Mancavo
tre giorni al ballo e ancora eravamo da punto a capo con questa faccenda.
“
Come fai a non saperlo se è il tuo migliore amico? ”
“
Non lo so! E’ da settimane che non mi dice quasi niente…”
Eravamo
seduti sul mio letto con le gambe incrociate, uno di fronte all’altro. Lui si
mordeva le labbra e io mi mangiavo le unghie. La preoccupazione era tangibile
anche sui nostri volti.
“
Appunto per questo è ovvio che si sia arrabbiato…”
“
Ma non me ne ha mai parlato! Ha solo fatto commenti quando ti ha vista la prima
volta e stop. ”
“
La soluzione è semplice: devi parlarci Tom. ”
Si
prese la testa tra le mani e iniziò a scuoterla. Il suo movimento mi innervosiva
ancora di più e gli diedi un calcio. Alzò il capo e sbuffò.
“
Cosa gli dico? Cosa Jos? ‘ Hey
Mark, ti sei incazzato perché a te piace Josie? ’ ”
“
Sì. ”, dissi calma alzando le spalle.
“
Tu la fai semplice! Io e Mark non abbiamo mai litigato per una ragazza, mai.”
Era
ovvio che la cosa lo toccasse nel profondo e gli provocasse non poco disagio,
lo sentivo da come ne parlava ormai da giorni. Non voleva raccontarmelo
all’inizio, ma venne naturale dirmelo dato che gli era impossibile nascondermi
qualcosa. Apprezzavo questo suo essere leale, mi consideravo fortunata.
“
Se a lui piaceva la bionda, io preferivo la mora. Se lui guardava le tette, io
il culo. Cioè, a me piacciono molto le tette… era
solo un esempio. ”
“
Avevo capito ”, gli dissi ridendo un po’ per sdrammatizzare la situazione. “ E
visto che non lasci in pace le mie non è un mistero…”
Ero
riuscita a calmarlo dato che mi guardò con un cenno d’intesa. Mi piombò addosso
in men che non si dica.
Tentai
di levarmelo di dosso, ma come potevo negarmi a quelle labbra? Mi lasciai
andare e presto finì come ogni volta: lui si levava la maglietta e iniziava a
tentare di tirarmi giù i pantaloni.
“
Devi imparare a metterti una tuta quando vengo io…”
sussurrò tra i denti.
Riuscì
finalmente a disincastrare quella zip e presto li gettò in un angolo. Ora era
facile.
Mi
levò la maglietta e iniziò a baciarmi il collo, fino a scendere all’ombelico
per poi risalire.
Sentii
il mio corpo pervaso dai brividi. Anche lui aveva dei pantaloni poco consoni al
nostro obbiettivo e ci mettemmo ad allentare entrambi la cintura con non poche
difficoltà. Preso dalla smania del momento con un ghigno la strappò e si cavò i
pantaloni.
Era
la prima volta che riuscivamo a giungere fino a quel punto. Ci guardammo
emozionati ma anche un po’ timorati. Forse confusi.
Mi
riadagiò sul letto e scostandomi i capelli sorrise.
“
La mangerei tutta se solo fosse nel mio
piatto. ”
“
Cosa? ”
“
E’ una nuova canzone…”
Mi
avvinghiai al suo collo e lo baciai. Iniziò a toccarmi le gambe.
Ero
un po’ in lotta con me stessa. Mi chiedevo cosa pensasse del mio corpo, se
trovasse le mie gambe tozze, la mia pancia imperfetta, i fianchi larghi. In
fondo il mio capriccio non mi era passato del tutto. Se convivi per anni con
una cosa non basta passare del tempo con un ragazzo per farla sparire del
tutto.
La
sua mano faceva delicatamente e lentamente sue e giù tra le mie gambe ma appena
giungeva verso la zona cruciale io avevo l’istinto di chiuderle un po’. Mi
guardò sprezzante e pensò fosse un atto canzonatorio, non sapeva che era
un’azione involontaria.
Così
cambiò tattica e portò la sua mano dietro la mia schiena. Dopo averla
accarezzata a lungo, iniziò a tastare l’aggancio del reggiseno. Dopo una serie
di tentativi imprecò varie volte e io iniziai a ridere.
