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Autore: Whitelily_    17/03/2013    2 recensioni
Ho voglia di mettermi di nuovo a piangere adesso.
Lo faccio spesso, ultimamente, sai?
Mi guardo intorno a Baker Street e mi sento come se fossi chino alle porte di un Impero in decadenza...
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’ho accompagnato
insieme alla padrona dell’albergo
dove abitavamo
a Parigi
dal numero 5 della rue des Carmes
appassito vicolo in discesa

Riposa
nel camposanto d’Ivry
sobborgo che pare
sempre
in una giornata
di una
decomposta fiera

E forse io solo
so ancora
che visse

[G. Ungaretti, In memoria]

 

 

 

 

 

 

 

Quando mi hai lasciato tutto solo a Baker Street, ho pianto per giorni. Pioveva quando sei caduto. L’avevi notato?

Ah... Certo che no.

Perché mi ostino a chiedertelo, comunque?

L’acqua scorreva impetuosa sul tuo viso, macchiandosi del caldo cremisi del tuo sangue su quel grigio e freddo marciapiede. I tuoi occhi... Me li ricordo. Così pallidi e distanti, mi stavano silenziosamente pregando di perdonarti. Mi ossessionano ancora, i tuoi occhi.
A volte grido, di notte. Ma non mi sono mai lamentato. E sai perché? Perché è l’unico modo che ho per vederti ancora.

Che stupido, eh?

Ogni notte ti vedo cadere da quel maledetto tetto. Ogni notte non posso evitarlo. Mi uccide, proprio come hai fatto tu quando sei caduto. Perché hai lasciato che io lo vedessi? Ti odio per questo.

Però, ora che ci penso...
Eri vivo quando stavi cadendo, non è vero? Certo che lo eri! Allora nei miei sogni sei ancora vivo!

No?

Tutti questi anni a cercare qualcosa alla quale aggrapparmi. Qualcosa con la quale illudermi.
Il cielo non è mai potuto ritornare blu come me lo ricordavo. È sempre stato grigio per me... E non è perché viviamo a Londra, sai, non provare nemmeno a tirare fuori questa storia.


Certo...come se...


Ma che sto facendo? Ti sto parlando. E tu non puoi sentirmi.


Questa è una pagina bianca del mio blog. Una pagina che non verrà mai pubblicata. E anche se lo fosse... non ci saresti comunque.
Perché mi hai fatto questo?

Ti avevo chiesto un miracolo... e che cosa mi hai dato? Soltanto tristezza.
Ti rendi conto di quanto io sia miserabile?! Ne ho abbastanza, per una vita intera!

Che cos’altro mi hai dato, eh? Lutto. Lacrime.

Non ci avevi pensato che sarei potuto arrivare a ridurmi in questo stato, hm? Tu non ci pensavi mai a queste cose, perché se-- eri uno stronzo egoista.

Ci ho provato, te lo giuro.
Dio sa quanto io ci abbia provato a dimenticarti, a dimenticare quanto tu sia stato importante nella mia vita. A dimenticare il posto che stavi occupando.

La vuoi sapere una cosa?
Ho perfino provato ad andare avanti.
E ce l’ho fatta.
Un mio miserabile tentativo.
Come quelli che facevo quando avevo qualche anno di meno ed un futuro davanti.

Adesso non ce l’ho più, sai.
Un futuro, intendo.
Sei riuscito a cancellarlo...
Ma la colpa non è tutta tua, lo ammetto.
Sono stato bravo a distruggermi da solo. Davvero bravo.



Quando mia sorella mi implorava di aiutarla, di comprenderla e io non la capivo...
Che sciocco sono stato? Che sciocco sono stato a non tenderle una mano?
Perché non l’ho aiutata, Sherlock? Perché mi sono tirato indietro? Perché l’ho lasciata morire, proprio come ho fatto con te? Perché tutte le persone che amo muoiono? Perché sono così incapace a vivere? E perché io mi ostino a farlo a dispetto della gente che muore ogni giorno e meriterebbe invece di vivere?



Voglio andarmene. Sono stanco.



Quando Harriet mi diceva che la bottiglia era l’unico affetto che le rimaneva io non l’avevo capita.
Fino a questo momento. Fino a quando non ti ritrovi come me adesso, con le dita che ti tremano, la mano sinistra che non vuole saperne di collaborare...
E questo liquido al tuo fianco. Questo veleno che ti uccide lentamente. Il fiele che decidi tu stesso di bere, perché sai che prima o poi finirà tutto questo.

