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Autore: _RockEver_    17/03/2013    3 recensioni
-Sai, ieri ti ho vista con un bambino al parco. Ti ha chiamata mamma. Tu sei..cioè lui è davvero tuo figlio?-
disse Bill cercando di guardare negli occhi Lucy,che repentinamente abbassò lo sguardo.
-Si, Thomas è mio figlio-.
C'era qualcosa di strano nei suoi occhi. Erano limpidi,quasi quelli di una bambina,ma erano impenetrabili,non lasciavano trasparire alcuna emozione se non assoluta diffidenza.
Lucy si avvicinò al tavolino di un bar e lasciò cadere lo zaino per terra.
-Però se non ti dispiace preferirei non parlartene-.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buonsalve! :) ecco a voi il nuovo capitolo! Dunque dunque, devo avvisarvi che questo capitolo presenta una scena abbastanza violenta, perciò l’avviso principalmente serve per prepararvi psicologicamente. Spero che vi piaccia ;) Kiss!
 
 
 
 
Come si suol dire, se il buon giorno si vede dal mattino…
L’insegnante passò tra i banchi con in mano i compiti in classe corretti. La signorina Tcjsenov, donna dai dolci lineamenti che sottolineavano la sua origine russa, continuava a ricordare ai ragazzi che se non avessero studiato sarebbero finiti a dover recuperare il loro votaccio in estate.
La donna si avvicinò ai banchi di Lucy e Bill, vi posò i fogli e lanciò a Lucy uno sguardo compiaciuto, esattamente l’opposto di quello riservato a Bill.
La ragazza ammirò il suo otto e mezzo in fisica, dopodiché si voltò verso Bill, osservandolo notevolmente sconsolato.
-Allora? Com’è andata?-
-Quattro. Uffa! Non voglio beccarmi un debito-
-Mi dispiace… Vuoi che venga da te oggi pomeriggio per spiegarti questa benedetta materia? Ti va?-
-Tu sei la mia salvezza!-
-Lo so, lo so, lo dicono in molti-
 