In
quel momento sentimmo sbattere la porta di sotto e scattammo in piedi come due
sentinelle farebbero appena udito uno sparo.
“
Mia zia. ”
“
Cazzo. ”
Iniziò
a vestirsi in fretta, lasciò perdere la cintura e la buttò nel cestino. Io
m’infilai il pigiama che tenevo sotto al letto e buttai da parte i vestiti.
Alzandomi
lo pettinai e iniziammo a sentire i passi muoversi su per le scale.
“
Buonasera…”, quando aprì la porta ci osservò
serenamente e la scena che vide lei fu io sdraiata nel letto a limarmi le
unghie e Tom ai miei piedi che leggeva un fumetto.
L’aveva
preso in simpatia e lo considerava un bravo ragazzo, nonostante mi avesse tinto
i capelli di quel colore che non approvava. Per lei era quasi come un secondo
nipote.
Alla
fine però, per quanta fiducia potesse avere, controllava ogni sera che tutto
fosse in ordine per evitare che io commettessi ‘atti impuri’.
Ci
chiese se volessimo qualcosa e dopo un rifiutò e varie cerimonie se ne andò.
“
Non ce la faremo mai, vero? ”
Gli
tesi la mano e mi feci trascinare sul suo petto. Iniziai a giocare con il suo
piercing e per infastidirmi lui toccava le mie orecchie. ‘ Siamo pateticamente teneri ’, pensai con una vena di tenerezza.
Aveva
tirato fuori quel lato di me che nemmeno pensavo esistesse.
“
Ora capisco perché non metti il pigiama comunque… che
tenera. ”, mi sollevò un poco per osservare quel maglione con scritto ‘dolce
notte’ ed un orsetto polare che dormiva su un cuscino, mentre io lo guardavo
contrariata.
“
Senti, non ne ho altri! E poi vorrei vedere il tuo pigiama! ”
“
Lo hai visto, sono le mie mutande! Dovresti dormire anche tu così… Le tue mutandine verdi erano sexy. ”
Arrossii
e controllai sotto i pantaloni: erano effettivamente quelle verdi.
“
La mia biancheria intima è sempre bella. ”, lo colpii al petto con un pugnetto. “ Piuttosto tu dovresti abbassare il monte
Everest. ”
Ero
adagiata su di lui e difatti sentivo questa protuberanza ‘elevarsi’ e
schiacciarmi un po’ la pancia.
“
Scusa, ma gli ci vorrà un po’, abbi pazienza. Se volessi accarezzarlo a lui
farà solo piacere ”
“
No, grazie…Ci sono molti modi in cui puoi fare l’amore
con la tua mano.”
“
Ah, fa pure la saggia citando chissà quale band adesso! ”
Sapevo
che in fondo era solo orgoglioso che conoscessi bene anche quello che per lui
rappresentava probabilmente tutta la sua vita.
“
Perché quando sono con te, non c’è niente
che non farei. Voglio essere l’unica per te. ”, canticchiai.
Sfiorò
il mio viso con il dorso delle nocche e adagiai il mio capo sul suo petto.
Continuò a farmi carezze sulla guancia. Sentivo chiaramente il suo battito. Era
calmo, come il mio. Quasi mi pareva di sentirli vibrare all’unisono. Forse
perché ci era sufficiente anche fissare il soffitto senza fare niente per
sentirci felici insieme. Quello che eravamo era appunto questo: felici insieme.
Sentii
che sollevò la testa.
“
What a crazy world… pretty little
girl. ”, intonò azzardando una melodia.
Sarei
rimasta tutta la vita in quell’attimo se me l’avesse permesso.
Shapeshifter:
finalmente
riesco a postare questo nuovo capitolo! L’avevo scritto un po’ di tempo fa –
quando non avevo il mio pc sigh
– ma ho voluto rieditarlo un po’ perché rileggendo ho notato delle cose che non
andavano bene u.u Quindi ci ho messo un po’!
Spero di ritornare ad aggiornare
più spesso come riuscivo prima! C:
A presto~