Penso tu sappia come ci si sente. Eri anche tu dipendente da un qualcosa, come me ora. Quella soluzione al 7%.

Tu rimanevi sempre brillante però.
Io sono soltanto miserabile.


Non posso fare più il medico ed era l’unica cosa che sapevo fare.
La gente non ha bisogno di un medico perennemente ubriaco. E hanno ragione.
Niente ha più senso ormai.
Sono un uomo morto.
Sono il fantasma di quello che ero.


Non riesco più a parlare coerentemente... dico frasi sconnesse.


Ho anche avuto una moglie. Era questo il tentativo di cui ti parlavo, prima. Una moglie ed una figlia.
Un tentativo mal riuscito perché John Hamish Watson è morto. Provo vergogna al sentirmi chiamare ancora così. Provo vergogna per l’uomo che un tempo ero.

Un tempo ero... forte. Ero quello che sapeva prenderti, che ti dava la forza, che ti spingeva a fregartene di tutti soltanto perché per me eri speciale.
Che ne è stato di quell’uomo?


È stato risucchiato dalla vita. O meglio, dall’assenza della vita.



Tuo fratello ci prova a salvarmi. Insieme a Greg.
Sono preoccupati, dicono. Hanno quell’espressione di pietà nello sguardo che non ho mai potuto soffrire. Poi, però, non ricordo più che cos’abbiano detto. Ero troppo stordito per focalizzare la mia attenzione su di loro.

Io tuo fratello non lo sopporto.
Se tu fossi qui rideresti. Perché neanche tu l’hai mai sopportato. È colpa sua. Con qualcuno dovrò anche prendermela. Se non ti avesse venduto forse...


“Se... Ma...”


 Che importa, alla fine? Quello che conta è adesso.

Adesso, io sono di nuovo solo. E fa freddo... e non soltanto perché fuori nevica.

Fa freddo perché sono stanco. Fa freddo perché tu non sei qui. Fa freddo perché non c’è più nessuno. Fa freddo perché fuori piove, anche se c’è il sole. Fa freddo e basta.

 

Ho voglia di mettermi di nuovo a piangere adesso.
Lo faccio spesso, ultimamente, sai?
Mi guardo intorno a Baker Street e mi sento come se fossi chino alle porte di un Impero in decadenza...

 

Non ci voglio pensare.


Bevo.
Non sarai orgoglioso di me. Non lo sono nemmeno io.
Tu hai conosciuto un uomo diverso. Adesso quell’uomo è morto, te l’ho detto. È stato seppellito proprio accanto a te, in mezzo alla terra fredda e dura.

 

Perché continuo? Perché sto scrivendo tutto questo?
Forse ho voglia di essere salvato. Forse in fondo, ci spero, ancora.
Ma è troppo tardi e gli occhi si fanno troppo pesanti.


E allora bevo.


E scivola giù la lacrima, lungo la mia guancia. Stanca. Voglio chiudere gli occhi per vederti apparire come un’ombra, bellissima ed eterea. Quando li chiudo, oggi, c’è soltanto freddo.

E dentro di me continua a piovere.














 

 

 

 

 

Note dell’autrice:

Salve a tutti. Rieccomi qui. Era da tempo che non mi immedesimavo un po’ in John. Ieri, rivedere Reichenbach non mi ha fatto bene. O lo ha fatto, dipende dai punti di vista.

Citare Ungaretti all’inizio non è stato un caso. Sia perché in quella poesia ci ho visto tanto di Sherlock e John. In quella poesia Giuseppe Ungaretti parla di un suo compagno con il quale aveva anche vissuto per qualche tempo che si è suicidato. Questo poeta un po’ mi sa di John. Anche perché ha dovuto vivere anche lui l’esperienza della guerra. Le vedo come due animi affini.

Ho cercato di imitare anche un po’ lo stile “spezzato” di Ungaretti, visto l’omaggio che gli avevo fatto. E mi sono data un po’ al flusso di coscienza, come esperimento personale.

La storia è stata poi concepita ascoltando questo meraviglioso pezzo di Greg Maroney, Elementals

 

Un ringraziamento particolare va a SAranel: grazie per il sostegno che ogni volta mi dai.
Ringrazio, comunque, chiunque si sia fermato a dedicare un po’ di tempo a leggere questa storia.

Grazie davvero, Caro Lettore.

Ti abbraccio.

   
 
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