il dovere di ciò che era in obbligo di fare gli imponeva di indossare l’ennesima maschera gelida, appesa senza alcuno sforzo dopo l’impronta recente e tangibile della Morte.

“Hanno usato i nostri sentimenti come arma contro di noi. Per questo è successo quel massacro alla festa… hanno fatto leva sulle nostre debolezze, e noi ci siamo caduti dentro. Non deve ricapitare più.” Il tono fermo e inflessibile. Gli occhi apparentemente vuoti e nerissimi.

Briony non poteva guardarlo in viso da quella posizione ma non voleva neanche farlo. Se lo avesse guardato probabilmente gli avrebbe rifilato uno schiaffo, gliene avrebbe date di santa ragione e gli avrebbe gridato che non poteva farle questo proprio ora che l’aveva ritrovato.

Forse era a causa del loro sentimento che era successo tutto quel disastro… ma l’amore non è una debolezza, è una forza e se rimanevano divisi avrebbero soltanto dannato ancor di più la loro vita. Lui non poteva proteggerla standole lontano… questo proprio no…

Elijah le rivolse una debole occhiata: “Ritornerò presto.”

Forse lo avrebbe fatto… o forse sarebbe di nuovo rimasto ucciso.. Ma la risposta non le importò in quel momento perché Briony disse:

“Vai, esci pure. Ma forse io non sarò qui ad aspettarti.” gli sibilò dura e tagliente.

Elijah si bloccò sulla soglia della porta aperta, ma durò un attimo che infatti disse:

“Non fare mosse stupide, lo faccio per tenerti al sicuro.” disse solamente per poi chiudersi la porta alle spalle.

E in quella casa piombò il silenzio… un silenzio avvolgente che sapeva di agonia irrisolvibile.

 

-------------*********************************-------------------

Ylenia camminava in fretta e furia per andare nel suo piccolo nascondiglio dove fino a quel giorno aveva tenuto i Mikaleson. Li aveva tenuti in vita con la magia, aveva fatto il possibile affinchè non si essiccassero e alla fine c’era riuscita. Ormai il suo potere era debole come un granello di sabbia ma non le importava… aveva fatto la cosa giusta…

Aveva avuto giorni prima una visione in sogno riguardante la festa… capendo che cosa volesse fare Connor era meglio correre ai ripari…preparare il tutto per fregarlo sotto il suo stesso naso… non poteva avvertire nessuno del suo piano perché qualcuno si sarebbe sicuramente scoperto, e la reazione delle vittime non sarebbe stata così autentica da convincere Connor di aver vinto. Solo lei aveva orchestrato quel piano in ogni dettaglio e aveva fatto in modo di non venire notata alla festa… quando i Mikaelson erano stati uccisi, due scagnozzi di Connor aveva avuto l’ordine di portare via i loro corpi e di bruciarli.

Ylenia però li aveva intercettati e li aveva costretti a farsi da parte col metodo fortissimo della persuasione mentale. Li aveva convinti a tornare da Connor dicendo che il lavoro era ben fatto e di dimenticarsi ciò che era appena avvenuto. Così facendo si era appropriata dei cadaveri dei Mikaelson e li aveva portati in un luogo sicuro… Tecnicamente erano morti ma alla festa lei si era nascosta e aveva costruito una piccola barriera di protezione attorno a loro, affinchè sembrassero morti ma una particina vitale esisteva ancora in loro.

Una fiamma non ancora spenta del tutto ma in procinto di esserlo se lei non li avesse aiutati a tenerli in vita per quei giorni di calvario.

Ora era tutto finito per il meglio ma si sentiva così sfiancata da avere persino le occhiaie. Se qualcuno l’avesse assalita in quel momento probabilmente non sarebbe riuscita neanche ad alzare un dito.

Stava per entrare nel suo nascondiglio, al sicuro, ma una figura le comparve fulmineamente a fianco.

Ylenia sobbalzò in preda alla paura. Era Klaus.

Quello sguardo non prometteva nulla di buono ma la strega non riuscì a gridare nonostante tutto. Peccato che lui non fosse morto, lo avrebbe lasciato volentieri alla mercè di Connor. Ma cosa voleva da lei adesso? Istintivamente tremò.

L’ibrido inclinò la testa da un lato con un sorriso abbietto e feroce: “Noi due dobbiamo farci una bella chiacchierata” disse semplicemente prima di avventarsi contro di lei.

 

FINE CAPITOLO

Prima di tutto perdonate il mio mostruoso ritardo ma come vedete mi sono fatta perdonare… credevate che fossi così cattiva da uccidere Elijah? Uahhaha diciamo che vi ho fregati ;) Ma rimango comunque perfida visto che i due piccioncini hanno già litigato Uhaahah uno vuole vendetta, l’altro pace. Si amano, si odiano, litigano, fanno l’amour…. Insomma sono sadica con questa coppia Uaahha!

E c’è un’altra sorpresa.. di cui vi parlavo la scorsa volta! Sto scrivendo un’altra storia! Sempre sugli Originals <3 E’ appena all’inizio ma mi farebbe piacere se ci deste un’occhiata J Eccola: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1658517&i=1

 

Ritornando al capitolo…. Vi ho lasciati di stucco con la verità su Willas? Alla fine era Connor il tremendo assassino. Quell’uomo è feroce e diabolico. Ho creato una mente perversa XD E ora a Will che succederà? I minuti corrono :P

Spero di non essere stata volgare nella scena d’amore ma visto che sclero di continuo nella mia pagina facebook, gridando ai 4 venti che voglio vedere Elijah darsi da fare, allora lo faccio io.. Uahhah qualcuno deve pur fare il lavoro sporco e quando si tratta di lui io perdo il lume della ragione XD

 

E niente, spero di ricevere come al solito dei vostri commenti che mi aiutano tanto ad andare avanti! Grazie mille a chi mi sostiene sempre ^_^

Alla prossima!

 

   
 
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