 
                                                                                   ***
 
 
-Hai preso un’altra insufficienza?- chiese Simone leggermente irritata.
-Sì, quella materia ed io siamo come l’olio e l’aceto, è inutile-
-Bill, come intendi recuperare?-
-Tra qualche minuto dovrebbe arrivare Lucy per darmi una mano-
-Bene – fece lei infilandosi le scarpe e la giacca – io vado al lavoro. E anche se sarete soli mi raccomando, studiate!-
-MAMMA!-
La donna sorrise maliziosamente e aprì la porta, trovando Lucy con la mano a mezz’aria sull’uscio della porta.
-Salve Simone!-
-Quante volte ti ho detto di darmi del tu, Lucy?-
La ragazza sorrise imbarazzata.
-Dai entra, studiate bene! Ciao!-
Dopo che i due ebbero salutato Simone si diressero in cucina e Lucy posò lo zaino sul pavimento.
-Tuo fratello?-
-Tom è in palestra, ci va ogni mercoledì-
-Capisco… Bi tu non mi hai mai fatto vedere la tua stanza. Mi faresti fare un rapido giro turistico?-
-Ok.. Come mai ti interessa la mia stanza?-
-Voglio vedere se è disordinata come la immagino-
Bill a quella risposta mise il broncio e Lucy gli andò vicino abbracciandolo.
-Dai tesoro lo sai che scherzo! Sono solo curiosa, per favoreee!-
Bill cedette e le sorrise, facendo strada al piano di sopra. Entrarono in camera e lui le fece cenno di entrare per prima. La ragazza si guardò intorno con curiosità: non disordinata come pensava ma di certo non ordinata. Osservò i libri sugli scaffali, i cd, i poster alle pareti…
Le piaceva quella stanza. Aveva quel non-so-che di accogliente, probabilmente perché era di Bill. Forse quella stessa camera appartenuta a qualcun altro non le sarebbe piaciuta.
-Allora, mademoiselle? La stanza è di suo gradimento?-
Lei gli si avvicinò e si lasciò abbracciare: Bill ebbe risposta alla sua domanda con un bacio.
Si godettero quei paradisiaci momenti che derivavano dai loro baci. Non sapevano esattamente come, ma dopo alcuni minuti si ritrovarono abbracciati sul letto. Non c’era bisogno di una laurea per capire che tutta la situazione sarebbe potuta diventare qualcos’altro. Insomma, loro due erano lì avvinghiati, soli, su un letto, e si stavano baciando. Lucy stava iniziando a sentirsi disorientata. Non era colpa di Bill, ma una sensazione strana le stava affiorando da un angolo della memoria, un angolo nascosto per non essere più trovato, ma che a volte riaffiorava.
-…Bill…-
Il ragazzo continuava a baciarla, senza dire nulla.
-Bill, aspetta… Io… non sono pronta-
A quel puntò riaprì gli occhi e la fissò serio.
-P-per il sesso…-
-Oh, io comunque non volevo… cioè, se volevi… però…Lucy? Stai..piangendo?-
La ragazza si portò velocemente una mano al viso, asciugandosi una lacrima. Si alzò a sedere e si girò, dando le spalle al ragazzo.
-Oddio…Maledizione, non adesso-
-Di che parli? Perché stai piangendo?-. Bill si stava preoccupando non poco. Cosa aveva fatto per farla piangere? C’entrava qualcosa il suo passato forse? Forse riguardava qualcosa successo prima della nascita di Thomas?
-Lucy..C’entra il padre biologico di Thomas?-
La ragazza iniziò a tremare. Voleva dire a Bill la verità, voleva condividere con qualcun altro il macigno che portava sul cuore, ma aveva paura. Ma di cosa? Lei amava Bill, sapeva che lui l’avrebbe protetta e appoggiata. Si fece coraggio e trasse un profondo respiro.
-Bill…Thomas non ha un padre…-
-Nel senso che quello stronzo ti ha abbandonata appena saputo che eri incinta?-
-No…Lui non sa neppure che Tommy esiste…-
-Che significa?-
La ragazza sospirò e alzò gli occhi verso Bill.
-Tre anni fa il padre di Thomas mi ha stuprata-
-…CHE COSA?!-
-Bill, ti prego calmati!-
-BRUTTO FIGLIO DI PUTTANA!-
-Bill!-
-Com’è successo??-
Lucy si stava agitando. La reazione di Bill, per quanto fosse a sua difesa, la spaventava. Però doveva tirare fuori la forza di dirgli la verità.
-Avevo quindici anni. Lui si chiamava Nathan. Era più grande si me di sei anni, e io ero attratta da lui. Voglio dire, ero una bambina, era una delle cotte da adolescente tipo. Lui era… dolce all’inizio, mi aveva incantata con i suoi modi e con il suo fascino. Così una sera mi invitò a fare un giro, “da amici” diceva lui…
 
 
                                                                             ***
 
 
Lucy aveva le guance rosse. Camminava timidamente accanto al ragazzo, notevolmente più alto di lei e più robusto. A lei piaceva la sua compagnia. Però quella sera era strano, continuava a guardarsi intorno, come se avesse paura di essere seguito. Lei però non ci fece molto caso, non che le importasse. Quella parte della città non l’aveva mai vista. Suo padre diceva che non era prudente andare in quel quartiere.
-Vieni, ti porto in un posto carino- disse Nathan afferrandole con scarsa delicatezza il braccio.
-Ehi aspetta, io dovrei rientrare in realtà…-
-Tranquilla, non ci metteremo molto-
L’uomo la trascinò in un vicolo buio e abbastanza sporco. Alla faccia del posto carino.
-Nathan ma cos..-
Non fece in tempo a finire la frase che venne spinta violentemente contro il muro freddo con i polsi bloccati.
-Nathan lasciami subito!!-
Lui la ignorò e le tappò la bocca con un irruento bacio, che di tutto sapeva tranne che di un bacio. Lucy serrò le labbra respingendo la lingua dell’uomo. Gli diede una ginocchiata nelle parti basse che lui parò abilmente. Con un sadico sorriso la afferrò per capelli e la scaraventò sull’asfalto. Con una mano le teneva la bocca chiusa, con l’altra le aveva tolto facilmente il giubbotto e strappato la maglietta. Nonostante lei urlasse le grida servivano a poco. Delle gocce iniziarono a scendere dal cielo e a bagnarle il viso. Senza maglietta aveva tremendamente freddo.
Nathan era abbastanza forte da riuscire a calarle i jeans con una mano sola. Con le ginocchia le bloccò le gambe che continuavano a sferrare calci. Cercò di dargli dei pugni, ma il suo viso era troppo lontano. Quando l’ebbe spogliata del tutto si preoccupò di abbassarsi i pantaloni quel tanto che gli bastava per potersi scopare in pace la ragazza.
Lucy continuava a lottare e a dimenarsi inutilmente. Ogni secondo che passava si rendeva conto di quanto la sua situazione fosse grave. Nathan si chinò su di lei e le sussurrò:- Adesso ci divertiamo!-
Lei strinse le gambe più che poteva, ma la forza di quell’energumeno bastò per divaricargliele completamente. Con molta forza avvicinò il suo bacino a quello della ragazza e la penetrò con una violenza atroce.
Lucy sgranò gli occhi e lanciò un urlo di dolore fortissimo che lui smorzò con la mano. Un dolore acutissimo la perforò come mille lame. Due scie salate le scivolarono lungo le tempie e strizzò gli occhi. Nathan la guardò sorridendo compiaciuto: vedere il terrore e il dolore nei suoi occhi sembrava eccitarlo di più.
Lucy artigliò il giubbotto dell’uomo non ottenendo alcun risultato. Lui si preoccupava solo di muoversi avanti e indietro gemendo e ansimando. Lucy non poteva fare altro che seguire involontariamente quei movimenti. Sentiva la pelle della schiena lacerarsi e graffiarsi sull’asfalto, ma paragonato al resto quel dolore non era nulla.
Non desiderava altro che morire, voleva solo che tutto finisse. Non c’era una parte del corpo che non le facesse male. I gemiti dell’uomo si fecero sempre più intensi ad ogni spinta, che per la ragazza corrispondeva all’ennesima coltellata. Non reggeva più. Tutto il suo corpo era scosso da fremiti di dolore.
“Per favore, basta”
Quando Nathan finì e ne ebbe abbastanza di fare di lei ciò che voleva, si rialzò e si sollevò i pantaloni. Estrasse una sigaretta e la accese, continuando a fissarla agonizzare al suolo.
Lucy rimase a terra, immobile. La pioggia le accarezzava il corpo come un triste abbraccio consolatore. Aveva freddo. Dal suo corpo percepiva solo un fastidioso quanto doloroso calore tra le cosce. Da un remoto anfratto del suo corpo trovò la forza di allungare una mano.
La ritirò con orrore e constatò che perdeva molto sangue. Avrebbe voluto urlare, ma nessun suono uscì dalla sua bocca. Chiuse lentamente le gambe. Si sentiva terribilmente sporca nell’anima, sapeva che non era colpa sua ma non poteva fare a meno di vergognarsi.
Nathan finì la sua sigaretta godendosi la scena davanti a sé. Si avvicinò alla ragazza inerme sovrastandola con tutta la sua imponenza. Lucy si portò le ginocchia al petto e riparò la testa con le braccia. Lui si chinò, le sollevò il mento e premette ripetutamente la punta della sigaretta sulla pelle candida e bagnata del seno della ragazza. Lei lanciò un urlo di dolore e spinse con forza le dita sul viso di Nathan, il quale si alzò di scatto e rabbioso le sferrò un poderoso pugno sul viso.
-Brutta stronza!-
Lucy cadde di lato e tossì, un piccolo rivolo di sangue le fuoriuscì dal naso, dalle labbra e dalla bocca. La testa le stava andando a fuoco e stava iniziando a vedere tutto sfuocato.
L’ipotermia pian piano le stava togliendo le forze.
Nathan estrasse un coltellino dalla tasca del capotto e glielo avvicinò alla gola, premette leggermente facendo fuoriuscire dal taglio una striscia di sangue che colava timida lungo il petto e la pancia.
Si leccò le labbra.
Nell’istante in cui stava per recidere l’arteria della sua vittima, due luci lo bloccarono.
“Che aspetti? Uccidimi” pensò lei nel suo ultimo attimo di lucidità.
Una macchina si stava avvicinando al vicolo, era questione di secondi prima che i fari investissero l’uomo in pieno.
“Merda!”
Lasciò quel corpicino inerme e il coltello sul pavimento e scavalcò il muretto in fondo al vicolo.
Quei fari furono l’ultima cosa che la ragazza vide prima di perdere i sensi.







Eh eh! Il resto di questo triste racconto al prossimo capitolo, altrimenti questo sarebbe diventato eccessivamente lungo. Alla prossima Aliens!
  
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